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Autore: Kim WinterNight    04/08/2020    6 recensioni
Joe siede su una panchina in attesa che la sua amica Maddy torni da lui con la merenda.
Ignaro di ciò che sta per accadergli, usa gli unici quattro sensi di cui dispone per analizzare ciò che lo circonda.
Finché qualcuno non si ferma accanto a lui.
Qualcuno che gli cambierà la vita e il suo modo di vedere il mondo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Martin&Joe'
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Teach me how to watch the world






I can't wait to see the light
And right there is where I wanna stay
[Bruno Mars – Locked Out Of Heaven]






Joe brancola come sempre nella sua oscurità.
Seduto su una panchina del parco, si gode il tiepido sole primaverile e aspetta che la sua amica Maddy torni da lui con le patatine fritte che entrambi non vedono l’ora di mangiare.
Hanno provato a resistere alla tentazione di una merenda così malsana, eppure non ce l’hanno fatta neanche stavolta.
Con il capo inclinato verso sinistra, Joe ascolta i rumori che lo circondano: bambini che gridano e giocano in lontananza, catene di bicicletta che cigolano, un pallone che rimbalza insistentemente contro una parete, ragazze che ridono, giovani che imprecano, musica dance in sottofondo…
Poi avverte gli insetti che ronzano tra gli alberi, l’odore forte e quasi fastidioso dei fiori, la fragranza dell’erba tagliata da poco.
Sospira soddisfatto quando anche l’aroma di fritto proveniente dal chiosco pizzica le sue narici: pregusta le patatine e spera che siano ben salate.
Avverte una presenza accanto a sé, il respiro affannoso di un ragazzo, dei passi che piano si fermano a poca distanza da lui.
Rimane in attesa, in ascolto.
«Scusa, posso sedermi un attimo?» domanda una voce calda e profonda.
Joe rabbrividisce appena, ma non è certo che si stia rivolgendo a lui perché non può vederlo; così, nel dubbio, fa un discreto e rapido cenno di assenso con il capo, almeno se quel tipo stesse parlando con qualcun altro potrebbe anche non notarlo.
Tuttavia ben presto si rende conto che il ragazzo si è rivolto proprio a lui, perché lo sente lasciarsi cadere sulla panchina accanto a sé; ha il respiro affannoso e un leggero odore di sudore si sprigiona dalla sua pelle, ma Joe non lo trova affatto spiacevole, anzi.
Percepisce il suo odore come familiare, una cosa piuttosto strana dal momento che non ha riconosciuto il timbro vocale del nuovo arrivato.
«Scusami, non voglio disturbarti o spaventarti… ho notato solo ora il bastone» farfuglia il ragazzo.
Joe sorride mestamente. «Non preoccuparti. Sto aspettando la mia amica Maddy, ma stai pure qui finché vuoi. Sei stanco?»
Lo sente sospirare. «Sì, mi piace correre, però comincia a fare caldo e avrei dovuto mettere una maglia a maniche corte…»
«Capisco. Io sono troppo pigro, non correrei mai!»
«A me rilassa, mi si svuota la mente» spiega l’altro.
Joe annuisce. «Sarà… beh, come ti chiami?»
«Martin.»
«Io sono Joe. In realtà Joseph, ma non importa. Chiamami solo Joe.»
Sente l’altro ragazzo sorridere.
«A questo punto ci dovremmo stringere la mano e dire piacere» scherza Joe.
«Possiamo farlo, se vuoi…» borbotta l’altro.
Joe solleva la mano destra e si volta appena in direzione del ragazzo.
Un istante dopo le dita di Martin sfiorano le sue.
In un battito di ciglia un lampo ferisce gli occhi di Joe, portandolo immediatamente a ritrarsi da quel contatto.
Si ritrova a tremare, mentre la fronte gli si imperla di sudore e il cuore batte a mille nel suo petto.
«Scusa, io… ho fatto qualcosa di sbagliato?» balbetta Martin mortificato.
