Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: MoonPride    01/08/2020    5 recensioni
Ambientato dopo la fine di Sailor Moon Stars!
Ecco come, secondo me, sarebbe dovuta continuare la serie dopo il ricongiungimento di Usagi e Mamoru. Attenzione ho cambiato un po' il finale.
- STORIA SOSPESA - Fino al ritorno delle idee
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO DIECI: MI DISPIACE

Quando rientrarono in casa la voce affannosa di Usagi riempì le orecchie di Kenji e Ikuko «Mamo….Mamo» convinto che ci stessero dando dentro Kenji entrò senza bussare dalla porta della camera ma Mamoru indaffarato a percepire il battito di Usagi non sentì nulla, alle sue spalle Ikuko osservava la scena ad occhi sgranati.
Usagi distesa sul letto aveva un fazzoletto sulla fronte, il volto pallido e sudato, sul comodino una bacinella di acqua se ne stava da sola, un ragazzo dai folti capelli corvini le stringeva una mano. «Sono qui Usako, sono qui» ad occhi serrati Usagi continuava a chiamarlo come se non potesse né vederlo né sentirlo «Mamo….Mamo dove sei...» Mamoru le cambiò il fazzoletto ma prima di rimetterglielo la vide sussultare nel sonno, il corpo scosso ed i vestiti bagnati di sudore. «Accidenti» la sua imprecazione fu seguita da una serie di azioni frettolose...cambiò l’acqua e dalla sua valigia prese un’enorme maglietta bianca e sfilandole i vecchi vestiti gliela infilò, ignaro che i suoi futuri suoceri lo stessero osservando. Le bagnò il polsi poi staccò l’orologio che portava al polso e lo azionò a voce appoggiandolo nel comodino «Chiama Amy» la ragazza dai capelli blu rispose al primo squillo apparendo in un piccolo schermo «Mamoru che bello sentirti. Usagi sta bene? Che qualcosa posso fare per te?» «Amy saltiamo i convenevoli mi serve che analizzi il battito di Usagi, non ho qui lo stetoscopio. Per favore sbrigati, non c’è tempo» ordinò mentre con le dita bagnate premeva e massaggiava sulle meningi della sua ragazza. Amy sbirciando riuscì ad intravedere la figura della sua principessa distesa sul letto con il volto stanco e sciupato «Subito… Mamoru i battiti sono molto lenti ed è senza energia come può...» pronunciò il genio del gruppo «Lo so, ne ha liberata troppa, calcola quanta posso dargliene per rimettere in pari il battito» quasi gridò il moro con la voce rotta e preoccupata «...all’incirca 4 unità ma dopo dovrai riposare sarà faticoso, dovrai tenerle la mano.» «Grazie Amy ti richiamo io e per favore non avvisare le altre.» «Mi dispiace ma non posso farlo, le ragazze devono saperlo. Lo sai meglio di me.» affranto sospirò
«Fa come vuoi...a presto Amy.» la chiamata venne chiusa senza che la ragazza dai capelli blu potesse rispondere. Mamoru era un fascio di nervi, aveva detto lui ad Usagi di sfogarsi e liberare quell’enorme quantità di energia che lo aveva attraversato come se fosse stato lui ad entrare in un campo magnetico, amorevolmente le prese una mano, mentre con l’altra le sfiorò la delicata guancia e posando il capo sulla fronte di lei iniziò a piangere in silenzio, in quel momento poteva capire cosa avesse provato la sua principessa tutte le volte che lo avevano usato per sconfiggerla o tutte le volte che era morto. Solo in quel preciso istante Mamoru Chiba, il cinico e anaffettivo studente universitario, aveva paura di perdere l’unica persona che avesse mai amato nella sua breve vita. Non voleva credere che la sua Usako avesse provato tutto quel dolore ed invece era la verità. Quando le prese la mano il corpo Usagi smise di contorcersi e si rilassò ma non accennava a svegliarsi.
