Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
Segui la storia  |       
Autore: Sarah_lilith    31/07/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
- - -
Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come far ubriacare un cultore astemio, parte uno
(Elisa)

 

 

La fretta con cui partimmo mi fece intuire quanto grave fosse la situazione.

Lan XiChen mi fece montare sulla sua spada appena imboccato il sentiero che si diramava fino a valle una volta superato l’ingresso di Gusu, stringendomi il fianco con il braccio destro senza però realmente toccarmi. Non so come ci riuscì, ma mi tenne in equilibrio mantenendo comunque una cavalleresca distanza.

Il vento mi scompigliò i capelli quando prendemmo quota, perciò mi riparai dietro l’ampia schiena del cultore per la maggior parte del volo. 

L’afa nell’aria stava diminuendo man mano che calava la notte, ma era ancora troppo caldo per dirsi sopportabile. La brezza che mi arricciava le vesti attorno alle caviglie e alle braccia era perciò un piacevole miglioramento.

-É difficile da manovrare?- chiesi di punto in bianco per spezzare il silenzio, ammirando intanto il cielo scurirsi attorno a noi e i tiepidi raggi solari farsi sempre più fiochi oltre l’orizzonte.

Lan Huan voltò il capo abbastanza da guardarmi in viso e aggrottò le sopracciglia confuso. 

-Parli di Shuoyue?- domandò con quel suo tipico tono cortese che sembrava ricoprire le parole di miele -É quasi impossibile descriverlo a qualcuno che non l’ha mai provato. Non direi che è difficile, ma necessita di una certa attenzione, ecco tutto- provò a spiegarmi, battendosi l’indice sul labbro inferiore mentre rifletteva.

Annuii senza capire davvero cosa stesse dicendo, felice di vederlo sorridere con quell’aria serena che lo contraddistingueva. 

-Cosa significa il suo nome?- insistetti ancora, impedendo al silenzio di tornare a insinuarsi nel nostro percorso, dato l’imbarazzo che mi creava.

Essere beccata a fissare imbambolata i suoi capelli per tutto il viaggio sarebbe stato un grave colpo per la mia già misera dignità. Non l’avrei permesso, almeno per il momento.

-"Di fronte al mio letto la luna rischiara la terra come riflessi di brina. Alzo lo sguardo alla fulgente luna, poi chino il capo: la mia terra è lontana"- vedendomi spalancare gli occhi stupita, Lan XiChen si lasciò scappare una risata e socchiuse gli occhi castani, osservandomi per qualche secondo prima di continuare -É una vecchia poesia, la preferita di mia madre. Ho chiamato la mia spada Nuova Luna per questo- spiegò con voce un po’ più amara di prima.

Interdetta, ci misi qualche secondo a rendermi conto di ciò che aveva appena confessato. 

-É… molto bella- riuscii a mormorare dopo aver preso fiato per un paio di volte, balbettando come se stessi per scoppiare in lacrime e mordendomi le labbra affranta. In effetti, mi bruciavano gli occhi.

Il nodo che mi stringeva la gola mi impediva di deglutire senza provare un intenso dolore, ma non era un problema, dato che la mia salivazione si era ridotta a zero e avevo la bocca arida come il deserto.

Ci sono cose che non so perché questo non è più solo un libro, mi dissi con la mente in preda alla confusione. Sono persone reali che hanno pensieri e sentimenti veri, non estranei su carta.

La consapevolezza di aver considerato fino a quel momento tutti coloro che avevo incontrato come dei personaggi inventati mi assalì e mi fece sentire uno schifo. Il cuore mi parve più pesante nel petto e le mani dovettero correre ad aggrapparsi alla leggera stoffa della veste del cultore per non lasciarmi cadere in preda alle vertigini che provai all’improvviso.

-Mi dispiace tanto- bisbigliai affondando il viso nella sua schiena e lasciandomi sfuggire qualche lacrima. Fortunatamente riuscii a mascherare i singhiozzi con qualche colpo di tosse, anche se con tutta probabilità Lan XiChen non ci cascò.

Ebbe però la delicatezza di non infierire, evitando di domandarmi perché fossi scoppiata a piangere come una bambina. Mantenne lo sguardo fisso sull’orizzonte ormai scuro e mi strinse il fianco con le dita sottili, trasmettendomi del potere spirituale fresco lungo tutto il corpo.