Joe si stringe la mano al petto e respira affannosamente. «Io… non lo so» mugugna.
«Ti prego, scusami. Non so cosa sia successo, ma… me ne vado, sì, forse è meglio» si affretta a dire Martin, tirandosi velocemente in piedi.
«No, aspetta! Cazzo, è successa una cosa… stranissima.» Joe deglutisce.
«Ti va di spiegarmi?» chiede Martin con cautela, tornando lentamente a sedersi accanto a lui.
«Io sono cieco. Non ho mai visto una sola luce in vita mia. Poi tu mi hai toccato e…» Si interrompe di botto e si dà dell’idiota: come può pensare che quel ragazzo gli creda? Sicuramente starà pensando che è un demente che vaneggia e si immagina cose che non esistono. E non avrebbe tutti i torti, perché non sa neanche più se sia vero quel lampo che gli è parso di scorgere quando le loro dita si sono sfiorate appena.
«Ti ho toccato e hai visto qualcosa?» domanda Martin, il quale non sembra affatto canzonatorio nel tono che utilizza.
Sembra consapevole.
Joe annuisce lentamente. «Un lampo, una cosa strana… credo fosse un lampo, non so nemmeno che cazzo è un fottuto lampo!» Si porta le mani alle tempie e le sente pulsare.
«Vorresti… riprovarci?» azzarda Martin in un sussurro.
«Non lo so…» Joe sospira e lascia cadere la testa all’indietro. «Mi ha spaventato moltissimo questa cosa, capisci? E poi, cazzo, nemmeno ti conosco! Ed è contro natura, cioè, queste sono stronzate che nel mondo reale non esistono.»
L’altro sospira. «Allora tanto vale riprovarci. Se è stata solo un’impressione, non succederà di nuovo» commenta con ovvietà.
Joe ci riflette su per un attimo: in fondo cos’ha da perdere? Certo, sono cose inspiegabili, ma in fondo è sicuro che non ricapiterà. Sì, se l’è soltanto immaginato.
Annuisce e allunga piano la mano destra alla ricerca di quella di Martin.
Le loro dita si sfiorano di nuovo.
Il lampo squarcia l’oscurità di Joe.
Di nuovo.
Stavolta però fa leva su se stesso e non si ritrae; rafforza la stretta sulle dita dell’altro e tiene le palpebre serrate, anche se sente lo strano impulso di schiuderle.
«Joe?»
«Lampi… ce ne sono tanti.»
Sente lo sguardo dell’altro addosso. «Perché non provi ad aprire gli occhi? Ti va?»
Joe trema e Martin rafforza ancora di più il contatto, tentando di rassicurarlo.
L’impulso di spalancare le palpebre è sempre più forte, non riesce quasi a controllarsi.
«Ho paura…»
«So che non mi conosci, che non ci conosciamo. Ma per quel che vale… sono qui con te, okay?»
Joe annuisce lentamente. Si porta una mano di fronte agli occhi e con cautela li apre.
Accade l’impensabile: le sue pupille vengono ferite da un’intensa luce.
Le richiude, si lascia sfuggire un singhiozzo e preme il palmo della mano sul viso. «Cazzo» impreca.
«Cos’è successo?»
«C’era… tanta luce» sussurra.
«Davvero?» Martin pare entusiasta, come se la sua vita finalmente avesse trovato un senso. O almeno è così che Joe percepisce il suo tono di voce: eccitato, gioioso, consapevole.
«Io…»
Martin afferra delicatamente la mano che Joe tiene sul viso, scostandola. «Riprova, non succederà niente» lo rassicura.
Allora si convince, ci riprova.
Schiude piano le palpebre: la luce è ancora lì, ma stavolta c’è dell’altro. Non è soltanto luce.
Una sagoma, un viso, due occhi.
I capelli di un ragazzo, le sue labbra, le sue orecchie.
