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Autore: Brisus_Chris    02/08/2020    0 recensioni
Joseph e Ben, entrambi artisti, sono migliori amici. Ma ci sarà una svolta, che in un giorno di novembre, cambierà le loro vite. (storia sulla ship Hardzello).
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aveva detto quelle infime parole e i mattoni del muro che aveva costruito per difendersi avevano iniziato a sgretolarsi uno ad uno.
 
Si sentiva sollevato, come se quell'opprimente peso che aveva sul petto se ne fosse andato, sparito per sempre.
Le uniche cose che lo facevano sentire più pesante del solito erano la camicia e i pantaloni inzuppati, i quali gli ricadevano mollemente sul corpo fasciandolo quasi come delle bende.
La camicia leggermente aperta e appiccicata al suo torace faceva risaltare il suo fisico magro, ma non eccessivamente, con un accenno di pettorale.
Sotto di esso, visibili a causa dei bottoni lasciati aperti anche a fine camicia a causa della fretta nel vestirsi, i corti peli addominali che andavano a morire dentro i pantaloni formando una V verso la zona pelvica erano bagnati ed irti a causa della fitta pioggia e del vento.
La vita dei pantaloni gli scendeva perché non aveva indossato la cinta e ciò mostrava uno scorcio dei suoi boxer.
Il resto dei pantaloni gli fasciavano le cosce toniche, rese così da una sua sana passione, quale il nuoto.
Le gocce precipitavano su di lui, come dei piccoli proiettili sulla pelle ormai leggermente arrossata che, a causa del vento che soffiava gelido e deciso, era diventata d'oca facendogli, appunto, drizzare i peli. 
 
Dai capelli, pur essi bagnati, cadevano delle gocce che si facevano strada sul suo viso attraverso le lacrime.
Gli occhi azzurri erano divenuti rossi e tra le folte ciglia scure rimanevano intrappolate alcune delle piccole gocce dispettose che gli finivano negli occhi.
 
Le parole gli rimbombavano ancora nella testa e non riusciva più a capire se le aveva dette o se invece aveva immaginato tutto. 
Pensava stesse sognando, la testa gli scoppiava e ciò influiva anche sulla vista offuscandogliela, proprio come in un sogno. 
 
Le stesse parole che tormentavano la testa di Gwilym, avevano messo in subbuglio il cuore di Ben.
Aveva cominciato a battere più forte, facendo scoppiare la testa pure a lui.
Batteva di rabbia, gelosia, ma anche di comprensione e…e di qualcosa che non riusciva a spiegarsi.
 
Guardava il ragazzo che inerme, aspettava una sua reazione.
Aveva gli occhi bassi e le spalle ricurve lo facevano sembrare più basso ed indifeso, respirava lentamente, riprendendosi dalle botte che gli aveva tirato sul petto e riusciva in un qualche modo a vedere che quell'aura di...di comprensione e di calma che lo avvolgeva sempre sembrava essere stata distrutta, come quel muro che invece aveva sentito Lee.  
 
Non sapevano cosa dire, cosa fare o cosa provare.
 
<< tu...tu c-cosa…? >> la voce di Ben era ancora tremula, ma almeno non singhiozzava come prima. Inoltre il suo tono di voce si era abbassato notevolmente, fino a diventare quasi inudibile mischiandosi con il forte scrosciare della pioggia.
 
L'aspirante medico alzò lo sguardo verso di lui e lo incastrò nel suo.
 
Verde dentro azzurro.
 
Anima tumultuosa dentro anima annientata.
 
Ben e Gwilym.
 
Due ragazzi, un solo amore.
 
Chiuse di nuovo gli occhi e sospirò pesantemente per ritrovare quel coraggio che lo aveva fatto parlare prima.
 
Dopo qualche secondo di assoluto silenzio parlò con un tono simile a quello di Ben.
 
<< Joe...anch'io lo amo...ma l'ho capito troppo tardi… >> e chinò lo sguardo, quasi sentendosi in colpa.
 
Qualcosa dentro Ben si spezzò.
 
Guardò il vuoto e poi le nuvole, cercando almeno in loro di trovare qualcosa di "normale" estraniandosi dall'assurda situazione che le infime emozioni avevano causato. 
 
