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Autore: Angel_lilac    01/08/2020    1 recensioni
Pensieri di uomini destinati a rimanere sepolti
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Ti ho aspettato sulla riva. L’acqua che mi accarezzava dolcemente i piedi e la sabbia che s’infilava tra le pieghe del costume, rendendomi ogni secondo più nervoso. Ho aspettato per ore, rivolgendo il mio sguardo speranzoso ad ogni passante, anche se nessuno di loro lo ricambiava, nemmeno con un caritatevole sorriso. Ma, soprattutto, nessuno di loro era te. 

Non facevo altro che ripensare alle tue parole e, con gli occhi fissi sulla schiuma che si formava violentemente sulla riva e si dissolveva con altrettanta rapidità, nella mia testa si ripeteva sempre la stessa voce: “Alle nove alla spiaggia dietro la torre”.

Mi ero presentato in anticipo per paura che avresti fatto lo stesso e, insicuro sui tuoi propositi, ne avessi approfittato per ritirarti prima che arrivasse l’ora stabilita. Se avessi saputo prima le tue reali intenzioni, non mi sarei preso il disturbo.

Alle dieci uno sconosciuto mi si è avvicinato, curioso del perché stessi scaricando la mia rabbia sui resti di un castello di sabbia, già scavato dalle onde di un mare imprevedibile. Confuso dall’inspiegabile silenzio che seguì il mio scatto d’ira, mi chiese se stessi aspettando qualcuno e gli risposi che avrei voluto fosse così, ma ogni secondo che passava sentivo che più che un’attesa si trattava di un'atroce perdita di tempo. Doveva aver pensato che fossi pazzo o qualcosa del genere, perché alla mia risposta si allontanò perplesso, lasciandomi di nuovo da solo con i piedi che sprofondavano nella battigia. 

Alle undici la tua voce è sparita, rimpiazzata dal suono seducente delle onde e dalle frasi mozzate dei passanti. Non pensavo più a nulla, se non a quanto fossi stato ingenuo a farmi illudere dalla soavità della tua voce. Ripensandoci, di parole dolci non ne avevi pronunciate molte, ma il tuo tono ingannevole mi aveva sempre fatto pensare il contrario. “Ci vediamo a cena” o “Vieni a pescare con me?” in quel momento persero tutto il loro fascino, riducendosi a sillabe associate dalla tua mente meschina. 

A mezzanotte ho capito che non saresti venuto, che dopotutto una promessa non è così infrangibile quanto si pensi. Ci ho riflettuto a lungo, finché ho deciso che anche se mi fossi comportato diversamente, non ti saresti presentato quella sera. Lo avevi già deciso, chissà da quanto tempo. Forse stavi cominciando ad accarezzare l’idea di abbandonarmi quando, tuffandoci da quello scoglio, avevi lasciato andare la mia mano nella discesa. Forse, ancora quando mi avevi sgusciato gli scampi ed avevi borbottato qualcosa riguardo alla mia inettitudine. 

Passata la mezzanotte ho creduto che sarei rimasto lì per sempre, su quella spiaggia, finché il sale non avrebbe bruciato la mia pelle e le onde non avrebbero preso a trascinarmi a largo. Mi sono chiesto se mi sarei lasciato travolgere dalla loro forza o avrei preferito unirmi alla loro furia. 

Alla fine, cosa avrei fatto di meglio se non ti avessi aspettato per ore e ore sulla spiaggia dietro la torre? Avrei cenato, forse avrei letto qualche pagina di quel libro che mi avevi consigliato e poi mi sarei addormentato, cullato dal verso delle cicale. “Questo è il suono del Paradiso” diceva sempre mamma. Non ho mai creduto che quelle piccole tediose creature potessero mai appartenere ad un luogo tanto sublime, ma amavo la convinzione con cui lei pronunciava quelle parole. Sai cos’altro sosteneva? Diceva che eri un vigliacco, che alla fine non ti importava davvero di noi, tanto meno di me. Avrei dovuto ascoltarla, su questo di certo non aveva torto. Dopotutto, se avevi deciso di non accogliermi nella tua vita per anni, perché farlo ora? Pare che la coerenza sia la tua unica virtù.

Che cosa avrei fatto se non avessi aspettato te? Mi sarei addormentato nel Paradiso, ecco cosa avrei fatto. Invece, i raggi cocenti che mi hanno svegliato il giorno seguente, mentre la sabbia mi increspava i capelli e riposava sulle mie ciglia, parevano appartenere ad un luogo infernale, quello che mamma ha sempre chiamato ‘vita’.

   
 
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