Anime & Manga > Altro - Manhwa
Segui la storia  |       
Autore: Moonyque    03/08/2020    1 recensioni
[Tower of god ]
“Mio Aguero, non era la tua biglia preferita? Perché l’hai lanciata in quel modo?” la voce melodiosa e pacata della madre suscitò nel bambino profondi singhiozzi che scossero tutto il suo corpicino.
Khun provò a rispondere, ma tra le lacrime riuscì a pronunciare solo poche parole sconnesse. La madre lo strinse forte a sé accarezzandogli i capelli.
“Hai perso il controllo e hai distrutto una cosa a te cara.” Discostandolo di poco, gli posò un bacio sulla guancia umida e lo guardò negli occhi. “Non devi mai cedere alle tue emozioni, non otterrai nulla e finirai solo con il fare cose di cui sicuramente ti pentirai.”
Spoiler fino a EP68-S03.
Non essendoci al momento molte informazioni in merito al potenziale del firefish ho deciso di darne una mia personale interpretazione: la storia si basa quindi sull'idea non canonica che si tratti di un'entità instabile che prima o poi Khun non sarà più in grado di gestire.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho dovuto modificare questo capitolo più volte. Anche se la trama non avanza di molto, dovevo prestare attenzione a che tipo di informazioni inserire e soprattutto a cercare di ravvivare i dialoghi. Spero di essere ben riuscita a esprimere le angosce di Bam e Khun, saranno fondamentali quando finalmente si incontreranno.

Abbiamo ben tre POV: Shibisu, Endorsi e Bam. Ciascuno a modo suo, cerca di fare la sua parte. Buona lettura e spero vi piaccia!

 

Capitolo 5: Call him

 

Shibisu lo trovò nella veranda sul retro la mattina dopo. Poco prima di attraversare la soglia gli era parso di sentirlo parlare con qualcuno o qualcosa, ma non era riuscito a cogliere nulla più di semplici sussurri indistinti.

Sembrava molto più piccolo mentre sedeva a gambe incrociate su una panca in pietra e sfogliava indaffarato le schermate della sua lighthouse. I capelli erano sciolti e ricadevano poco al di sotto delle spalle, lisci e ordinati come sempre. Indossava solo una lunga casacca simil-kimono azzurro pallido, stretta in vita da una cintura bianca in tessuto. I piedi erano, come sempre, scalzi.

Il retro della tenuta dava su un ampio cortile su cui torreggiavano non troppo lontane da loro le verdi colline soleggiate, all'estremità opposta della vallata.

A giudicare da quel paesaggio, sarebbe stata una bella mattinata assolata, se non fosse stato per la neve leggera che Khun continuava a mantenere e che rendeva di una tonalità più fredda la luce del giorno. La temperatura era bassa e lo scout dovette abbottonarsi il cappotto fin sotto il mento.

"Non sei ancora andato a dormire?" Chiese già conoscendo la risposta.

Khun alzò lo sguardo dal suo lavoro e voltò il capo nella sua direzione. "Ho l'aria di uno che ha passato la notte sotto le coperte?"

Shibisu si soffermò sui suoi occhi arrossati e infossati. No, certo che no.

"Non dovrebbe mancare molto comunque, si stancherà prima o poi quel dannato pesce." Alzò con noncuranza le spalle e tornò a lavorare alla sua lighthouse. "Il samurai è già corso a recuperare le vostre cose?"

Hatz era partito all'alba per recuperare la loro float ship dal porto del villaggio. Probabilmente non sarebbe tornato prima di cena.

"Sì." si limitò a rispondere lo scout.

"Non avete intenzione di andarvene vero?"

"Esatto."

Khun esitò per un istante. Il suo volto era nascosto dai lunghi ciuffi argentei. "Lo hai già chiamato?" sussurrò.

Shibisu spostò il peso da un piede all’altro. "Non ancora…"

"Preferirei non lo facessi… e preferirei che ve ne andaste." Soggiunse l’altro risoluto abbandonando ancora la sua lighthouse e tornando di nuovo a squadrare l’amico.