Le sue spalle, scosse dal pianto vennero notate da Ikuko che comprendendo la gravità della situazione avanzò un passo quando la voce rotta dal pianto del ragazzo la fermò «Usako, svegliati ti prego. Ti stai vendicando per tutte le volte che l’ho fatto io vero? Vuoi lasciarmi da solo? Ti prego amore apri gli occhi, i tuoi bellissimi zaffiri fammeli vedere, non lo sai che cielo e mare sono destinati a specchiarsi per sempre?» Mamoru curvo sul corpo di Usagi faceva scendere calde lacrime dai suoi occhi, lui non poteva vivere senza di lei, l’amava troppo e questa volta non l’avrebbe lasciata andare. Al diavolo detti e proverbi, lui l’amava e non l’avrebbe abbandonata, non più e per nessuna ragione al mondo, avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi. Ikuko si avvicinò al letto e posò la sua mano sulla spalla del ragazzo, Mamoru non aveva avuto una vera madre dall’incidente dei suoi genitori ma quel gesto gli infondeva fiducia e speranza come un vero abbraccio materno. Il padre di Usagi aveva ascoltato quella strana conversazione senza darci gran peso ma non aveva mai scostato lo sguardo né dal giovane né dalla figlia, aveva capito battiti lenti e senza energia ma non poteva capire che fosse una questione seria, inoltre veder piangere Mamoru davanti al corpo di Usagi gli aveva smosso un macigno che stava per sgretolarsi. Mentre alzava lo sguardo verso la futura suocera una lacrima di Mamoru cadde sulle labbra di lei facendole aprire piano gli occhi.
«Mamo...» il sorriso che le rivolse fu da immortalare, un sorriso d’amore, gioia, dolore e preoccupazione. Non era passato molto tempo ma tastandole il polso lo trovò regolare quindi smise di infonderle energia. «Usako...mi hai fatto preoccupare» «Scusa non volevo….» il suo filo di voce fece capire ai presenti che era ancora debole mentre le labbra secche spiccavano sul suo volto «Non ti sforzare, hai sete? Vuoi dell’acqua?» lei accennando un sorriso annuì. «Vado io» annunciò Ikuko più serena, sua figlia stava bene era pallida ma stava bene, le bastava solo questo. Mamoru prese il fazzoletto e dopo averlo bagnato nuovamente lo tamponò sulle labbra di lei «Graz..» posandole un dito sulle labbra il principe della Terra la zittì «Riposa Usako...parleremo dopo» la figura di Ikuko apparve di fianco a Mamoru con un bicchiere d’acqua, il moro si portò dietro Usagi facendole appoggiare la schiena al petto e facendola bere piano a piccoli sorsi, quando l’ultimo sorso d’acqua venne catturato dalle sue labbra gli occhi le si chiusero istintivamente mentre posava la sua mano sul petto di lui. Mamoru le accarezzò la fronte notando con sollievo che la febbre era scesa e mentre stringeva la mano di lei le baciò il capo. «Mamoru-san è quasi ora di pranzo vuoi qualcosa? Hai fame o sete?»
«No grazie Ikuko-san, ora scendo è meglio lasciarla riposare» «Rimani qui, quando sarà pronto il pranzo verremo a chiamarti, devi riposare anche tu» dopotutto Amy gli aveva detto che si sarebbe stancato non essendo abituato a cedere energia si sentiva spossato ma si sarebbe allenato, la madre di Usagi gli aveva lasciato qualche altro minuto con lei che seppur dormiente lo rendeva l’uomo più felice. Kenji ancora sulla porta stava osservando i due giovani, lui seduto dietro di lei Usagi invece solo con la maglietta di Mamoru era sdraiata sul suo petto, come se fosse il più morbido cuscino del mondo, quell’attimo fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Kenji Tsukino si sedette sul divanetto adornato da particolari cuscini posto ai piedi del letto mentre osservava la figura di sua figlia che nel sonno aveva stretto la maglietta del suo ragazzo facendo spuntare un timido sorriso, non seppe come ma ce la mise tutta per esternare quello che provava in quel momento doveva farcela. «Mi dispiace» il ragazzo dai capelli corvini alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Kenji. «Mi dispiace per quello che ho detto oggi….vedi Mamoru io come padre ho solo paura che mia figlia soffra e soffrire per amore è doloroso. Mia moglie mi ha detto che tre mesi fa sei partito per l’America e che entrambi avete sofferto la lontananza, ti dico che io non sapevo di questo tuo viaggio e non credevo fosse quello il motivo del cambiamento di Usagi. Non credevo che il tuo amore per la mia bambina fosse così intenso e non credevo che lei fosse davvero felice con te. Io per i miei figli voglio il meglio e se per Usagi il meglio sei tu...io lo devo accettare, forse un giorno quando avrai dei figli capirai il perché delle mie scelte.» Kenji si era confessato con colui che tra pochi anni sarebbe diventato suo genero e l’uomo più importante del mondo sentiva che aveva fatto la cosa giusta, sentiva che ora le cose sarebbero cambiate. Dal canto suo Mamoru annuì, con