«I-io…» Joe comincia a respirare ancora più forte, si porta la mano al petto e ha paura che il cuore gli scoppi per le troppe emozioni.
«Puoi vedermi?» chiede Martin, una gioia indescrivibile a venare la voce calda e dolce.
«Credo… credo di sì, ma…»
«Cazzo, ecco perché il tatuaggio bruciava tanto stamattina…»
Joe aggrotta la fronte e si sventola la mano di fronte agli occhi. «Il tatuaggio? Oddio, sono così emozionato… la mia mano, oddio, posso vederla!» Scoppia a piangere e cerca di divincolarsi dalla stretta di Martin, ma subito dopo si ricorda che probabilmente perderà nuovamente la vista se interromperà il contatto con quel ragazzo.
Martin fa una strana faccia, Joe non ha la minima idea di cosa significhi. Non sa come si interpretano le espressioni delle persone, non a livello visivo almeno.
«Sono nato con uno strano tatuaggio, proprio qui sul dorso della mano…» Gli mostra il disegno. «È un piccolo occhio azzurro, ma non ho mai saputo cosa significasse. Nessuno se l’è mai saputo spiegare. Ora che guardo i tuoi occhi, so il perché: hanno lo stesso colore.»
«Azzurro» mormora Joe pensoso. Si china a osservare il tatuaggio – sì, finalmente può vedere davvero qualcosa, non deve soltanto limitarsi a immaginarlo! –, poi domanda: «Quello è l’azzurro?»
Martin ride piano. «No, adesso brucia ed è rosso. Forse è perché sono con te.»
Joe scosse la testa confuso. «Rosso, azzurro… già mi sono perso. Come farò a imparare tutti i colori? Oddio, è terribile…»
«Posso aiutarti, se vuoi.»
Joe sbuffa e d’improvviso si accorge che non è pronto per tutte queste emozioni, per tutte queste novità; con decisione sfila la mano da quella di Martin e piomba nuovamente nell’oscurità. Si rende conto che le sue palpebre sbattono in cerca di quella luce che fino a poco prima le ha fatte fremere, ma ormai è troppo tardi.
Sente il buio così familiare, così confortevole, così suo.
I colori, le sfumature, le forme, quelle possono vederle tutti. Tutti sanno come sono fatte, tutti possono descriverle.
Ma la sua dimensione gli appartiene totalmente e soltanto lui può comprenderla e apprezzarla.
«Joe, ascolta…»
«Ecco le nostre patatine! Oh…» La voce di Maddy raggiunge le orecchie di Joe. «E tu chi saresti?»
«MI chiamo Martin, e… mi sono seduto un attimo perché ero stanco per la corsa. Scusami, me ne vado subito.»
Joe sente l’odore delle patatine fritte e gli viene la nausea. Non ha più alcuna voglia di mangiarle, la sua testa è talmente confusa e pesante che non riesce neanche a gestire i propri pensieri come ha sempre fatto.
Ma una certezza si fa largo in lui, proprio mentre Martin si muove per alzarsi dalla panchina: non vuole perderlo.
Non è qualcosa di razionale o sensato, no; sente quel bisogno nascere in lui in maniera del tutto inspiegabile e non è in grado di reprimerlo.
«Resta, ti prego!» si lascia sfuggire, allungando a vuoto la mano.
«Cosa? Ma sei impazzito? Neanche lo conosci! Senti, sparisci, grazie» taglia corto Maddy in tono infastidito.
«Maddy, ascolta… devo mostrarti una cosa» si decide allora Joe, stendendo ancora un po’ il braccio.
Martin sembra intuire le sue intenzioni, così lascia che le loro dita si intreccino nuovamente.
È un lampo fortissimo quello che ferisce gli occhi di Joe, ma stavolta non è spaventato, non troppo almeno. Non sa se riuscirà mai ad abituarsi a una simile bizzarria, eppure ora sobbalza appena e riesce a sorridere mentre le sue palpebre fremono e lasciano che la luce inondi le pupille.
