Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: MiakaHongo    02/08/2020    2 recensioni
NOTA: La Fic si ispira anche agli eventi di FROZEN 2
Elsa e Jack vivono finalmente insieme nella stessa epoca, eppure qualcosa si insinua nuovamente nel cuore di Elsa: la paura.
Pitch si propone di aiutarla, ma è davvero questo il suo piano o nasconde qualcosa di più subdolo?
Jack si ritroverà di punto i bianco catapultato in una situazione senza precedenti, riuscirà comunque ad aiutare Elsa o inizierà a dubitare anche lui del suo futuro?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Olaf, Sven
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 10 Quiete prima della tempesta In poco tempo Anna, Kristoff e Sven trovarono Elsa e Jack. Portarono Jack su Sven fino all’accampamento dove fu medicato dai guaritori del villaggio, tutti ne approfittarono per riposare finché non si fece sera.
Accesero vari fuochi al villaggio per fare luce nel buio della notte, molti si riunirono però davanti al falò più grande, tra questi vi erano anche Elsa, Anna, Kristoff e Olaf.
“E’ proprio bella l’atmosfera che si respira qui ed è sicuramente meglio di dormire da soli in mezzo alla foresta!”
Asserì Anna, la sorella fece un segno di consenso con la testa: persino lei si era riposata, nonostante non vedesse l’ora di seguire la voce, doveva ammettere che lo scontro con il gigante l’aveva stancata parecchio.
“Aspetta Elsa, mi è appena venuta una grande idea!”
“Ovvero?”
“Possiamo fare la rivincita del gioco dei mimi, coinvolgendo ovviamente chiunque voglia partecipare!”
“Hai così tanta fretta di perdere di nuovo?”
Chiese Kristoff accennando un sorriso furbo.
“Non dire assurdità, io e mia sorella siamo fantastiche a questo gioco, l’altra volta lei era solo… distratta, tutto qui!”
“Se ne sei così convinta…”
Anna si guardò intorno ed invitò a giocare chiunque volesse, spiegando brevemente le regole. Il suo sguardo si posò poi sul generale Mattias che era lì vicino: i soldati erano stati eccezionalmente invitati ad accamparsi vicino al villaggio dato che avevano aiutato Elsa ed Anna.
“Generale Mattias si unisce a noi?”
L’uomo preso alla sprovvista rispose imbarazzato.
“Non credo che questo gioco faccia per me sono più il tipo da tazza di tè davanti il fuoco, ma fate pure: sarà un piacere guardarvi”
“Aspettate! Qualcuno vuole divertirsi senza di me, per caso?”
Obiettò Jack spuntando all’improvviso.
“Jack! Già in piedi? Sicuro di stare bene?”
Chiese Elsa con una preoccupazione tale da fargli quasi piacere.
“Mi fa ancora un po' male se faccio movimenti troppo bruschi ma diavolo, niente che possa impedirmi di divertirmi facendo i mimi con voi, ovviamente!”
Elsa portò una mano alla testa avvilita dalla poca coscienziosità di Jack ma oramai poteva dire di esserne abituata.
I partecipanti al gioco si riunirono vicino al falò ed iniziarono a giocare: la prima fu Anna che diede un’esemplare spiegazione mimando alla perfezione un orso. Fu poi il turno di Ryder, uno dei Northuldra, il quale fece del suo meglio per imitare quanto riportato nel bigliettino ma con evidenti scarsi risultati, se non le risate di coloro che stavano assistendo alla buffa scena.
“Oh, ma andiamo: è facilissimo come fate a non indovinare?”
Disse risentito incrociando le braccia al petto, Jack sorrise a quella scena.
“Non te la prendere amico, è normale all’inizio non essere perfetti: fammi vedere cosa devi mimare e ti do una mano io!”
Jack lesse il bigliettino quindi ragionò sul modo migliore di mimare cosa gli era stato richiesto, quando vide qualcosa ai piedi di una capanna gli venne un idea per vincere facilmente: raccolse dei rami quindi li poggiò vicino alla testa, poi prese in prestito il naso di Olaf poggiandolo in bocca, infine imitò una buffa camminata a gambe aperte.
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“Sven!”
Disse Kristoff con una sonora risata, Jack annuì il che lo fece esultare in maniera piuttosto evidente.