Chibiusa aveva solo avuto un assaggio dei problemi che gli sarebbero sopraggiunti, l’unica cosa che non riusciva a capire era come Ikuko era venuta a sapere della sua partenza per l’America dato che il cristallo d’argento aveva rimosso i ricordi di tutti. «Ha ragione, non posso sapere cosa prova un padre ma anch’io come lei voglio la sua felicità – disse sfiorando con il sorriso il volto di Usagi – e se non fossi io a renderla felice mi tirerei da parte. E’ vero che quando si ama una persona bisogna lasciarla andare ma è vero anche quando si ama una persona si farebbe di tutto pur di tenersela stretta. Sa a causa del mio carattere introverso molte volte mi hanno definito egoista e se amare un angelo come sua figlia mi rende tale allora lo so perché l’amo, amo lei più di qualsiasi altra persona al mondo e l’unica cosa che voglio è farla felice perché amare significa anche rendere felici chi ti sta accanto. Signor Tsukino posso comprendere che essere padre non è facile ma non è a me che deve chiedere scusa, è sua figlia che ha fatto soffrire non me. So che è in buonafede e volerla proteggere è il suo compito ma non può soffocare la crescita e la gioia di Usagi. Io amo sua figlia, la amo e la rispetto come rispetto voi che l’avete cresciuta insegnandole i valori che contano davvero.» Kenji abbassò il capo colpevole le parole che Mamoru gli aveva rivolto avevano avuto l’effetto sperato, quel ragazzo aveva pienamente ragione e sicuramente era colpa sua se Usagi era in quello stato e se non migliorava non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva sbagliato a parlare in quel modo e lo sguardo perso che aveva visto in sua figlia lo aveva distrutto.«Come ti senti quando le sei lontano?» quella domanda inattesa lo colpì! Non se l’era davvero aspettata da un upmo come Kenji. «Vuole davvero saperlo? - chiese un po’ ironico il moro, un cenno del capo lo fece parlare - A volte capita che a causa dei miei esami e del tirocinio passino giorni prima di vederci e allora mi sento soffocare è come se mi mancasse l’aria poi sono di cattivo umore, molto irascibile e scontroso, in quei periodi allora ci sentiamo per telefono ma non è come vedersi. Spesso è lei a chiamarmi ma non perché io non voglia ma perché mi anticipa, mi sorprende quando vorrei essere io a farlo.» confidò calmo e deciso «Sai da quando è nata, Usagi è stata un raggio nella nostra famiglia non so come mai ma non vederla girare per casa e vederla fare disastri mi mandava in delirio, hai presente quando ti manca qualcosa o qualcuno e ne senti la terribile mancanza? Ecco questo mi succedeva solo con Usagi quando era più piccola, con Shingo non mi è mai successo, certo è mio figlio e mi preoccupo per lui ma Usagi è diversa, speciale, non so perché ma sento che è destinata a compiere grandi cose! Oggi però vederla scappare ferita dalle mie parole mi ha fatto davvero male avrei creduto che in quel momento mi detestasse. Mamoru ti parlo francamente non farla soffrire, Usagi è fragile e se qualcuno le facesse del male il suo cuore non sopporterebbe il peso del dolore.»
Mamoru guardò con ammirazione il suo futuro suocero che anche se non conosceva la verità ci aveva visto giusto. Mamoru sapeva che la sua dolce metà era fragile e ne aveva avuto la conferma durante l’ultima battaglia, la sua mancanza aveva creato una spaccatura nel cuore di lei che si era ampliata quando pensava che lui la ignorasse. «Se soffre Usagi soffro anch’io quindi mi creda Signor Tsukino l’ultima cosa che vorrei è far soffrire proprio Usagi che con la sua luce illumina le mie giornate buie.»
La brezza marina che entrava dalla finestra fece rabbrividire Usagi che nel sonno si strinse a lui ed al suo movimento Mamoru con il lenzuolo la coprì spostandole le ciocche bionde dal volto, sfuggite agli odango. Kenji dopo quel discorso con Mamoru e dopo aver visto quei piccoli ma importanti gesti d’affetto, si disse contento che una persona a modo, intelligente e gentile come lui si prendesse cura e amasse Usagi come lui o forse di più. Una cosa che Ikuko non aveva notato, cosa che lui invece aveva fatto, era la scarsa propensione alla violenza del giovane, l’unico scatto violento che gli aveva visto fare fu quel giorno quando colpì Usagi con quello schiaffo poi più nulla. Ciò lo riempì di gioia perché non avrebbe voluto che il ragazzo di sua figlia fosse un tipo violento. Accarezzò sua figlia e fece per uscire quando la porta si aprì facendo comparire Ikuko che chiamò i due per il pranzo, Mamoru fece per scendere dal letto ma Usagi dormiente fu più lesta stringendo il lembo della sua maglietta, non voleva rimanere da sola. Il giovane dai capelli corvini si abbassò offrendole un dolce bacio sulla fronte ma lei si svegliò e quando lo vide gli sorrise ricambiata.
