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Autore: PrimbloodyBlack    01/08/2020    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I'm slowly drifting to you
The stars and planets are calling me
A billion years away
From you
I'm on my way

-M83

1 anno prima

Era una giornata soleggiata e calda come tutte le altre. Talema al contrario di Emily amava l'estate e il sole cuocente sulla pelle. Dopo una boccata d'aria si sentiva sempre rigenerata. A volte si chiedeva se fosse dovuto alla sua natura da metà Infuocaria o perché effettivamente non aveva mai vissuto in una parte del regno particolarmente fredda d'inverno da faglielo amare. Avrebbe voluto almeno una volta lasciare il caldo nord e andare ad est nelle Terre Fredde, ma era una cosa su cui non sperava molto. 

Come ultimamente accadeva ogni mattina Talema dovette svegliare Emily, era una settimana che si comportava in modo insolito. Per un momento Talema pensò che fosse stata colpa sua, per aver accettato dei soldi o per aver rifiutato quel gesto d'affetto giorni prima, ma ripensandoci era strana da molto. Aveva smesso di intrufolarsi nel suo letto e aveva perso il sorriso, sua caratteristica peculiare. 

"Svegliati è tardi." disse smuovendola. Non vedendo nessuna reazione la toccò un'altra volta "Ehi Emily." Finalmente l'elfa mormorò qualcosa tra il sonno ma non era ancora del tutto sveglia. "Sono le otto e mezza alzati." insistette. 

Emily finalmente aprì gli occhi. Cercò prima di mettere a fuoco chi avesse davanti e poi chiese con voce rauca e stanca  "Che ore sono?"

"Otto e mezza," ripeté, "Hanno già fatto tutti colazione."

"Cavolo." disse stropicciandosi gli occhi con le dita.

"Tranquilla te l'ho portata."

"Cosa?" chiese stupita guardando Talema. La ragazza mosse gli occhi nella direzione del comodino e Emily seguì il suo sguardo. "Grazie." le disse vedendo il vassoio con il cibo.

"Di niente," disse sorridendole, ma dentro di se sperava che quella sarebbe stata l'ultima volta. Il cibo non può essere portato nelle camere, anche se è per un amica che non ha ancora mangiato. E' considerato rubare e Talema aveva già infranto più di una regola. Ripensare al viso di Gideon la fece rabbrividire. Non voglio più aver a che fare con quell'uomo. 

"Hai sentito quello che è accaduto tre giorni fa?" Talema negò con la testa e con sguardo curioso la invitò a continuare. "Alcuni Orchi hanno sconfinato e attaccato Sancta Mir."

"Ma... È a soli cinquanta chilometri da qui." disse stupita e preoccupata alla stesso tempo. "Pensi che verranno anche qui a Ethios?"

"Non lo so, è impossibile da dire. Fortunatamente siamo in periferia." disse sospirando.

Per quanto però la notizia l'avesse colpita, il suo era semplice stupore. In realtà se fossero venuti non le importava. Certamente avrebbe avuto paura ma era convinta che essere fatta prigioniera da quei mostri, fosse meglio che rimanere una schiava del sesso a vita.

"Ehi," la chiamò Emily vedendola distratta. "Non pensarci troppo okay?"

Talema ricambiò il rassicurante sorriso dell'elfa, ignara dei sui veri pensieri.

"Aspetta," disse cambiando discorso. "Non è oggi il compleanno di Naya?"

"Si, l'ho incontrata poco fa e le ho dato il regalo di quel ragazzo." disse non ricordandosi il nome di quell'Incubo. 

"Ne è rimasta contenta?" chiese bevendo un sorso di latte.

"Si non faceva altro che sorridere e poi ho visto che le sono spuntate le deidi."

"Le corna?!" esclamò stupita, "Povera deve essere davvero innamorata." 

Talema annuì e nuovamente i suoi pensieri caddero sul quell'argomento che lei tanto odiava. Non ho mai avuto delle deidi. Pensò rattristandosi e involontariamente si toccò la testa.

"Prima o poi accadrà anche a te," le disse la bionda con un sorriso rassicurante. Talema arrossì così violentemente che il suo imbarazzo fece ridere Emily. 

