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Autore: Marc25    04/08/2020    0 recensioni
[Slave B]
[Slave B]Premessa: Questa fanfiction è presa dal manga coreano slave B, ci sono spoiler solo sui primi 4 capitoli, consiglio vivamente la lettura del manhwa. I primi 4 capitoli sono appena usciti anche in italiano.
La storia si basa su un cavaliere, Samuel, il cui compito è stare a guardia di una miniera dove lavorano alcuni schiavi. I primi due capitoli sono totalmente inventati da me e si basano sul passato di questo personaggio, mentre negli altri 2 ho preso anche alcune frasi dallo stesso manhwa, mettendoci molto di mio comunque. Si vedrà come l'incontro con lo schiavo protagonista cambierà entrambi. La storia è un fantasy. Buona lettura.
P.S: Si può leggere la storia anche senza leggere il manhwa, per quanto come sopra lo consigli perché è bello.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Cap 1. Samuel parte 1

~Samuel si stava allenando con la spada, doveva migliorare, quando sarebbe tornato suo padre gli avrebbe fatto vedere tutti i progressi che aveva fatto.
Samuel era un ragazzino di 12 anni, 2 anni prima il padre era andato contro mostri che avevano invaso il Mondo e in particolare vicino al loro villaggio, era un soldato semplice e loro erano cittadini comuni, i soldati erano riusciti a sbaragliare quell’ondata di mostri molto disorganizzati, eppure suo padre non era tornato ma non era stato trovato il corpo, quindi lui sperava che si fosse salvato  e poi suo madre lo aveva rassicurato che sarebbe tornato.
Quando era piccolo, suo padre gli aveva insegnato delle basi con quella spada di legno improvvisata, lui era entusiasta di allenarsi col padre, inoltre si era allenato anche col corpo a corpo, cosa che dovevano fare di nascosto dalla madre, che non apprezzava quel tipo di allenamento, temeva che Samuel potesse farsi male ma suo padre era molto attento.
Allenarsi da solo non era il massimo ma era migliorato molto e aspettava suo padre per fargli vedere i progressi
“Samuel rientra! Ho messo il piatto in tavola, non farlo diventare freddo”
Samuel: “Ok, mamma”
La madre era bellissima, aveva capelli lunghi e neri, gli occhi castani e un sorriso che faceva innamorare, lui amava la sua famiglia e fino ad allora anche se non se ne era ancora accorto aveva avuto un’infanzia felice.
La madre era una cuoca sopraffina, purtroppo loro non avevano molto da mangiare, ma con quel poco riuscivano ancora a vivere, la madre lavorava ai campi, ma non poteva farlo per sempre, il padrone dei campi era davvero buono con lei e le dava più di quanto potessero desiderare ma forse presto Samuel la avrebbe sostituita finché non avesse fatto il soldato come suo padre. Quella era la sua aspirazione.

Quel giorno uscì insieme alla madre per fare delle commissioni, passavano per una strada sterrata che aveva ai due lati prati in fiore fantastici, c’erano fiori di vario genere, tutti bellissimi ma ad un certo punto gli occhi  del bruno Samuel si andarono ad incollare su una ragazza che raccoglieva i fiori, la trovava bellissima, non aveva mai visto una ragazza cosi bella, li raccoglieva in maniera regale, era elegante. La madre continuava a camminare ma ad un certo punto si rese conto che il figlio si era fermato, tornò indietro e guardò in direzione di dove guardava il figlio, sorrise e gli accarezzò la testa e disse semplicemente: “Stai proprio diventando grande Samuel”
Samuel restituì lo sguardo della madre e disse semplicemente: “Chi è quella ragazza?”
Madre: “Non lo so ma di sicuro una ragazza di famiglia nobile”
La ragazza notò lo sguardo di Samuel e gli sorrise, il ragazzo distolse lo sguardo imbarazzato e ricominciarono a camminare ma quando la ragazza tornò a raccogliere i fiori Samuel la osservò ancora una volta con la coda dell’occhio, chissà se l’avrebbe rincontrata pensò.