"Suvvia, non fare il finto offeso con me. Le tue azioni dicono tutto il contrario…"

Khun gli rivolse un sorrisino strafottente. "Le mie azioni ormai sono spinte solo dalla disperazione…" Shibisu non riuscì a comprendere quanta verità fosse realmente contenuta nel sarcasmo di quelle parole. Si strinse nelle spalle trattenendo un brivido di freddo.

Gli si avvicinò e si accomodò a cavalcioni sulla panca, in modo da poterlo fronteggiare e lasciargli comunque dello spazio personale.

Isu sapeva cosa Khun aveva fatto il giorno dell’incidente, sapeva dell’enorme warship piena di passeggeri, nemici e non, che aveva fatto esplodere e aveva visto la cicatrice che deturpava il corpo di Bam. Nonostante ciò non riusciva a biasimarlo o a provare rancore nei suoi confronti: anche lui allora, come gli altri, si era accorto della piega che stavano prendendo i fatti e comprendeva che il loro team non avrebbe più potuto stare al passo con Bam. Per lui non era stato così difficile accettarlo, forte del legame che aveva con il suo gruppo e consapevole dei suoi limiti.

Convinto che lo slayer candidate stesse propendendo la decisione più giusta, aveva voluto credere che anche Khun, razionale com’era, avesse già accettato la cosa, ma, mentre il lightbearer veniva sempre più lasciato indietro, non si erano resi conto dell’influenza che il firefish stava avendo su di lui.

In un gesto quasi scocciato, l'altro distolse di nuovo lo sguardo dal suo lavoro e compresse la lighthouse facendola scomparire.

Shibisu vide il suo profilo farsi pensoso. "Anni fa ricorsi allo stesso e riconoscibile travestimento del workshop solo per lasciarmi una porta aperta: nessun piano può ritenersi perfetto senza una via di fuga… ma non ho mai avuto realmente l’intenzione di utilizzarla."

Lo scout alzò un sopracciglio. "Dimentichi l’informazione che ci hai fatto pervenire. Senza di quella difficilmente ci saremmo accorti di questo posto."

Dapprima Khun non rispose. "È stato un momento di debolezza..." esordì poco dopo passandosi una mano pallida fra i lunghi capelli sciolti.

Khun abbassò lo sguardo, quando lo riportò su Shibisu, quest’ultimo vi lesse tutta la stanchezza e la frustrazione accumulate in quegli anni.

"Non pensavo potesse essere così gravosa…" Shibisu corrucciò le sopracciglia perplesso. Il suo viso si indurì assumendo un’espressione più cupa.

“Ti riferisci al potere del firefish?” il lightbearer scosse il capo in segno di diniego.

"La solitudine era diventata insopportabile… e il fatto di sapere cosa stavate attraversando, impresa dopo impresa, senza poter far nulla, peggiorava solo il mio stato d’animo.” Esitò accigliandosi.

“Mi vergogno quasi ad ammetterlo se penso che Bam ha dovuto subire molti più anni di solitudine di quanti ne sia durato io…" Si interruppe incupendosi a quel pensiero.

“Ho scelto io di andarmene e non sono mai stato una persona socievole: per questo non pensavo che la cosa mi avrebbe pesato così tanto, ma è diverso…” esitò un instante cercando le parole “… è diverso quando sai di aver lasciato dietro di te del rancore che non potrà mai essere chiarito. Quando non si ha più uno scopo da perseguire…”

Shibisu rimase in silenzio, cogliendo nel silenzio di Khun una sospensione che presagiva dell’altro, qualcosa che l’amico ancora faticava a formulare.

"Ormai non mi resta molto… realizzai un giorno" lo vide stringere i pugni contro il tessuto della veste. "Quando compresi appieno cosa ciò comportava, ne fui inorridito."

Fece un gesto con la mano per rimarcare le sue parole.