"Stupida." disse voltandosi ma anche a lei scappò un sorriso a quell'idea. Mai poi un rumore di coccio che si frantumava la spaventò facendola voltare di scatto. "Emily?" Vide il letto dell'elfa cosparso di latte e la ragazza con gli occhi chiusi. "Ehi!" gridò con panico. Si avvicinò al letto cominciando a scuotere Emily che non sembrava reagire. Poi avvicinò il suo viso al suo e sembrava ancora respirare anche se debolmente. "Non ci provare nemmeno!" disse con occhi lucidi. "Aiuto!"

La sua immagine le si era impressa nella mente. Quel viso pallido, gli occhi chiusi, la bocca semi aperta. Adesso era accanto a lei seduta su una sedia con le braccia incrociate e che fissava il vuoto spaventandosi da sola per le cose che immaginava, i peggiori scenari possibili. Non appena aveva chiesto aiuto un ragazzo si era affacciato alla camera e senza pensarci due volte era corso verso di loro prendendo Emily in braccio. L'unica cosa che Talema ricordava di quel momento era il braccio che pendeva senza vita dell'elfa mentre la portavano nell'infermeria. 

In quel momento si rimproverò per non aver capito prima il suo malessere. Aveva visto che era dimagrita, ma non gli aveva dato peso. Sono un idiota! pensò stringendo la testa tra le mani. Maledendosi ancora e ancora. Finché non fu distratta dalla porta che si apriva.

"Talema," disse Madame Stock autoritaria. 

Talema si alzò immediatamente dalla sedia e con impazienza chiese, "Che cos'ha?"

Ma la donna con sguardo serio e impassibile disse "Dovresti essere a lavoro."

La ragazza rimase un attimo stupita non aspettandosi una tale risposta. "Ma..."

"Muoviti!" esclamò muovendo il capo verso la porta.

Avrebbe voluto dirle di no, che lei sarebbe rimasta lì al suo fianco fino a quando non si sarebbe svegliata. Ma con un inchino e con insicurezza esclamò, "Subito Madame Stock." 

"Brava ragazza." disse avvicinandosi al letto di Emily mentre invece Talema si allontanava. Aveva un brutta sensazione e non voleva lasciarla. Indietreggiò così lentamente che la donna si innervosì, "Vuoi una punizione esemplare Talema?"

"No mia signora," disse aprendo velocemente la porta, "Perdonatemi."

Perché sono così debole maledizione!

La mattina dopo Emily riprese coscienza. Talema dovette aspettare la pausa pranzo per poterla vedere. Aveva ancora la pelle pallida ma sembrava star acquisendo nuovamente colore. Quando la ragazza si sedette le strinse immediatamente la mano e con preoccupazione le chiese, "Come stai?"

"Meglio," disse con voce rauca, "Hai pranzato?" Talema scuoté la testa ad Emily con rimprovero le diede un debole colpo sulla mano "Allora vai."

"No."

"Non voglio che salti i pasti per colpa mia."

"E io non voglio che rimani sola."

"Che c'è hai paura che io muoia?" chiese ridendo, ma il suo sorriso scomparve non appena vide lo sguardo serio e preoccupato che Talema le rivolgeva. "Scusa, era meglio se non lo dicevo."

"Madame Stock non mi ha detto cos'hai."

"Non devi preoccuparti."

"Invece si!" esclamò. Emily spalancò gli occhi per quella reazione e l'ibrida distolse lo sguardo per la vergogna, "Scusa." 

Era raro che perdesse il controllo e questo fece capire all'elfa che l'amica era seriamente preoccupata, anche di più di quanto dava a vedere. Emily non aveva mai avuto occasione di vedere quello sguardo, ora nascosto e segnato dal pentimento. E' per questo che le afferrò delicatamente la mano, ma troppo debole per stringergliela. Talema si voltò, ancora con il capo chino senza guardarla negli occhi.

"Guardami," la incoraggiò, "Per favore." Talema alzò gli occhi con sforzo. "Starò meglio, te lo prometto." lo disse con il sorriso, anche se neanche lei sapeva cosa il futuro le avrebbe riservato.