“Ma dai! Non vale usando oggetti!”
Protestò Anna.
“Dovevi precisarlo nelle regole, mia cara!”
La canzonò Jack con fare ironico.
“Non importa, la mia vendetta sarà tremenda: non ti accorgerai nemmeno di aver perso tanto lo farai in fretta!”
“Lo vedremo: deve ancora nascere chi può battermi in questo gioco!”
“Bé magari è già nato, o ‘nata’ nel mio caso, solo che non lo sai!”
 Elsa rise davanti a quella scenetta.
“Certo che quei due sono proprio dei bambini!”
Esclamò rivolta ad Olaf.
“Oh non direi bambini, piuttosto adolescenti al massimo o ‘giovani adulti’ sarebbe più appropriato… certo Elsa non sei brava a vedere l’età delle persone, eh?”  
Elsa ridacchiò a quelle parole.
“Olaf era solo una battuta!”
“Spesso mi dicono che non capisco le battute, forse è il momento che inizi a giocare a tennis!”
“Eppure, credo proprio che tu ne abbia appena fatta una!”
Esclamò lei, non riuscendo più a trattenere le risate.
La serata continuò tra risate e divertimenti in modo spontaneo e rilassato, persino Elsa aveva dimenticato per un attimo il motivo per cui fossero lì quando una Northuldra si avvicinò a lei.
“Posso parlarti un attimo? Vorrei mostrarti una cosa”
“Certamente!”
Rispose lei, riconoscendo la ragazza che l’altra volta aveva ripreso i bambini che giocavano con lei e Jack. Si appartarono leggermente, sedendosi accanto ad un piccolo fuoco dove si stava scaldando un tenero cucciolo di renna: Elsa lo carezzò dolcemente mentre ascoltava le parole della ragazza.
“Non ci siamo presentate: sono Honeymaren, ho saputo purtroppo del triste destino capitato a tua madre…”
“Non ti preoccupare, ormai è passato del tempo”
“Devi sapere che tua madre era stata scelta come guardiana della pietra degli elementi: una pietra di piccole dimensioni che se attivata mostra i simboli degli elementi… questi per l’esattezza!”
Disse indicando i cinque rombi ricamati sullo scialle della madre che Elsa aveva riposto sul grembo.
“Non ho mai visto nessuna pietra del genere!”
“Ne sei sicura? Normalmente è di colore blu e di dimensione ovale”
Elsa ci rifletté un attimo ma poi le venne in mente una cosa.
“Mia madre aveva sempre una pietra blu al collo, una spilla che non toglieva mai… pensi possa essere quella?”
“Per tutti gli spiriti, potrebbe essere proprio quella! Iduna probabilmente per custodirla ha deciso di portarla sempre con sé… sai per caso dove potrebbe essere?”
Chiese speranzosa la ragazza.
“Vediamo… dopo la mia incoronazione feci pulizia tra le cose dei miei genitori e trovai tra i loro effetti personali anche la spilla in un cassetto: trovai strano che non l’avesse portata con sé ma dati i tanti ricordi collegati a quella spilla, io ed Anna non riuscimmo ad indossarla, così la conserviamo lì dove ce l’ha lasciata”
“È di vitale importanza che tu ce la porti non appena ne avrai occasione!”
“Non capisco perché possa essere importante… per noi ha una valenza affettiva ma mi è sempre sembrata una normalissima spilla!”
“Oh no Elsa, in origine non era nemmeno una spilla: quella pietra venne donata anni fa dagli spiriti a quello che fu nominato il primo custode della pietra. Gli spiriti la donarono in segno di gratitudine al popolo dei Northuldra per il rispetto e la protezione che il nostro popolo ha sempre mostrato verso di loro”
“Quindi è un simbolo?”
“È molto più di questo: chi ha la pietra la può usare per assorbire una parte dei poteri degli spiriti stessi ed usarli a suo piacimento. Negli anni il custode della pietra li ha sempre usati con parsimonia e solo quando necessario, come per favorire i raccolti o evitare inondazioni ad esempio! Tua madre aveva avuto l’onore di essere scelta alla nascita dagli spiriti stessi come nuova custode ed ecco perché aveva la pietra”
“Ma se a voi serviva per tutte queste cose perché avete lasciato che mia madre andasse via con la pietra?”
