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Autore: Lexy    16/08/2009    4 recensioni
Questo è il seguito di "Who will take my dreams away?"
Mister Freeze, che ha posto il suo quartier generale a Bludhaven (territorio protetto da Nightwing), e Poison Ivy che invece ha iniziato la sua ascesa al potere da Gotham City (guardata da un Batman ormai annoiato e decadente). Al centro di tutto questo c'è Duefacce che, non provando nessun interesse in questi scontri inutili, si limita a badare al suo territorio, per nulla intimorito da quelle due nuove potenze soprannaturali... ma le cose resteranno così? Chi provvederà a far cadere questi due malvagi pilastri della malavita? Nuove alleanze, tradimenti, avventura ed azione.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dunque, per prima cosa, salve a tutti, sono contenta che abbiate scelto di leggere questa storia, che è il seguito di “Who will take my dreams away”, di cui consiglio la lettura o non ci si capirà questo granché.
Prima di iniziare, spiegherò alcune cosette…

1)    Questa fiction si ambienta, come presto capirete, più o meno quattro anni dopo la fine di “Who will take my dreams away”, molte cose sono cambiate in questo lasso di tempo e si scopriranno a mano a mano che la storia va avanti.
2)    In questo seguito ho deciso di aggiungere un buon numero di personaggi ‘nuovi’, mai apparsi nelle saghe di Nolan e che, chi ha confidenza coi fumetti, conoscerà sicuramente.
3)    Leggendo noterete che l’ambientazione è molto caotica, le apparizioni dei personaggi possono sembrare addirittura random ed i capitoli saranno pochi in confronto alla prima storia ma molto più intensi; quest’impressione è pienamente voluta, perché i personaggi sono tanti ed in lotta tra loro, volevo si notasse che ora sono “troppi” e c’è bisogno di “fare pulizia” a Gotham.
4)   Consiglio caldamente l'ascolto delle canzoni che inserisco nei vari capitoli, che porteranno i loro titoli; questo perché le ho scelte accuratemente e con una ragione, ovvero aiutare a capire meglio il contesto e l'intensità di ogni parte della storia.

Per quanto riguarda il capitolo dell’intervista, sto incontrando alcune difficoltà quindi è probabile che tarderò molto ad elaborarlo.

Infine, voglio ringraziare la mia mentore, beta e grande amica rinnie per tutto il sostegno, l’aiuto, ed i consigli che mi ha dato e che sono certa continuerà a darmi ^^! Grazie per l’aiuto e per tutto il tempo che perdi appresso a me xD!

Con questo vi lascio e vi auguro una buona lettura, sperando di leggere le vostre numerose recensioni! Un abbraccio, alla prossima!

XxX.SilverLexxy.XxX


PRETEND THE WORLD HAS ENDED.

La canzone usata per questo primo capitolo è "Blackened" dei Metallica.

Capitolo 1 : Blackened.


Intro.

Quello era forse il party più noioso al quale Bruce Wayne avesse mai partecipato in vita sua anche se erano, per lo più, sempre tutti uguali; il milionario si era troppo abituato, negli anni passati, alla costante presenza di Dick Grayson ma ora non aveva più nessuna via di fuga dalla noia che quella gente gli trasmetteva coi loro sguardi, coi loro discorsi, con tutto il loro essere (falsi).

I sorrisi di circostanza erano qualcosa a cui Bruce si sentiva fin troppo abituato e che restituiva puntualmente al mittente, come se fossero stati pugni, come quando lottava nei panni di Batman; era una lotta estenuante cui riusciva sempre a sopravvivere, comunque.

Quella sera era circondato di donne e non ne trascurava nessuna, fedele alla sua maschera (Bruce Wayne era la sua vera maschera) e tenendo testa più che onorevolmente alla sua fama di playboy e scapolo d’oro; non pensava più a Joker tanto spesso come una volta ed anche se questo era un bene, visto che gli evitava di soffrire, ne stava risentendo sotto altri aspetti.

Stava lasciando che i suoi ‘insegnamenti’ – le realizzazioni ed i presupposti che il clown gli aveva ispirato – svanissero lentamente, lasciando posto solo alla noia, così che Bruce Wayne o Batman stesso andassero avanti per pura forza d’inerzia, facendo tutto ‘perché lo aveva sempre fatto’, non perché ‘era giusto’ o ‘lo volevano’.