Non parlò e io non gli chiesi di farlo. Da silenzioso accordo, procedemmo spediti verso Moling, ognuno perso nei propri pensieri.

 

 

La città era deserta quando facemmo il nostro ingresso.

Le case avevano le finestre chiuse e le lanterne all’entrata ancora calde per l’uso. Gli stoppini appena spenti diffondevano nell’aria un forte odore di fumo, ma il vento tiepido lo disperdeva prima che diventasse soffocante.

Lan Huan mi fece scendere da Shuoyue afferrandomi per i fianchi e sollevandomi come se pesassi poco più di uno zaino, il viso tranquillo di qualcuno che non si sta impegnando per nulla. Quasi mi tornò l’allegria, vedendolo così indifferente davanti a quello sforzo.

Il mio mezzo sorriso parve rassicurarlo, anche se non spazzò via l’espressione preoccupata che gli aveva acceso lo sguardo quando aveva visto le mie guance umide.

Evitai i suoi occhi ansiosi e mi guardai attorno, individuando all’istante la nostra meta.

Si trattava dell’unica parte illuminata del vicolo che avevamo imboccato. L’ingresso dell’imponente struttura di legno a due piani era decorato da lanterne rotonde che coloravano la breve scalinata di giallo e verde 2. Le porte spalancate permettevano ad un forte profumo di incenso e vino di uscire e diffondersi per i dintorni, sovrastando quello del vento e del fumo.

Udii delle risate di uomo e il parlottare acuto di qualche donna provenire dall’intento, segno che non solo il bordello era aperto, ma che c’erano già clienti.

-Andiamo allora?- spronai Lan XiChen, facendo per dirigermi verso la struttura prima di venir bloccata dalla sua mano che mi afferrò il polso e mi strattonò con delicatezza all’indietro.

Gli lanciai un’occhiata stupita per quel gesto così poco da lui e poi feci scorrere lo sguardo sul suo corpo fino a dove le sue dita candide mi premevano sulla pelle chiara del braccio. Il suo pollice, fermo sopra la vena principale, si spostò poco più insù per accarezzarmi il palmo prima che il proprietario allentasse la stretta.

Si ritrasse come scottato quando si rese conto di quanto forte le sue dita stessero pressando la mia carne.

Con un gesto veloce nascose la mano incriminata dietro la schiena e con l’altra mi fece cenno di allontanarmi dal bordello. Gli occhi castani evitarono la mia figura e si guardarono attorno frenetici mentre il cultore reprimeva l’imbarazzo.

-Credo dovremmo aspettare domani mattina, prima di procedere con le ricerche- spiegò con un colpo di tosse. 

Ma quanto è innocente?

Probabilmente si sorprese di vedermi ridere, ma non potei davvero trattenermi in quell’occasione. Mi facevano male i muscoli delle guance e dello stomaco quando finii, ma il mio morale era stato risollevato del tutto dopo quell’uscita.

-Lo sai che i bordelli aprono la notte, si?- gli domandai con il sorriso ancora in viso e le mani che andavano a sistemarmi i capelli che si erano scompigliati col vento. Senza farmi notare, mi asciugai anche le lacrime che le risate mi avevano provocato.

Lan XiChen corrugò le sopracciglia e, continuando a guardarmi, iniziò ad arrotolarsi tra le dita uno dei nastri azzurri della sua cintura, scorrendo con le unghie lungo i ricami a forma di nuvola. 

-A differenza di quello che credi, non sono così sprovveduto come posso sembrare- affermò piegando la testa leggermente a sinistra con un sorriso strano che gli nasceva sulla labbra -Sono a conoscenza del fatto che le Case fiorite 3 siano aperte per lo più la notte, ma saranno anche piene di clienti, a quest’ora- mi spiegò indicando con la mano che aveva tenuto per tutto il tempo dietro la schiena un uomo che si avvicinava all’entrata dell’edificio.

-Meglio così: passeremo inosservati- esclamai afferrandogli il braccio e trascinandomelo dietro mentre avanzavo verso il bordello.

 

 

All’ingresso ci accolsero due donne sorridenti e vestite con abiti sgargianti. 