"Non fraintendermi, non avevo paura di morire… o forse anche sì, ma quello lo avevo già messo in conto." Lanciò lo sguardo alla vallata sollevando il mento per indicarla a Shibisu. "Mi conosci, difficilmente faccio qualcosa senza sapere come andrà a finire… Prima che arrivassi qui a congelare ogni cosa, questo era un luogo bellissimo, isolato e lontano dalla cruda realtà della Torre." Sorrise. Era un sorriso triste, rassegnato. "Era un bel posto per morire…"

"Khun…" il lightberarer riportò stancamente lo sguardo su di lui, i suoi occhi cobalto erano calmi, ma spenti.

"… ma non ci sono riuscito. A farmi crollare fu la consapevolezza di morire qui, da solo, senza poterlo rivedere nemmeno un'ultima volta..." La sua voce si incrinò. "… senza avergli nemmeno fatto sapere quanto mi senta in colpa per tutto ciò che gli ho causato."

Fu in quel momento che Shibisu vide la sua maschera dissolversi. Una smorfia di dolore gli alterò i lineamenti e abbassò il capo lasciando che i lunghi capelli gli nascondessero di nuovo il volto smunto. Trasse un lungo, tremolante sospiro. “Mi ero ripromesso che non lo avrei più… ostacolato.”

Che non lo avresti più ferito. Capì Isu.

“Che senso ha tutto quello che ho fatto in questi anni per stargli lontano se lo trascino qui proprio adesso?”

Senza riflettere, lo scout allungò una mano a toccargli una spalla e questa volta Khun non gli negò il contatto. Attraverso la stoffa leggera della veste, si ritrovò a stringere una spalla calda, ossuta, esile come quella di un ragazzino. Questo gli provocò ancora più amarezza.

Khun posò i palmi sul bordo della panca dietro di lui, raddrizzando la schiena e sostenendo il peso del corpo sulle braccia tese. Portò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi e inspirando profondamente. I capelli gli scivolarono con un fruscio dietro le spalle. Lo scout vide per un istante la sua fronte aggrottarsi, ma, con un secondo e più lento respiro, il lightbearer riuscì a ricomporsi. La sua figura si rilassò e si piegò nuovamente in avanti, con gentilezza scostò la mano di Shibisu e si mise in piedi.

“Scusami, sono stanco. Ho bisogno di dormire… credo sia ora ormai.” Disse stancamente, cambiando discorso e premendosi le dita sulle tempie.

Isu non lo aveva mai visto così combattuto. Ora cominciava a capire quanto forse profondo il conflitto interiore che l’altro stava vivendo, rivelandosi incapace di impedire che il suo affetto per Bam influenzasse tutte le sue decisioni, anche le stesse che si era imposto per difenderlo. Si sorprese di come proprio lui si stesse comportando in maniera così emotiva. Sapeva che l’obiettività di Khun veniva meno quando si trattava del brunetto e che certamente non fosse nelle condizioni fisiche e mentali per ragionare al pieno delle sue facoltà, ma trovava comunque difficile credere che l’altro potesse accettare di metterlo in una situazione che lui stesso riteneva di pericolo.

Non era però quello il momento per indugiare su simili considerazioni.

Isu gli afferrò saldamente la manica della casacca, temendo che se ne andasse senza lasciarlo parlare. "Ehi…” gli sussurrò gentilmente. “Sono sicuro che l'ultima cosa che Bam voglia sentire da te siano delle scuse. Ha passato gli ultimi cinque anni a inseguirti, non ha mai rinunciato a ritrovarti. Penso che entrambi meritiate di confrontarvi almeno un’ultima volta.” Gli sorrise con fare quasi paterno.

“Personalmente, sono contento che tu abbia desistito dal portare avanti questo tuo assurdo piano. Sono felice che tu ci abbia fatto arrivare qui. Nessuno di noi…” lo scout ripensò per un istante a Rak, ma preferì tacere. “Nessuno di noi ti ha mai biasimato per ciò che hai fatto.”

Khun abbassò lo sguardo su di lui, il volto, tornato nuovamente impassibile, reso quasi spettrale dalla sua carnagione diafana e dal volto emaciato.