Talema annuì con incertezza, ma non poteva fare altro in quel momento, solo sostenerla. "Okay."

"Bene, ora vai a pranzare così mi faccio una bella dormita." 

"Va bene," disse sospirando, si alzò dalla sedia ma prima di andarsene si sporse in avanti e la baciò sulla fronte. "Rimettiti." disse voltandosi e con un piccolo sorriso lasciò la camera.
 

~ * ~


Iris si era ormai allontanata dall'accampamento. Borbottava e inciampava, alternando anche imprecazioni. "Non lo sopporto!" diceva. La sua vista da lupo le permetteva di vedere meglio, ma non era lo stesso come di giorno. Cercò di raccogliere quanto più rametti possibili, analizzandone uno ad uno per perdere più tempo possibile. "Idiota egoista!" continuava ad esclamare. Ormai non riusciva più ad udire i due in lontananza perché si era spostata troppo in là. Invece di preoccuparsene era proprio quello che voleva. Stare lontana e perdere tempo, con la speranza che quando fosse ritornata li avrebbe trovati entrambi addormentati. Sapeva che era impossibile, quel luogo era troppo inquietante per riuscire a far prendere sonno a qualcuno. Anche il più temerario dei guerrieri sarebbe rimasto in allerta. Invece lei era troppo distratta a rimuginare per accorgersi di ciò che la circondava, degli strani movimenti nell'aria, prima statica e poi improvvisamente in moto o di quel odore quasi fittizio che il suo olfatto aveva cominciato a recepire ma a cui lei non stava dando peso. E poi eccolo, un improvviso vento che svegliò i sensi della ragazza. Iris sgranò gli occhi per l'improvvisa fronda e si guardò attorno spaesata. Com'è possibile? disse scrutando ciò che la circondava, con l'occhio di chi  cercava segnali di pericolo. Qui non c'è mai un filo di vento. E poi l'improvvisa realizzazione. Quest'odore... questo tanfo quasi impercettibile... Sta arrivando del miasma!

Improvvisamente l'asciò tutto quello che aveva in mano, corse con le sue quattro zampe verso due fratelli, non prima di aver ululato per metterli allerta. Li raggiunse in pochi minuti, già con le spade sguainate. "Correte!"

"Che succede?" gridò Basil agitato. Ma poi qualche secondo dopo capì. Quell'odore era già arrivato lì e anche Ciril l'aveva percepito.

Entrambi si trasformarono e più velocemente che poterono, cercano tutti e tre di scappare da quell'odore. Iris era in testa, con il suo manto cremato, che guidava gli altri verso l'uscita. Il bosco era grande, fortunatamente avevano seguito lo stretto sentiero, ma prima di uscire ci sarebbero volute ore e non avrebbero resistito.

"Che cosa facciamo?" domandò Ciril.

"Per adesso corri e basta!"  sbottò l'altro.

"Ci inventeremo qua-" improvvisamente Iris si ritrovò sottosopra in un battito di ciglia, lanciando un ululato straziato nel momento in cui la corda legata alla zampa la fece sbattere di schiena e di testa per poi tirarla su quasi lanciandola.

"Iris!" gridò Basil, ma la ragazza era svenuta con l'impatto, portandola ad assumere la sua normale forma umana. 

I due fratelli cominciarono allora a guardarsi attorno ringhiando con la speranza di incutere paura. Le loro zanne affilate ben in vista, la loro paura nascosta. Non c'era ancora nessuno, o almeno nessuno ancora visibile. Ma loro sapevano che c'erano e il fatto che non riuscivano a trovarli li terrorizzava ancora di più. Finché qualcosa non afferrò Ciril per il collo. La corda era lenta e il ragazzo ingenuamente tirò credendo che a sostenerla ci fosse qualcuno ma quando lo fece questa si strinse violentemente al suo collo. Non lo stava strozzando, ma se fosse rimasto in quello stato a lungo forse non ce l'avrebbe fatta.

"Ciril!"

