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Autore: LittleBunny    04/08/2020    0 recensioni
Inizialmente, come notò la presenza dell'altro gli accennò ad un sorriso ma poi, vedendo che il detective gli puntava addosso una pistola, i suoi occhi si spensero e nel suo sguardo si poteva leggere solo la rassegnazione.
Sembrava che il suo sguardo volesse dire ' se sei tu, va bene ' e, come a testimonianza di quel gesto, chiuse gli occhi, forse aspettando la sua fine.

[Au detective! Jyushimatsu x criminal! Ichimatsu] [NO INCEST]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ichimatsu Matsuno, Jyushimatsu Matsuno
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ForPaoli ★ Fanfiction creata per una challenge (Prompt : 'Bad Boy Au').

Without Morals




Quando si parlava di detective privati, si pensava un po' a quelli dei film polizieschi, quelli belli, tenebrosi, misteriosi, sempre cupi e con la frase figa pronta quando serviva ed, inutile dire che, Jyushimatsu era tutto l'opposto: era un detective fuori dal comune.
Era quello con un perenne sorriso sulle labbra, quello con la testa continuamente fra le nuvole e quello strano - ma non nel senso figo del termine, proprio no - per non parlare della sua fissa di andare a giocare a baseball nei momenti meno opportuni.
Tuttavia, nonostante le apparenze, si era fatto una buona reputazione, in quanto abbastanza bravo - molto più che bravo, a dire il vero - infatti non c'era caso nel quartiere che non avesse risolto in breve tempo, non importava la difficoltà.
Nessuno sapeva bene a cosa fosse dovuto il suo successo, c'era chi diceva che fosse dovuto ai suoi modi di fare, così goffi ed infantili, che facevano in modo tale che nessuno lo vedesse come una vera e propria minaccia, o c'era anche chi pensava che la sua mentalità così fuori dagli schemi, gli permettesse di notare dei dettagli che a molte persone sfuggivano, ma una cosa si chiedevano più di tutti : perchè un personaggio del genere, non entrava in polizia, piuttosto che accontentarsi di essere un umile detective privato?

'Perchè,' ripeteva sempre, a chiunque gli facesse questa domanda 'così posso agire senza vincoli e secondo le mie regole e morali', per poi cambiare improvvisamente argomento, parlando magari dell'ultima partita di baseball o di come sarebbe essere un cane o chi aveva detto che il rosa dovesse chiamarsi rosa.

Tuttavia, come qualsiasi buon detective che si rispettava, anche lui aveva una nemesi.
Se Sherlock Holmes aveva Moriarty, lui aveva Ichimatsu.
Ichimatsu era letteralmente il crucio del detective che proprio non riusciva a catturarlo e non riusciva a capire manco lui perchè.
Molto probabilmente, si trovava a riflettere l'altro, era dovuto al fatto che anche quel criminale non ragionasse come un qualsiasi criminale.
Era quello, ad esempio, che rapinava una banca, lasciando in fin di vita tutte le guardie, ma era anche quello che donava un buon gruzzoletto per i gatti randagi del paese ed era anche quello che ancora rubava letteralmente le caramelle ai bambini, così, perchè gli andava.
Cosa ancora peggiore, non solo era un pazzo furioso ma era anche dannatamente furbo.
Non aveva tracce di lui e con molta fatica era riuscito ad ottenere il suo nome ed uno stiracchiato identikit.
... Fu proprio grazie a quello, che lo riconobbe, quel giorno.
Era andato a fare qualche tiro con la mazza nella sua zona preferita quando lo vide e, fu abbastanza certo che anche lui l'aveva visto e riconosciuto.
Per un breve istante, fu tutto immobile come se entrambi stessero valutando ed osservando i gesti dell'altro, in modo tale da essere preparati a qualsiasi calcio, pugno o morso che ne fosse venuto fuori, ma bastò l'arrivo di alcuni passanti col cane per far scemare immediatamente quell'atmosfera costituita di pura elettricità.
Jyushimatsu pensava - ed era abbastanza sicuro che lo pensasse anche l'altro - che fosse il caso di lasciar perdere, in fondo, erano in mezzo a dei civili, senza pistola, sarebbe stato un suicidio buttarsi in un'impresa del genere.

'Ci sarebbe stata sicuramente un'altra occasione', si era detto.

Ed effettivamente, così c'era stata e così un'altra, un'altra ancora.
Era strano ma da un po' di tempo si beccavano piuttosto spesso e, come accadeva ogni volta, per via di qualche circostanza avversa, si ritrovavano sempre in situazioni dove non potevano fare niente, se non godersi la giornata come se l'altro non esistesse.
Col tempo, tuttavia, era capitato anche che si fossero trovati a fare attività simile assieme o a scambiarsi due parole e, doveva ammettere a se stesso che non era male la sua compagnia.
Era strano, molto strano, apparentemente erano molto diversi - lui, così allegro e spensierato mentre Ichimatsu, così cupo ed introverso - ma, in realtà, si assomigliavano molto, per certi versi: erano diversi in un mondo che non si prendeva la briga di capirli.
Fu quando iniziò a svegliarsi la mattina, con un sorrisone in volto, al pensiero di poter rivedere l'altro che capì che c'era qualcosa che non andava e si ricordò immediatamente dei loro ruoli: Jyushi era un detective, Ichi era un criminale.
Con la morte nel cuore, prese la sua pistola ed un ombrello, ed uscì di casa, intento a finire quello che doveva essere fatto.
Lo trovò al solito posto - il loro solito posto - sotto la pioggia, mentre proteggeva come poteva un gatto randagio abbandonato su una scatola nel ciglio della strada.
Inizialmente, come notò la presenza dell'altro gli accennò ad un sorriso ma poi, vedendo che il detective gli puntava addosso una pistola, i suoi occhi si spensero e nel suo sguardo si poteva leggere solo la rassegnazione.

Sembrava che il suo sguardo volesse dire ' se sei tu, va bene ' e, come a testimonianza di quel gesto, chiuse gli occhi, forse aspettando la sua fine.

Jyushimatsu rimase fermo immobile per un po', per un lungo istante, senza avere la forza di fare quello che doveva essere fatto.
Fu solo in quell'istante che si rese conto che stava sbagliando, stava sbagliando tutto.
Se lo ricordò proprio in quel momento : lui agiva secondo le sue regole e le sue morali.
Proprio per questo abbassò la scuola e, senza pensarci due volte, lasciò il suo ombrello all'altro, per poi dargli le spalle ed allontanarlo.
Molto probabilmente, in futuro, si sarebbe pentito amaramente di quel gesto, era probabile che anche Ichimatsu sarebbe stato costretto a quel genere di scelta e non era di certo detto che avrebbe avuto pietà come Jyushi l'aveva avuta con lui.
Tuttavia, ora coma ora non gli importava.
Quello che gli importava ora era che domani era un altro giorno nella quale, dopo aver assolto a tutti i suoi impegni, sarebbe uscito, beccato Ichimatsu, giocato assieme a lui e, se fosse stato davvero fortunato, gli avrebbe offerto quella coppa gelato nel suo posto preferito che gli nominava spesso.
Dopotutto, per ora, andava bene così.
   
 
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