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Autore: Anown    31/07/2020    2 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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L'ex cucciolo umano era strano... Fischiettava mentre le versava la pappa, ma non sembrava un fischiettare allegro.
Da quando, il giorno prima, l'invasore femmina si era presentato, era irrequieto. Forse temeva che si ripresentasse. -Mwrooo.- “Se ritorna, Kunoichi si occuperà di cacciarla.” la benevola e nobile Kunoichi rassicurò il debole umano, la volta precedente non si era ritirata... si era solo ricordata di avere altro da fare, ovviamente...
-Non hai molta fame... Qualcosa che non va?- l'umano le grattò il mento con un'espressione preoccupata, sembrò meno sospettoso quando lei si mise col muso sulla ciotola. L'umano cominciò a canticchiare a voce bassa. -Cerco un centro di gravità permanente... che non mi faccia mai cambiare idea, sulle cose... e sulla gente... na nanna na...- finì di cantare e sospirò. -Senza cambiamento non c'è vita, tutto scorre...  Però sarebbe bello avere almeno qualche punto di rifermento, sai?- l'umano intrecciò le dita fra i capelli con fare rassegnato mentre Kunoichi osservava. -Ah scusa... non ti senti tranquilla a mangiare se ti fisso... Beh, non ti frego i croccantini, tranquilla.- sorrise e si allontanò.