«Dormi Usako...» lei sbatté gli occhi poi alzò il capo e vide i suoi genitori sull’uscio. Tentata di mostrarsi adulta ai loro occhi tolse il lenzuolo e si sedette notando solo in quel momento che indossava i vestiti di lui. «Usa torna a letto...devi riprenderti!» la pregò Mamoru «No voglio alzarmi, ho fame e poi devo preparare il pranzo guarda che ora è!» alzatasi fece qualche passo poi le gambe cedettero e venne sorretta da Mamoru che la strinse a sé con tutta la forza e la dolcezza che aveva.
«Tutto bene?» «Uhm mh...solo sento le gambe stanche, non mi sorreggono. Andiamo giù?» «Non vuoi cambiarti?» le chiese guardando la sua mise da “notte-dopo-sesso”. «Non credo serva...e poi c’è il tuo profumo impregnato» l’ultima frase la sussurrò per non farla ascoltare ad orecchi indiscreti come quelli dei suoi genitori.
«Ce la fai?» «E’ meglio se mi aiuti» disse mentre si aggrappava al suo braccio muscoloso, i coniugi Tsukino si avviarono al piano di sotto mentre con calma Usagi e Mamoru scendevano le scale. In un momento da soli Mamoru la ancorò al muro e dopo averla baciata con dolcezza confessò «Mi dispiace Usako, è colpa mia se sei in questo stato, ti ho fatto liberare troppa energia.» ripresasi dal passionale ma delicato bacio gli circondò il collo con le braccia «Non dirlo neanche, hai fatto sfogare la mia rabbia devo solo ringraziarti mi sento più libera e serena...e poi se ti prendi così bene cura di me, potrei sfogarmi più spesso» disse avvicinando le sue labbra al suo orecchio per stuzzicarlo «Non scherzare Odango Atama, ho dovuto chiamare Amy eri così pallida che io...» non finì neanche la frase che le donò un altro bacio bisognoso di amore. Staccandosi con la bocca scese poi sul collo e mentre lei chiuse gli occhi la prese in braccio scendendo le scale rimanenti, prima di entrare in cucina la fece scendere sfiorandole il seno per poi fermare la sua mano sul piccolo e grazioso fianco di lei. In cucina Usagi venne aiutata a sedersi a tavola dove subito dopo le venne messo davanti il piatto «Mamma grazie ma volevo preparare io il pranzo.» «Non in queste condizioni Usagi» decretò sua madre
«Sono solo stanca non invalida» sospirò frustrata «Certo che no Usako, teniamo solo alla tua salute perché ti vogliamo bene»
«Lo so Mamo ma non voglio essere tenuta in una gabbia di cristallo» era affranta dopotutto i suoi genitori la ritenevano ancora una bambina che non sapeva cosa voleva dalla vita. A casa sua si sentiva in trappola, troppo oppressa dalle pressioni dei suoi genitori che non la credevano cresciuta come le sue amiche. Certo non era intelligente come Amy o composta come Rei, non era eccellente come Makoto talentuosa come Minako ma anche lei aveva delle qualità che la caratterizzavano «Ehi, ti ho mai tenuta in un gabbia?» chiese lui facendo l’offeso ma capendo fin troppo bene come si sentiva. «No certo che no ma...Shingo è molto meno controllato e solo perché è un maschio non mi sembra giusto...è meglio se cambiamo discorso non è importante, mamma papà scusate vi sto rovinando la vacanza ve lo dicevo che sarei stata meglio a casa.» Kenji e sua moglie si guardarono consapevoli poi scrutarono il volto abbassato di Usagi che si torturava le mani sul grembo
«Non è vero Usagi, questa vacanza ci voleva proprio, io e tuo padre ci siamo resi conto ed in soli due giorni, che ti abbiamo trattato come una bambina che non sei quindi non ti affliggere vedrai impareremo ad essere più diplomatici. E poi dobbiamo ringraziare anche Mamoru che ci ha aperto gli occhi.» colpita da quelle parole posò la sua mano su quella della madre dove la luce del sole si posò sull’anello che portava all’anulare. «E quello cos’è?» domandò Kenji osservando quel piccolo cuore sul dito della figlia. «Oh questo me l’ha dato Mamo tre mesi fa!» rispose fiera e raggiante Usagi giocando con l’anello. «Ah prima di partire per l’America?» chiese suo padre continuando il pasto ma non ricevendo risposta alzò lo sguardo verso Usagi che aveva gli occhi spalancati quasi fuori dalle orbite e le labbra tremanti «S-si papà prima che partisse per l’America» si affrettò a dire cercando e stringendo disperatamente la mano di Mamoru sotto il tavolo. Ikuko notando il cambio d’umore della figlia si rese conto di aver tirato fuori una questione ancora dolorosa per lei, doveva parlare con i ragazzi che sicuramente le avrebbero detto cosa fare, due anni di silenzio le erano costati la felicità della sua famiglia. Il pranzo continuò in silenzio interrotto solo dalle voci di Kenji e Ikuko che cercavano di mantenere viva la conversazione, Mamoru non perse di vista il viso di Usagi che ormai non aveva più segreti per lui, ricordare quel periodo le faceva male ed era passata solo una settimana.
