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Autore: manpolisc_    01/08/2020    1 recensioni
•Primo libro della trilogia•
Sharon Steel è una ragazza di diciassette anni che vive a Ruddy Village, una cittadina tra il Nevada e la California. La sua vita non è mai stata semplice: è stata definita pazza per le cose che vede e alle quali la gente non crede, che l'hanno portata a sentirsi esclusa. Solo l'arrivo di una persona come lei riuscirà a farle capire di non essere sbagliata, ma solo diversa. Scoprirà la sua vera natura e dovrà decidere del proprio destino.
Dal testo:
- È solo un bicchiere che è caduto. - Mormoro. Mi guarda, accennando un sorriso divertito.
- E la causa della sua caduta è solo qualcosa alle tue spalle, che brancola nel buio, pronto ad ucciderti. -
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 25

- Non ho dubbi sul fatto che ci divertiremo. - Dice Harry mentre mi fa voltare per distogliere lo sguardo da quei due, ancora intenti a parlare. È strano che non si sia già catapultato sull'Elementale, ma è meglio così. Se iniziasse una rissa, potrebbero cacciarci dalla festa e potremmo dire addio ad ogni possibilità di salvare Jackson. Mi chiedo anche dove sia finita Delice, dato che non conosce molta gente, quindi non so con chi potrebbe effettivamente essere. Spero solo che non si sia cacciata in qualche guaio. Non è l'ideale girare da sola con una strega che la odia e con un Elementale come suo schiavo. Inoltre, ci toccherebbe preoccuparci anche per lei.
- Da dove cominciamo a cercarli? - Arrivo direttamente al punto, non volendo perdere neanche un altro secondo. Ho la brutta sensazione che succederà qualcosa di male a Jackson stasera se non ci sbrighiamo, e non voglio questo. Mi ha fatto star male, infuriare, perdere la pazienza, ma è stato anche l'unico che ha tentato di aiutarmi in quel breve tempo in cui la sua mente era ancora libera, prima che arrivasse anche Harry.
- Non ne ho idea. Per quanto ne so, potrebbero anche essere dietro una libreria a produrre pozioni. - Dice con un sorriso beffardo mentre abbraccia con lo sguardo l'intero salotto. Due ragazze more, entrambe con minigonna nera e top bianco, non molto lontane da lui, gli sorridono prima di bere dal loro bicchiere mentre si muovono leggermente a ritmo di musica. Lui ricambia il sorriso, godendo della loro vista per qualche secondo, poi mi afferra la mano e cammina nella direzione opposta, verso l'uscita del salotto. - Andiamo in un posto più tranquillo. - In effetti, a causa della musica alta, non riesco neanche a sentire i miei pensieri. Lo seguo mentre lancio un'occhiata a quelle due: una di loro si lecca il labbro superiore, come se avesse visto un pasto delizioso. Non mi convincono per nulla, non perché si stanno mangiando Harry con gli occhi, ma perché ho il timore che i miei compagni di scuola non siano gli unici invitati a questa festa. Ma, forse, è solo il nervosismo che mi porta a pensare al peggio. Non ha senso invitare mostri che non sarebbe in grado di gestire e che le potrebbero far perdere tempo. Non so cosa abbia in mente June, e se davvero trami qualcosa stasera nei confronti di Jackson, ma meglio cercare di fermarla ora che abbiamo una buona opportunità. Abbiamo aspettato fin troppo: non gli ha fatto nulla finora e ci ha invitato alla festa. Deve significare qualcosa questo, e so per certo che agirà stasera.
Anche Luke ci segue con lo sguardo per un attimo, poi torna a guardare Albert accanto a lui, che continua a parlare. Il dampiro e io ci facciamo largo tra la gente per dirigerci nel corridoio. Qualche ragazzo, occupato a ballare con i propri amici, si lamenta delle piccole spinte che riceve da Harry. Se fossi in loro, non mi lamenterei tanto perché li farebbe volare fuori dalla finestra senza molta fatica se solo il riccio volesse. Quest'ultimo cammina fin quando non raggiunge una parte tranquilla del corridoio, dove c'è solo una coppietta che si sta baciando. Lei, bruna, una semplice maglietta lilla e degli skinny neri aderenti, è appoggiata al muro e, a causa dei tacchi, supera di poco lui, capelli rossi, stravagante camicia a fiori e dei bermuda bianchi. Il riccio mi lascia la mano per stringere la spalla del rosso, interrompendo il suo bacio e allontanandolo dalla ragazza con una leggera spinta. Lei lo guarda sorpresa.