Harold non poteva più fidarsi delle sue percezioni, ormai.
Se, qualche giorno prima, l'idea anche solo di vedere Leshawna lo mandava nel panico, ora non gliene fregava più niente... La fuga della ragazza lo aveva reso “leggermente” instabile... La sua mente era vittima di fastidiosi sciami sismici. Non poteva costruirsi delle idee, farsi i conti e cercare di capire cosa lo faceva stare male, cosa gli era d'aiuto e cosa era importante, che la sua mente avrebbe tremato distruggendo e mutando tutto. In particolare quando si addormentava era certo che l'indomani, qualunque cosa avesse pensato il giorno prima, sarebbe stata invalidata... il suo cervello approfittava del sonno per modificare tutto senza che lui potesse avere alcun controllo.
Quando era riuscito a confessarsi con la sorella, lei aveva cercato di essere positiva. Secondo la donna, stava riordinando le sue priorità e si stava adattando alla situazione...
“Non sono io! Non lo sto facendo io!” aveva urlato internamente, ma non gli andava di sentire discorsi sull'illusione del libero arbitrio di cui era perfettamente a conoscenza ma che non avevano mai pesato tanto su di lui come quei giorni.
Non voleva che le cose che aveva considerato fondamentali perdessero completamente ogni valore e sentiva di essere preso in giro quando diventava apatico a qualcosa che un momento prima lo disturbava o spaventava.
Stava perdendo pezzi e nulla aveva più senso. Era solo un burattino che subiva emozioni negative e disconnesse senza una logica... sopratutto ora che non doveva essere più preoccupato per Leshawna e il bambino, visto che sapeva dove si trovavano.
Ma provare dolore era rassicurante in un certo senso... quando smetteva di essere triste prevalentemente provava il nulla... provare qualcosa, anche se spiacevole, era comunque una sensazione migliore di non sentire niente... sentire dolore voleva dire essere vivo, dispiacersi significava essere in grado di attribuire valore a qualcosa.
Forse se si trovava in quello stato d'animo doveva evitare di prendere decisioni come coabitare con il fattore scatenante della situazione. Ma si era presentata proprio quando era riuscito a concentrarsi abbastanza da formulare quel piano, quel tempismo sembrava significare qualcosa...
Se si era temporaneamente trasferito da Celia per aiutare con Riff e la casa era assurdo non attuare lo stesso comportamento con Leshawna, era suo dovere e non voleva essere assente come suo padre, nonostante non avesse mai sofferto della sua mancanza... forse...
Alla fine tenersi occupato preoccupandosi di aiutare qualcun altro era un vantaggio per il suo umore, in teoria... ma c'era un altro fattore che aveva metabolizzato solo qualche ora dopo che Leshawna se ne era andata... Credeva di star diventando apatico alla sua presenza, ma l'essere abbracciato gli aveva provocato un dolore intenso... Si era spaventato all'inizio, ma forse, se dosata, la vicinanza della ragazza gli avrebbe impedito di perdere le emozioni. Il dolore era solo un piccolo prezzo da pagare.
Probabilmente anche quella trovata avrebbe perso la sua efficacia dopo poco, ma era troppo eccitato dall'aver trovato una specie di soluzione per pensarci seriamente.
Celia aveva provato a spiegargli che non stava perdendo le proprie emozioni, ma soffrendo di depressione e c'era una causa. Era convinta che si sarebbe trattato di un semplice fenomeno passeggero, non doveva essere così spaventato.
Ma  Harold sentiva che se non avesse fatto niente per prendere controllo della situazione tutto sarebbe degenerato...
-Harold, possiamo parlare?- fece un uomo dai capelli scuri e gli occhi grigi.
-Arthur?- Harold squadrò perplesso il marito della sorella. -Ok... di cosa vorresti parlarmi?-  Sentiva puzza dello zampino di sua sorella...
-Allora, per quanto riguarda il tuo progetto di tornare a vivere con Leshawna...-
-Non torneremo una coppia.- specificò sulla difensiva.
-Si, ok...- sospirò l'uomo. -Ma non pensi che sarebbe meglio se vi facesse una nuova vita per conto vos...-
-E' incinta.- l'ho interruppe.
-Già, ma hai pensato all'influenza che avrà l'avere una coinquilina fissa sulla tua vita privata?-
-E' incinta...- ripetè il ragazzo. Arthur sperava che la diminuzione della velocità nella risposta fosse un segnale buono. -E non sono positivo sulle probabilità di trovarmi un'altra ragazza, non mi interessa nemmeno.- se il suo interlocutore fosse stato Celia, non l'avrebbe scampata visto che la mancanza di interesse rientrava nella depressione, non era una reale argomentazione. -Lei invece non è particolarmente compatibile con le relazioni stabili. Per questo è sempre tornata con me, non per altro... Rimanevo disponibile indipendentemente dal suo comportamento scostante.- disse con amarezza.
-Ah, ma siete giovanissimi.- ricordò Artur divertito, terribile strategia... -Capirei la tua scelta se foste una coppia sulla mezza età, ma per due ragazzini...- peggiorava di frase in frase, ma sembrava preso dal proprio discorso. -Capisco che è la tua prima ragazza e siete stati in una situazione da tira e molla per anni. Alla tua età è comprensibile che l'idea di essere indissolubilmente legato a qualcuno sia consolante, ma non è applicabile alla realtà e...-
-Non. È. Questo.- lo interruppe scandendo con chiarezza ed esasperazione le parole. -Il. Motivo... Che! Diamine! C'entra?!- Arthur indietreggiò un po' confuso.
-Vaaa bene!- in scena entrò Celia, portandosi Arthur da parte, mentre il fratellino li inceneriva con lo sguardo. -Che diavolo fai? Ti avevo chiesto di parlargli da uomo a uomo, non di buttare la cosa in un “tu ragazzino, con motivazioni infantili, ora ti spiego io”!- sussurrò Celia con voce rauca, esprimere un urlo mantenendo bassa la voce era un martirio per la gola.
-Ma... è vero...- rispose ingenuamente Arthur. -E' troppo giovane per optare per una coabitazione con una ex... dovrebbero staccarsi...-
-La verità ha un'importanza relativa, moolto relativa, in diplomazia.- gli fece notare.
-Guardate che vi sento...- sussurrò Harold apparendo alle loro spalle. -E non sono uno spettro. Non è colpa mia se so essere particolarmente silenzioso.- sospirò con una punta di orgoglio vedendoli sussultare. -Potreste farmi almeno provare a vedere se questa cosa funziona, per favore? Vorrei essere presente come padre e magari avere una coinquilina a cui non sono sentimentalmente legato potrebbe essere positivo. Se poi sarà un problema per la nostra vita privata, si vedrà...-
-Eh... quindi tu saresti capace di separarti completamente dal punto di vista sentimentale da Leshawna e conviverci comunque... eh?- chiese scettica.
-Sottovaluti la mia capacità di razionalizzare.- sorrise fiducioso. Celia non si convinse, sarebbe stato più facile se lui stesso non l'avesse messa al corrente del suo stato emotivo e se le sue doti attoriali non fossero state così altalenanti.
-Beh... suppongo che trattenerti contro la tua volontà sarebbe sequestro di persona... lo è?-
-Lo è.-
-Lo è, amore!- confermò Arthur, allegro. Harold starnutì... forse era diventato allergico alle coppie.
-Ok... ma se dovesse presentarsi qualunque problema, fatti consigliare e non esitare a tornare sui tuoi passi.- gli disse severa.
-Potrai controllare il mio stato quando vorrai, del resto continuerò a farti da baby sitter per un po'...-
-Bravo fratellino, ma... quand'è che torni a studiare? Devi sbrigarti...-
-Posso farlo anche mentre bado a Riff, non è un grosso problema.- la rassicurò.
-Tesoro, potresti lasciarci soli?- chiese Celia al marito facendo prudere il naso del fratello.
“Dai, non posso essere allergico anche a questo, ora!”
Arthur si avviò verso la porta non proprio dispiaciuto. -Comunque...- si fermò un attimo. -Se ci fosse qualche problema, potremo ospitarti di nuovo.- sorrise. Harold si sentì un po' in imbarazzo, in fondo era un uomo molto gentile, si era sbagliato ad essere così diffidente e paranoico nei suoi confronti. -Sei praticamente un figlio, ormai.- Celia sgranò gli occhi castani colmi d'orrore e raggiunse l'uomo.
-Perchè?!-
-Beh... lui e tuo padre non vanno d'amore e d'accordo così ho pensato...-
-Ha ventidue anni, non dodici! Non è granchè per un ventiduenne sentirsi trattato come un bambino e sei troppo giovane per essere una figura paterna!-
-Ah... 'Lia, non ho proprio idea di come gestirlo un ragazzino problematico...- sospirò rassegnato l'uomo.
-Pff... E' una fortuna che abbiate ancora tempo prima che Riff diventi adolescente.- disse Harold ridendo con le lacrime. Era inutile, la cucina era troppo piccola per parlare in privato. -S-scusate... il mio umore è un po' strano ultimamente...- balbettò ridendo e piangendo. -Non c'entrano gli ormoni della gravidanza, finitela con questa battuta!- li guardò male preventivamente.
-Non avevo ancora detto niente... perchè fa così?- sospirò Arthur.
-E'... timido...- gli disse Celia.
-...Timido?-
-Non sono timido!-
-Beh, le persone timide non sono sempre tenerelle...-
-Oh, lo so bene.- Le sorrise Arthur. Celia si sentì un po' troppo osservata.
Una volta andato Arthur, passò un bicchiere d'acqua al ragazzo per quietarlo un po'.
-Non mi veniva da piangere.- cercò di controllare il respiro mentre la donna lo osservava con sospetto. -Non capisco cosa mi sia successo.- forse non dandogli importanza sarebbe apparso meno strano, del resto poteva capitare di ridere e piangere incontrollabilmente.
-Somigli un po' alla mamma, sai.-
-La mamma non ha mai pianto...- obbiettò Harold, Celia si limitò a sorridergli dolcemente. Poi guardando Kunoichi rimasta ad osservarli disse:
-Non prenderà bene che tu voglia lasciarla qui, anche se temporaneamente.-  Harold guardò preoccupato la gatta. -Potresti portartela...- gli suggerì -Il toxoplasma lo potrebbe prendere mangiando carne cruda e infetta mentre Kunoichi non caccia da anni...-
-Mi ha portato un uccellino morto solo ieri. Non posso sapere se mangiucchia animaletti, se si limita a ucciderli per gioco o a regalarmeli...-
-Ah... forse dovremmo farle fare dei controlli... Ma per essere contagiata da Kunoichi, Leshawna dovrebbe perlomeno entrare in contatto con le sue feci, basta che sia tu ad occuparti della lettiera.-
-Beh, dubito che Leshawna muoia dalla voglia di pulirla... ma, non so...- sospirò Harold accovacciandosi di fronte Kunoichi. -Ehi, Kunoichi... non mi farai come Argo, vero?- chiese Harold carezzandole la testa.
-A Leshawna restano sei mesi di gravidanza, mentre Ulisse rimase per mare decenni... Non è un paragone appropriato, rilassati... Kunoichi è più in salute di me a momenti- gli pose una mano sulla spalla.