Samuel fece spesso quella strada quando poteva, voleva rincontrare quella ragazza, si era preso una cotta a prima vista, lo ammetteva, non era stupido. Più giorni andò in quella zona ma non la vide, fino a quando ormai senza speranze un giorno la vide sempre intenta a raccogliere i fiori, stavolta dall’altra rispetto alla strada.
Samuel era imbarazzato nonostante tentato di raggiungerla e parlarci. Aveva aspettato circa una settimana ma ora che era li era impietrito, ammetteva che fosse bello anche solo guardarla intenta nella ricerca dei fiori più belli.
Fu lei ad  un certo punto a guardarlo e salutarlo: “Ciao”
Samuel ancora imbarazzato ricambiò il saluto: “..Ciao”
La ragazza gli sorrise e ricominciò a raccogliere i fiori, lui molto lentamente si avvicinò: “..Come ti chiami?”
“Amelie”
Samuel: “Posso aiutarti?”
Amelie: “Sai che fiori mi piacciono?”
Samuel era stranito perché non aveva risposto alla sua domanda: “No, non ne ho idea”
Amelie: “Beh, un po’ tutti come queste iris, ma ho visto solo nei libri i tulipani e li adoro, ne vorrei tanto uno..
Samuel: “Capisco, io comunque mi chiamo S..
Donna austera: “Amelie, è tardi, andiamo!”
Amelie: “Si, mamma.”
Amelie si girò e se ne andò, senti chiaramente dire a quella donna: “Non dovresti parlare con persone inferiori a te che non siano tuoi schiavi.”
Quelle parole ferirono profondamente Samuel.


Per un po’ Samuel non andò in quella zona, aveva iniziato a lavorare i campi la mattina prendendo il posto della madre, lavorava con alcuni schiavi che però venivano trattati benissimo dal loro padrone, del resto se qualcuno di loro non gli avesse detto che era uno schiavo non se ne sarebbe accorto.

Un pomeriggio decise di ripassare in quella zona dove c’erano i campi in fiore, aveva voglia di rivederla, non gli interessava della madre della ragazza. La vide, decise di non avvicinarsi, voleva godersi la sua visione ma la ragazza lo saluto con veemenza quando lo vide: “Ehi, ciao!”
Samuel non era sicuro si stesse rivolgendo a lui
Amelie: “Si, tu!”
Samuel si avvicinò: “Ciao, come stai?”
Amelie: “Bene, non ti preoccupare per mia madre, io parlo con chi voglio”
Samuel si grattò la testa un po’ imbarazzato: “Oh, non ci stavo pensando” mentì
Amelie sorrise: “Allora, come ti chiami?”
Samuel: “Io?”
Amelie: “C’è qualcun altro nelle vicinanze?”
Samuel considerandosi uno stupido disse: “Samuel”
Amelie: “Vuoi aiutarmi?”
Samuel: “Mi piacerebbe molto”
Samuel raccoglieva i fiori più belli e soprattutto in quantità limitata per evitare di provocare danni elevati alla composizione floreale come voleva anche Amelie.
Mentre raccoglieva parlava di suo padre, della sua passione nel combattimento con la spada e del suo sogno irrealizzabile di andare nell’accademia di Excanum, da tempo aveva abbandonato questo sogno, sarebbe diventato comunque un soldato semplice, praticamente in un’ora raccontò tutta la sua vita ad Amelie. Era cosi pieno di entusiasmo, di speranze che Amelie rimase completamente rapita da Samuel.
Samuel: “Oh, scusa, ho parlato per tutto questo tempo solo io… probabilmente tu hai qualcosa di più interessante da raccontarmi”.
Amelie: “No.. mi è piaciuto tantissimo il tuo entusiasmo nel raccontarmi le tue emozioni, i tuoi sentimenti, la tua storia”.
Samuel: “Davvero?”
Amelie: “Io avrei molto meno da raccontarti e non proverei minimamente il tuo stesso entusiasmo, il ceto sociale spesso non rispecchia la felicità. Scusami, forse non avrei dovuto..
Samuel: “No, sono consapevole che tu sei una nobile e io un semplice cittadino comune, non mi da fastidio.”
Amelie: “Devo andare, grazie di avermi aiutata”
Samuel: “Ma io continuo a non sapere niente di te”
Amelie: “Ma sai cosa mi piace” e detto questo si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia sinistra.
Samuel rimase imbambolato a fissarla finché non sali su una carrozza arrivata da poco e partì
Samuel si toccò la guancia felice.