Shibisu avrebbe voluto dirgli molto di più: quanto fossero tutti preoccupati per lui, come Bam non avrebbe mai potuto considerarlo un ostacolo, quanto la sua assenza aveva invece pesato su di lui e di come aveva passato gli ultimi anni ad allenarsi solo per poterlo aiutare, ma comprese anche che ciò non era compito suo.

Doveva solo limitarsi a predisporre il terreno per il loro incontro.

"Non lo chiamerò se davvero non vuoi” Shibisu sollevò la gamba destra scavalcando la panca su cui era a cavalcioni per rialzarsi a fronteggiare l’amico “… ma se pensi che così smetterà di cercarti ti sbagli.” Vide i suoi occhi rispecchiarsi in quelli di Khun. “Se invece credi di farlo venire qui per confessare le tue colpe e lasciare che si limiti a guardati morire… " Un sorrisino gli arricciò le labbra. "… ti sbagli di grosso."

Il lightbearer lo fissò impassibile per quella che sembrò un’eternità.

"Chiamalo."

...

A pochi centimetri dal suo viso, due occhi fiammeggianti si voltarono a fissarlo ricolmi di odio. Fiamme dorate e aranciate vorticavano frenetiche nelle iridi color zaffiro, saettando e baluginando minacciose. Le ombre nette create dalla distesa di fuoco alle loro spalle alteravano in modo grottesco i lineamenti di quel volto, accentuando la furia di quello sguardo e avvolgendo i contorni di quella figura con una sinistra luce aranciata.

In vita sua non aveva mai visto uno sguardo più spaventoso.

Ciò che più lo terrorizzò fu che quegli occhi non sembrarono riconoscerlo in alcun modo.

Il sangue gli ribollì letteralmente nelle vene.

Vide le labbra dell’altro muoversi per pronunciare qualcosa, ma non ricordava le parole o forse non era mai veramente riuscito a udirle in mezzo al fragore delle fiamme.

Capì comunque cosa stava per accadere.

Una ferina ondata di panico lo investì e istintivamente cercò di fuggire per evitare il peggio, ma il suo braccio destro venne bloccato da una presa ferma che lo strinse con forza sovrumana.

Sentì la pelle ustionarsi sotto il suo tocco.

Cercò di liberarsi, ma la mano si serrò con ancora più forza. Avvertì la forte pressione sul polso farsi sempre più insopportabile e infine il suono secco dell’osso che si spezzava.

Non fece in tempo ad urlare per il dolore che una vampata di fuoco lo investì con violenza.

 

Un’esclamazione di dolore sfuggì dalle labbra del wave controller. “Endorsi, questo ha fatto male…”

La ragazza gli lanciò un’occhiata di sottecchi, per nulla dispiaciuta “ah, davvero?” con pazienza, strinse di più la fasciatura sul suo braccio sinistro.

Alla principessa non erano sfuggiti lo sguardo scosso di Bam e il fremito che aveva percosso il suo corpo.

Ultimamente ci pensa sempre più di frequente.

Con un gesto apparentemente distaccato gli scostò i lunghi ciuffi castani dal volto, sfiorando la sua guancia nel tentativo di trasmettergli un qualche conforto. “Smettila di ridurti in questo stato ogni volta che ti alleni e non ti capiterà più di ricevere una mia medicazione.” La garza appena stretta si macchiò di scarlatto riproducendo la forma allungata del taglio sottostante.

“Lo scricciolo ha ancora molto da imparare prima di uscirne illeso.” Le rispose Evankhell seduta con le gambe accavallate sopra la barella della piccola infermeria. I lunghi capelli argentei le penzolavano pesantemente dalla spalla. “… ma almeno posso ritenermi soddisfatta dei suoi progressi.”

“Grazie…” Rispose incerto Bam squadrandola stancamente.

“Non lo considererei un complimento Bam…” osservò scocciata Endorsi.

“Ci sono notizie di Shibisu?” Il ragazzo non si trattenne dal lanciarle un’occhiata speranzosa che le provocò un leggero senso di irritazione.