Il tragitto in macchina si stava rivelando più naturale del previsto, ma forse, la causa era che Harold si sentiva male. Era tutto molto più facile se era vulnerabile. Leshawna si sentì un po' in colpa a fare quella considerazione.
Cominciava a fare freddo e non sapeva se poteva effettivamente aiutarlo con la nausea, anche se ne era convinto, ma... -Puoi aprire il finestrino.- gli disse. Vide nello specchietto che il ragazzo chinò leggermente il capo per ringraziare. -E' la mia impressione o il tuo mal d'auto sta peggiorando?-
-Non ci sono più abituato, sono settimane che riesco a evitare queste scatole infernali...- si giustificò. -Te lo avevo detto che potevo venire in bici, non c'era bisogno che mi venissi a prendere...-
-Uhm...- l'idea di una persona maldestra come Harold in bici in mezzo alle macchine non le piaceva affatto... ma era anche vero che lei stessa aveva dei brutti trascorsi con le bici quindi guardava la situazione con più apprensione.
Non aveva mai voluto una bici, la prima che aveva provato l'aveva rubata a dieci anni da un idiota che infastidiva sua cugina. Dopo diverse cadute si era vendicata sulla bicicletta, buttandola giù da una scarpata.
Il secondo incontro ravvicinato con la temibile bicicletta era stato quando una fulva squilibrata con cui andava a scuola le aveva offerto un passaggio sul mezzo... a scuola non erano mai arrivate. La pazzoide le aveva fatte sfrecciare fra le macchine in contro senso. Non contenta, Izzy, si era diretta fuori dalla città ed aveva cominciato a fare slalom fra gli alberi di un boschetto, alla fine si erano impantanate in una palude. Probabilmente una delle ore peggiori della giovane vita di Leshawna. “La palude c'era... mi chiedo cosa mi ha trattenuta dall'ucciderla e nascondere in corpo...” scherzi a parte, era stata troppo traumatizzata per infuriarsi con Izzy in quella situazione. -E' normale che alle donne incinta venga spesso in mente l'omicidio?- chiese a voce alta. Harold la guardò con sospetto.
-Aspetta almeno che ti abbia vomitato in macchina prima di fantasticare di uccidermi.-
-In realtà sei forse l'unico che può dirsi al sicuro dalle mie fantasie omicide, sai?- scherzò Leshawna.
-Oh... grazie, credo?- mormorò Harold. -Strano, ricordo diverse tue minacce alle superiori...- disse quasi con nostalgia, forse la nausea lo rendeva davvero poco lucido.
-Erano perchè mi mettevi un po' in imbarazzo alle volte...-
-Il o la fortunata delle tue fantasie omicide, comunque?- chiede incuriosito.
-Izzy...-
-Pff...-
-Cosa c'è di divertente?-
-E' che eravate inseparabili... certo che attrai persone strane...- Leshawna si chiedeva se si stesse riferendo anche a se stesso. -Sì... mi sembrava abbastanza attratta da te nonostante il tuo mal sopportarla...-
-Ti senti meglio?-
-Più o meno...-
-Senti... non sono affari miei ma è passata dal tuo appartamento una poliziotta...-
-La tua spasimante? Non ci provare, era li per tue notizie, io non ho fatto nulla...- rise debolmente.
-Ah... neanche il fattore gravidanza e fuga la scoraggiano?- sospirò -Ma è passato anche un vecchio sospetto... non puzzava ma aveva un'aria disordinata e agitata, credo fosse un drogato e voleva entrare per forza... ma tranquillo, l'ho messo in fuga.- disse contenta del suo operato.
-Ah...- Harold ci mise un po' per ricollegare. -Non è un drogato... almeno che io sappia... era solo agitato perchè non capiva chi fossi e perchè ti trovassi là. Sì, mi ha raccontato che l'hai minacciato con una pistola. È una fortuna che abbia deciso di chiamare me prima che la polizia.- disse quasi allegro mentre l'immagine  della ragazza nello specchietto appariva confusa. -Giusto, era mio padre...-
-Doveva  comparire proprio ora?!- esclamò imbarazzata. -Poteva spiegarsi invece di fare il sospetto... comunque quanti anni ha?-
Harold ci pensò -Fra i sessantotto e settanta credo... ha una decina di anni più di mia madre... Dal mio punto di vista sono i tuoi genitori ad essere particolarmente giovani... tua madre... aveva la tua età se non sbaglio, quando sei nata...- era ovvio, ma Leshawna si sentì un po' a disaggio. -La pistola era finta, vero?- chiese Harold con apparente leggerezza.
-...Tranquillo, la restituirò a mio padre al più presto.- rispose con naturalezza.
Harold si tenette la testa -Potresti cercare un posto dove fermarti? Ho... bisogno d'aria...-