Io le considerai più che decentemente coperte, ma a giudicare dal disagio di Lan XiChen e dal modo in cui il suo sguardo nocciola si concentrò all’istante sullo stipite della porta, dedussi che per i loro canoni erano anche troppo nude. Completamente a mio agio, sorrisi alle sconosciute e mi inchiavi brevemente.

Una delle due, quella che pareva più giovane, ricambiò la riverenza ridacchiando civettuola. 

Doveva avere circa vent’anni e portava i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle lasciate scoperte dallo scollo provocante della tunica viola. La gamba destra era nuda, esposta alla vista grazie allo spacco vertiginoso che divideva la gonna ampia del vestito.

Ad occhio avrei detto che era scalza, ma ogni suo minimo movimento era comunque reso rumoroso dalle decine di sottili bracciali ricoperti di campanelli che le abbellivano le caviglie e le braccia candide. Perfino alcune ciocche erano acconciate in piccole trecce da cui pendevano sonagli dorati o perline.

Sarà una ballerina o qualcosa di simile, pensai, osservando rapita le lunghe maniche semi trasparenti del suo abito che sfioravano il pavimento di legno dell’ingresso.

L’altra donna, il viso segnato da alcune rughe e lo sguardo di chi fa quel lavoro da tempo, mi rivolse solo un breve cenno col capo, mantenendo le labbra serrate ed un’espressione seria.

La sua veste verde acqua non era eccessivamente scollata o disdicevole, ma i seni prosperosi erano messi in evidenza da una stretta fascia lombare che le stringeva i fianchi sottili e le modellava la vita, esaltandole al contempo le cosce.

-Benvenuti alla Sala della Peonia- ci salutò cortesemente la più vecchia delle due, lanciando un’occhiata indagatrice ai nostri vestiti -Accomodatevi- aggiunse facendosi da parte quando notò l’ottima fattura degli abiti e dal portamento nobile che aveva Lan XiChen.

Dalle occhiate stupite che mi lanciarono alcuni clienti all’entrata, quel luogo non era frequentato spesso da donne che non fossero lì per lavorare. 

In un certo senso fui contenta che fin dal primo istante il mio aspetto dimostrasse quanto lontana fossi da quell’ambiente, anche se non c’era nulla di male in quel tipo di mestiere.

Ignorai il loro insistente sguardo e mi concentrai sull’analizzare l’ambiente circostante.

Il primo piano era occupato principalmente da piccoli tavoli usati per bere e scambiarsi quattro chiacchiere in compagnia di belle donne, a giudicare da come si stavano comportando gli uomini presenti.

Le ampie scale che portavano al piano superiore erano bloccate da tre ragazze sedute sul primo e sul secondo gradino, intente a chiacchierare mentre attendevano che un cliente prestasse loro abbastanza attenzioni da potersi concedere di ricambiare l’interesse. Si divertivano e mangiucchiavano more selvatiche, in quel momento di quiete.

Non c’erano tavoli liberi, alcuni completamente pieni, altri occupati da solo una o due persone. Mi sentii per un’attimo scoraggiata, ma sperai che al piano di sopra ci fosse qualche stanza vuota.

Uno come Lan XiChen non dovrebbe avere difficoltà a pagare per una camera, dato quanto è ricco, no?

Sussultai sorpresa quando la ragazza più giovane tra le due che ci avevano accolto immerse una mano tra le mie ciocche colorate e cominciò a giocarci con entusiasmo. 

-Non ho mai visto dei capelli azzurri come il cielo- mi disse con evidente stupore, le iridi che le brillavano di curiosità -Sono davvero bellissimi, ve li invidio molto- aggiunse con un ghigno malizioso.

-Grazie- le risposi ricambiando il sorriso e squadrandola nuovamente -Ma non avete nulla da invidiarmi, siete una delle donne più belle che io abbia mai visto- spiegai sorridendo. 

Ero stata sincera. Ora che era alla luce, potei notare quanto splendidi fossero i suoi tratti.

Il suo viso a cuore e gli occhi di un profondo castano scuro erano graziosi come quelli di una bambola di porcellana. La pelle liscia e candida si faceva rossa solo in corrispondenza della bocca carnosa, dove le labbra naturalmente carminie spiccavano come boccioli di rosa.

Nel complesso, pareva una dea celeste molto più di me, che per qualche motivo avevo ottenuto quel titolo.