Quando Samuel tornò a casa era ancora felice per il bacio ricevuto, vide la madre seduta vicino al tavolo, non sembrava molto in forma in confronto al solito.
Samuel: “Scusa mamma, ma dopo il lavoro sono andato ai campi fioriti e ho incontrato Amelie”
Madre: “Tranquillo, hai fatto bene, sono contenta se ti fai amici”
Poi la madre si alzò e inizio a preparare la cena, chissà per quanto tempo avrebbero potuto mangiare pranzo e cena, forse avrebbe dovuto chiedere al padrone dei campi dove aveva sostituito la madre nel lavoro, di lavorare di più per avere un compenso più lauto.
Samuel prima di sederesi al tavolo vide in direzione del piccolo giardino che avevano, vide dei fiori a cui non aveva mai fatto attenzione, chiese alla madre: “Mamma, che fiori sono quelli?”
La madre prestò attenzione alla domanda di Samuel
Madre: “Ah, sono tulipani, ci tengo molto”.
Samuel: “Tulipani…”
Samuel pensò ai fiori che piacevano tanto ad Amelie sui libri, i tulipani.

La settimana successiva dopo aver chiesto alla madre se poteva prendere un tulipano, andò nei campi fioriti a portarlo ad Amelie con il benestare della madre. Quando Samuel arrivò, Amelie lo vide con già qualche fiore in mano che le caddero. Subito Amelie corse incontro a Samuel, il fiore che aveva visto nei libri esisteva davvero. Dopo averlo visto attentamente da vicino estasiata da quella vista senza volgere neanche un’ occhiata al ragazzo, ecco che senza preavviso lo abbracciò e gli sussurrò: “Grazie”
Samuel sorrise e le disse: “Questo è per te”
Amelie: “Non dirai sul serio? Non posso accettare”
Samuel: “Devi” “ E ti prometto che ogni volta che verrai qui ti porterò un tulipano”
Amelie: “Dici sul serio?”
Samuel: “Certo”
Stavolta fu Samuel ad abbracciarla e lei si lascio andare e verso alcune lacrime
Samuel: “Piangi! Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Amelie: “No, sono lacrime di gioia”


Quella sera Samuel tornò a casa contento, addirittura fischiettava, quando arrivò vide sull’uscio della casa un signore con una armatura che parlava con sua madre. Appena la madre lo vide gli intimò di entrare in casa e chiuse la porta, Samuel vide dalla finestra mentre l’uomo e sua madre parlavano. Ad un certo punto, l’uomo con l’elmo in mano, la spada foderata e la barba e i capelli rossi salutò ossequiosamente la madre che rientrò in casa sconvolta. Da quel giorno tutto cambiò.

Quando la madre rientrò in casa sembrava sconvolta, si appoggiò alla cucina e gli dava le spalle e disse: “Lo hanno trovato”
Samuel: “Hanno trovato… Papà?
Disse Samuel in un misto tra lo speranzoso e il timoroso, sapeva che quel ‘lo hanno trovato’ poteva aprire a due scenari opposti.
La madre girò il viso verso di lui e senza aprire bocca con le lacrime che le rigavano il viso fece semplicemente cenno di no con la testa.
Samuel capii e si lasciò cadere sulla sedia, era come se qualcuno gli avesse tolto tutte le forze, non riusciva neanche a piangere.
Tutta la notte rimase seduto su quella sedia come se fosse senza anima.