Fortunatamente la strada non era affollata. Harold si accovacciò rivolto a un cespuglio mezzo secco.
-Devi rovesciare?- chiese Leshawna raccogliendogli preventivamente i capelli. Harold mosse la testa come avesse avvertito una scossa. Fortunatamente la ragazza non stava stringendo, così i filamenti rossi le sfuggirono con facilità dalle dita.
-Sembra di no, ma grazie...- rispose senza guardarla.
-Sono più corti...- riflettè ad alta voce.
-Abbastanza...- disse voltandosi, evitando movimenti bruschi. -Prima mi arrivavano diversi centimetri sotto le spalle...- in quel momento le toccavano appena. -Non hai molta attenzione per i dettagli.- sorrise leggermente.
-Beh... li avrai accorciati mentre ero via quindi, non vedendoti per diverso tempo non ho fatto caso al cambiamento.-
-Non hai neanche pensato che quel vecchio catorcio era mio.- disse indicandole l'auto. -In realtà devo ringraziarti per averlo rubato. Mi hai dato una scusa per non usare più la macchina... è stato bello finchè è durato...-
-Eh... le chiavi le avevo sempre io, guidavo quasi sempre io, quindi... N-non intendevo rubarti l'auto è che non ho proprio riflettuto sul fatto che fosse tua... del resto non ho riflettuto molto quel giorno...- disse imbarazzata. -Per quello che vale, mi spiace per tutto...- sospirò.
Harold stava studiando la sua espressione. -Ti spiace per come mi hai lasciato o anche per...- mormorò -Niente. Mi sono ripreso... Andiamo?- si alzò e si diresse alla macchina.