-Oh, ma quanto siete gentile- esclamò lusingata prendendomi sottobraccio e trascinandomi con lei verso i gradini che portavano al piano superiore scansando le ragazze con un gesto. Raggiunta la sommità delle scale, mi indicò una delle porte di carta e legno -Offrirò a voi ed il vostro amico la stanza migliore che abbiamo. Vi piacciono le terrazze? Da quassù abbiamo una splendida vista su tutta la città- spiegò mentre saltellava verso di essa e vi si inginocchiava vicino.

Aprì l’anta con delicatezza e mi fece cenno di entrare chinandosi a terra con una riverenza anche troppo servizievole, non accennando ad alzarsi fino a che io e Lan XiChen non fummo entrati. 

Il cultore, che mi aveva seguito silenzioso per tutto il tempo, mi si sedette a fianco su uno dei morbidi cuscini sistemati davanti al tavolino posto nel mezzo della sala. Si posizionò la veste candida in modo da lasciare via le pieghe e adagiò le mani sulle ginocchia in attesa che anche la ragazza ci seguisse.

Lei si rialzò, mettendo in mostra la pelle bianca della coscia per via dello spacco del vestito e ridacchiando stupita quando le feci l’occhiolino per quell’ammiccante movimento che Lan Haun non notò. Il cultore era troppo impegnato a controllare che la sua spada ed il suo nastro frontale fossero al loro posto.

Quando la giovane prostituta fece il suo ingresso nella stanza, al suo seguito c’era l’altra donna che avevamo visto all’entrata. Tra le mani aveva un vassoio contenente un servizio da the completo e qualche dolcetto al miele.

-Spero che i nostri ospiti gradiscano una tisana al gelsomino- spiegò inginocchiandosi davanti al tavolino e sistemando le tazze sulla superficie di legno levigato -É la migliore miscela della città, posso garantirvelo- lo vantò mentre ce ne versava un po’.

-Ne prenderemo volentieri un assaggio- la ringraziò Lan XiChen prendendo all’istante un sorso della bevanda che, da come fumava, doveva essere bollente. 

Io feci per imitare il suo gesto, ma la sua mano mi fermò e, quando lo guardai in viso, mi fece segno di soffiare sopra prima di bere. Convinta, aspettai qualche minuto prima di decidermi ad assaggiarlo.

Le due donne, che intanto si erano accomodate dall’altro lato del tavolo e ci stavano fissando, attesero alcuni attimi prima di parlare.

-Allora, Mio Signore- prese parola la più vecchia, stringendosi il vassoio al petto e permettendo ad un sorriso cordiale di stamparlesi in faccia -Che tipo di compagnia è venuto a cercare nella nostra struttura?- domandò con professionalità.

Lan Huan finì di sorseggiare il suo the con calma, per nulla impressionato dalla proposta della donna. Posata nuovamente la tazzina sul tavolo, congiunse le mani sul grembo e parlò con voce determinata.

-Non siamo qui per i vostri… soliti servizi- disse, esitando solo per un attimo in mancanza di termini adatti -Vorremmo che ci diceste cosa sapete sulle recenti sparizioni avvenute nell’ultimo mese- confessò tranquillo.

Le due prostitute si scambiarono un’occhiata significativa e si mossero a disagio. 

La più giovane si sistemò le lunghe ciocche oltre la spalle con un gesto sfrontato e incrociò le braccia ingioiellate sotto il seno, arricciando le labbra. Il suo viso assunse un cipiglio infastidito prima che schioccasse la lingua sul palato e ci rimproverasse aspramente.

-Dare informazioni non è il nostro lavoro- sibilò arrabbiata, indicandoci con l’indice la porta, la simpatia d’un tratto sostituita dalla diffidenza -Se non avete intenzione di…- iniziò alzando le sopracciglia e massaggiandosi la fronte.

-Le pagheremo la tariffa di un’intera nottata, ma dovrà rispondere a qualche nostra domanda, e non vendere il proprio corpo- dissi di getto, lanciando poi un’occhiata a Lan Huan quando mi resi conto che sarebbe stato lui a dover sborsare il denaro.

Dato che non reagì in nessun modo, presupposi andasse bene così.

La donna più anziana interruppe la possibile replica della sua compagna e le tirò una manica per richiamare la sua attenzione. Afferrandole poi una mano tra le sue, le disse di calmarsi con un lieve sorriso sulle labbra.