Con la mano scese sotto il tavolo dove trovò la sua coscia scoperta e gliela accarezzò per poi abbassarsi al suo orecchio «Vuoi andare di sopra?» Usagi a quella carezza alzò lo sguardo dal suo piatto e si beò del movimento della delicata mano di lui poi annuì desiderosa del suo forte e protettivo abbraccio. Gli strinse la mano ferma sulla sua coscia poi parlò «Mamma posso andare a riposare o ti serve aiuto?» «No vai tranquilla, qui ci penso io. Mamoru l’accompagni tu?» chiese facendogli l’occhiolino cosa che il marito non vide per fortuna. «Grazie mamma ti prometto che quando mi sarò ripresa ti goderai la vacanza» affermò poi fece un cenno a Mamoru che dopo essersi passato il tovagliolo sulle labbra si alzò e con attenzione spostò la sedia dei lei, aiutandola ad alzarsi. Kenji con la coda dell’occhio aveva visto la premura di quel ragazzo, non oppose resistenza anche perché dopo quel momento di scambio doveva pur iniziare ad avere fiducia in loro altrimenti avrebbe avuto la guerra in casa fino a che non avrebbero deciso di sposarsi e lui non voleva la guerra. «Riposatevi ragazzi, vi farà bene poi ci riposeremo anche noi vero cara?» e quando la moglie annuì i due giovani si diressero al piano superiore con Usagi sorretta da Mamoru. Stanca la ragazza si adagiò sul morbido letto a baldacchino, Mamoru si sdraiò accanto a lei finché la testa di Usagi non si appoggiò tra la spalla e il suo petto. Ogni abbraccio che le dava era come riprendere il respiro, come riprendere un soffio di vita. «Abbassi le tende?» chiese Usagi mentre accarezzava il suo addome muscoloso che le fungeva da cuscino, lui al suo servizio si alzò e tirando i fili lasciò che le tende poste ai lati dei pali andassero a coprire la struttura del letto. Accanto a lei con una mano le cinse il fianco mentre con l’altra fece intrecciare le loro dita, avere il suo esile corpo stretto al suo lo faceva sentire a casa perché era lei la sua casa, la mano sul fianco iniziò a spostarsi e ad accarezzarle la schiena da sotto la maglietta fina che le aveva fatto indossare, facendole provare un brivido. Usagi in quel momento si sentiva amata, lì stretta tra quelle braccia le sembrava di navigare in un mare calmo che guardava con ammirazione il cielo limpido e senza nuvole, l’orizzonte verso la loro eternità sembrava così vicino che avrebbe potuto attraversarlo, la carezza di Mamoru le provocò un brivido lungo tutto il corpo, un brivido d’amore. Con i piedi lei si avvicinò alle sue gambe toniche e lunghe e gliele vezzeggiò sfregandosi come se cercasse di scaldarsi con il viso poi si allungò avvicinandosi alle labbra di lui che come richiamato gliele catturò dolcemente, entrambi con gli occhi chiusi si abbandonarono al quell’innocente gesto mentre la mano di Usagi si spostò andando a posarsi sulla sua spalla, stringendola. Mamoru spostandosi la sovrastò facendola sdraiare sul materasso, abbandonando le labbra di lei la guardò negli occhi, la guardò con gli occhi dell’amore, quell’amore che lo aveva cambiato per sempre.