Prima di entrare nel condominio, Harold, rimase qualche momento col braccio appoggiato al muro e la testa sopra di esso, aveva barcollato un po' uscito dalla macchina.
-Forse sei tu a dover fare qualche controllo... mi sembri meno in forma del solito...- gli disse avvicinando una mano.
Harold voltò leggermente la testa verso di lei -Non è che di norma io sia...- sospirò e non continuò.
-Non ho problemi col fatto che tu sia debole.- disse diretta.
Harold le sorrise debolmente. Non le piaceva che lo vedesse in quel modo... del resto, chi vorrebbe essere considerato debole? Alcune persone avrebbero odiato anche solo il fatto di essere guardati in un momento di debolezza... “Ma per me... è confortante sapere di avere qualcuno vicino quando sei in difficoltà... anche se non fa nulla... anche se è solo una presenza... Io... voglio che rimanga vicino a me... L-lo voglio?” arrossì e tornò a guardare al muro.
-Harold? Ehi... non è che ti è venuta pure la febbre ora?-
Il ragazzo strinse le labbra infastidito. Guardò verso il basso. -Che fai qua? Non è un po' tardi per essere ancora in giro? Beh, spero che tu abbia compiuto il tuo obbiettivo...-
-Stai... stai anche delirando?- seguendo lo sguardo del ragazzo vide che stava parlando ad una farfalla bianca che si muoveva appena. “E' un insetto... non un cagnolino... perchè ci parli?” Forse per lui non era così differente, effettivamente Harold aveva avuto diversi insetti come animali domestici... delle formiche rosse, qualche mantide, una lumachina che secondo lui le somigliava e che non avrebbe voluto fosse chiamata insetto... una volta si era messo ad allevare bruchi per poi liberarli quando diventavano farfalle. L'ultima volta era andata male e da qualche bozzolo erano uscite delle vespe che avevano parassitato i bruchi e si erano nutrite dei poveracci mentre stavano dentro il bozzolo. Ci rimase davvero male, ma si riprese dopo qualche giorno.

“Alla fine le vespe non sono cattive... lo fanno per sopravvivere... beh, neanche quei poveri bruchi lo erano...” le aveva detto. “Però sono contento per Derzio, anche se era diventato una crisalide da poco, si muoveva molto poco rispetto ai fratelli... temevo che non sarebbe riuscito a terminare la metamorfosi o sarebbe uscito inadatto alla sopravvivenza, invece ne è uscita davvero una splendida farfalla...” Leshawna non sapeva neanche che le crisalidi si potessero muovere, invece quando Harold le aveva posizionate si erano messe a “scodinzolare” come dannate.