La ragazza ridacchiò come se Elsa avesse appena fatto una domanda scontata.
“Vedo che ancora non ti è chiara la logica dei Northuldra: noi non influenziamo la natura e gli spiriti, noi viviamo in armonia con essi e con i doni che ci concedono. Se loro hanno scelto tua madre come custode e le hanno permesso di lasciare la foresta incantata sicuramente avevano un buon motivo per farlo”
“Allora perché mi chiedi ora di riavere la pietra? Avete trovato un nuovo custode?”
“No, ma la pietra è molto potente e nelle mani sbagliate potrebbe essere usata in modi terribili! Vorremmo tenerla al sicuro finché non sarà il momento”
“Capisco… allora appena tornati ad Arendelle te la porteremo!”
“Grazie”
“Ho ancora un dubbio però: hai detto che i simboli sul mantello indicano gli spiriti ma io ne vedo cinque mentre gli spiriti non dovrebbero essere vento, fuoco, terra ed acqua?”
“È perché si dice che ci sia un quinto spirito e che sia un ponte tra noi e la magia della natura!”
“Un quinto spirito?”
Chiese Elsa con un filo di voce.
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Esiste davvero un quinto spirito?
Che sia lo strano ragazzo che continuo a vedere in sogno?
La sola possibilità che quel ragazzo con i suoi stessi poteri potesse esistere davvero la emozionò non poco, sentì mancarle il respiro al solo pensiero di poterlo incontrare dal vivo.
Oppure potrebbe trattarsi della voce che continuo a sentire… o di entrambe le cose!
Si rivolse di nuovo ad Honeymaren con la voce di chi non vorrebbe mai un no come risposta.
“Pensi che possa essere la voce che continuo a sentire?”
“Può darsi, solo Ahtohallan lo sa!”
“Lo diceva sempre mia madre… Ahtohallan: il fiume con tutte le risposte sul passato e su ciò di cui siamo parte, giusto?”
La ragazza annuì.
“Ci insegnano una canzone quando siamo piccoli che ci ricorda lo scopo fondamentale del fiume ma anche il rischio che esso porta, si dice che lo stesso spirito dell’acqua vegli sulla sua entrata”
“Nostra madre ce la cantava…”
“Ma non è finita qui: la leggenda parla anche di un altro spirito”
Honeymaren voltò il ricamo sullo scialle mostrandone il retro dove solo il centrale dei cinque era ricamato anche dall’altra parte, poi proseguì.
“Perché c’è sempre un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la sua ombra!”
“Ombra?”
“Esatto! Devi stare molto attenta perché si dice che ci sia uno spirito contrapposto ai cinque principali e che incarni l’opposto del loro stesso essere, seminando solo paura e distruzione. Molti dicono di averlo visto quando la foresta è caduta e sono iniziati gli scontri tra i soldati di Arendelle e i Northuldra… è conosciuto con molti nomi ma noi lo chiamiamo…”
Prese un profondo respiro prima di pronunciarne il nome.
“Pitch”




Una volta finito il gioco Anna esultò in maniera molto vivace la loro vittoria, anche se per pochi punti.
Jack provò in tutti modi ad obiettare ma questa volta doveva ammettere di aver perso, quindi strinse la mano ad una più che soddisfatta Anna e si andò a sedere davanti al grande falò. Ascoltava la dolce musica suonata da alcuni Northuldra mentre osservava in lontananza Elsa che parlava con una di loro.
Sospirò amaramente pensando ancora una volta alla sua realtà, che ad oggi gli sembrava ancora più lontana che mai. Passò diversi minuti perso nei suoi pensieri e nei ricordi, finché accanto a lui non si sedette un’altra anima che sembrava altrettanto disperata.
“Basta, io ho deciso: ci rinuncio!”
Esordì un poco riconoscibile Kristoff al suo fianco.
“Ehi amico che è successo?”
“Che è successo? È successo che ho provato a fare la proposta ad Anna per la millesima volta ma come sempre finisco per rovinare tutto: una volta è la mia goffaggine, un’altra il mio errato uso delle parole… fatto sta che ogni santa volta finisce male! Forse è il mondo intero che sta cercando di dirmi di non farlo!”