Guardandosi attorno mentre camminava tra gli ospiti, champagne alla mano, ascoltava solo distrattamente la voce del banditore che stava mostrando la collezione di diamanti che quella sera sarebbero stati venduti in beneficienza; quando l’uomo scoprì le pietre preziose Bruce sentì tutti trattenere il respiro, estasiati da quella vista ma lui non si voltò neppure.

D’altronde conosceva bene quei gioielli, era stato proprio lui a donarli per la ‘giusta causa’, una delle tante che, ora come ora, neppure ricordava… improvvisamente però le luci andarono via e la sala fu inondata dal buio, i presenti si lasciarono andare a commenti o esclamazioni di stupore, mentre il banditore, con voce calma, rassicurava che avrebbero risolto tutto molto presto.

Blackened is the End
(Oscura è stata resa la fine)
Winter it will send
(L’inverno la manderà)
Throwing all you see
(Gettando tutto ciò che vedi)
Into obscurity
(Nelle tenebre)

Al fianco dell’uomo però, sul palco, cadde un raggio di luce e Bruce non attese oltre per sparire ed indossare il costume di Batman, perché qualunque cosa stesse accadendo, non era certamente nulla di buono. Quella era Gotham City d’altronde, la più grossa calamita per pazzi al mondo, probabilmente.

**

Immersa nel raggio di luce – come se si stesse facendo un bagno di sole - Poison Ivy calava lentamente, seduta come una principessa sulla sua corda di edera e liane fiorite, mentre con un ghigno di superiorità guardava tutte quelle persone che a loro volta la fissavano a bocca aperta, strabiliati dalla sua bellezza, dalla potenza della sua figura guantata di verde, dai suoi capelli rossi come il fuoco, come il sole al tramonto. Infine scese con un balzo leggiadro, posando le mani sui propri fianchi, in una posa letale nella sua sensualità.

“L’unica giusta causa per questo denaro… è la natura!”

Death of Mother Earth
(La morte di Madre Terra)
Never a rebirth
(Mai una rinascita)
Evolution's end
(La fine dell’evoluzione)
Never will it mend
(Non la migliorerà mai)

Nessuno obiettò nulla alla sua affermazione, troppo stupiti o spaventati per dire una parola, e lei si chinò in avanti col busto, soffiando un bacio in direzione del banditore che, immediatamente, fu colto dall’irrefrenabile desiderio di compiacerla, di averla per sé e si precipitò a prendere tutti i gioielli per fargliene dono, accolto poi dal suo benevolente sorriso.

Lei scelse ed indossò una parure preziosissima per poi fare incetta di tutti gli altri espositori, vuotandoli in una borsa che teneva a tracolla mentre tutti gli ospiti restavano immobili, incantati dal suo sorriso e contagiati dai suoi feromoni ed una volta preso possesso di tutto – quei gioielli erano suoi di diritto, perché solo lei sapeva cosa era giusto – scese lentamente dal palco, letteralmente sfilando lungo la piccola scala con leggiadria incantevole; sugli ultimi gradini onorò il fortunato che l’aveva raggiunta facendosi aiutare nella sua regale discesa, poggiando appena la sua bellissima mano su quella dell’uomo.

Lei era felice. Lei era bella. Lei aveva – o comunque poteva avere – tutto ciò che voleva. Il suo desiderio di riportare l’umanità – partendo da Gotham City, la capitale degli sprechi e dell’arrivismo – a quello stato di primordiale natura selvaggia ed incontaminata era solo ad un bacio di distanza; nulla era impossibile per lei e lo sapeva, ne era compiaciuta.

Never...!
(Mai…!)

Quando la punta del suo stivaletto toccò infine il pavimento, sentì il volo della sua immaginazione screziarsi bruscamente a causa di un boato e la furia cieca le montò dentro alla vista di tutti quegli uomini mascherati con quelle che sembravano tute di contenimento; si sparpagliavano velocemente imbracciando armi bianche e lucenti, quasi argentate, proprio come il ghiaccio.