-Ti porto in un bel posto...- disse mentre raccoglieva con attenzione la farfalla. Leshawna lo guardò interrogativa. -Voglio metterlo in un vaso... del terriccio con le piante mi sembra un luogo piacevole dove trascorrere gli ultimi momenti per un insetto...- Leshawna rimaneva sempre un po' perplessa per i ragionamenti sentimentali di Harold, avevano sempre cozzato con l'essere un genietto fissato con scienza e matematica dal suo punto di vista.
In ascensore il ragazzo riprese a parlare -Giusto... stai lontana dagli escrementi dei gatti randagi...-
-Eh?-
-Uhm... forse sarebbe meglio che stessi lontana dai randagi in generale...-
-Cosa farei senza di te! Starei già a collezionare cacche e accarezzare cani con la rabbia e tante malattie!- rispose infastidita.
-...Mi spiace.- disse e tornò con l'attenzione alle proprie mani messe a coppa per la farfalla. -In alcune culture le farfalle vengono viste come spiriti... cosa ne pensavano quando morivano o venivano uccise? È così facile uccidere uno spirito? Gli spiriti muoiono?- riflettè di punto in bianco.
-Beh, gli antichi non sono mai stati molto razionali.- la ragazza sorrise bonariamente. -Anche tu non sei così razionale a volte... con tutte le tue credenze varie.-
-No...- disse Harold davanti la porta di casa. -Non c'è niente al di fuori della materia... il corpo umano è solo una macchina e le sensazioni sono frutto di reazioni chimiche...- disse vuoto. Conosceva la biologia anche prima, ma in quel momento, sentire il proprio cervello come difettoso rendeva quella realtà esclusivamente fisica più tangibile. “Siamo il nostro cervello... se viene danneggiato anche la personalità della persona può cambiare, non si scappa... se il cervello muore la persona muore, non esiste l'anima. Nulla si crea e nulla si distrugge? Certo... infatti il nostro materiale organico si decomporrà e andrà a fare parte di altri organismi e della terra, ma noi come entità... cessiamo di esistere...” il pavimentò sembrava tremare, ma osservando Leshawna capì che non tremava davvero, il suo corpo gli stava giocando un brutto scherzo di nuovo... a volte poteva percepire il sangue scorrere su e giù per le gambe, il corpo pulsare... quando si manifestava, questa nuova ipersensibilità gli dava l'impressione che tutto intorno a lui tremasse, la situazione peggiorava quando era a letto...
“Non è colpa tua... sono io così debole da essermi lasciato danneggiare, ma mi riprenderò vedrai...” pensò come se stesse sfidando qualcuno, non sapeva neanche lui chi. Lei lo studiava silenziosamente.
Era dispiaciuta... non era mai stata credente, li prendeva anche in giro, tanto per... senza cattiveria... prendeva bonariamente in giro pure Harold, con tutte le sue idee spirituali anche se indipendenti da una vera e propria religione. Ma... gli dispiaceva sentirlo parlare in quel modo... non ci credeva lei, ma gli faceva piacere che almeno lui potesse credere a qualcosa e si mettesse a punzecchiarla quando non era rispettosa verso qualche credo.  
-Eh... apriresti la porta?- chiese Harold risvegliando entrambi dai propri pensieri. -Ho le mani occupate...-


Angolo dell'au...

Harold: Prima le note; Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si... Dunque:
-Ad essere canticchiata è la canzone “Centro di gravità permanente” di Battiato.
-Il toxoplasma gondii è un microrganismo che causa la toxoplasmosi. In un soggetto sano, solitamente non si manifestano i sintomi o si manifestano come semplici sintomi influenzali. Ma è pericolosa per soggetti debilitati e donne incinta potendo causare; aborto, morte del feto, malformazioni e lesioni cerebrali. Nonostante abbia procurato una brutta fama ai gatti, le probabilità che l'infezione venga trasmessa tramite gli escrementi di un gatto domestico è bassa.
-L'autrice precisa che è agnostica, neutra sia sui credenti che sugli atei. La penultima parte è concentrata sulle percezioni di una persona con l'umore depresso non devono essere prese come un giudizio contrario alla spiritualità o qualcosa del genere. In realtà anche una persona tranquillissima può pensare in modo materialista, non c'è nulla di male, l'importante è non imporre il proprio pensiero agli altri e... l'acqua è bagnata. Ma... è una precisazione necessaria?
Anown: Non ne ho davvero la minima idea... ma per sicurezza, sempre meglio mettere le mani avanti.

Angolo dell'autrice:

Descrivere stati d'animo irrazionali è difficile... spero non risulti tutto troppo strano, confuso e/o noioso.
Come al solito, vi ringrazio per essere arrivati fin qui, spero che la storia vi stia piacendo.
A presto!
  
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