Il giorno dopo quando si svegliò la madre, Samuel che era sempre stato sveglio chiese arrabbiato: “Come fanno a dire che è mio padre se lo hanno trovato dopo due anni? Avranno trovato solo le ossa, potrebbe essere chiunque, no? Come fanno a dire che è lui?”
Madre: “Perché mi fai queste domande? Non ti basta quello che ti ho detto io?”
Samuel: “Ma tu non lo hai visto morire! Nessuno lo ha visto! Magari potrebbe essere ancora vivo da qualche parte, magari è disorienta..
Madre: “Hanno trovato le sue cose vicino al corpo”
Samuel: “..Potrebbe esserci un’altra spiegazione..”
Madre: “Basta Samuel”
Samuel: “Mi hai mentito! Avevi detto che sarebbe tornato..”
Uno schiaffo della madre prese in pieno volto Samuel, poi però sorprese il figlio ancor di più, si chinò alla sua altezza e lo abbraccio con forza, gli sussurrò: “Puoi piangere, sentiti libero di piangere figlio mio”
Samuel seppur riluttante a tale idea si abbandono al pianto tra le braccia della madre.


Il giorno dopo al ritorno dal lavoro, Samuel trovò la madre seduta vicino al tavolo, la vide tenere qualcosa in mano
Samuel: “Ciao mamma, cosa hai in mano?” “È un bracciale ma io l’ho già visto”
Madre: “Lo portava tuo padre, me lo hanno riportato ieri. Tuo padre voleva donartelo per i tuoi 12 anni, ora ne hai quasi 13”.
Samuel era commosso: “Grazie mamma”
Madre: “Sto solo facendo ciò che avrebbe fatto tuo padre”
Samuel: “Proprio per questo”
La madre sorrise: “Ascoltami bene, tuo padre non lo ha mai usato e forse proprio per questo il bracciale ha ancora un potere magico, pare che di questi oggetti ne esistano una decina in tutto il Mondo...
Samuel era esterrefatto: “..Dici sul serio?”
Madre: “ Si, Samuel ma il potere di  questo bracciale si può usare solo una volta e il suo potere è richiamare l’imperatore Muren, così che possa teletrasportarsi in zona”.
Samuel era a bocca aperta, non poteva credere che tale bracciale avesse un potere cosi forte tale da richiamare l’imperatore in persona.
La madre riprese a parlare: “Solo quando la pietra grigia che vedi si colorerà di arancione vorrà dire che avrai una motivazione così alta da poter chiamare l’imperatore in persona”
Samuel: “Wow!” “Come fai a sapere tutte queste cose?”
Madre: “Beh, ho letto molto e so tutto su questi oggetti, ma finché non si prova potrebbero essere solo leggende.. tuttavia io credo che sia tutto vero. Ah, un’ ultima cosa, pare che la motivazione che lo attiva possa essere solo per il bene di un’altra persona e non per se stessi”.
Samuel annuì, suo padre e adesso sua madre gli avevano affidato un oggetto che forse non avrebbe mai usato ma che per lui aveva già un valore immenso.


Samuel tornò presto anche a cercare Amelie, ogni volta portava un tulipano e glie lo donava. Amelie era sempre più grata a Samuel e se a lui, lei era piaciuta subito, pian piano anche lei si stava decisamente innamorando, per quanto attratta sempre dagli splendidi tulipani, adesso guardava con affetto crescente il ragazzo che ogni volta che la incontrava e che le parlava si illuminava in volto, era davvero uno splendido ragazzo.