- Hey! Ma che cosa vuoi?! - Il ragazzo fulmina Harry con lo sguardo mentre la fidanzata non fa tante storie, bensì si limita a sbuffare, a staccarsi dal muro e ad allontanarsi.
- Penso che fuori ci siano posti abbastanza appartati. Muovi quel culo. - Gli risponde a tono l'altro mentre io mi mordo il labbro, imbarazzata. Potrebbe chiedere in modo più gentile e semplice le cose, invece no, deve ricorrere alle parole pesanti o alle mani.
- Che figlio di puttana. - Borbotta il rosso mentre raggiunge la ragazza che stava baciando. Incrocio le braccia al petto e guardo il dampiro, preoccupata che possa mettergli le mani addosso sul serio.
- Oh, conoscevi mia madre allora. - Replica quest'ultimo, facendomi sospirare per i suoi modi, poi si gira a osservarmi. Almeno non l'ha picchiato. - Ci conviene dividerci. Tu controlli il piano di sopra e io il giardino. - Annuisco, sebbene un po' diffidente. Non è la prima volta che ci dividiamo se dobbiamo occuparci di qualche mostro, si guadagna un sacco di tempo così, però sono ansiosa: non so se riuscirò a cavarmela da sola e, a differenza delle altre volte, la posta in gioco è troppo alta per rischiare. Non posso permettere che succeda qualcosa a Jackson per un nostro piccolo errore, magari anche insignificante. E so che neanche Harry vuole questo.
- E se la trovo prima io? -
- La uccidi, no? - Mi risponde come se fosse ovvio, ma non lo è. Lo sa come la penso, eppure insiste a voler farmi ammazzare gente. So che dovrò e che, anche se lo rifiuto, è ciò per cui sono nata, ma preferisco uccidere me stessa piuttosto. Non voglio macchiarmi le mani. Sembra stupido pensarlo, data la situazione, ma ho paura di cambiare troppo a causa del mio essere Elementale, cosa che non voglio. Già accettare tutto questo in così poco tempo non è stato facile, e non l'ho neanche fatto completamente. Ormai ho solo incubi, non ricordo neanche più cosa significhi sognare serenamente.
- Sai che non la ucciderò. - Protesto con tono deciso, non avendo intenzione di muovere un dito contro di lei. Ho fatto la mia scelta ormai, e non la cambierò.
- Vedila in questo modo: o muore lei, o muori tu. - Mi guarda negli occhi per qualche secondo. Potrebbe ipnotizzare solo con uno sguardo, senza usare davvero il soggiogamento. Respiro a pieni polmoni e lo sorpasso, camminando verso le scale.
- Pensa a non morire tu, Thompson. - Gli auguro, anche un po' scocciata. Però, spero davvero che June non gli faccia del male. Non riuscirei a sopportarlo. È l'unico che mi sia stato davvero vicino in quest'ultimo periodo e non voglio perderlo, specialmente per mano di una come lei. È grazie a lui se sono ancora viva, e ricambiare il favore, guardandogli le spalle per quanto posso, è il minimo che possa fare.
- Sono duro da buttare giù. - Mi tranquillizza, ma entrambi sappiamo che questo non è vero. L'Enciclopedia dei Mostri l'ho studiata per bene. Lui, più di me, sa perfettamente che nonostante abbia la super forza, la super velocità, l'invisibilità e il soggiogamento, basterebbe una coltellata per ucciderlo. A differenza di un vampiro, non è già morto, e potrebbe esserlo in qualunque momento se non fa attenzione. Dovrebbe smetterla di comportarsi da duro davanti a chiunque e cominciare a pensare di più ai rischi a cui va incontro. È vero che il suo atteggiamento distaccato lo aiuta, intimorendo la maggior parte delle persone, e cose, ma non dovrebbe dar nulla per scontato.