“Hai altro su cui devi concentrarti Bam...” Una smorfia di esasperazione le arricciò le labbra tinte dalla nuova tonalità di rossetto. “Sono mesi che siamo qui fermi, Hockney ha già preparato tutto per poter ripartire e affrontare il nuovo test, non possiamo restare qui ancora per molto”.

Lui le sorrise indulgente. “Dovremo almeno aspettare che Shibisu e Hatz tornino da noi per poter avanzare assieme.”

Endorsi cominciava a stancarsi di interpretare il ruolo della maestrina severa. “Sai che non potranno reggere per sempre il nostro passo.” Sbottò, pentendosi di quell’asserzione ancora prima che le sfuggisse dalle labbra.

In quel momento Bam sembrò fulminarla con lo sguardo, la sua mascella si indurì e i suoi occhi rifletterono sinistri la luce fredda del neon. “Non lascerò più nessuno dei miei compagni indietro, non di nuovo.” Quanto fosse radicato il suo senso di colpa per ciò che era accaduto con Khun, Endorsi lo sapeva bene e comprese subito di aver toccato un tasto dolente. Bam rilassò il volto e le strinse delicatamente l’avambraccio, quasi in un tentativo di scusarsi per l’eccessiva durezza con cui le si era rivolto.

In realtà, anche se poteva non sembrare, lei e Bam si erano avvicinati molto nel corso di quei cinque anni. Ormai, passavano molto tempo assieme ed Endorsi, con i suoi modi sempre un pochino egocentrici ed imperiosi, era comunque riuscita ad aprirsi un varco in quel distacco forzato in cui Bam si era rifugiato, confidandosi spesso con lei e concedendole di acquisire maggior confidenza con lui.  Tutto ciò la rendeva felice, ma comprendeva bene che per l’altro non fosse sufficiente a riempire il vuoto che il suo migliore amico aveva lasciato, figuriamoci a conquistare qualcosa di più come Endorsi avrebbe sperato. In ogni caso, non aveva intenzione di desistere, nonostante difettasse di pazienza.

“Lo so bene” cercò di mostrarsi dispiaciuta. “L’ho detto senza pensarci…” La ragazza fissò il bendaggio e allungò le braccia a cingergli il collo, si fermò davanti a lui a solo una decina di centimetri dal suo volto osservandolo con premura. Aveva gli occhi stanchi.

Lui non si scansò, ma nemmeno si avvicinò. “Vai a riposare ora...” Le sue labbra gli sfiorarono rapide la fronte.

Evankhell si alzò in piedi, assicurandosi di far ben risuonare i tacchi dei suoi stivali sul pavimento. “Se proprio dovete amoreggiare, prendetevi una stanza…”

Bam arrossì e scostò gentilmente Endorsi, sorridendole impacciato.

Stava per dirle qualcosa, ma un suono famigliare gli fece sbarrare i grandi occhi ambrati. Sentì la pelle accapponarsi percossa da un brivido.

Materializzandosi lì vicino, il pocket di Endorsi mostrava a chiare lettere il nome di Shibisu.

Qualcosa nello sguardo ora impaziente di Bam fece esitare Endorsi dall’accettare subito la chiamata.

E se fossero cattive notizie? Si accigliò.

E se invece non lo fossero? Con un groppo in gola, diede il comando e la voce dello scout risuonò nella stanza.

Endorsi? Bam è lì con te? Devo chiamare anche lui?”

“Siamo entrambi qui” Rispose distaccata Endorsi. Il suo volto si era fatto serio e gli occhi apparivano ora più spenti.

Shibisu non perse tempo, la ragazza poté sentire il sorriso trionfante dello scout attraverso la sua voce: “Lo abbiamo trovato.”

 

Il cuore di Bam prese a battere all’impazzata e per un secondo temette di restare senza fiato. Si portò le mani a nascondere il volto mentre un’ondata di sollievo lo travolse. Espirò profondamente sentendo dissiparsi in lui un peso che fino a quel momento non si era reso conto di portare. “Come sta?” Disse flebilmente con il cuore in tumulto. Non riuscì a pronunciare altro, sentiva la testa leggera… ascoltò quasi trasognato le parole di Shibisu, rischiando di indugiare troppo sulle sue emozioni, ma si sforzò di restare concentrato.