Alzò lo sguardo iroso verso la porta, spalancata ad incorniciare lui, la figura brillante del “re dei ghiacci” come lo chiamavano in molti, mentre i suoi scagnozzi si aggiravano velocemente tra gli ospiti, derubandoli di tutto e causando l’inizio del loro risveglio dall’azione dei suoi feromoni; li odiava. Odiava lui, il loro capo che con spavalderia stava facendo il suo trionfale ingresso – troppo trionfale, solo lei aveva il diritto di apparire in quel modo: potente, affascinante, imponente.

Lo odiava… e tutto ciò che Poison Ivy odia, deve essere distrutto in nome della sua utopia perfetta, di quel sogno che era più importante della vita di tutti gli esseri umani.

“Combattete!”

Fu il suo ordine alla folla, sottolineato da un aumento esponenziale dei feromoni nell’aria.

**

Mister Freeze non fu stupito di trovare la sua – al momento più temibile – rivale già sul posto: la piccola era impaziente, viziata e mossa da idee folli dettate dalla sua mente malata; tutto l’opposto di lui, l’uomo di ghiaccio, eterno, freddo, privo di qualsiasi sentimento eppure mosso dall’amore e dalla disperazione: la forza ed il silenzio di un uomo tanto spietato quanto legato ad un meraviglioso passato fatto di semplici ricordi, di una vita bruscamente interrotta da coloro dai quali aveva preso ad esempio per la sua cattiveria.

Lui. L’uomo di ghiaccio si sentiva incredibilmente superiore a quella povera folle.

FIRE
(Fuoco)
To begin whipping Dance of the Dead,
(Per cominciare la danza a colpi di frusta dei morti)
Blackened is the End!
(Oscura è stata resa la fine)
To begin whipping Dance of the Dead,
(Per cominciare la danza a colpi di frusta dei morti)
Color our world Blackened!
(Colora in nostro mondo oscurato)

“Combattete!”

Era il grido della donna e la vide agitarsi come un’amazzone, i suoi capelli le svolazzavano intorno mostrandola come l’isterica che in realtà era, ed un attimo dopo tutti le obbedirono. Le porte si chiusero ermeticamente all’improvviso, di certo per opera di Nigma, ma neppure il re degli indovinelli poteva fare nulla per aiutarla, perché anche lui possedeva un alleato di tutto rispetto.
Jonathan Crane era forse meno abile dell’Enigmista ma avevano un vantaggio: i loro stili si addicevano e formavano, insieme, una macchina perfetta.

“Ancora lei?”

Lo sentì chiedere mentre lo raggiungeva sorridendo, poi quel familiare, curioso suono riempì l’aria mentre l’ex psichiatra faceva uso della sua arma – l’avevano progettata insieme, era qualcosa di unico – sparando in aria, verso il centro della stanza, la sua particolare pallottola che immediatamente esplose come un razzo segnalatore, diede inizio ad una pioggia di gas che ricadde su tutti i presenti; la follia si impadronì di loro ed alzando lo sguardo su Ivy, la vide iniziare a scappare, ma non c’era modo di sfuggire al freddo.

Blistering of Earth
(L’infestazione della terra)
Terminate its worth
(Termina la sua utilità)
Deadly Nicotine
(La nicotina mortale)
Kills what might have been
(Uccide ciò che avrebbe potuto essere)


Ivy avrebbe fatto meglio a non vestirsi così leggera, quella notte.

**

Ivy tentava di fuggire, Crane poteva vederla sgambettare e sgomitare in quella folla terrorizzata ma lui non glielo avrebbe permesso, non era il suo stile; per non parlare del fatto che l’Edera ancora aveva addosso ciò per cui erano venuti anche loro – i diamanti – e non glieli avrebbe mai lasciati, quelle pietre erano ciò che tenevano in vita Freeze.

L’uomo di ghiaccio gli aveva dato molto: potenza, occasioni per mettersi in gioco e mai, neppure quando stava con Harvey aveva mai raggiunto un simile livello di potere. Ora lui aveva tutto e la promessa di poter ottenere molto di più; aveva incontrato una persona – proprio dopo il fiasco con Duefacce, quando ne aveva più bisogno – dal carisma infinito e di cui finalmente poteva davvero fidarsi, sapeva che Freeze avrebbe sempre saputo come tenerlo al suo fianco e non sentiva mai neppure il bisogno di psicanalizzarlo.