Salgo velocemente di sopra, bramando il volume più basso. Accendo la luce per illuminare il lungo corridoio, pieno di porte, e comincio a camminare. Non c'è nessun altro mobile se non quadri di diversi personaggi storici importanti sulla parete in legno. Sembrano seguirmi con lo sguardo, cosa che mi fa venire i brividi. Apro una porta per controllare se Jackson sia qui, ma la stanza è completamente buia e vuota. La chiudo e riprendo la mia ricerca. È strano che non ci sia nessuno qui sopra. Mi aspettavo già di sentire qualche coppietta passare il tempo a divertirsi, eppure sono sola. Tra l'altro, non capisco perché June abbia così tante stanze che non usa. Solo ora mi vengono in mente i suoi genitori. Se è una strega, avrà una certa età, quindi come possono i suoi genitori essere ancora vivi ed il padre essere vicesindaco? Non è possibile.
Mentre procedo sento la porta accanto a me spalancarsi all'improvviso, ma non faccio in tempo a reagire, poiché persa nei miei pensieri, che vengo trascinata dentro. Cerco di strillare, ma il mio urlo viene soffocato subito da una mano, sebbene provi inutilmente a toglierla dalla mia bocca. Chiunque mi abbia afferrato, mi spinge lontano dalla porta e si affretta ad accendere la luce, illuminando la piccola stanza da letto. Mi sbrigo a girarmi verso la porta per difendermi, ma invece di June, un mostro o qualunque altro suo collaboratore, mi trovo Luke a sbarrarmi la strada per uscire, rimanendo fermo davanti alla porta di legno.
- Di nuovo tu. - Sbuffo infastidita, ma anche un tantino sollevata che non sia la strega, mentre vado verso di lui e lo spingo per cercare di muoverlo da lì, senza successo.
- Che felicità hai di vedermi. - Accenna una risata, senza far cenno a volersi spostare. - Eppure l'altra volta stavamo chiacchierando così tranquillamente, e tu mi sembravi desiderosa di risposte. - Rinuncio a cercare di allontanarlo, quindi retrocedo, lanciando un'occhiata fugace alla finestra aperta. Non sarebbe una buona idea scappare da lì, dato che mi schianterei al suolo.
- Che cosa vuoi questa volta? - Chiedo con tranquillità, cercando di prendere tempo mentre sposto gli occhi su ogni angolo della stanza, posandoli successivamente sul comodino accanto al letto dove c'è un piccolo vaso contenente dei fiori, immersi nell'acqua. Mi metto davanti a questo, dando le spalle all'Elementale per impedirgli di farmi vedere mentre estraggo il liquido, facendolo fluttuare. Se lo sorprendo, forse avrei il tempo sufficiente per aprire la porta e scappare via. L'altra volta avevo una pistola per non farlo avvicinare, ma ora posso contare solo su me stessa.
- Non abbiamo finito la nostra conversazione. - Quando nel vaso sono rimasti solamente i fiori, comincio a plasmare l'acqua, facendole assumere la forma di una palla.
- Oh, già. Giusto. Tu non sei cattivo né buono. Afferrato. - Non gli do il tempo di replicare che gli scaglio la massa contro. Lui, però, riesce a bloccarla tra le mani a pochi centimetri dal volto, continuando a farla fluttuare.
- Pensi ancora che ti voglia far del male? - Chiede, guardandomi negli occhi. M’inumidisco le labbra e sospiro, non sapendo che altro fare per tirarmi fuori da questa situazione.
- Sai, afferrarmi mentre cammino per cercare un bagno non va certo a tuo favore. - Ancora non so cosa ci faccia Luke qui, ma non penso che sappia che in questa casa ci sia una strega altrimenti, se sono importante come afferma, starebbe già facendo qualcosa per proteggermi. E se in realtà lo stesse facendo sul serio, mentre io lo sto allontanando in ogni modo? Questo, però, non toglie che conosca June per essere stato invitato. Oppure è al corrente dei miei piani. In fin dei conti, come poteva essere sicuro che sarei salita qua su? Non penso si beva la scusa del bagno. Ma come ha fatto a saperlo? Troppe ipotesi, poche certezze, come sempre. Non voglio che la testa cominci a farmi male. Devo rimanere concentrata. Appena mi libero di Luke, naturalmente.
Lancia la palla d'acqua fuori dalla finestra per sbarazzarsene, facendo urlare una ragazza. Sicuramente ha fatto il bagno a qualcuno. Mi scappa un piccolo sorriso divertito mentre lui scoppia a ridere.