Khun era vivo, ma no, non stava bene.

Bam si incupì quando Shibisu descrisse brevemente le sue condizioni.

Involontariamente la sua mente gli restituì una vivida e cupa immagine: vide Khun solo in una casa vuota e silenziosa; le mani affusolate dai polsi sottili intente a scorrere pigramente gli schermi della sua lighthouse; la luce fredda del dispositivo che si rifletteva sugli occhi oltremare socchiusi e adombrati dalle lunghe ciglia argentee; lo sguardo riflessivo e stanco, incorniciato da profonde occhiaie che risaltavano sul volto diafano.

Qualcosa gli si strinse nel petto.

In seguito, lo scout iniziò a descrivere tutto ciò che aveva potuto apprendere sul firefish e su come Khun era riuscito finora a gestirlo, con la coda dell’occhio, Bam notò Evankhell ascoltare con attenzione e accigliarsi.

“… per questo è sempre sull’attenti, evita qualsiasi contatto fisico e non si lascia troppo avvicinare.”

“Stai parlando di Khun o di un gatto che hai raccolto per strada?” osservò Endorsi alzando un sopracciglio e alleggerendo di poco la tensione che si andava creando.

Shibisu sbuffò e rivelò loro la cosa che maggiormente lo preoccupava.

“Penso che il firefish stia esercitando una certa influenza su di lui, non ho ben chiaro in che modo o con quale scopo, ma temo che le sue scelte siano in qualche modo condizionate.”

Un brivido percorse la schiena di Bam che si sentì mancare il fiato. Non di nuovo.

Per un istante nella stanza cadde il silenzio. Evankhell fece un’osservazione, ma Bam la sentì risuonare nelle orecchie senza coglierne veramente il significato. Continuava a rivedere l’immagine di Khun solo in quella casa, ma ora alle sue spalle vorticava la figura del firefish – o quantomeno la creatura che lui immaginava essere il firefish.

Isu proseguì spiegando loro la rotta per poterli raggiungere. Con la war ship, sarebbero stati necessari almeno due mesi prima di poter arrivare.

“Dovrete lasciare la float ship al porto del paese, è troppo grande per attraccarla nella vallata e potrebbe attirare attenzioni indesiderate.”

“Due mesi. Senza contare che sono a ritroso verso piani della Torre che già avete scalato…” Evankhell incrociò le braccia al petto scuotendo la testa.

Bam, so che non esiterai a precipitarti qui e lo sa anche Khun. Per quanto non voglia darlo a vedere, è lampante che aspetta con ansia il tuo arrivo. Non lo farei aspettare.

Nonostante l’angoscia che gli stava salendo in gola a causa del quadro poco promettente descritto da Shibisu, quelle ultime parole gli procurarono un intenso calore che scoppiò prepotente con una fitta sorda alla bocca dello stomaco, ma che si irradiò con un piacevole formicolio in tutto il suo corpo.

Voleva vederlo, sentire la sua voce, incontrare i suoi occhi blu, scorgere il suo sorriso…

“Ragazzino, sappi che non ti seguirò in questo viaggio.” Il tono perentorio di Evankhell lo riscosse dai suoi pensieri.

Devo concentrarmi. Si rimproverò mentalmente ancora avvolto in quel torpore che continuava a ripresentarsi ogni qualvolta ripensasse a Khun.

La donna gli stava ancora parlando: “con gli allenamenti avuti in questi anni e la tua innata capacità di controllo dello shinsu, sono sicura che non avrai problemi a controllare il fuoco degli Yeon.” Bam stava per sorriderle, lieto di quella inaspettata fiducia, ma le parole che seguirono gli fecero morire il sorriso sul nascere. “Non posso tuttavia garantire che questo sia sufficiente a salvare la vita del figlio di Khun. Potresti solo perdere del tempo inutilmente cercando di riparare l’irreparabile.”