Velocemente Basil tentò di capire da dove venisse e il suo sguardo salì fin sopra l'albero. Ma non c'era nessuno. La corde era strettamente legata ad uno dei possenti rami. In quel momento capì che era stato tutto programmato. Quello che avevano sentito non era vero miasma, era una trappola e loro c'erano cascati come dilettanti. Merda!

Prima ancora che se ne accorgesse fu colpito da un potente attacco di magia che lo scaraventò contro il tronco di un albero lasciandolo stordito. Batté le ciglia più di una volta cercando di riprendersi e finalmente uno degli uomini si mostrò davanti a lui. L'ultima cosa che vide fu il suo volto mascherato, per poi essere calciato sul viso, ormai umano, fino allo svenimento.
 

Quando Iris si svegliò sentì il corpo pesante e stanco. Sentiva il terreno tremare e un respiro caldo dietro il collo. Era tutto buio intorno lei e quando cercò di alzarsi sentì come se qualcosa la bloccava. Tentò di girarsi, capì subito che c'era qualcuno dietro di lei. Poi vide una fiaccola accesa, poi un'altra e un'altra ancora. Erano su strada e lei si trovava su un carro. Ancora stordita pensò di trovarsi sulla vettura che avevano rubato a Border Leaf. Poi la vista si fece più netta, lentamente si stava abituando all'oscurità della notte. Sentì nuovamente quel calore dietro al collo e cercò di girarsi per quanto poteva. Un'altra fiaccola illuminò il carro e finalmente poté vedere il viso del ragazzo. Spalancò gli occhi, capendo in quale situazione spiacevole si trovava.

"Ciril!" disse a bassa voce, "Ehi!" 
Voleva dagli una botta con la mano, ma fu in quel momento che capì che era circondata da una stretta corda. Anche le gambe erano in trappola. 
"Svegliati!" continuò. Ma il ragazzo sembrava respirare profondamente e non dava alcun segno di volersi svegliare.

"Iris?" la chiamò una voce. La ragazza si mosse cercando di capire da dove o da chi provenisse. "Iris qua!" 
Sentì qualcosa toccarle la testa, quando alzò lo sguardo vide che era un piede.

"Basil?"

"Si" rispose. "Sono intrappolato non riesco ad alzarmi." disse bisbigliando.

"Come ci siamo finiti qua, te lo ricordi?"

"Ci hanno attaccati." sospirò. "Non te lo ricordi?"

"Fantastico" disse sarcastica, non prestando attenzione alla domanda. Tentò di dimenarsi un'altra volta ma era inutile. "Che facciamo?"

"Aspettiamo."

"Cosa?!" esclamò.

"Abbassa la voce!" la intimò stringendo i denti. "È notte, aspettiamo l'alba e poi dovremmo pur fermarci qualche volta, no?"

La ragazza sospirò e si girò nuovamente a guardare il viso addormentato dell'amico. "Non posso credere che stia dormendo in un momento simile..." sbuffò.

"Probabilmente ci hanno dato qualcosa, ricordo poco e niente."

Non erano più nella foresta, bensì su strada. Questo fece agitare ancora di più i due ragazzi e ad entrambi saltarono in mente tre parole: soldati, mercenari o cacciatori di taglie. In qualunque dei casi erano spacciati, sarebbero stati consegnati alle forse dell'ordine e poi condannati per chissà quale pena. Al pensiero di essere condannata alla pena capitale Iris sbiancò. "Non voglio morire." bisbigliò con voce tremante.

"Non moriremo idiota!" la rimproverò, "Sempre a pensare al peggio..." sbuffò.

"Almeno mi preparo psicologicamente prima." rispose acida.

"Iris non è il momento!"

"Come ti pare..." disse roteando gli occhi.

Dovevano essere quasi le sei di mattina perché il sole era quasi sorto e Basil era sicuro che se i loro rapitori non si erano fermati prima del loro risveglio, allora presto avrebbero fatto una sosta. La stessa strada era stata priva di intoppi e neanche una volta il carro aveva traballato. Il che significava che era una zona trafficata e vicino una città. La città più vicina al bosco era Cinatit. Non è molto conosciuta, c'è poco commerciò ed è per di più una città di passaggio per i viaggiatori. Non ci sono molti soldati, ne scuole di milizia o postazioni, il che significava niente soldati, ma molti mercenari. Per questo Basil era convinto che non si sarebbero fermati ma che era una semplice tappa, a meno che i loro rapitori non erano appunto mercenari pronti a venderli al primo acquirente.