- Sharon? - Sento la voce di Harry fuori dalla porta. Finalmente sono arrivati i rinforzi. Beh, solo lui, ma vale per più persone. Guardo Luke con un sorriso soddisfatto sul volto, incrociando le braccia al petto, mentre lui assume un'espressione piuttosto preoccupata. È terrorizzato da lui. So che è successo qualcosa tra di loro, ma non so cosa. L'unica volta in cui ho visto Luke così spaventato è stata in quel vicolo, accanto al cinema. Credo sia il momento adatto per cogliere l'occasione e scappare.
- Lo faccio entrare io? O tu? - Chiedo con sorriso beffardo. - Oppure facciamo un patto dato che, parole di Harry, ti avrebbe fatto fuori la prossima volta che ti avrebbe incontrato. - Luke sospira, più frustrato che mai.
- E va bene! - Sbotta. – Che cosa vuoi? -
- Che tu la smetta di seguirmi. Non so cosa tu ci faccia qui stasera, ma non voglio ritrovarti anche al supermercato. -
- Mi sono intrufolato. Non sapevo che tu saresti stata qui, ma sai, ho ventun anni. Ogni tanto mi voglio anche divertire. Essere un Cacciatore non significa non avere una vita, anzi: solo ora comincia. Adesso, cerca di non farmi mordere dal tuo rottweiler. - Dice preoccupato mentre si sposta per lasciarmi uscire. Di certo non vuole essere la prima persona che Harry vedrà. Quando ritorno nel corridoio il dampiro è un po' più avanti, intenzionato ad aprire una porta a caso. Prima che si giri, faccio segno a Luke di correre via. Non so esattamente perché lo sto aiutando, ma di certo mi deve un favore, e so già come può ricambiarlo: dobbiamo finire una chiacchierata io e lui. Spero solo che il fatto di averlo lasciato andare, più avanti, non mi si ritorca contro. Luke è già sparito quando Harry si volta, sentendo quei passi, e mi guarda prima di avvicinarsi.
- Non c'è traccia di June né di Jackson in giardino. - Sospiro, preoccupata. Non penso abbia una cantina o una stanza segreta dove possa averlo imprigionato, ma se così fosse, dobbiamo sbrigarci a trovarla.
- Non abbiamo molto tempo. Se June scopre che siamo qui... -
- Oh, ma già lo sa. - Dice una voce femminile alle spalle di Harry. La riconoscerei ovunque: June. Lui si gira subito e indietreggia per allontanarsi da lei, ma allo stesso tempo rimane davanti a me per difendermi. Con un semplice gesto della mano, come se scacciasse un moscerino, scaglia Harry contro una porta alla sua destra, frantumandola, e lo fa volare in quella stanza. La strega si guarda lo smalto rosso sulle unghie come se non fosse accaduto nulla. Indossa un vestito di seta, lungo fino alle ginocchia con una fascia in vita, entrambi color rubino. Il corpetto, invece, è bianco con qualche brillantino sopra. - La festa è giù, Sharon. - Si avvicina a me con un sorriso amichevole, ma che fa accapponare la pelle. Magari non sa che siamo venuti con l'intento di ucciderla, almeno spero. – Che cosa ci fai qui? -
- Cercavo il bagno. - Mento, cercando di sostenere il suo sguardo, sebbene sia difficile. Lei mi sorride, dolcemente.
- Grazie per avermi dimostrato di sapere che sono una strega. - Dice ancora con quel ghigno mentre la guardo del tutto confusa. - Non hai battuto ciglio quando ho lanciato il tuo ragazzo nella stanza. - Aggiunge quando si accorge della mia espressione. Chiudo gli occhi e sospiro in silenzio, nonostante stia urlando dentro. Mi sento così stupida. Se prima avevamo qualche chance di batterla, ora le ho bruciate tutte. Avrei dovuto fingere di mettermi a strillare e dare i numeri, un po' come ho fatto con Jackson quando mi ha raccontato la verità, in poche parole. Lei mi gira intorno prima di poggiare le mani sulle mie spalle, rimanendo dietro di me. - Stai cercando Jackson? - Chiede in un sussurro, avvicinando la sua bocca al mio orecchio.