Le mani di lui si spostarono sul corpo di lei, sotto il cotone leggero accarezzando non lembi ma pezzi di carne morbida e vellutata che sembrava raso, il suo stomaco, i suoi fianchi ed infine i seni coperti dal tessuto del reggiseno. Usagi estasiata da quelle carezze si abbandonò a lui, a tutto ciò che rappresentava lui, la sua casa, la sua famiglia, il suo mondo. Le sue mani vagarono sulla schiena di lui premendo su punti che ormai aveva imparato a memoria. Mamoru iniziò un nuovo bacio ricco di passione e d’amore per lei, le sue labbra poi scesero sul collo fino a fermarsi tra l’avvallatura dei seni, lei a quelle carezze cedette, infilando le mani sotto la sua maglia e accarezzando il petto forgiato dagli dei, gliela sfilò andando poi a baciare il punto in cui batteva accelerato il suo cuore. Tornando su di lei, Mamoru prese a salire con le mani infilate sotto quel pezzo di stoffa trovando lo stomaco piatto e morbido di lei che sotto le sue mani sembrava creta. Risalendo alzò anche a poco a poco la stoffa di cotone che venne fermata sopra i suoi seni mentre lui donava baci alle sue colline coperte donandole mille brividi e sentendola trattenere un gemito la sua bocca cercò quella di lei mentre le mani andarono ad intrecciare le sue. Distesi su quel letto Mamoru ed Usagi volevano amarsi e stringersi da lì all’eternità ma fare l’amore proprio lì a pochi passi dai genitori di lei non era proprio un’idea geniale. Tra le sue gambe Mamoru era in possesso delle labbra di Usagi che appassionate lo assecondavano ma ora lei voleva dare, alzando il busto gli afferrò la nuca dove guidò un bacio poco casto che preannunciava qualcosa di più intenso. Spingendolo sul materasso gli salì sopra per poi abbassarsi a baciare quel petto marmoreo di cui era la padrona indiscussa. Seduta su di lui, Usagi sentiva la sua eccitazione premere contro la sua apertura e voleva davvero unirsi a lui quindi scese sui suoi pantaloni e fece per sfilarli quando la mano di lui la fermò «Non possiamo Usako» «No?» lui annuì convinto che se avessero continuato prima o poi i futuri suoceri richiamati dai gemiti di entrambi li avrebbero scoperti ed allora sì che lo avrebbero castrato per bene
«E se ti dicessi che mamma e papà sono usciti?» chiese lei maliziosa iniziando a sbottonare il pantalone «Non li ho sentiti e poi Usako è pericoloso se tornassero e ci scoprissero?» si affrettò a dire «Guarda fuori dalla finestra» si limitò a dire baciando ogni centimetro del suo torace, davanti alla finestra corredata da una porta per uscire in terrazzo Mamoru guardava Kenji e Ikuko che per mano camminavano sulla spiaggia dirigendosi senza fretta verso la piscina infondo alla passerella mentre lei si tolse la maglia rimanendo nell’intimo bianco perla. Provocato e insoddisfatto Mamoru si tolse i pantaloni per poi ritornare a letto dove le tende blu celavano al suo interno un’Usagi seminuda distesa tra le lenzuola bianche, sembrava un angelo, il suo angelo. Accecato da quella visione Mamoru si fiondò su di lei donandole un bacio molto passionale mentre lentamente le sganciò il reggiseno andando poi a dare piccoli baci alle punte turgide di lei facendola gemere di piacere. Lei con le dita scese a sfilargli i boxer, voleva averlo per sé e dentro di sé. Sollevandosi per andare a baciarlo fece scontrare le loro intimità e mentre lo baciava, iniziò a sfregarsi mandandolo in iperventilazione «Ti voglio Mamo-chan...amami» gli sussurrò roca facendolo capitolare mentre le sue guance diventarono di un rosso scarlatto. Mamoru vedendola così seducente la stese e prima di entrare in lei andò a stringere le loro mani. Per lui unirsi ad Usagi significava far unire non solo il corpo ma anche l’anima che trovando la sua gemella poteva iniziare a volare. Uniti in un solo corpo e in una sola anima Usagi e Mamoru si stavano dichiarando amore gemendo l’uno nella bocca dell’altra. Dopo l’amplesso mentre Usagi si riprendeva, il moro donò un tenero bacio alla fronte, al cuore e allo stomaco di lei, per dimostrarle che amava tutto di lei ma quel piccolo e tenero bacio non fece altro che riaccenderla di passione, quando Mamoru si stese lei gli salì sopra «Non avresti dovuto farlo» disse con la voce affannosa mentre si sfregava sull’evidente erezione di lui. Con il busto lui le venne incontro e mentre con la mano sul suo collo la baciava lei lo accolse iniziando a scandire il ritmo dapprima lento poi sempre più veloce, le mani del moro andarono a raccogliere i seni di Usagi che con il capo all’indietro glieli offrì per farla impazzire di piacere come solo lui sapeva fare. Ansimanti e felici si scambiarono baci infuocati e ti amo sconnessi finché il sonno non li prese con sé.