Iniziò a torturarsi le dita e andò avanti per un tempo indefinito, finché si decise a parlare di nuovo.
 
<< Grazie per la...preziosissima informazione...ma ora puoi pure tornartene da dove sei venuto…>> il dolore nella sua voce era percepibile.
 
Una risata, anche questa amare, ma questa volta da parte di Gwilym.
 
<< Sì certo...e lasciarti andare a commettere un suicidio? Lo so che stavi andando dai suoi genitori >> il sarcasmo era prorompente invece nella sua di voce, come se si fosse azionato un secondo metodo di difesa. 
 
Il biondino lo guardò per qualche secondo incapace di parlare, ma poi decise che avrebbe preferito dialogare con lui, anche se lo odiava, piuttosto che rimanere in silenzio facendosi travolgere dalle emozioni. 
 
Fece appello a tutte le sue forze per rimanere calmo, chiuse un attimo i grandi occhi verdi e fece un respiro profondo. 
Quando li riaprì puntò lo sguardo in quello ceruleo e gli si avvicinò di un passo, solo per non mettersi a gridare per farsi sentire. 
 
<< E allora tu perché sei qui genio? Non devi fare anche tu la stessa cosa? >> avvicinatosi a lui dovette alzare un po’ il viso, ma questo non gli impedì di mantenere lo sguardo fisso nel suo. 
 
<< A dire...a dire il vero io sono qui per te… >> tutto ciò che riuscì a dire il più grande fu questo, perché quegli occhi per qualche motivo lo mettevano in soggezione e per questo finito di parlare portò lo sguardo su delle panchine, evidentemente le più interessanti al momento per lui. 
 
Un biondo sopracciglio si inarcò confuso e la bocca si aprì un secondo in cerca di parole che però non arrivarono.
 
Il moro dei due sbuffò profondamente e si allontanò di nuovo da lui. 
Portò una mano agli occhi per strofinarseli e decise di interrompere quel silenzio carico di tensione che lui stesso aveva creato. 
<< Senti...lascia stare...ma per favore non andare da loro a fare una sfuriata… >>
 
Ma al pittore quella risposta non era bastata e quindi si avvicinò velocemente a lui con ampie falcate, facendo quasi scontrare i loro petti e gli puntò un dito sullo sterno magro. 
 
<< Io esigo sapere cosa intendevi. Ora. >> il tono era duro, ma gli occhi lo tradivano per quella curiosità mista a qualcosa di ermetico celata dietro allo sguardo.
 
Non essendo avvezzo alla fisicità il più grande trovò il volto e il corpo di Ben fin troppo vicino al proprio, ma questo non lo fece allontanare, ma gli fece piuttosto prende la sua mano nella propria, un gesto che poi in seguito Gwilym si spiegò che lo fece per il fastidio di aver un dito puntato allo sterno, ma al momento non sembrava questa la ragione.
 
Si abbassò un poco facendo quasi toccare i loro nasi e prese a sussurrare.
 
<< Ho detto che sono venuto qui per te. Per salvarti il culo da te stesso. Non tutto è ancora perduto...possiamo sempre andarlo a cercare...insieme. >>
 
Gli occhi azzurri così pieni di sfumature puntati nei suoi, il viso fin troppo vicino al suo, le labbra perfette che avevano appena pronunciato un barlume di speranza, la grande mano sopra la sua e la pioggia che continuava a cadere ininterrottamente sopra entrambi, come in un cliché di una scena romantica diremmo noi oggi, era troppo per il più piccolo, che si schiarì la voce e si allontanò di un passo, giusto per mantenere una distanza di sicurezza tra loro.
 
Il fantasma di un sorriso apparve sulle labbra dell’altro notando questo suo disagio.
 
<< Allora...lo andremo a cercare insieme…? >> aveva lo sguardo basso, come un bambino che aveva appena fatto una marachella e ciò fece sciogliere il cuore di Lee.
 
Si riavvicinò a Ben. gli rialzò delicatamente il viso per incontrare ancora gli occhi verdi e gli lasciò una carezza delicata sul viso.
 
<< Sì, lo andremo a cercare insieme. >> 
 
   
 
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