- Dov'è? - Sibilo tra i denti. Lei allontana le mani, ma rimane comunque vicino a me.
- Sta' tranquilla. - All'improvviso, vengo sollevata da terra e gettata nella stessa stanza di Harry, senza che nessuno mi abbia toccato. Nonostante urli, non penso che qualcuno giù si accorga di quello che sta succedendo qui sopra. La musica è troppo alta, e credo che June si sia occupata personalmente del volume per non farsi sentire. Mi vado a schiantare sul letto, in mezzo ai cuscini. Non posso dire che l'atterraggio di Harry sia stato comodo quanto il mio, dato che si sta alzando da terra, reggendosi il braccio.
- Quella troia. - Ringhia mentre lo gira un paio di volte, per poi muoverlo normalmente. Arriccio il naso sentendolo schioccare. Non sembra rotto, per fortuna. Sarebbe in grado di proteggersi anche con uno solo, ma due sono sempre meglio.
- Troia non lo sono, ma strega lo prendo come un complimento. - Ridacchia. Mi alzo di corsa dal letto mentre lei rotea una mano verso lo stipite. Pian piano, tutti i pezzi sul pavimento si vanno a incastrare perfettamente per formare la porta. - Evitate di farmi rompere altro. Ci tengo a questa casa. -
- Non preoccuparti. Romperò tutto tranne che la casa. - Le ringhia lui. Velocemente afferra il coltellino e glielo lancia contro, mirando al suo volto, ma June ripete lo stesso gesto della mano che ha fatto prima per liberarsi di Harry. La direzione dell'arma cambia, e quest'ultima si va a conficcare nella parete.
- Harry, puoi fare di meglio. - Lui la osserva per qualche secondo, trattenendosi dal perdere il controllo, poi ritorna a guardare June.
- Se trovi un buco nel muro, non prendertela con me. Miravo alla tua faccia. - Lei incrocia le mani dietro la schiena e ci osserva entrambi. È più calma del solito. La June che conosco avrebbe cominciato a dare di matto e avrebbe cercato di ucciderci in tutti i modi sapendo che l'unico motivo per cui siamo qui è quello di liberarci di lei. Ormai questo mi sembra piuttosto ovvio, eppure si comporta in modo troppo normale, diventando perfino inquietante. Non so come attaccherà, né quando, e se veramente lo farà.
- Che cosa vuoi da Jackson, June? Non ti ha fatto niente. – M’intrometto, noncurante di rovinarle la villa se fosse necessario.
- Niente. Volevo solo assicurarmi che fosse un Elementale come te. M’interessi tu, Sharon. - La guardo confusa. - Sto bramando questo momento da così tanto. - Esclama entusiasta.
- Fammi indovinare, almeno due secoli? - La schernisce Harry con il suo umorismo. Gli voglio bene, ma in queste situazioni potrebbe anche metterlo da parte. A volte lo trovo fastidioso perfino io, non oso immaginare la sua vittima. Forse avrei dovuto avvertirlo del rischio che potrebbe correre stasera. Se lo avessi fatto, magari avrebbe fatto a meno del suo sarcasmo, ma so benissimo che lui sa quanto tutto questo sia rischioso, e so anche che mi avrebbe riso in faccia se glielo avessi detto.
June gli sorride solamente, lasciandosi scorrere addosso le sue provocazioni, ed annuisce. Sono sicura che voglia staccargli la testa, ma si trattiene per non so quale motivo.
- Perché hai ammaliato Jackson, allora, e non me? -
- Sai, era il candidato perfetto per attirarti qui. Sapevo che saresti venuta a recuperarlo. E poi, sarebbe stato inutile ammaliarti. Non funziona con te. - Scuote la testa. - Da quando è arrivato, ho percepito subito il suo odore. Dopo aver lanciato quegli aereoplanini di carta, poi, ne ho avuto la conferma. -
- Perché li hai lanciati?! - Sbotto, furiosa. - Potevi ferire qualcuno, June! È una fortuna che Mrs. Balzac non si sia fatta male! - Lei rimane serena mentre Harry, approfittando del fatto che io stia parlando, si avvicina al muro nel modo più silenzioso possibile per staccare il proprio coltello. La strega, però, se ne accorge e apre il palmo della mano nella sua direzione. Investito dalla stessa forza magica di prima, viene bloccato al muro da cui ora prova a staccarsi, senza successo.
