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Autore: Moon_shine00    01/08/2020    0 recensioni
Il mondo come lo conosciamo non esiste più, forse è solo un miraggio.
Cohen Barr si trova su un'astronave dopo aver vinto una lugubre lotteria, ma la vita a bordo non è come sembra. Forse è tutto un incubo. Vuole che sia un incubo. Non può credere agli scheletri del suo passato.
Bruno è un soldato, un pilota e l'ibernazione l'ha quasi ucciso. Come farà a fidarsi dei suoi stessi commilitoni?
Scarlett è una pittrice, ma è anche una donna innamorata.
L'uomo è una creatura così crudele?
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Starboy

settimana uno

 

Giorno 1 dal Risveglio.

Un incubo, un terribile incubo. Chi sono? Non lo so più. Ieri mi hanno svegliato dopo 458 anni, il che significa che siamo vicini. Vicini a cosa, però, faccio ancora fatica a ricordare. Dicono che sia normale, l'ibernazione deve aver danneggiato temporaneamente la mia memoria: una gentile infermiera mi ha assicurato che entro qualche giorno sarò in grado di ricordare tutto e cosa ci faccio qui. Ora mi sembra tutto un incubo, persino quello che dovrebbe essere il mio nome lo è: Cohen. Sembra il nome di un personaggio di un videogioco! Non sembra qualcosa di reale. Come questa situazione. Vivo in una piccola cabina di metallo grigia e priva di vita, da solo. In realtà ci sono due letti, qui: mi hanno detto che il mio compagno non è ancora stato risvegliato. Questa situazione è assurda: parlano di ibernazione, di viaggi stellari, di apocalisse e... di colonizzazione. Non credo di aver capito con esattezza: mi hanno affidato questo piccolo tablet – l'infermiera sostiene che possa aiutarmi. A sentirmi meno solo, credo. Tra poco è ora di cena. Devo andare.

 

Giorno 3 dal Risveglio.

Mi chiamo Cohen Barr e ho 19 anni, almeno credo. Ho lasciato la Terra 458 anni fa e sono stato ibernato finché non sarebbe giunto il momento propizio: ora mi pare una gran cazzata. Mi hanno detto che la Terra ormai è un pianeta bruciato, distrutto: siamo scappati appena i tempo. Ancora non ricordo nulla di queste guerre, di questo tormento che abbiamo subito. Ricordo solo come facesse caldo, anche in inverno, e che nonna sia morta in giardino, mentre prendeva il sole. Ricordo distintamente il nome della mia terra: Irlanda, credo si chiami. O Islanda? Sono nomi così simili... Grace, l'infermiera, mi ha dato delle pastiglie per il mal di testa. Il problema? Non soffro di mal di testa, penso che abbiano qualche sorta di effetto diverso, dal mal di testa: devo prenderle prima di andare a dormire e la mattina mi sveglio sempre stranito, come se avessi dormito per altri cent'anni. Penso che stanotte non prenderò quelle pillole. Comunque, mi fanno male i muscoli: oggi ho dovuto compilare un modulo assurdo, dove mi chiedevano come stessi dopo il risveglio... Facevo fatica ad usare persino una matita! Da domani iniziano le sedute dal fisioterapista, spero mi riesca a dire una settimana. Il cibo non è male, ma non sa di cibo: ma almeno ho la pancia piena.

 

Giorno 4 dal Risveglio.

Ho capito a cosa servono quelle cazzo di pillole. Il fisioterapista è un robot, ma la seduta non è stata poi così male: mi ha consigliato di correre. La cosa buffa è che in questo strano posto c'è una palestra. Penso che domani correrò, devo liberarmi da quello che ho sognato ieri notte.

 

Giorno 7 dal Risveglio.

Ieri è arrivato Bruno, il mio compagno di stanza: non sembrava messo molto bene. L'hanno portato in carrozzina, e senza troppe pretese uomini in tenuta bianca mi hanno fatto educamente sloggiare dal letto più basso. L'avrei fatto lo stesso anche da solo, comunque. E' un ragazzo biondo, non deve avere qualche più anno di me, ma sembra sconvolto. Ha certe occhiaie. Grace mi ha detto di occuparmi di lui, perché sarebbe stato difficile per lui riprendersi. Appena è riuscita ad addormentarlo, mi ha confidato che Bruno ha avuto parecchie complicazioni con il Risveglio ed ora ha bisogno di molta calma. Si è stretta una mano al petto, come se soffrisse parecchio per lui, e abbassando la voce mi ha rivelato una cosa assurda: Bruno è un pilota. Sì, di quelli che volano sugli aerei, di quelli che volano e possono toccare il cielo. Io ho annuito leggermente ed ora devo assicurarmi che prenda le pillole tutte le sere, devo assicurarmi che mangi. Sembra che l'ibernazione l'abbia smagrito. Gli ho appena rimboccato le coperte: Grace mi ha raccomandato di tenerlo al caldo, i primi giorni fuori dall'ospedale potrebbero essere molto duri per lui. Ora sono sul letto alto, di questo traballante letto a castello: ho bisogno di scrivere di questi orrendi sogni che, senza alcuna logica, mi rendono impossibile dormire. Penso siano ricordi, o spezzoni di ricordi. Non hanno molto senso in realtà, sono immagini frammentate: sogno un ragazzo identico a me che arriva a casa con sei biglietti della lotteria, sogno una ragazza che dipinge un gatto grigio, sogno di un cielo arancione. E sogno di quell'immensa astronave. Ma ciò che più mi sconvolge è il volto di un ragazzo – o il mio stesso volto – distrutto dalle lacrime, mentre stringe amorevolmente una donnina incurvata dal peso degli anni. La chiama mamma. Mamma. Quella parolina mi distrugge il cuore. La mattina mi sveglio in un bagno di sudore, ogni notte nuovi piccoli particolari si susseguono in questo sogno inquieto. Sogno anche tanti, tanti libri. Migliaia di libri. Sogno di un uomo che parte per la guerra. Sogno un mondo caldo. Sogno un mondo senza acqua. E sogno una lugubre lotteria.

Grace mi ha detto che fra tre giorni dovrò presentarmi in ospedale, mi dovranno parlare.

Sono preoccupato per Bruno, comunque. Mi sembra troppo fragile anche solo per arrivare vivo a domani. Prima mi ha sussurrato qualcosa, una parolina che non ho capito “danke” e si è rimesso a dormire.

C'è una cosa che non mi spiego, in realtà: è come se stessimo volando, ma ci è proibito vedere il cielo.

 

 

 

 

   
 
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