Pronunciò le ultime parole in un modo così sconsolato che Jack si sentì amareggiato anche per lui.
“Forse dovresti solo provare con qualcosa di semplice, senza fare le cose troppo in grande: sono sicuro che Anna sarà felicissima in qualsiasi caso, credimi! Infondo a volte non serve il momento giusto ma solo la persona giusta”
Kristoff rimase stupito da quelle parole: quel ragazzo nonostante le apparenze sembrava a volte davvero un esperto in amore.
“Allora spero solo che lei mi veda davvero come la persona giusta per lei!”
“Sono sicuro che nel tuo caso è così”
Il suo sguardo si posò involontariamente di nuovo sulla figura di Elsa in lontananza: si chiedeva se invece nel suo caso fosse davvero lui la persona giusta per Elsa.
Ma a quanto pare la scena non passò inosservata.
“Certo che nonostante la mia situazione, non ti invidio: ci vuole molto coraggio per puntare una come Elsa, direi che anche tu non scherzi!”
A quell’affermazione di Kristoff Jack trasalì, si sentì avvampare e distolse immediatamente lo sguardo.
“Ma c-cosa dici? Io…”
Kristoff sorrise a quel disperato ma dolce tentativo di negazione, quindi posò affettuosamente una mano sulla spalla del suo nuovo amico.
“Non sono di certo un esperto in amore ma lascia che ti dia io un consiglio adesso: invitala a ballare!”
“Ma lei ha detto che non balla!”
“E questo ti fermerà? Una persona saggia mi ha detto che in amore sarà sempre difficile, quindi tanto vale provarci, no?”
Jack sorrise ricordando le parole che lui stesso aveva rivolto a Kristoff.
Quest’ultimo però non aspettò una risposta: si alzò allontanandosi in direzione di Anna.
Grazie Kristoff




Una volta che Honeymaren se ne andò, Elsa rimase a fissare il simbolo sul suo scialle: si sentiva così vicina ma allo stesso così lontana dalla verità.
“Vuoi ballare?”
Era così persa nei suoi pensieri che l’inaspettata voce di Jack la fece sussultare.
“Cosa?”
Jack non sapendo come chiederglielo aveva optato per l’approccio diretto ma adesso sperava con tutto se stesso che quella domanda fosse davvero dovuta al non averlo sentito piuttosto che al volergli concedere una seconda possibilità.
“Vuoi ballare?”
Provò a ripetere, abbozzando un sorriso che sperava non mostrasse l’agitazione che sentiva divampargli in petto.
Non sapeva se fosse per il fatto di essere tornato umano o perché in quella realtà lui ed Elsa non erano ancora intimi ma si sentiva davvero come un ragazzo che chiedeva per la prima volta di ballare alla ragazza per cui ha una cotta. E non era una sensazione così piacevole come ricordasse.
“Grazie Jack, ma come ti ho detto: io non ballo”
Rispose lei accennando un sorriso distratto, per poi voltare di nuovo lo sguardo sullo scialle.
Quell’affermazione lo gelò ma allo stesso tempo sentì un fuoco divampargli dentro, come se avesse risvegliato una parte di lui che era stata momentaneamente soppressa dal panico.
Eh no, Elsa: non ho accettato un patto con il mio peggior nemico, viaggiato nel tempo ed affrontato senza poteri degli spiriti funesti per arrendermi così facilmente. Ti farò tornare nella nostra realtà a qualsiasi costo o almeno ti farò desiderare di farlo!
Prese entrambe le mani di Elsa e la tirò su finché non si ritrovò in piedi davanti a lui.
“Tutti ballano! Il segreto è nel fingere di saperlo fare”
Le sussurrò lui con aria complice, quindi con la presa ancora ben salda sulle sue mani iniziò a farla ballare a ritmo di musica.
Elsa rimase letteralmente senza parole da quel gesto inaspettato: di solito le persone non amavano toccarla ma lui invece ancora una volta non sembrava averne nessuna paura, nonostante non fosse di Arendelle. Quel contatto così spontaneo e deciso di lui, a cui non era abituata, la fece sentire a disagio: infondo l’unico uomo con cui avesse ballato prima d’ora era suo padre quando era piccola, prima che scoprisse la pericolosità dei suoi poteri.
