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Autore: Sabriel Schermann    03/08/2020    7 recensioni
Alzo gli occhi al cielo in una tacita promessa: ovunque andrai, chiunque sceglierai di diventare, io sarò il tuo sole e con la mia luce t'illuminerò la strada quando la tua non basterà.
Il viaggio di un padre e di una bambina orfani d'amore.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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Brevi note per chi non conosce la serie: Jan è un uomo spezzato che si ritrova ad accudire una bambina orfana, Sindy, che è fuggita da un orfanotrofio.
L'intera serie è ambientata nei Paesi Bassi (da qui i riferimenti come “terra di nuvole”).

 

 

 

 

 

 

Sindy-Jan

 

 





 

Un papà dà i baci sul nasino

 

 

 

 

 

 

Mi siedo sulla scalinata di casa e ti vedo trotterellare per prendere posto accanto a me.
Adoro il tuo buffo modo di accovacciarti, incrociando le ginocchia come una bambina che ha appena imparato a camminare, nonostante tu abbia ormai compiuto dieci anni.
È sera tardi e dovresti andare a letto, ma so di non poter essere troppo severo con te; per questo stasera ti concederò di restare sveglia ancora per un po'.
«Quando ero piccolo mi piaceva guardare le stelle» sussurro con lo sguardo rivolto al cielo, ammirando la distesa luminosa che ci viene concessa, di tanto in tanto, in questa terra di nuvole. «Mi ero appassionato un sacco, sai? Avevo anche imparato a riconoscere un paio di costellazioni» sorrido.
Non menziono il fatto che mi avesse insegnato mia madre a riconoscerle, quando, durante le sere d'estate, mi concedeva qualche minuto delle sue frenetiche giornate.
«Quali? Mi insegni a riconoscerle?» mi domandi con la tua voce di bambina curiosa di scoprire il mondo in cui è capitata a vivere.
E forse è proprio questo che ti ha tenuto in vita, Sindy: la tua insaziabile voglia di conoscere, che ad ogni passo ti ha portato più lontano, fino a me.
«Non me le ricordo più, tesoro...» mi scuso con un cenno del capo. Sono passati così tanti anni dall'ultima volta in cui mi sono seduto qui fuori con mia figlia sulle ginocchia.
Sento il tuo sguardo su di me e cerco di mascherare l'amarezza. A volte ho l'impressione che i tuoi occhi, per quanto ancora giovani, possano scavarmi fin nelle viscere.
«Mi racconti una storia?»
Le tue parole mi sfiorano l'udito, ma impiego qualche minuto a comprenderne il significato.
«Che storia vuoi che ti racconti?»
Una parte di me spera invano che demordi. Non sono più abituato ad inventarne di mio pugno; mi limito semplicemente a leggere i libri che accumulai per Anja, senza sapere che avrei finito per dimenticarli in un ripostiglio.
«Una storia» ti sento sussurrare prima di alzarti e gettarti sull'erba del giardino. Sei fortunata, piccola Sindy, perché stasera anche le auto sembrano avere interrotto il proprio viaggio per godersi questo cielo senza nuvole.
«C'era una volta una stellina...» comincio, improvvisando. «...che viveva insieme al suo papà, il sole».
Non posso vederti in volto, ma potrei giurare che ci sia dipinto un sorriso.
«Non era realmente il suo papà, ma era come se lo fosse, perché le dava sempre tanti baci sul nasino prima di fare la nanna...»
Non posso impedirmi di osservarti, coricata nell'erba, come un fiocco di neve che si posa su un albero spoglio.
Mi hai sconvolto, piccola Sin, inebriandomi del tuo profumo di bambina sperduta, e mi hai inconsapevolmente cambiato.
«Ogni sera la piccola stella voleva giocare e splendere, e il papà l'incalzava paziente, promettendole che presto avrebbe luccicato di nuovo, non appena fosse tornata la notte…»
Esisti da solamente dieci anni, ma la vita ti ha già posto ardue sfide, e altrettante ancora ti attendono: alcune ti lasceranno qualche graffio, altre ti apriranno ferite così profonde da mozzarti il respiro. Forse, una volta rimarginate, ti chiederai come hai fatto a sopravvivere.
Ho solamente una certezza: la mia mano non lascerà la tua nemmeno nel mezzo di una tempesta.
«E la stellina rispondeva: papino, scappo via se mi costringi a fare la nanna!»
Ma ce la farai, piccola mia, ti aggrapperai a questo mondo con le unghie e con i denti, perché tu sei fatta così: faresti di tutto per poter bere anche l'ultima goccia dal bicchiere della vita.
Ed è per questo motivo che sei giunta fino a me: mi hai trovato perché non ti sei mai arresa.
«E allora il papà le baciava il nasino e diceva: non importa dove andrai, non importa quanto diventerai grande o se ti perderai per strada...»
Alzo gli occhi al cielo in una tacita promessa. Tutto accade in meno di un istante, ma sono sicuro di non essermi sbagliato.
«Una stella cadente!» ti sento gridare eccitata. Ti alzi e corri verso di me, afferrando la mia mano.
«Forza, esprimi un desiderio! Ma non dirlo ad alta voce, altrimenti non si avvera!» sorrido. Ti vedo rivolgere lo sguardo al cielo, ormai quasi completamente coperto di nuvole.
Forse stanotte pioverà.
«...io ti amerò per sempre, perché per sempre resterai la mia piccola stella».
Ovunque andrai, chiunque sceglierai di diventare, io sarò il tuo sole e con la mia luce t'illuminerò la strada quando la tua non basterà.
E non m’importa se la gente ci additerà sputando sentenze; le lacrime e le paure di un padre sono invisibili, il suo amore è silenzioso, ma la sua cura e protezione rimangono come un sostegno forte per tutta la vita¹.
«Allora, hai espresso un desiderio?»
Ti vedo fare un cenno del capo e mi rendo conto che il mio affetto per te non è che aumentato in questo tempo passato insieme.
Oggi ho imparato che un papà è colui che dà i baci sul nasino.




 

Jan - 31/07/2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Si tratta di una citazione di Ama H. Vanniarachchy che mi è stata gentilmente suggerita da Paige95.
Senza il suo contributo, questa storia non sarebbe stata la stessa ♡

   
 
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