Spaventapasseri sorrideva, anche se l’Enigmista aveva aperto una porta per permettere alla sua padrona di fuggire, ma a Freeze fu sufficiente un colpo del suo cannone per congelare quell’uscita e bloccarle la via di fuga.
Crane sentiva emergere, dal profondo, una voglia incredibile di mettersi a ridere, lasciò che il suo sguardo vagasse all’interno della sala e si sentì quasi eccitato di fronte allo spettacolo che tutta quella gente gli stava offrendo, contorcendosi in terra agonizzanti e terrorizzati.

Callous frigid chill
(Gelo insensibile e glaciale)
Nothing left to kill
(Non è rimasto nulla da uccidere)
Never seen before
(Mai visto prima)
Breathing nevermore
(E non respirerà mai più)


Un rumore improvviso attirò la sua attenzione e voltandosi, senza nessuna espressione, prese nota dell’arrivo al party – fin troppo presto, accidenti! – di qualcun altro che, come suo solito, aveva preferito calarsi dal cielo, rompendo l’enorme lucernario. Le entrate teatrali erano il suo forte, ma ormai Crane non aveva più paura, da tempo il pipistrello aveva smesso di infestare i suoi incubi o anche solo di preoccuparlo.

Perché aveva Freeze al suo fianco, ora. Il sovrano del gelo gli dava anche questo: sicurezza.
Spaventapasseri non si muoveva, restava al suo posto e senza la minima preoccupazione a deformargli il volto, osservava la lotta – come sempre qualcosa di memorabile – tra il cavaliere oscuro e quello d’argento. Non aveva bisogno di osservare il viso del suo alleato per sapere che non vi avrebbe mai letto traccia di paura di fronte a nessuno, neppure Batman in persona.

Non aveva bisogno neppure di coprirgli le spalle o aiutarlo, sarebbe stato un insulto alla potenza del suo gelo, quindi tornò ad esplorare la stanza alla ricerca di Ivy e la incontrò quasi subito, ma ugualmente troppo tardi perché era vicinissima; gli strappò la maschera con prepotenza, per poi soffiare – sensuale come solo la pazzia riusciva a far apparire certe persone – il suo bacio ai feromoni dritto verso i suoi occhi spalancati per lo stupore.

Never...!
(Mai…!)

L’ex psichiatra, per quanto cosciente della falsità di quelle nuove ed improvvise sensazioni, già non riusciva ad impedire alla sua mente di lasciarsi cullare da quel nuovo desiderio ed anche lui fu colto dal bisogno irrefrenabile di compiacere quella donna stupenda, bellissima, e avrebbe fatto di tutto per avere un suo bacio ed a nulla servivano le grida di Spaventapasseri nella sua testa, che tentavano di risvegliarlo da quel mortale inganno.

“Spostati dalla porta e lasciami passare!”

Era il suo ordine e lei era bellissima, lei voleva qualcosa da lui che immediatamente, strabiliato ed onorato, si scansò per lasciarla passare, felice per il sorriso che lei gli aveva rivolto. Non una parola però uscì dalla sua bocca – riusciva ancora a mantenere quel minimo di controllo ad impedirgli di umiliarsi ulteriormente – mentre, con tristezza, la guardava fuggire via; non poteva, non doveva tentare di trattenerla, doveva farcela per sé stesso, per Freeze e per la sua dignità.

Improvvisamente però, fu lei a fermarsi e voltarsi, cogliendo del tutto di sorpresa Spaventapasseri con la sua bellezza, gli sorrise crudelmente e, sensuale, tornò ad avvicinarsi a lui quasi sfilando.

“Tu sei il parassita più fastidioso della mia rosa, Jonathan Crane. Credo che per tutti i guai che mi hai causato meriti un bacio.”