Se lo ricordava come se fosse ieri: lui le diceva sempre di essere buona con lui in quanto era solito pestare i piedi alla mamma quando ballava, solo adesso capiva che probabilmente era una scusa per farla sentire a suo agio.
Quel tenero ricordo la fece sorridere dolcemente: forse ballare non era poi così male.
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Kristoff propose ad Anna di ballare e per sua fortuna, a differenza della sorella, adorava farlo e quindi non fu per niente difficile avere uno sprizzante ‘sì’ come risposta.
Sperò vivamente che ‘sì’ sarebbe stata la risposta anche all’altra domanda che intendeva farle.
Fece cenno a Rayder di suonare come erano d’accordo qualcosa di più romantico, così iniziò a ballare con lei un lento ma non riusciva a proferire parola: aveva quasi paura che potesse rovinare tutto di nuovo.
Forza Kristoff fatti coraggio, quanto sarà difficile? Con così tanti tentativi uno prima o poi dovrà andare bene, no?
Pensò facendosi coraggio, quindi iniziò a parlare.
“Stai molto bene stasera!”
“Davvero? Ho gli stessi vestiti dall’inizio del viaggio ed i capelli in disordine, inoltre ho dormito male quindi credo di avere delle occhiaie da far paura… oddio le ho veramente? No perché se le ho davvero…”
Ok, primo passo: fermare Anna quando inizia ad impanicarsi.
“Stai benissimo: a te non servono tanti fronzoli per essere carina ai miei occhi!”
Disse teneramente fissandola negli occhi, cosa che la fece arrossire timidamente ma che la rendeva allo stesso tempo felice.
“Grazie”
Bene Kristoff, ottimo: continua così!
Disse a se stesso, quasi incredulo di non aver già scatenato un pandemonio.
“In realtà non ti ho invitata solo per ballare… nonostante per me sia sempre un piacere farlo”
“Ah no? E per cosa allora?”
“Volevo dirti una cosa”
Si fermarono un attimo, Kristoff distolse leggermente lo sguardo sperando di trovare il coraggio necessario per continuare senza incespicare, quindi proseguì.
“È una cosa molto importante…”
“Non ci credo: è davvero quello che penso?”
Esclamò lei stupefatta.
“Ah, quindi hai già capito di cosa si tratta?”
Disse tanto sorpreso quanto imbarazzato.
“Sono senza parole!”
“In senso positivo o negativo?”
Chiese lui, cercando di nascondere dietro l’ironia l’evidente panico.
“Non saprei: ho sentimenti contrastanti per il momento! Secondo te mi dovrei sentire più spaventata o contenta?”
Il crescente tono nella sua voce, più stupefatto che felice, iniziava a preoccuparlo seriamente.
“Bé, è indubbiamente una decisione importante e se ti serve temp…”
Si fermò non appena trovò il coraggio di guardarla negli occhi perché solo in quel momento notò che non stava guardando affatto lui, bensì qualcosa alle sue spalle e aveva letteralmente la bocca spalancata dallo stupore.
Alzò gli occhi al cielo avvilito dall’aver appena constatato che stessero parlando di due cose nettamente diverse, con un sospiro si voltò.
Voglio proprio sapere cosa c’è di così incredibile!
Ma anche lui rimase di stucco quando vide cosa stava fissando in lontananza la sua ragazza.
“Mia sorella sta ballando con un ragazzo!”
Esclamò lei, ancora incredula.
Nonostante tutto Kristoff non poté fare a meno di sorridere soddisfatto a quella scena, pensando che almeno uno tra lui e Jack fosse riuscito nel suo intento della serata.
“Ehi Kristoff, posso parlarti un attimo?”
Disse la voce di Rayder alle sue spalle mentre lo tirava in disparte.
“Che c’è?”
“Vedo che il piano non ha avuto l’effetto desiderato, ma non disperare ne ho un’altro: mi sono appena ricordato che nelle nostre tradizioni abbiamo un modo STUPENDO di fare la proposta e la cosa più bella è che servono tante renne!”
“Davvero?”
Chiese lui con una leggera esitazione: si ricordò le parole di Jack di poco prima sul fare qualcosa di semplice.