Due ore dopo il lieve bussare della porta lì ridestò e guardandosi si resero conto di essere ancora completamente nudi. Usagi gli fece l’occhiolino, in un batter d’occhio infilò l’intimo e la maglia e andò ad aprire trovandosi sua madre di fronte. Strofinandosi gli occhi Usagi la salutò chiedendo che ore fossero «Non è tardi tranquilla! Usagi io avrei bisogno di parlare con te e Mamoru senza tuo padre che ora sta riposando, non ti allarmare non è niente di grave ma vorrei spiegarvi una cosa!» la giovane preoccupata annuì «Sveglio Mamo e veniamo di sotto». Mamoru che aveva ascoltato la conversazione l’aspettò. Lavati e cambiati si ritrovarono di sotto e seduti sul divano del salotto aspettarono che Ikuko, seduta sulla poltrona di fronte a loro iniziasse a parlare. «Vorrei iniziare dicendo che tuo padre non sa quello che sto per dirvi quindi non dovrete preoccuparvi. La prima cosa che vorrei dirvi è che so chi sei Usagi, o forse dovrei dire Sailor Moon. - a quella frase Ikuko si ammutolì per vedere la reazione di lei non ricevendo risposta o cenno proseguì – Conosco il tuo segreto da poco dopo che sei diventata lei, perché oltre ad essere tua madre durante i periodi più difficili delle Sailor eri sempre preoccupata e nel sonno parlavi. Non ho mai detto a nessuno la tua seconda identità perché come madre voglio proteggerti Usagi, ho capito chi fossero le altre guerriere quando hai iniziato ad uscire con Amy, Rei, Makoto e Minako lasciando un po’ da parte Naru...vedi tesoro ho sempre cercato di lasciarti i tuoi spazi anche perché a quattordici anni ogni ragazza desidera un po' di privacy ma non ti negò che mi sono sempre preoccupata finché non ho saputo che un uomo o un ragazzo con uno smoking nero veniva a salvarti. Vorrei solo chiederti una cosa Usagi, non ho mai capito chi fosse quel ragazzo misterioso, nelle vostre ultime battaglie non si è fatto vedere o proprio non vi ha aiutato gli è successo qualcosa?» Usagi rimase interdetta non credeva che sua madre conoscesse la sua vera identità, non credeva che conoscesse anche l’identità delle sue amiche ed ora veniva a chiederle di Tuxedo Mask. Avrebbe voluto urlare ma non sarebbe servito a granché. La mimica di Mamoru lo dipingeva serio ma dentro di sé non credeva alle proprie orecchie, forse era quello il motivo per cui ricordava dell’America? Guardando Usagi la vide far scendere calde lacrime mentre cercava sostegno stringendo la sua mano «...ti ringrazio per il tuo lungo silenzio mamma, sai avrei voluto tanto confidarmi con te, chiederti consiglio ma non potevo. Posso immaginare la tua preoccupazione tutte le volte che ero fuori a combattere, sapere se sarei tornata viva, ammaccata o morta quindi ti chiedo scusa per averti fatto preoccupare inutilmente...vedi mamma Tuxedo Mask non è intervenuto nell’ultima guerra perché è stato il primo qui sulla Terra ad essere stato la vittima. Lui non se lo meritava, mi è sempre stato vicino e quando ho scoperto che non c’era più mi è caduto il mondo addosso...» le lacrime appannarono gli occhi di lei che se lì coprì con le mani finalmente poteva confidarsi con sua madre, finalmente poteva piangere e sentirsi adolescente.
Mamoru odiava vederla soffrire quindi decise di continuare facendo un piccolo gesto che racchiudeva in sé tutta la verità. Togliendole le mani dal viso fece comparire una rosa rossa e gliela offrì con un sorriso tirato, stava soffrendo anche lui. Usagi sorridendogli prese la rosa e la offrì alla madre che sorpresa vide Mamoru farne comparire un’altra per darla a sua figlia asciugandole le lacrime. Ikuko guardava le due rose rosse che Mamoru aveva fatto comparire tra le sue mani intuendo chi in realtà fosse quell’uomo mascherato. «Ma tu Mamoru non eri partito?» chiese con gli occhi lucidi iniziando pian piano a capire «Vede Ikuko-san...sull’aereo poco dopo la partenza il nemico mi ha attaccato perché posseggo dentro di me un oggetto, se così si può chiamare, di valore inestimabile. Usagi credeva che fossi arrivato sano e salvo in America e che non dessi mie notizie per le più svariate problematiche universitarie...lei scoprì che fui io la prima vittima solo una settimana fa durante l’ultima battaglia. Mi creda avrei preferito non creare tutto il dolore che ha provato in questi tre mesi ma non ho potuto fare niente, ero morto! Lei mi ha già perdonato per averla lasciata affrontare tutto da sola ma non sarei dovuto partire, non avrei dovuto lasciare che affrontasse il nemico da sola. Avevo deciso di tornare e non frequentare l’anno in America ma mi hanno fermato prima.» raccontare ciò che aveva vissuto ad esterni lo faceva sentire più in colpa di quella che aveva.