Opposition (opposizione)...Contradiction (contraddizione)...
Premonition (premonizione)...Compromise (Compromesso).
Agitation (agitazione)...Violation (violazione)...
Mutilation (mutilazione)...Planet Dies (Il pianeta muore)


Il bacio di Poison Ivy era male, le sue labbra erano assassine e lei si stava avvicinando, aveva già una mano – Dio, leggera come una carezza del vento – sul suo viso e no, non ce la faceva a tirarsi indietro e sì, morire per un suo bacio al momento, sembrava proprio l’idea più giusta che avesse mai avuto quella sera; già i loro occhi si chiudevano in attesa del contatto, di quella morte, bellissima come la donna che gliela stava infliggendo.

**

Non sarebbero mai bastate un paio di porte chiuse per fermare Harvey Dent, lui aveva l’energia violenta di chi non permette a nessuno di lasciarlo fuori in nessun caso, aveva con sé la sua potente doppietta e bastarono due colpi di quest’arma per mettere fuori uso il sistema di chiusura ermetica della porta, che immediatamente si spalancò per permettere il suo ingresso trionfale.

Ad accoglierlo, c’era quello che poteva con facilità essere definito come il chaos: gente che si rotolava a terra o che se ne stava appoggiata contro i muri in uno stato catatonico, Batman ingaggiato in una lotta senza esclusione di colpi con l’uomo del momento, Mr Freeze... ma non era per loro che era venuto e, per una volta, neppure per Crane; non ci voleva un genio per capire che si trovava anche lui a quel party, vedeva benissimo la sua presenza rispecchiata nell’effetto del suo gas.

No, lui voleva Ivy. O meglio la sua testa, su un piatto d’argento.
L’avrebbe fatta pentire di essere uscita da quella serra schifosa solo per farlo incazzare: gli uomini dell’edera avevano tentato un attacco quella sera, al suo quartier generale, e lui aveva dovuto scomodarsi per eliminare quei maldestri bruti, sparando loro attraverso la porta, prima ancora che avessero avuto il tempo di entrare per dare uno sguardo al suo volto mezzo ustionato.
Avevano fatto fuori ben sette dei suoi stavolta e per quanto si fosse sforzato di tenersi fuori dall’assurda lotta tra quei due scherzi della natura, ora si era davvero incazzato.

“Dov’è quella puttana!?”

Darkest Color,
(Il colore più oscuro)
Blistered Earth,
(Terra infestata)
True Death of Life.
(Vera morte della vita).



Era il suo grido attraverso la maschera anti gas – perché lui conosceva bene i vergognosi poteri dell’Edera – e tutti lo sentirono risuonare, alto e potente attraverso la sala.
Harvey Duefacce non aveva nessun tipo di potere speciale, né un’intelligenza sopra la media, né gas mortali, né miriadi di gadget per ogni occasione; ciò non di meno la sua sola presenza riusciva a fare paura, la rabbia scritta nei suoi occhi era solo il preludio del putiferio che poteva scatenare, se stuzzicato come il proverbiale “cane che dorme”.
A lui bastavano una doppietta, la sua determinazione e la furia cieca a circondarlo di quel potere che perfino Ivy o Batman potevano solo sognare di avere.

Non gli interessava essere il migliore, non si curava di rendere le sue entrate in scena spettacolari – la sua irruenza provvedeva sempre a renderle tali – e dipendeva solo dalla sua moneta, l’unico criterio di giustizia che gli restava, e che quella sera aveva mostrato – come verdetto – il suo volto bruciato: era la condanna a morte di quella schifosa puttana di Poison Ivy.

Dopo una veloce ricerca con lo sguardo attraverso la sala, riuscì ad intercettarla, proprio mentre si avvicinava alla sua prossima vittima, incantata dai suoi feromoni. Fece scattare il caricatore della doppietta, abbassandolo e rialzandolo con furia mentre si avvicinava ma la rabbia iniziò davvero a bruciare solo quando capì che il cretino che si stava lasciando ammazzare da lei era Jonathan.
Col fuoco negli occhi – nel suo unico occhio sano – iniziò a correre verso la donna che a quanto pareva, non solo aveva commesso la sciocchezza di attentare – e miseramente fallire – alla sua vita ma ora voleva perfino rubargli il piacere di ammazzare Spaventapasseri con le sue mani!