Fosse anche solo per rivederlo per una manciata di secondi, non sarebbe stato inutile. Pensò, ma invece bisbigliò accigliandosi: “Che intendi dire?”

Evankhell si adombrò “Non permettergli mai di ricorrere nuovamente a quelle fiamme.” Bam si ritrovò a deglutire di fronte allo sguardo gelido della donna “Una volta raggiunto il limite, il potere del firefish non può essere fermato.”

“Potremmo prima… provare a valutare delle strategie alternative?” Suggerì Endorsi che, a differenza di Bam, aveva conservato la sua obiettività.

“Non avete capito. Qui non si tratta di valutare alternative.” Lo sguardo di Bam ardeva di risoluzione. “Scenderò dalla Torre e andrò a riprendermi Khun.”

Si rivolse al pocket di Endorsi.

Shibisu, fra due mesi sarò lì, che non si azzardi a morire prima del mio arrivo. Troverò un modo per rimetterlo in sesto.”

Il dispositivo emise un gracchiare elettrostatico. “Ci conto.”

Evankhell sorrise enigmatica. “Fai come vuoi piccoletto.”

“Tutto ciò non farà piacere a Karaka…” Si voltarono in direzione della voce e videro Hwaryun sullo stipite della porta, evidentemente consapevole di quanto era stato detto. Non indossava la sua solita benda, ma un lungo ciuffo cremisi le nascondeva ugualmente il lato destro del volto. “Viole” disse con tono pacato “nel tuo cammino, non esistono vie che ti conducano a ritroso nella Torre...” Prima che Bam potesse ribattere lei gli rivolse un flebile sorriso e aggiunse. “… ma ti seguirò ugualmente.”

Bam rispose al suo sorriso. “Ti ringrazio, Hwaryun.”

Endorsi le lanciò un’occhiata diffidente. “Più che Karaka, mi preoccupa la tragedia che tirerà fuori questa volta il coccodrillone. Dobbiamo portaci dietro anche lui?” Bam colse il significato implicito dietro quelle parole.

“Verrai anche tu Endorsi?” Il wave controller la guardò raggiante.

“Avevi qualche dubbio?” Rispose lei senza riuscire a sciogliersi in un sorriso di fronte alla genuina riconoscenza di Bam.

Hwaryun attraversò la piccola infermeria avvicinandosi al gruppo e in particolare a Bam. “Viole, per quanto tu voglia provare a negarlo, entrambi avete subito un trauma quel giorno, non sarà così semplice riconciliarvi” si avvicinò di un altro passo posando una mano sulla spalla del ragazzo. “Dubito che Khun abbia voglia di avvicinarsi troppo a te dopo quello che ti ha fatto, figuriamoci rilasciare il suo potere perché tu possa provare a sopprimerlo.” La guida spostò la mano dalla spalla fino a sollevare il mento di Bam. “E tu?” L’occhio scarlatto della ragazza sembrò trapassarlo da parte a parte. “Sarai davvero in grado di sopportare la sua vicinanza se dovesse usare il fuoco?”

Bam indietreggiò involontariamente. Di nuovo i furenti occhi fiammeggianti di Khun tornarono a riempigli la mente. Il suo fianco destro sembrò avvampare. Strinse inconsciamente i pugni cercando di scacciare il ricordo. Endorsi, al suo fianco, lo osservò accigliandosi.

“Traumi?” La voce di Evankhell riportò la loro attenzione su di lei. “Si possono usare a nostro vantaggio. Posso suggerirti un modo per assestare i bollori di quel piccoletto.” Si rizzò sulla schiena portandosi una mano sul fianco. Lanciò un sorriso saccente in direzione del wave controller. Gli occhi di Bam brillarono riacquistando fiducia. “Sai cos’è una terapia d’urto, mio caro?”

Il gruppetto la fissò confuso, in silenzio.

“Ehi, siete ancora lì?” ma ormai nessuno stava più ascoltando lo scout.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - Manhwa / Vai alla pagina dell'autore: Moonyque