Joe per la prima volta mette a fuoco l’immagine della sua migliore amica e si rende conto che, nonostante lei gli abbia spesso descritto il suo aspetto fisico, fino a quel momento non aveva capito niente.
La ragazza spalanca la bocca, forse perché si accorge che gli occhi dell’amico non sono più vuoti, ma sono finalmente fissi sui suoi.
«Che cazzo…» Soffoca un grido e lancia la vaschetta con le patatine da un lato, fiondandosi immediatamente in ginocchio di fronte a lui. Gli prende la mano tra le sue e scoppia in un pianto rumoroso e a metà tra il disperato e il gioioso. «Cazzo, cazzo, cazzo, questo è…»
«Un miracolo?» sussurra Joe.
«Non lo so, non lo so! Sono così felice, ma come… come cazzo è possibile? E perché succede solo con te?» Maddy lancia un’occhiataccia a Martin.
Joe la guarda, la vede per la prima volta: gli ha detto che i suoi capelli e i suoi occhi sono neri, che ha la pelle chiara ed è una tipa qualsiasi che nessuno noterebbe mai. Maddy dice di non essere bella, ma su questo lui non è affatto d’accordo.
«Sei bellissima» si lascia sfuggire.
Maddy torna a fissarlo e sorride – Joe sa cos’è un sorriso, anche se lo conosce solo tramite il tatto e tramite l’udito, perché ha sempre saputo capire quando qualcuno sorride.
Lo abbraccia forte e lui ricambia con la mano libera.
«Ma com’è possibile? Come avete fatto a capirlo?»
Joe si stringe nelle spalle, poi si volta a osservare Martin. «Se ti senti a disagio a toccarmi, io… beh, non importa» bofonchia.
In tutta risposta il ragazzo rafforza la stretta e sorride dolcemente.
Joe annuisce. «E niente, Maddy, ci stavamo stringendo la mano e io ho visto un lampo…» spiega.
«E poi?»
«Ho avuto paura, ma Martin mi ha convinto a riprovarci.»
Martin si schiarisce appena la gola. «Sono nato con un tatuaggio, ecco» spiega, mostrando a Maddy il dorso della sua mano destra.
La ragazza lo esamina con attenzione e annuisce piano. «Cazzo, che roba!»
«Stamattina mi bruciava un sacco, e succede anche quando io e Joe ci tocchiamo… è pazzesco, io non so cosa…»
«È inspiegabile» aggiunge Joe, guardandosi timidamente in giro. Ha ancora paura di spingersi oltre, di ferirsi gli occhi, di sovraccaricarsi di novità ed emozioni.
«Sapete, credo che voi due siate anime gemelle» afferma Maddy, è serissima e convinta delle sue parole.
Joe guarda Martin e non sa decifrare la sua espressione. Decide di fare a modo suo, come ha sempre fatto: chiude gli occhi e percepisce ciò che quel ragazzo sta provando.
Il modo in cui gli stringe la mano gli comunica che sembra felice, ancora una volta ha l’impressione che è come se l’avesse sempre saputo.
Torna a scrutarlo. «Anime gemelle? Ma è impossibile…»
Martin scuote piano la testa. «No, non lo è. Altrimenti tu non potresti vedermi quando ti tocco. E io non avrei un tatuaggio da sempre, che brucia quando ti sono vicino.»
«Ha ragione lui, Joe» concorda Maddy.
Joe sospira. «E questo cosa significa? Sono terrorizzato, io non… non so spiegare cosa significa per me.»
Martin sorride. «Non preoccuparti, ti aiuterò a conoscere il mondo a colori.»
«Ma poi ci sono le sfumature…»
«Imparerai anche quelle, giorno dopo giorno» replica Maddy, sedendosi alla sinistra di Joe.
«Ancora non ci credo…»
«Non è semplice da accettare, anche io sono scosso. Però… lo affronteremo, anche perché se è vero che siamo anime gemelle, beh…»
Maddy scoppia a ridere. «Non potrete più fare a meno l’uno dell’altro.»