“Se iniziamo subito per l’alba saremo pronti!”
Forse Jack ha ragione, forse combinerei solo un altro guaio… conosco Anna e probabilmente come dice lui sarà felice ugualmente (ammesso che la sua risposta sia ‘sì’).
No! Anna merita il meglio e lo avrà: a qualunque costo.
Annuì quindi a Rayder ed insieme si inoltrarono nella foresta, attenti a non farsi vedere.




Quando i Northuldra iniziarono a suonare un lento Elsa vide Jack avvicinarsi ancora di più a lei: le cinse leggermente il fianco con una mano mentre l’altra era ancora stretta nella sua.
Sentì il cuore batterle per l’agitazione e si sorprese nel chiedersi se risultasse goffa ed impacciata, infondo non è che fosse un’esperta di ballo!
Magari stava facendo una pessima figura, magari lui avrebbe riso di lei o l’avrebbe presa in giro per il suo modo di ballare: il solo pensiero la dilaniava così decise di incrociare il suo sguardo per cercare di capire quanto fosse grave la situazione. Pessima idea: perché appena lo fece notò che la fissava in un modo così intenso che sentì mancarle il fiato.
Sentì il viso arrossarsi: non aveva notato che fossero così vicini e avrebbe davvero voluto distogliere lo sguardo o fuggire da quella tremendamente imbarazzante situazione ma per qualche motivo non riusciva a farlo.
Forse iniziò a capire il perché: si sentiva esattamente come nel suo scorso sogno, solo che questa volta volendo avrebbe potuto davvero scappare ma possibile che non lo volesse?
Certo Jack era simpatico, oggettivamente un bel ragazzo e si era sempre dimostrato disponibile ad aiutarli ma era anche vero che lo conosceva da poco!
Eppure riusciva sempre a farla sentire in un modo diverso da chiunque altro: riusciva a farla sentire giusta così com’era, come se a lui bastasse questo.
Ma gli bastava davvero?
Bastava a lei?
Bastava a giustificare il fatto che se in quel momento lui l’avesse baciata lei non era più tanto sicura che glielo avesse impedito?
Elsa frena! Cosa diavolo stai pensando? Probabilmente ti sei solo fatta influenzare da quello stupido sogno e dal fatto che il volto di quel ragazzo fosse così simile a quello di Jack, tutto qui!
Deve essere questo, d’altronde che altro potrebbe essere?
Non era sicura di essere pronta a saperne la risposta e quel penetrante sguardo fisso nel suo non migliorava la situazione.
Prese un profondo respiro, come a cercare quell’aria che sentiva mancarle, sperando che il suo battito cardiaco tornasse ad un ritmo almeno regolare! Aprì la bocca come per dire qualcosa, anche se non era proprio sicura di quello che volesse dire, o se sarebbe stata capace di emettere dei suoni in quella situazione. Non lo avrebbe mai scoperto, perché una forte scossa al terreno le fece perdere l’equilibrio reggendosi in piedi solo grazie alla presa di Jack.
“Tutto bene?”
Chiese lui.
Lei annuì, quindi entrambi si voltarono verso la fonte del tremore vedendo un golem che passava a poca distanza dal villaggio.
“Sono i golem ma cosa ci fanno da queste parti? Presto: nascondetevi e spegnete tutte le luci!”
Urlò Yelana a tutti i presenti, quindi i Northuldra iniziarono a correre per il villaggio spegnendo il più velocemente possibile qualsiasi fonte di luce.
“Dovremmo nasconderci!”
Disse Elsa a Jack, facendo riferimento al fatto che lui la teneva ancora tra le sue braccia.
Jack alzò gli occhi al cielo per il terribile tempismo di quei golem: durante quel ballo si era sentito per la prima volta di nuovo vicino ad Elsa e quei cosi di terra avevano rovinato tutto!
“E va bene, però mi devi un ballo!”
Disse con un accenno di sorriso, quindi entrambi si nascosero dietro degli alberi.
Elsa ne sentì passare uno proprio dietro di lei ed ebbe come la sensazione che avesse percepito la sua presenza, cosa che la preoccupò: non voleva di certo mettere in pericolo tutti.