Come presagito, dopo mezz'ora di viaggio il carro oltrepassò le mura di una città. Nessuno dei due riuscì a vedere lo stemma e a capire quale città fosse, ma Basil ne era abbastanza sicuro. Il carro aveva cominciato a rallentare e molti passanti incuriositi avevano fatto cadere l'occhio all'interno della cella. C'ere un uomo che sputò in segno di disgusto facendo adirare la ragazza.

"Questi qui non sanno neanche chi siamo e passano alle conclusioni." ringhiò lei.

Quando il carro si fermò accanto ad un osteria, almeno cinque persone scesero. Iris si affacciò tra le sbarre per osservare i loro rapitori. Avevano dei vestiti da combattimento molto particolari e pregiati, caratterizzati da un grande cappuccio e una maschera che lasciava scoperti solo gli occhi. Erano tutti vestiti allo stesso modo tranne per qualche piccola eccezione. Cominciarono a discutere tra loro su come organizzare la giornata. Tutti avrebbero mangiato e riposato ma doveva esserci sempre qualcuno di guardia.

"Il primo turno lo faccio io." disse una ragazza. Nonostante la difficoltà nel vedere, Iris notò che aveva un tatuaggio sulla mano. Sembrava una "E" abbellita da quelle che sembravano foglie e ornamenti floreali. Per un momento crebbe che fosse un indizio utile, che forse era lo stemma del gruppo, ma poi vide con dispiacere che era l'unica ad averlo.

"Sei sicura?" chiese un uomo. Era quello con la stazza più grande, la cui mano era il triplo di quella di un normale essere. la sua pelle era di un nero ebano, come quella di un Incubo Noctis, ma i suoi capelli bianchi e le sue orecchie a punta facevano pensare ad altro. Era un Drow, un essere appartenente alla famiglia degli elfi, una specie antica di secoli e quasi estinta. Erano elfi appartenenti all'isola Ragnarok, protagonista di uno dei fenomeni più catastrofici del regno. Una terra la cui energia magica era così potente che l'isola era implosa su se stesa, rilasciando una portata immane di magia oscura, che fece fratturare la terra e che invase le menti dei suoi abitanti. E' l'unica specie di Elfi capaci di utilizzare magia nera tanto che non vengono riconosciuti dagli altri elfi come tali.

"Sì Mug ho già dormito durante il viaggio."

"Bene, ti portiamo qualcosa da mangiare."

Quando il gruppo entrò nell'osteria, la ragazza si diresse verso il carro. Iris si allontanò dalle sbarre e si mise seduta accanto al corpo ancora incosciente di Ciril. Quando passò accanto al carro si girò per un breve secondo e Iris catturò il suo sguardo. Aveva dei profondi occhi blu che facevano contrasto con la sua pelle olivastra.

Una Succube Solis forse? Suppose Iris guardandola con occhi rabbiosi, tentando di sembrare minacciosa, ma come se nulla fosse la loro rapitrice si voltò dando loro le spalle. Dietro la schiena aveva due khopesh che incrociate formavano il segno del toro.

Se ne restava lì immobile evitando che gli abitanti si avvicinassero troppo al carro. Non sembrava temere i tre licantropi dietro di lei. Anche se erano legati bastava loro trasformarsi per liberarsi e sfondare le sbarre o semplicemente il lucchetto che li teneva rinchiusi come cani rabbiosi. Basil ci aveva pensato, ma per quanto tentasse non riusciva a trasformarsi.

"Iris," bisbigliò e la ragazza si voltò, "Non riesco a trasformarmi." Allora è vero, ci hanno drogati.

In quel momento anche lei tentò, tanto che la faccia era diventata bordò. "Nemmeno io."

Poi improvvisamente la ragazza davanti a loro finalmente parlò, ma senza voltarsi, "Ti fa male la testa?" In un primo momento non ci fu risposta poi ripeté, "Allora?" si voltò a guardare Iris.