-Bambina, digli quello che vogliono sapere- le sussurrò con infinita dolcezza, tanto che all’improvviso mi parve che le due si fossero scambiate le personalità -Possono aiutarci- aggiunse per convincerla.

La ragazza si lasciò scappare un sospiro esasperato e rilassò la postura, appoggiando i gomiti sul tavolo e intrecciando le dita sotto il mento. Ci fissò dritto negli occhi, poi sospirò ancora.

-Noi non centriamo nulla con questa storia e nessuna delle ragazze qui ha visto niente- ci avvisò subito con tono guardingo, annuendo compiaciuta quando ci vide sorridere -Gli uomini scomparsi erano dei clienti, sì, ma sono spariti tutti dopo essere stati qui… è la strada il problema. Qualunque cosa sia, li prende quando tornano alle loro case- ammise con sincerità.

Mi domandai per un attimo se fosse sincera, ma subito dopo mi diedi della stupida. A quel punto non avrebbe avuto senso mentire, per lei.

-Perché non avete chiesto aiuto?- fu l’unica cosa che domandai alla giovane, curiosa del ragionamento che le aveva portate ad accettare gli strani avvenimenti senza farle preoccupare abbastanza da chiamare qualcuno. 

A rispondermi fu la donna al suo fianco, anticipando le sue parole graffianti con una risata roca che aveva un retrogusto amaro.

-Dopo che il nostro Gran Maestro Su She è stato ucciso abbiamo attraversato un periodo di disordini che non si è ancora concluso- spiegò lanciando un’occhiata agli abiti bianchi di Lan XiChen, che ci ascoltava muto e inespressivo -Quando compare una creatura non sappiamo a chi rivolgerci, dato che la Scuola di MolingSu è al collasso e gli altri Clan hanno delle richieste irragionevoli- disse con rabbia, la voce che saliva di qualche ottava man mano che proseguiva nelle accuse.

Vedendo il mio sguardo spaesato davanti alla sua ultima frase, la giovane compagna della donna mi fece un mezzo sorriso e si arricciò i capelli scuri attorno all’indice prima di parlare.

-Abbiamo poco denaro e non possiamo assoldare cultori abili- riassunse in parole povere perché capissi dove stava il problema.

Scusa, che denaro? Fu il mio primo pensiero, un secondo prima che mi girassi stupefatta in direzione del Gran Maestro al mio fianco.

-Vi fate pagare?- esclamai allucinata, l’incredulità che permeava anche i miei gesti quando appoggiai la tazza vuota sul tavolo e lo guardavo con gli occhi spalancati.

Lui iniziò a scuotere la testa ancora prima che finissi la frase, ma attese che completassi la domanda prima di incrociare il mio sguardo e sorridermi rammaricato. Le sue iridi castane si velarono di una patina scura mentre mi fissava turbato dalla mia reazione.

Quando aprì bocca per rispondere, la sua replica fu anticipata da una risatina civettuola che riconobbi appartenere alla più giovane delle due prostitute davanti a noi. 

Ancora scossa da ciò che avevo sentito, mi girai verso di lei per trovarla intenta a ridere sguaiatamente con le mani che le coprivano lo stomaco, la bocca spalancata in un enorme sorriso e gli occhi socchiusi. 

-Non le Grandi Scuole di coltivazione, ma le nostre faccende sono troppo insignificanti per loro, quindi siamo in ogni caso indifesi- singhiozzò ilare nonostante la triste ammissione -Siete vissuta in un bel posto per avere questi bei propositi, vero? La gente non fa mai nulla per nulla: i cultori minori lavorano per soldi, quelli maggiori per la fama, ed il nostro caso non porterebbe niente a nessuno- con quest’affermazione smaltì gli ultimi scoppi di risa che le deformavano la voce, tranquillizzandosi con l’ombra di un sorriso sulle labbra carnose.

A corto di parole, lanciai uno sguardo a Lan Huan perché intervenisse, magari alleggerendo la pesante atmosfera che aveva addensato l’aria come fumo. Per fortuna l’uomo capì al volo cosa intendessi dire e mi sorrise comprensivo.

E io che avevo pensato sarebbe stato divertente… santo cielo.