Termination (estinzione)....Expiration (espirazione)...
Cancellation (soppressione) Human Race (Razza umana).
Expectation (Prospettiva)...Liberation (liberazione)...
Population lay to Waste (popolo insediato per distruggere).

Sollevò la poderosa arma a doppia canna su di lei e fece fuoco, il colpo la sfiorò, appena prima che riuscisse a posare le sue schifose labbra su quelle del suo ex, la sentì emettere un gridolino spaventato e la vide voltarsi nella sua direzione, il suo sguardo basito evidentemente non si aspettava di vederlo ancora vivo ma nessuno. Farà fuori. Duefacce.
O per lo meno, nessuno che possedesse un paio di tette ed un cervello fradicio come il suo.

Duefacce le fu addosso quasi subito e lei non si aspettava davvero di essere colpita, così forte, in pieno viso, con un pugno – ma avrebbe dovuto sapere che Duefacce non era certo il tipo da risparmiarsi solo perché aveva di fronte una donna – ed andò a terra in un attimo, lasciando cadere la borsa con la refurtiva che Harvey, nell’impeto della rabbia, allontanò con un calcio, notando poi che la donna aveva seguito il movimento della borsa lungo il pavimento.
L’ex magistrato si abbassò su di lei, costringendola a voltarsi sulla schiena, poi si tirò nuovamente su, ricaricò velocemente la sua arma e la puntò dritta sulla faccia spaventata dell’Edera.

See our Mother
(Guarda nostra madre)
Put to death
(Messa a morte)
See our Mother die
(Guarda nostra madre morire).


“Sei morta, schifosa!”

Disse, ma un dolore acuto dietro la nuca lo fermò proprio un attimo prima che premesse il grilletto e spargesse le sue cervella tra mura e pavimento; la distrazione permise all’Edera di tirarsi in piedi e fuggire a gambe levate, lasciando Duefacce ondeggiante a reggersi la testa con un mano... non poteva svenire ora, non doveva assolutamente cadere a terra!

Nonostante stesse barcollando, la sua forza d’animo non si affievolì neppure per un attimo, provvedendo a sostenerlo.
Duefacce si voltò indietro, vide quell’imbecille di Crane e per un attimo pensò lo avesse colpito in preda ai feromoni di Ivy, ma gli bastò lanciare uno sguardo sui suoi occhi per capire che non era così, Jonathan era letteralmente invaso dalla furia, era stato proprio il ritrovarsi Duefacce davanti a strapparlo alle grinfie dell’Edera, perché nell’ex psichiatra non esisteva sentimento più grande che quello che provava per Harvey.

Duefacce lo sapeva e non poté fare a meno di sorridere malignamente al pensiero che, nonostante non stessero più insieme da tempo, Crane non fosse riuscito a liberarsi del suo ricordo, proprio come non ci era mai riuscito nemmeno lui. Forse l’ex psichiatra non lo amava davvero più, ma quel sentimento – era tutto così bello, una volta, con lui – era stato sostituito da qualcosa di altrettanto potente e questo bastava a riempire Harvey di un orgoglio malato, senza confini.

Il suo occhio si posò su Spaventapasseri, su quel viso che una volta lo aveva incantato, sul corpo che era solito stringere a sé ogni notte, su tutto ciò che era Crane e per il quale lui aveva tanto lottato, sulle ceneri di una storia che per lui aveva significato – e purtroppo, continuava ancora a significare – così tanto ed una furia cieca lo colse di sorpresa.

Si riprese completamente dalla botta di poco prima, era contento di aver salvato la vita di Spaventapasseri.
Fanculo Ivy, fanculo i gioielli, lui voleva solo Crane.
Morto.

Smouldering decay
(Rovine bruciate)
Take your breath away
(Ti mozzano il fiato)
Millions of our years
(Milioni dei nostril anni)
In minutes disappears
(In pochi minuti svaniscono)

Lo vide sollevare un uzi e, con uno sguardo polverizzante, minacciarlo; Duefacce contraccambiò immediatamente con la sua doppietta e coi suoi occhi, uno più furioso dell’altro.