La bionda prima la guardò spaesata, poi ricordò, "No, non molto." disse mormorando.

"E tu?" domandò a Basil. Il ragazzo distolse lo sguardo e si rifiutò di rispondere. "Come preferisci." disse tornando alla sua postazione.

"Chi siete?" domandò lui.

"Adesso parli?"

"Rispondimi." insistette.

"E' importante?" replicò lei.

"Abbastanza."

"Cacciatori di taglie." rispose secca.

Non è una di molte parole, si disse il ragazzo.

"Dove ci state portando?"

Prima di rispondere la ragazza si prese del tempo, forse per capire fino a dove volesse arrivare il ragazzo con le sue domande estremamente dirette. "Mortuda."

"Mortuda? Ma è lontanissima," sottolineò. Era una piccola città adiacente alla capitale e distava almeno una settimana di viaggio, senza soste. "E non ci sono campi lì."

"Ci è stato richiesto di portarvi lì," poi girandosi disse con tono seccato, "Non ho fatto domande e anche tu dovresti smetterla." Basil la guardò torvo.

Anche Iris si era irrigidita. Bizzarro...

Dopo venti minuti la ragazza mascherata si voltò verso l'osteria, i suoi occhi ammorbidirono e probabilmente la maschera stava nascondendo un sorriso. "Grazie Frya." disse quando una sua compagna le porse una sacca.

"Di nulla," le sorrise, "Tra mezz'ora farai il cambio con Mug."

La ragazza annuì e quando la compagna se ne andò si tolse finalmente si il cappuccio liberando i suoi capelli neri e la maschera. "Ehi!" esclamò rivolgendosi ai prigionieri.

Iris la stava già osservando. Non voleva farsi scappare alcun dettaglio, ogni cosa era fondamentale per capire come agire. Quando la ragazza si avvicinò alle sbarre, Iris la guardò con sguardo curioso, e quando tirò fuori dalla sacca tre panini incartati, nei suoi occhi c'era solo stupore. Li fece passare tra le sbarre e poi invitò i due a mettersi di spalle contro la cella. Iris aveva già capito e senza pensarci due volte fece come ordinato, seguita subito dopo da Basil.

La ragazza estrasse un pugnale dal fodero che teneva sulla coscia destra. Lo impugno e con decisione cominciò a tagliare la corda che avvolgeva i loro polsi, poi il busto e le caviglie.

Iris la guardava con sguardo interrogativo, non capendo perché li stesse liberando con un tale tranquillità. Non potevano trasformarsi, ma senza mani e piedi legati avevano più possibilità.

"Guarda i miei occhi." disse invitando Iris. "Se tenterete di fare qualcosa mi basta guardarvi e farete quello che dirò io."

Per quanto esistano tre tipi diversi di Incubi e Succubi: il Solis, il Noctis e l'Alabastro, tutti e tre avevano gli stesse poteri, tra cui il controllo mentale, anche se richiedeva forte allenamento e dispendio di energia. L'unica differenza era il colore della pelle, i Solis hanno la pelle che può variare di pigmentazione, dall'olivastro allo scuro, i Noctis sono neri come la pece e la loro pelle brilla leggermente sotto la luce solare come la spectrolite, e gli Alabastro sono bianchi come la Luna.

"Farò lo stesso quando si sveglierà l'altro."

"Perché ancora dorme?" domandò il fratello.

"Uno dei miei ha sbagliato la dose e ci vorrà un po' di più prima che si svegli." Poi con un cenno del capo e con i suoi occhi puntati sui panini, invito i due a mangiare.

"Grazie." le disse Iris.

"Non ringraziarmi vengo pagata per questo." disse prendendo il suo panino dalla sacca.

"Ehi," disse per riavere la sua attenzione, "Come ti chiami?"

"Talema."
 

Finalmente nel presente due delle storie si sono intrecciate, adesso bisogna vedere cos'è successo nel passato per far arrivare Talema a dove è adesso (l'avevate capito fin da subito che era lei oppure no?). Se il capitolo vi è piaciuto e avete qualche considerazione lasciate pure un commento! 

   
 
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