-Potete dirci altro?- domandò il cultore con voce cristallina, facendo sobbalzare le due donne che parevano essersi dimenticate della sua presenza, se possibile -I soggetti scomparsi avevano magari delle cose in comune? Preferivano la stessa prostituta, se ne andavano ad orari simili, provenivano dalla stessa via… cose così?- domandò attento.

Si vedeva lontano un miglio che era molto scrupoloso nel suo lavoro, ma sapevo che quella caccia per lui non sarebbe stata facile come le altre. Fra il disagio del posto in cui si trovava e la costante attenzione che doveva rivolgermi per paura che mi facessi male per un qualunque motivo, aveva la mente più distratta del solito.

Le due donne rifletterono tra loro su ciò che gli era stato chiesto, parlottando a bassa voce mentre noi le fissavamo in attesa. Quando ebbero finito di confrontarsi, la più vecchia ci rivolse una smorfia dispiaciuta e si sistemò la fascia lombare sgualcita dalla posizione inginocchiata in cui si trovava.

-Non direi- disse, poi esitò un attimo prima di aggiungere a malincuore -Posso solo assicurarle che sceglievano di venire qui non solo per il bere, ecco- confessò con tono più basso, lanciando un’occhiata alla porta per assicurarsi che nessuno stesse passando lì vicino.

Chissà perché non vuole che si senta che i clienti morti erano quelli che venivano qui per scopare? pensai confusa. Non vuole spaventare la clientela?

-Grazie mille, ci siete state molto utili- le congedò cortese Lan XiChen quando ebbe concluso le sue domande, inchinarsi rispettosamente senza alzarsi e sorridendo alle due che si avviavano verso l’uscita, lasciandoci soli.

La più giovane, già in procinto di varcare la soglia, si voltò un’ultima volta verso di noi e ci sorrise a mo’ di saluto prima di domandarci se ci servisse qualcosa.

-Desiderate qualcos’altro?- chiese innocentemente, anche se notai fin troppo bene lo sguardo malizioso che riservò al viso e al corpo dell’uomo al mio fianco. Appena mi vide osservarla complice, distolse lo sguardo ridacchiando e richiamò un cameriere perché ci raggiungesse e soddisfasse le nostre richieste.

-Ci piacerebbe bere- le aveva risposto intanto Lan Huan, che si rivolse gentile al domestico quando questo gli chiese cosa volesse di preciso -Del vino, grazie- azzardò il cultore di Gusu, lanciandomi un’occhiata strana che non seppi ben interpretare.

Io, dal canto mio, tossicchiai stupita e lo richiamai con voce strozzata.

-Berrai con me?- chiesi completamente sconvolta. Davanti al suo annuire, una strana euforia mi riscaldò il sangue nelle vene e mi fece accelerare i battiti -Alcool?- gridai ancora entusiasta, schiaffeggiandogli il braccio con gioia. Le guance presero a farmi male per il gran sorriso che mi si stava aprendo in viso.

Lan XiChen sospirò allegro e accettò con un cenno il vassoio che il cameriere si era affrettato a portare, osservandolo in silenzio ed evitando di rispondermi fino a che la stanza non fu liberata e non fummo rimasti soli. 

Con un ultimo rapido sguardo alla porta chiusa, tornò a concentrarsi su di me e mi sorrise senza impegno, piegando le labbra all’insù con innata naturalezza.

-A Gusu è vietato, ma ciò non significa che i Lan non bevano mai- confessò con tono neutro, anche se dalle sue parole strozzate capii che stava tentando di soffocare una risata. Mi stupii che non mi avesse fatto anche l’occhiolino, tanto la situazione stava degenerando.

Lo fissai incredula e mi lasciai sfuggire un singhiozzo divertito davanti a quel suo modo strano ma tenero di flirtare. Era tanto dolce da sembrare melassa, ma io lo trovavo adorabile.

-Tuo fratello ha una resistenza alcolica che ha dell’imbarazzante- scherzai stando al suo gioco, afferrando la giara di vino e aprendola per riempire due tazze fino all’orlo.

Il cultore afferrò quella più vicino a se’ e la osservò indeciso per qualche attimo, poi prese un profondo respiro e se la portò alle labbra. 