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Per fortuna però la sensazione passò e sentì i rumorosi passi dei golem farsi più lontani: si affacciò dal bordo dell’albero e li osservò allontanarsi ma qualcosa, o meglio qualcuno, la tirò via per un braccio.
Era sua sorella e sembrava avere un volto tanto esasperato quanto preoccupato.
“Ti prego non dirmi che hai intenzione di seguirli! Ti devo ricordare cosa è successo l’ultima volta che li hai visti?”
“E se li domassi come ho fatto con il vento ed il fuoco? Magari questa volta potrei riuscirci!”
“E se invece ti schiacciassero ancora prima che tu possa provarci?”
Jack, che aveva assistito alla scena, si intromise nella conversazione.
“Elsa, Anna ha ragione: è troppo pericoloso ed io ne sono l’esempio vivente!”
Disse indicandosi la ferita.
“Ricorda: l’obiettivo è trovare la voce, trovare la verità e tornare a casa!”
Le ricordò la sorella
E far tornare Elsa alla sua realtà
Pensò tra sé Jack
E trovare il quinto spirito!
Pensò Elsa, ma forse avevano ragione: era pericoloso, soprattutto per loro, ed aveva già constatato che era impossibile provare a farli desistere.
Yelana si avvicinò a loro.
“Per gli spiriti, per fortuna state bene! Andate subito a dormire: non è sicuro stare svegli in quanto i golem sono sensibili alle luci e ai rumori: potrebbero tornare. Noi faremo a turno per fare la guardia al villaggio”
Elsa era contraria ad andare a dormire ma era buio pesto e senza fonti di luce era praticamente impossibile continuare il viaggio, quindi a suo malgrado si accoccolò vicino a sua sorella e dopo diversi minuti riuscì finalmente ad addormentarsi.




Elsa si ritrovò nella sua camera ad Arendelle ma questa volta c’era qualcosa di diverso, come se non si sentisse bene, come se qualcosa la stesse opprimendo in petto con una forte stretta al cuore.
Si voltò speranzosa in cerca di aiuto, fu allora che lo vide: il ragazzo del sogno la stava osservando da fuori la finestra, aveva una mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla testa, ma appena lei si avvicinò, lo tolse.
Elsa posò istintivamente anche lei la sua mano sul vetro, in corrispondenza di quella di lui, l'unica cosa che li separava era quel vetro, eppure dall’espressione di lui aveva la tremenda paura che a sperarli ci fosse molto altro.
Sentì una stretta al cuore: lui aveva un'aria seria, malinconica...decisamente preoccupante.
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Provò un'orribile sensazione, sentiva che quello era un addio, era quasi certa che non lo avrebbe più potuto rivedere e la cosa la terrorizzava. Iniziò a sentire il suo cuore battere agitato e le proprie paure assalirla sempre più come la morsa al petto che la attanagliava ma tentò di ignorarla.
Il ragazzo pronunciò due parole ma stranamente nessun suono gli uscì dalla bocca. Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa riuscì a capire cosa aveva detto, lo lesse dal labiale: aveva detto due semplici parole.
'Ti amo'
La cosa la spiazzò ma non aveva nessun senso! Lei non conosceva quel ragazzo e non capiva perché somigliasse tanto a Jack, perché comparisse continuamente nei suoi sogni o perché avesse i suoi stessi poteri.
Eppure quella sensazione che fosse un addio, che forse non lo avrebbe più rivisto, che non avrebbe mai saputo la verità, iniziava ad angosciarla sempre più facendole mancare il fiato: lui sembrava stare per andare via ma lei non poteva permetterglielo!
Sbatté il braccio contro la finestra per attirare la sua attenzione.
“Non puoi andartene! Devi dirmi chi sei, come posso trovarti e perché hai i miei stessi poteri!”
Urlò lei, ma il ragazzo si comportò come se non avesse parlato: levò lentamente la mano dal vetro e si lasciò trasportare via dal vento.
No, non poteva finire così: quella maledetta finestra era una di quelle che non si apriva, quindi corse giù per le scale candendoci quasi per la fretta. Arrivò fuori al cortile ma del ragazzo non vi era traccia e lo sentiva chiaramente dentro di sé come se fosse una certezza: era andato via e non sarebbe più tornato.