Samuel tornò anche quel giorno allegro a casa, nonostante il lutto per la morte del padre saputa soltanto il mese precedente, Amelie e sua madre con il loro carattere riuscivano a risollevarlo e quella che credeva una cotta per quella ragazzina si stava rivelando qualcosa in più. Quelle due donne erano il motivo per cui lui viveva.
Ma quando tornò a casa vide la madre a terra svenuta.
Samuel si avventò subito sulla madre  e disse: “Mamma, mamma, cosa è successo? Sveglati!”
La madre aprì gli occhi: “Samuel, oh, devo essere svenuta”.
Samuel: “Come è successo?” Disse Samuel aiutando sua madre a sedersi su una sedia.
Madre: “Sarà stato solo un calo di zuccheri, sto già molto meglio”
Samuel: “Sono preoccupato, da un po’ di giorni sei pallida e questo lo ho attribuito alla perdita di papà ma fai anche una strana tosse”
La madre gli carezzò il volto: “Stai tranquillo, non è niente”
Samuel: “Ok, oggi cucino io!”
Madre: “Non scherzare, sei tornato da lavoro e sicuramente anche da Amelie, sarai stanco morto e poi è quasi tutti pronto”
Samuel: “Ma mamma, devi riposare!”
Madre: “Ti ho detto che sto bene e insisto, qualche minuto e ti farò leccare i baffi, ora siediti”
Samuel seppur riluttante si sedette.
Mentre la madre preparava tossi una volta abbastanza forte, mise un fazzoletto davanti alla bocca.
Samuel subito si alzò preoccupato ma la madre lo rassicurò girandosi e sorridendogli: “Tranquillo, è passato, presto mi passerà anche questa tosse”
Samuel, ancora un po’ preoccupato si rimise a sedere, non poteva sapere che il fazzoletto su cui aveva tossito la madre si era tinto di sangue.


Passarono dei giorni, la madre a volte sembrava stare bene, eppure Samuel aveva notato che quella brutta tosse non le era passata e se possibile era anche peggiorata ed continuava a preoccuparsi.
Per fortuna per Samuel c’era Amelie, la sua presenza settimanale era attesa da tutti e due con sempre più voglia, un giorno successe l’incredibile.
Amelie vide Samuel arrivare con in mano il solito tulipano, si avvicinò, Samuel le porse il fiore ma la ragazza sorprendentemente gli diede un bacio a stampo sulla bocca.
Samuel rimase esterrefatto, Amelie si limito a sorridergli con amore, un amore forte come quello materno ma ben diverso, lo percepiva, prese il tulipano, era bianco e si limitò a prendere la carrozza senza dire niente, lui sorrideva incantato fino a quando la carrozza non scomparve dalla sua vista.


Mentre tornava al settimo cielo verso casa sentì però il popolo in fermento, sembravano agitati e preoccupati, erano stati avvistati alcuni mostri e sembravano diretti verso il loro villaggio. Corse allora verso casa per avvisare la madre e proteggerla, quando però sentì chiaramente che probabilmente i mostri avrebbero attaccato carovane, carrozze e viaggiatori prima di attaccare concretamente il  villaggio. Subito pensò con preoccupazione ad Amelie, corse ancora più velocemente verso casa e una volta arrivato..
Madre: “Perché sei cosi agitato?”
Samuel: “Dov’è la spada di papà?”
Madre: “Nel cassetto della camera  mia, ma che vuoi fare?”
Samuel non rispose, prese la spada e disse alla madre: “Tornerò presto, chiuditi in casa, i mostri ci vogliono attaccare. Detto questo uscì di casa, lasciando la madre molto preoccupata.

Samuel correva come un forsennato verso Amelie, dove pensava potesse essere stata fermata la carrozza, sperava solo che a fermarla non fossero stati i mostri, alcuni abitanti e alcune guardie volevano fermare quel ragazzino che correva come un pazzo con quella spada, perché più si allontanava dal villaggio, più era possibile incontrasse i mostri, ma Samuel riuscì a evitare che lo fermassero, la sua motivazione era troppo forte. Mentre correva però non si accorse che la pietra del bracciale che aveva si era colorata di arancione.

   
 
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