Non si scambiarono una parola, non ne avevano bisogno, gli bastava sapere che si volevano morti e ne ricordavano ancora perfettamente i motivi, in quel momento erano mossi solo da una passione bruciante, da un odio senza limiti, ed il primo a fare fuoco fu Spaventapasseri, la sua arma era più veloce e leggera e, con un movimento scattante, Duefacce si gettò di lato, afferrò l’uzi di Crane e gli mollò un calcio all’altezza dello stomaco, sollevandogli poi il braccio dietro la schiena; i suoi lamenti di dolore erano musica per le orecchie, esattamente come lo erano quelli di piacere appena due anni prima – prima dei tradimenti, degli inganni – vide però l’ex psichiatra gettare la testa indietro per colpirlo sul naso.

Al momento dell’urto Duefacce chiuse gli occhi, strettissimi, per bloccare le miriadi di scintille che gli erano esplose dietro le palpebre, così simili a quelle che riusciva a vedere durante i suoi orgasmi, mentre riversava il suo piacere nel corpo – gli sembrava così fragile e caldo, allora – di Jonathan.
L’ex psichiatra approfittò di quell’attimo di distrazione per strappare dalle sue facce la maschera anti gas, il suo movimento veloce e preciso – piccolo ma goffo, così Crane era sempre stato, era l’odio a renderlo forte – ma prima che potesse spruzzargli contro il suo gas, Harvey lo caricò, gettandolo a terra e schiacciandolo sul pavimento col peso del suo corpo – sembrava quasi stessero nuovamente facendo l’amore in quel momento – poi si sollevò e gli mollò, forte – ma, suo malgrado, non tanto quanto avrebbe voluto – un pugno sul viso, vide il naso di Crane iniziare a sanguinare e, come in ogni loro scontro - come accadeva anche prima, quando stavano ancora insieme - non riuscì a reprimere quel secondo di senso di colpa, perché ancora gli faceva uno strano effetto colpire Crane, nonostante tutto.

Spaventapasseri però contraccambiò immediatamente, sollevando un ginocchio per colpirlo con forza tra le gambe, - sì, lui aveva sempre giocato sporco quanto più poteva in ogni situazione – e poi ricambiare il pugno ricevuto poco prima, di certo senza la stessa premura di Duefacce, riuscendo a ribaltare le loro posizioni.

La prima cosa da fare agli occhi di Harvey era tenergli i polsi ben lontani, pena un terrore devastante che lo avrebbe accompagnato fino alla morte ultima; così glieli afferrò con forza e li sollevò, per poi portarli dietro la schiena di Spaventapasseri, sollevandosi a sedere ed arrivando a stargli così faccia a faccia; non aveva mai fatto fatica a trattenere i polsi di Crane con una sola mano prima, ma ora era diverso. Ora si odiavano.


Darkening in vain
(Oscurandosi invano)
Decadence remains
(Resta la decadenza)
All is said and done
(Tutto è stato detto e fatto)
Never is the sun
(Il Sole non lo è mai)

La mano libera di Harvey volò a stringersi attorno alla gola sottile dell’ex psichiatra per poi serrarsi a chiudere la trachea, bloccando il suo respiro. All’improvviso però un dolore acuto lo costrinse a lasciare la presa su quegli esili polsi e si ritrovò a dover bloccare un coltello prima che scendesse a trafiggergli il petto. Si era fatto furbo, era diventato molto più pericoloso, aveva imparato ad usare armi da fuoco e da taglio... Duefacce sapeva che avrebbe dovuto scoraggiare fin dall’inizio la grande amicizia che era sbocciata tra lui e Joker durante i primi tempi che erano stati insieme. Quel clown gli aveva insegnato forse troppo, ricordò che in quel periodo si sentiva spaventosamente geloso del rapporto che aveva instaurato col pagliaccio e che a tratti mostravano su un piano fin troppo fisico per i suoi gusti... aveva la netta impressione che Joker glielo facesse apposta, il più delle volte.

Ma la cosa che più lo irritava era che in quel momento Jonathan aveva l’aria di una persona sicura di se stessa e che era diventato ancora più bello di quanto ricordasse – gli sembrava quasi perfetto e per merito di tutti tranne che suo, pareva – gli restituì la testata di poco prima e lo gettò a terra, tornando a sovrastarlo col suo fisico più massiccio, ma non riuscì a fare nient’altro perché si sentì afferrare per il collo della giacca e, voltando lo sguardo, incontrò gli occhi gelidi di Mr Freeze; Harvey percorse la sua figura argentea per un secondo. Era. Davvero. Di ghiaccio.