- No no, tesoro. Tu e il tuo coltello rimanete lì. - Dice guardandolo, poi gira la testa verso di me. - Avevo sentito la sua puzza di Elementale e volevo essere certa di non sbagliarmi. - Dice assumendo un'espressione più seria.
- Beh, anche con trecento anni il tuo olfatto è migliore di quello di un cane da tartufo. - Le ghigna Harry. June si volta di nuovo verso di lui e comincia a stringere con lentezza il pugno. Il dampiro schiude la bocca e tenta di fare dei profondi respiri, in cerca di aria, mentre le sue gote cominciano a colorarsi lievemente di rosso.
- Mi sono rotta delle tue battutine. Che ne dici se ti faccio incontrare Daisy? - Nonostante stia per soffocare, Harry si irrigidisce dall'ira a quel nome. Rimango bloccata, non sapendo cosa fare per farle mollare la presa su di lui. Mi sento impotente come quella volta nel giardino di Jackson contro il suo gallo, Skah.
- Smettila! - Urlo con tutto il fiato che ho nei polmoni. Come un pezzo di ferro attratto da una calamita, June viene bloccata al muro dove c'è la porta mentre lui cade in ginocchio sul pavimento e comincia a prendere dei grandi respiri per recuperare l'aria. Lei mi lancia un'occhiata colma di rabbia mentre io rimango stupefatta a guardarmi intorno. Ci deve essere per forza qualcun altro, qualcos'altro, perché non posso essere stata io. Non ho un controllo sull'aria così potente.
- Come hai osato? - Mi chiede poi. Si stacca dal muro pochi secondi dopo, riuscendo a vincere la forza che la teneva inerme. Credo che mi stia uccidendo nella sua mente dallo sguardo che ha.
- Non ho fatto niente. - Ribatto, convinta, sebbene mi senta inspiegabilmente stanca. Le gambe mi tremano un po' e faccio fatica a rimanere in piedi: non vorrei cadere da un momento all'altro e permetterle di farmi del male. Lei, però, non mi prende in considerazione, bensì si avvicina minacciosa a Harry, bloccandolo di nuovo al muro con un gesto ardito della mano. Per un secondo, nella mia mente scorre l'immagine dell'incubo di stanotte, anche se June non sembra avere una pistola nascosta da qualche parte.
- So che sei stata tu. Non sono nata ieri, ragazzina. - June mi guarda, poi si mette di fronte ad Harry e si avvicina al suo viso. Tento di accendere il fuoco per spaventarla e impedirle di fargli del male, ma la fiamma muore nelle mie mani. Credo che mi abbia fatto qualcosa, altrimenti non mi spiegherei questa stanchezza improvvisa. Lui si lecca le labbra e le sorride beffardamente.
- Del fatto che tu non sia nata ieri, ne siamo tutti certi. - Questa volta non risponde alla sua ennesima frecciatina, bensì lo fissa dritto negli occhi. Sento un brivido corrermi lungo la spina dorsale appena capisco le sue intenzioni.
- Ascoltami. - Dice June con tono fermo e voce ammaliante. - Squarta Sharon Steel, e non farti problemi a sporcarmi la stanza. Preferisco vedere le pareti imbrattate del suo sangue. E poi, penso sia arrivato il momento di ridipingere. - Detto ciò, si allontana da Harry che annuisce alle sue parole, ma con occhi vitrei e persi.
- Non puoi... - Cerco di parlare e guardo June, che si avvicina alla porta. La chiude a chiave con un gesto della mano prima di voltarsi con un ghigno malvagio, quello che mi ha sempre rivolto quando mi prende di mira.
- Avrei preferito ucciderti con le mie mani, ma il mio ragazzo mi aspetta. -
- Hai detto che non te ne importa nulla di lui! - Le urlo contro mentre il riccio estrae il coltellino dal muro e lo impugna con decisione.
- Però è bello, non credi? - Ammicca, dopodiché mi sorride. - Spero che tu bruci all'Inferno, Sharon Steel. - Harry cammina minaccioso verso di me, obbedendo, mentre June osserva la scena, godendosene ogni singolo istante. Sono nella merda.
   
 
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