Il dolore provato in quel momento fu immenso e senza accorgersene copiose lacrime le solcarono il viso e sentì un’immensa disperazione, come se avesse perso qualcosa di fondamentale, qualcosa che non sarebbe più potuta tornare.
Istintivamente portò lo sguardo verso l’alto e nonostante non fosse ancora orario, vide la figura circolare della luna alta nel cielo.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di giorno.
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Per qualche strano motivo il vedere quella figura circolare alta nel cielo placò per qualche istante le sue paure.
La pace durò però solo pochi istanti perché sentì il dolore al petto crescere a dismisura fino a farla svegliare con un urlo di disperazione: la cosa non passò inosservata.
“Elsa che succede?”
Le chiese preoccupata sua sorella, svegliata anche lei dal suo urlo. Stava per risponderle quando accorse anche Jack, che sembrava in pieno panico.
“Elsa, stai bene?”
Elsa portò una mano al petto: quel dolore che fino a poco fa le sembrava così reale era sparito ma non la terribile sensazione di star sbagliando qualcosa e di non poter più rivedere quel ragazzo.
“Sto bene, era solo un sogno ma dobbiamo andare e seguire la voce, SUBITO!”
“Subito?”
Chiesero in coro perplessi Anna e Jack.
“Sì, una Northuldra mi ha detto di un quinto spirito, un ponte tra noi e la natura, la voce potrebbe condurci da lui e ho paura di non riuscire a trovarlo in tempo se non ci sbrighiamo!”
“Ok dammi solo un attimo…”
Disse Anna guardandosi intorno ma vide solo Olaf.
“Olaf, sai dove sono Kristoff e Sven?”
“Oh, sì: si sono allontanati con Rayder ed il branco di renne prima dell’arrivo dei golem, hanno detto che sarebbero tornati per l’alba!”
“Così, senza dire una parola?”
“Chi li capisce gli uomini!”
Rispose il pupazzo di neve, quindi Anna a malincuore andò da Elsa: non voleva lasciare Kristoff ma sapeva bene che doveva andare con sua sorella, sentiva che altrimenti la terribile predizione di Granpapà si sarebbe potuta avverare e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirlo, per impedire ad Elsa di fare una sciocchezza che le sarebbe potuta essere fatale.




 


Rieccoci! Questo capitolo sarebbe dovuto essere quello dedicato allo spirito dell’acqua ma scrivendo mi è venuto molto lungo quindi ho deciso di dividerli, in modo da non lasciarvi i miei soliti capitoli-papiri XD
La scena del ballo Kristanna e Jelsa la avevo in testa dall’inizio ed è sempre stata una delle mie preferite tra le scene romantiche/simpatiche ideate e sono contenta che sia uscita fuori carina come me l’ero immaginata. A voi è piaciuta? A parte il pessimo tempismo dei golem (non odiatemi è colpa loro non mia *li indica e scappa*).
Io comunque patteggio per Kristoff e Jack come BBF, penso che tra loro possa nascere un ottima amicizia.
Anche questo capitolo ha avuto tante scene dolci e serene, bene: rileggetevele pure se vi serve perché dal prossimo capitolo inizierà un crescendo verso l’angst! (si il titolo “la quiete prima della tempesta” non è a caso) *inizia a regalare fazzoletti gratuiti*… non si sa mai potrebbero servirvi nei prossimi cap, credetemi… (muhahah *urlo interiore della mia parte deviata amante dell’angst*)
Un’altra cosa che non ho amato del film è stata la poca cura per il personaggio di Kristoff che viene brutalmente abbandonato da una fretta che apparentemente non aveva molto motivo, quindi ho cercato di motivare meglio la scelta di lasciarlo indietro, inoltre ho cercato di ricamargli più spazi nel corso della storia, spero di esserci riuscita.
Sia nella pietra degli elementi che sullo scialle della madre di Elsa ed Anna è presente un sesto simbolo sul retro che indica un elemento opposto agli altri ovvero l'oscurità e la paura e chi poteva impersonarle meglio di Pitch?
Grazie a tutti per aver letto, come sempre se potete fatemi sapere cosa ne pensate e ci vediamo al prossimo cap!
   
 
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