Darkening in vain
(Oscurandosi invano)
Decadence remains
(Resta la decadenza)
All is said and done
(Tutto è stato detto e fatto)
Never is the sun
(Il Sole non lo è mai)

Era la prima volta che aveva occasione di vederlo così da vicino e non trovò nessun’altra parola per descrivere quegli occhi, quella presa, quell’espressione, se non ‘gelido’. Infine sperimentò la sua forza, si sentì scaraventare lontano da Crane, fino a sbattere violentemente la schiena contro il muro, si stupì di non trovarsi immediatamente ridotto ad un cubetto di ghiaccio e pensò – a ragione – che Freeze doveva aver quasi esaurito la sua energia.

Ricordava che tutto aveva a che fare coi diamanti anche se non sapeva precisamente in che modo, ma ora non doveva pensare a quello, doveva solo concentrarsi per non perdere i sensi dopo quell’urto spaventoso, vide Freeze avvicinarsi a Crane ed aiutarlo a rialzarsi per poi fuggire e si stupì di scoprirsi furioso alla vista di quell’uomo toccare il suo Spaventapasseri. Voltò stancamente la testa e vide l’uomo pipistrello tentare di liberarsi il più in fretta possibile del blocco di ghiaccio ai suoi piedi. L’ ultimo pensiero che ebbe prima di perdere i sensi fu che finalmente aveva capito cosa avesse spinto Crane a preferire l’uomo del ghiaccio a lui.

Never...!
(Mai…!)

**

Batman si sentiva sconfitto, seppure ancora in piedi ma il fatto che Freeze gli fosse sfuggito bruciava come ghiaccio sul suo orgoglio (se maneggiato a mani nude, il ghiaccio provoca ustioni simili a quelle del fuoco). Per lo meno, i diamanti per l’asta di beneficienza erano stati abbandonati; non si poteva dire lo stesso per i gioielli dei suoi ospiti ma, da qualche parte in lui, Bruce si sentiva contento per questo. Ora non restava che sparire prima dell’arrivo della polizia e delle ambulanze che avrebbero portato i sieri contro il gas di Crane.
Si voltò a controllare la situazione – ancora caotica e macabra – alle sue spalle, abbracciando con lo sguardo l’intera sala e qualcosa nella coda dell’occhio colpì la sua attenzione, qualcosa di scuro, lucido e strabiliante, affascinante come un gatto nero.

Dopo un’agile e fluida corsa, la figura arrivò con un balzo sul davanzale di una finestra, troppo lontana da lui per sperare di arrivare in tempo a fermarla e comunque qualcosa sembrò tenerlo inchiodato sul posto. Quando quella silhouette di pelle scura si fermò, riuscì a distinguere chiaramente una donna sotto quei panni. I loro sguardi si incrociarono ma troppo tardi Batman notò la borsa di Poison Ivy, piena di diamanti, sulla sua spalla.

“Miaou.”

Gli strizzò l’occhio prima di saltare, scomparendo nella notte. Quella gatta era riuscita a lasciare il pipistrello troppo allibito anche solo per pensare di muoversi… ma da dov’era uscita? E chi era? L’avrebbe rivista? Cosa diavolo c’era a Gotham che sembrava attirare tutti i matti del mondo?!

FIRE
(Fuoco)
Is the outcome of hypocrisy,
(è la conseguenza dell’ipocrisia)
Darkest potency!
(La Potenza più oscura)
In the exit of humanity,
(Nella fine dell’umanità)
Color our world Blackened!
(Colora il nostro mondo oscurato!)

Diamanti.

Quelle pietre le sarebbero potute bastare probabilmente per vivere bene tutto il resto delle sue nove vite.
Questo, certo… se non si trattasse per l’appunto di una donna.
E svanì anche lui nella notte, convinto che avrebbe rivisto quella ladruncola molto presto, solo il suono delle varie sirene restò a riempire l’aria della sala.

BLACKENED.
(Oscurato.)



  
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