«Cazzo, che ansia però!» esclama Joe, sospirando pesantemente.
Martin rimane in silenzio, ha un’espressione incomprensibile per l’inesperienza di Joe.
«Non farci caso, Joe a volte parla troppo e dice anche cose che non pensa…» minimizza la ragazza.
«Veramente io lo penso: che ansia!»
«Quando ti stancherai di me, me ne andrò. Posso lasciarti in pace anche ora se preferisci» replica Martin in tono leggermente malinconico.
Joe se ne rende conto e si volta a guardarlo negli occhi, un’azione che ancora gli fa strano; lo fa sentire inadeguato e non riesce nemmeno a capire come possa un solo sguardo comunicare tante emozioni o permettere a qualcuno di leggere nei pensieri o nelle intenzioni di qualcun altro.
«Mi dispiace, è che… per me è tutto troppo. Devo imparare tante cose, non capisco la maggior parte delle cose che vedo… mi sento come un bambino deficiente e questo mi fa incazzare, ma tu… cazzo, io non voglio che te ne vai. Non so nemmeno da dove partono questi miei desideri, non ci conosciamo, eppure…»
Maddy gli posa una mano sul braccio. «Questo significa essere anime gemelle, amico mio.»
Joe sospira sconsolato e si immerge in un silenzio colmo di confusione. Non sa come affrontare tante novità, vorrebbe soltanto che Martin lasciasse la sua mano per potersi immergere nuovamente tra le braccia confortevoli della sua personale oscurità; allo stesso tempo, però, avverte l’impellente e inspiegabile necessità di avere quello sconosciuto accanto a sé, perché è come se sentisse di sapere tutto di lui anche se si sono incontrati appena un’ora prima.
Scuote il capo e stringe più forte le dita attorno a quelle del ragazzo seduto alla sua destra. «Scusami…»
«Va tutto bene. So che fa strano, ma io sono qui. Ti aiuterò e ti insegnerò a vedere finché lo vorrai» dice Martin.
Maddy sorride intenerita e abbraccia forte il suo amico. «Sono così felice, Joe…»
Ma lui non sa se essere felice, non ha idea di come si sente. È soltanto certo di voler scoprire quel nuovo mondo, un mondo che è proprio lo stesso in cui ha sempre vissuto, ma che finalmente ha acquistato un senso diverso, un senso completo.
Allora sorride a sua volta, appoggiando la testa sulla spalla di Maddy e rafforzando la stretta sulle dita di Martin.
«Va bene» dice. «Insegnatemi a vedere il mondo.»
Martin allunga la mano libera e gli accarezza delicatamente il viso, chinandosi a posargli un lieve bacio sulla fronte.
Ogni tocco di quel ragazzo è un nuovo arcobaleno di fronte agli occhi luminosi e vivi di Joe.






♥ ♥ ♥

Cari lettori, non ho saputo resistere!
Così mi sono lasciata andare e ho scritto una Soulmate!AU sui miei adoratissimi Martin&Joe *___*
Ovviamente questa storia non rientra nella loro classica vita insieme, è stato uno scritto off topic che ho avuto veramente bisogno di scrivere, anche solo per rimarcare anche in questo modo il legame immagino per loro. Della serie: se esistesse qualcosa come la magia delle anime gemelle, sicuramente loro due lo sarebbero e Martin sarebbe in grado di far recuperare la vista a Joe con un solo tocco ♥
I miei bambini, quanto li amo!
Ora, io non sono una grandissima esperta delle dinamiche che stanno dietro alle Soulmate!AU, però ho pensato che così potesse funzionare, almeno spero ^^
E se così non fosse, mi scuso, ma ho veramente amato parlarvi di questo legame tra i miei due OC, mi auguro che possa essere stata una lettura piacevole almeno!
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e a chi recensirà, alla prossima ♥
  
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