Il primo sorso parve infastidirlo, dato che chiuse gli occhi e represse una smorfia strana, ma perseverò con determinazione fino a svuotare tutto il contenuto nella propria gola e deglutirlo per intero. Non doveva essergli piaciuto troppo, ma era riuscito comunque a finirlo.

E non si era ancora addormentato, per fortuna.

-Non sono mio fratello. Posso bere tranquillamente un bicchiere o due senza gravi conseguenze- mi spiegò con un sorriso più tremolante del precedente, ma ancora sobrio -Voi siete abituata a bere come Madam Cristina?- domandò subito dopo, preoccupato.

Io risi di gusto e tracannai a mo’ di shottino la mia porzione senza dimostrare il minimo fastidio. 

Sotto il suo sguardo stupito, riempii nuovamente le nostre tazzine tanto da far fuoriuscire qualche goccia dall’orlo di ceramica. Quando prese in mano la ciotolina e se la avvicinò al viso dovette fare attenzione a non spandere il contenuto sul tavolo.

-Per i vostri standard si, ma in realtà lei regge meglio di me… ci sbronziamo insieme di solito, comunque- spiegai vaga, incitando a bere e facendo lo stesso. 

Una volta che l’ebbe svuoato tutto, rifornii entrambi di vino e lo bloccai prima che facesse qualsiasi cosa appoggiandoli la mano sulla spalla e costringendolo a guardare negli occhi.

-Ora ti insegno una cosa, fai come me- gli ordinai, intrecciando il braccio con il suo in modo che la parte interna dei nostri gomiti si toccasse e che nella mani corrispondenti avessimo le tazze piene -Questa è una cosa che si fa nel mio mondo- gli sorrisi e iniziai il conto alla rovescia.

Senza bisogno che gli spiegassi nulla, quando arrivai allo zero imitò il mio gesto e si rovesciò il vino in gola, deglutendo a fatica con una risata un po’ brilla.

Aveva detto di poter bere più del fratello rimanendo sobrio, e fino a quel momento c’era riuscito, ma a quanto pareva avevo superato la soglia della sua sopportazione alcolica con il secondo bicchiere. Era un gran miglioramento rispetto a Lan Zhan, in ogni caso.

Sorridendo un poco preoccupata, slacciai l’intreccio delle nostre braccia e gli afferrai le guance tra le dita per sollevargli il viso che teneva chinato e guardarlo negli occhi. La pelle fredda del suo volto era liscia e morbida come sembrava, anche se mi dovetti affrettare a pulirgli le labbra sporche di vino con la manica dell’abito prima che alcune gocce iniziassero a rotolargli lungo il mento.

A quel gesto, Lan XiChen sbatté le palpebre che si erano chiuse a coprirgli le iridi annebbiate dall’alcool e mi fissò stralunato. Ci mise qualche attimo a mettermi a fuoco, ma dopo alcuni secondi parve riconoscermi, facendomi sospirare di sollievo.

Non ho mandato in coma etilico il miglior cultore di Gusu, per lo meno. É ancora in se’.

Dovetti ricredermi quando mi rivolse un ringhio arrabbiato.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
1. "Di… lontana": è una quartina (la tipica composizione poetica cinese) scritta da Li Bai, della dinastia Tang, vissuto nell’ottavo secolo a.C. Si intitola Pensieri notturni
2. Giallo e verde: i due colori associati alla prostituzione. Ho scelto il giallo per via della suo odierno simbolismo legato alla pornografia nelle pubblicazioni. Il verde, invece, perché, a partire dalla dinastia Yuan (1279-1368), i membri delle famiglie di ogni prostituta furono obbligati a indossare cappelli verdi.
3. Case fiorite: è la versione cinese del nostro modo di dire "case di piacere"


Capitolo lunghetto vero? Lo so, mi sono fatta prendere la mano, ma volevo finirlo con Lan XiChen brillo e quindi non potevo fare altrimenti :)
Sono sicura ci saranno errori, ma perdonatemi, sono fusa… come al solito. Siete già fin troppo buoni per essere arrivati fin qui, già che ci siete non badate alla grammatica pessima ;3 Vi voglio bene.
Un bacio a Deb e a tutti voi che siete ancora qui dopo mesi e mesi di questa storia, sono contenta che vi piaccia tanto da continuare a leggerla. Vi ringrazio molto *si inchina*

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi / Vai alla pagina dell'autore: Sarah_lilith