«Oh tesoro chissà quanto hai sofferto in questi due anni. Io ti voglio bene anche se hai una doppia identità, non sai quante volte avrei voluto fermarti e impedirti di andare ma ormai combattere faceva parte di te ed io non potevo importi di abbandonare le tue compagne. Vedendo le tue espressioni in questi anni io non ho il diritto di rimproverarti ma devo solo ammirarti. Non voglio sapere altro, quando vorrai dirlo anche a tuo padre ci racconterai tutta la verità, ma se ci fossero altre battaglie mi raccomando sii prudente» le lacrime coprivano i volti di madre e figlia che poco dopo si unirono in un abbraccio. «Non avrei voluto mentirti...mi dispiace mamma.» Ikuko staccando il viso di Usagi da sé la guardò negli occhi, era fiera della sua bambina lo era sempre stata, asciugandole le lacrime le sorrise, quel sorriso che sono una madre può offrire «Sei sempre stata, sin da bambina, molto coraggiosa. Difendevi i più deboli o chi non riusciva a difendersi, ero fiera di te ora invece lo sono di più! Non permettere a nessuno di cambiarti, vai bene così come sei. Mamoru devo ringraziare te perché sei una persona davvero fantastica ma anche perché ami mia figlia come se fosse la persona più preziosa del mondo.» il moro sorrise alla suocera «Usagi è la persona più preziosa del mondo.» le confidò con il sorriso «Bene che ne dite se ora iniziassimo a goderci la vacanza?»
«Mamo-chan pensi che avremmo dovuto raccontare tutto anche a mio padre?» la notte limpida e senza nuvole vegliava sulla vita di quei due giovani ragazzi che camminavano sulla fredda sabbia preceduti da una coppia un po’ meno giovane di loro che si scambiava qualche piccola effusione, Usagi e Mamoru mano nella mano si lanciavano sguardi luminosi che fecero risplendere i loro volti, mentre Usagi guardava la sabbia ai suoi piedi muoversi lui rifletteva su quella domanda la risposta lo fece arrossire per fortuna che il buio copriva il rossore, «Io credo che forse sarebbe meglio aspettare...» perplessa lei gli rivolse uno sguardo confuso «Perché? Quale sarebbe il problema?» osservando gli splendidi occhi azzurri di lei Mamoru sorrise felice di quella uscita, avvicinandosi al suo orecchio le sussurrò una frase che la fece bloccare «Come spiegheresti Chibiusa?» «Ma...ma lei è la più bella cosa che potesse capitarci...» fermando il loro avanzamento Mamoru la prese tra le braccia «E’ vero ma lui non lo sa e se pensasse che ti ho già sfiorato toccato e amato? Lo sai come reagirebbe...» nervosa e consapevole che lui aveva ragione Usagi si morse le labbra con un movimento sensuale che fecero girare la testa al moro. Mamoru le catturò le labbra, il loro sapore fruttato era derivato dalla macedonia che aveva mangiato per cena Usagi mentre le sue avevano il gusto del cioccolato che mischiato a lei donava un dessert paradisiaco. Le mani di Usagi raggiunsero la nuca e i capelli di lui, mentre le sue mani circondarono il giro vita di lei stringendola a sé. «Ti amo Usako» le confidò quando staccò le sue labbra da quelle di lei «Ti amo Mamo-chan» confessò lei con il sorriso più dolce che ci fosse. Mamoru posò la sua fronte su quella di lei e ad occhi chiusi respirò il suo profumo mescolato a quello della brezza marina mentre Kenji e Ikuko fermi un po’ più avanti osservavano un amore che era il più potente di tutti, sorriderono al cielo ringraziando il fato per aver fatto trionfare l’amore ancora una volta.



Eccomi qua! Sono tornata. Ringrazio chi ancora mi segue dopo questi capitoli pietosi per me, allora cosa ne pensate? Kenji è stato all'altezza delle aspettative o si è reso ridicolo? E Ikuko che si è confidata con sua figlia ha fatto la cosa giusta? Fatemelo sapere.
Vi abbraccio
MoonPride

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: MoonPride