Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    01/08/2020    0 recensioni
Ogni persona è destinata a provare dolore, perchè per comprendere cosa sia la luce occorre il buio e così per capire la felicità occorre anche il dolore. Che tu sia un bambino o un anziano, un principe o un ladruncolo, non fa alcuna differenza: ci sarà il dolore, e solo dopo averlo provato potrai davvero capire cosa sia la felicità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abmad Saluja, Hakuryu Ren
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nobiltà d’animo


La prima volta che suo padre decide di portarlo con sé ha sette anni, e ancora non sa molto del mondo. Ha sempre vissuto in casa con solo suo padre, sua madre, e i domestici, e ogni volta che arrivava un ospite lui veniva dispensato, mandato in camera sua.
Gli piacciono i palazzi, ogni arazzo, quadro, bassorilievo, è dove lo vede per un preciso motivo, anche se non sempre è possibile capirlo. Gli è stato insegnato ad apprezzare le cose raffinate, perché un nobile deve avere tale capacità, ma nonostante la villa in cui vive sia piena di storia e d’arte, lui continua a preferire il cortile, in cui può correre libero, o le cucine, dove la cuoca gli allunga sempre volentieri uno o due biscotti sotto banco. Da che ha memoria non è mai uscito da casa, e nemmeno sua madre lo fa mai. Una volta ha provato a chiedere a suo padre come mai lui non esca mai per andare a cena con la madre, come invece ogni tanto faceva il giardiniere, ma l’uomo si era arrabbiato, urlandogli contro e rimandandolo in camera sua.
Il viaggio in carrozza è già di per sé un esperienza, non ci è mai salito, se non in un paio d’occasioni nel giocare a nascondino per nascondersi dalla balia, ma è diverso, in quelli casi la vettura era ferma, ora si muove, e ogni sobbalzo sulla strada lastricata è motivo di sorpresa per lui.
-Stai seduto al tuo posto, staccati da quel finestrino.-
Esegue a malincuore, allontanandosi dal vetro e raddrizzando la schiena contro lo schienale del sedile ricoperto di velluto, e suo padre annuisce, burbero, ma soddisfatto del suo contegno.
Non ha mai parole di apprezzamento da parte di suo padre o gesti d’affetto, e ciò nonostante tutta la servitù non fa che parlargliene bene, così che quasi per riflesso è portato a tenere molto all’uomo.
-Siamo arrivati, signore.-
Suo padre annuisce, facendo cenno d’attendere al figlio finché la porticina della carrozza non si apre e un uomo li invita a scendere.
Il piccolo Muu guarda l’immenso palazzo di fronte a sé, e si sente piccolo. Cerca istintivamente di aggrapparsi alla tunica del padre, come fa con la balia quando ha voglia di qualcuno che gli dia la mano, ma il padre la stacca brutalmente, rivolgendosi al cocchiere per qualche dato tecnico.
Anche Muu guarda il domestico, intimidito dall’immane costruzione, dalle luci, dalla musica, da tutto, ma l’uomo può solo sorridergli, nascondendo poi la cosa appena il padre fissa lo sguardo su di lui.
-Muoviti, non abbiamo tutto il giorno.-
Il bambino annuisce, affiancando il padre nel salire le scale, rallentando il passo per adattarlo a quello dell’anziano genitore.
Quando entrano nella grossa dimora e finalmente raggiungono la sala, Muu continua a restare al fianco del padre, muto, senza toccarlo o osare guardarsi in giro, concentrato solo sui propri passi.
-Alza lo sguardo, sei un Alexius.-
Esegue senza una parola, e il padre annuisce compiaciuto, raggiungendo un gruppetto di uomini.
-Alexius, sei arrivato.-
-L’imperatore non si è ancora visto?-
-No, fortunatamente, molti invitati devono ancora arrivare.-
Suo padre annuisce, e Muu non riesce a smettere di pensare alle lezioni di galateo impartitegli dalla sua balia circa la necessità di abolire i segni corporei in favore dell’espressione verbale.
-Il bambino con te è il figlio di cui ci hai tanto parlato?-
-Sì.-
-Possiamo vederlo?-
Suo padre assente, ma quando vede gli uomini avvicinarsi Muu si tira indietro.
-Muu, torna qui immediatamente!- latra, e Muu obbediente esegue, ritornando al suo posto.
Se mai dovessi incontrare una ragazza molto carina, un uomo molto brutto, qualcuno senza un arto o se in qualsiasi modo dovessi trovarti in condizione di voler osservare bene qualcosa, fallo sempre con discrezione, senza dare nell’occhio.
Le parole della sua balia gli risuonano nelle orecchie, mentre un uomo si piega appena, infilandogli le mani sotto le ascelle e sollevandolo di fronte al gruppo. Non ha mai incontrato degli altri nobili, ne ha solo sentito parlare da alcuni dei domestici, e non sa come agire. Si aspettano che dica qualcosa? Che li guardi in faccia magari? Non lo sa dire, e la cosa lo fa sentire terribilmente sbagliato. Perché insegnargli a leggere se poi non sa come comportarsi in un contesto del genere, avrebbe dovuto dare la precedenza a questo piuttosto che alla matematica.
-Sembra in tutto e per tutto uno di loro.- commenta un uomo storcendo il naso, e gli altri gli vanno subito dietro.
-Come puoi permettere che vada in giro con dei capelli così lunghi?-
-Sembrano gli occhi di un predatore, io non mi fiderei a tenerlo in casa.-
Non mostrare mai troppo apertamente la tua opinione di una persona. Se è buona puoi farglielo intuire, senza allargarti troppo, ma se è cattiva devi comunque comportarti con galanteria, sii sempre educato, e non darlo mai a vedere.
Vorrebbe dire loro che i suoi occhi sono semplicemente identici a quelli di sua madre, e che i capelli lunghi gli piacciono, d’inverno lo riparano dal freddo, ma non trova il coraggio, non è certo di poter scandire chiaramente le parole, e non vuole far sfigurare suo padre, balbettando o parlando con voce incrinata.
-Credevo che i Fanalis avessero più muscoli.- valuta un uomo tastandogli un braccio, mentre un altro solleva una ciocca di capelli.
-È anche piuttosto leggero, mi immaginavo pesassero un quintale.
Un suono di trombe richiama l’attenzione di tutti i presenti, e l’uomo che lo ha sollevato lo riappoggia a terra, girandosi, senza dargli più attenzione. Un’alta figura fa il suo ingresso nella sala, a giudicare dalla pregiatezza delle vesti dev’essere qualcuno d’importante, ma non riesce a vederlo bene, con gli occhi rigati di lacrime. Un singhiozzo sfugge al suo controllo, inudibile a cause delle trombe, ma suo padre lo nota, e gli molla una sberla fra capo e collo.
-Non farmi sfigurare.-
Non resiste più, non ce la fa. Non sa perché, ma vuole piangere, lui che non lo ha mai fatto, vuole solo tornare a casa buttarsi sul suo letto, o magari andare nell’ala dei domestici, e farsi preparare qualcosa di caldo. Si sente umiliato, ferito, incompreso.
Per la prima volta nella sua vita ha scoperto cosa siano i pregiudizi e la discriminazione, e capisce che la nobilità d’animo non è data dai titoli che tutti i presenti amano ostentare.
   
 
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