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Autore: Abby_da_Edoras    05/08/2020    6 recensioni
“Peter, ma cos’hai là dentro? Spero che tu non stia trasportando un cadavere!” esclamò zia May quando lo vide.
Peter rise, ancora una risata spontanea… ma senza arrivare agli occhi.
“No, niente cadaveri” rispose. “Sono solo cose vecchie di cui era ora che mi liberassi. Avevo bisogno di fare un po’ di spazio nella mia stanza.”
Beh, ad essere sinceri qualche cadavere c’era: il sacco conteneva le prime tute da Spiderman che Peter aveva usato e tutti i ritagli e le riviste su Tony Stark che aveva conservato per anni.
Era come se Peter avesse deciso di seppellire, letteralmente, tutta quella parte del suo passato e metterci una grossa pietra sopra.
Questo è il sequel di Luna my Darling, la mia versione di Endgame: Tony è stato riportato in vita, ma Peter ha sofferto troppo e ha deciso di rinunciare alla sua vita di Avenger. Tony, però, non è affatto d'accordo e farà di tutto per riavere al fianco il ragazzo di cui ormai non può più fare a meno.
Pairing: TonyXPeter
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono al MCU e a chi ne detiene i diritti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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SIDE BY SIDE

Capitolo primo

 

Smile, laugh with me
Life can be so sweet
My friends
I couldn't stand
A world without you

Anytime you will call my name
I will come along
To dry all of your tears…

(“Side by side” – Temperance)

 

Steve aveva ricevuto la telefonata che mai si sarebbe aspettato da Nick Fury proprio quella mattina, ma ancora non ne aveva parlato con Bucky. Erano trascorsi ormai sei mesi dal giorno in cui aveva riportato le Gemme dell’Infinito al loro posto e aveva avuto la tentazione, subito repressa, di tornare a vivere nel passato, una vita normale con Peggy. Ne aveva parlato con Bucky e, in apparenza, il giovane aveva superato ciò che aveva visto come un tradimento, ma da allora aveva evitato accuratamente l’argomento e, pur restandogli accanto, era diventato più silenzioso e chiuso… un po’ come i primi tempi in cui si erano ritrovati dopo la terribile esperienza vissuta da Bucky come Soldato d’Inverno.

I due parevano muoversi su un campo minato, ogni parola poteva essere quella sbagliata e spezzare il delicato equilibrio che si era instaurato, perciò Steve non sapeva come affrontare con Bucky l’argomento che Fury aveva tirato fuori al telefono, quella mattina.

Quale sarebbe stata la sua reazione?

Bucky sembrava essere tornato instabile e imprevedibile proprio come i primi mesi in cui avevano iniziato a vivere insieme e Steve si sentiva in colpa per questo, perché in fondo era stato lui a minare le poche certezze che aveva, parlando di Peggy e del desiderio di una vita normale.

Ci aveva riflettuto sopra per tutta la giornata e aveva deciso di tirare fuori l’argomento quella sera a cena. Aveva preparato spaghetti e insalata di patate, sperando così di rendere più agevole la conversazione grazie ad alcuni dei piatti preferiti di entrambi e aveva apparecchiato con cura la tavola per far capire a Bucky che non c’era niente da temere, che anzi era una serata in cui si doveva festeggiare. All’ultimo momento decise di aggiungere anche un cheesecake ai mirtilli, acquistato nella migliore pasticceria di Brooklyn. Sì, quella doveva essere per tutti e due una sera di gioia, le notizie che Steve aveva ricevuto erano molto buone e anche Bucky ne sarebbe stato felice.

Almeno, così sperava.

Bucky era andato a correre, come aveva preso l’abitudine di fare ogni sera verso le sei, e adesso era sotto la doccia, mentre Steve dava gli ultimi ritocchi alla tavola apparecchiata e si convinceva che sarebbe andato tutto bene.

Alle sette e mezza Bucky apparve in cucina, lanciò un’occhiata alla distesa di cibi sul tavolo e a Steve seduto con l’aria soddisfatta. Fece un sorrisetto storto e si sedette di fronte al compagno.

“Dunque, di cosa dobbiamo parlare? Ormai ti conosco bene, so che quando ti dai tanta pena per una cena come questa hai qualcosa da dirmi” disse.

“E’ vero, ho delle cose di cui parlarti, ma sono tutte belle notizie, non agitarti, Bucky” replicò Steve mentre, agitato lui per primo, serviva gli spaghetti. “Possiamo parlarne mentre mangiamo.”

“Come vuoi” fece laconico Bucky, iniziando a mangiare.

Il suo scarso entusiasmo non smontò Steve.

“Questa mattina mi ha telefonato Nick Fury e mi ha dato delle notizie davvero incredibili” riprese, “incredibili e davvero belle! Tony e Nat sono vivi, Buck, lo S.H.I.E.L.D. è riuscito a salvarli!”

Gli occhi di Bucky lo fissarono, assottigliandosi.

“Com’è possibile?” domandò. “Immagino che avranno creato qualche strano siero per guarire le ferite di Stark e riportarlo in vita, sono cose che non mi stupiscono più, ma la Romanoff non era morta sul pianeta Vormir? Tu stesso hai detto che Teschio Rosso si è rifiutato di consegnartela e si sarebbe mostrato più gentile con quelli dello S.H.I.E.L.D.?”

“No, in realtà non è andata così: è stato il Dottor Strange” spiegò Steve, ancora incredulo. “Adesso la Gemma dell’Anima è ritornata al suo posto, così Strange ha creato un portale spazio-temporale ed è arrivato nel 2014, dopo che Natasha si era sacrificata per far avere la Gemma a Clint. Ha preso il suo corpo e l’ha portato nel presente dove gli scienziati dello S.H.I.E.L.D. l’hanno riportata in vita.”

“E com’è che non è collassato tutto l’universo come diceva lui?” ironizzò Bucky. “A tutti gli altri aveva intimato di non provare nemmeno a cambiare il passato…”

“Ma lui non ha cambiato niente, è questa la genialità del suo piano!” replicò Steve, servendosi un’abbondante porzione di insalata di patate. “Natasha è morta nel 2014 per consentire a Clint di avere la Gemma dell’Anima, il sacrificio dunque c’è stato: non era necessario che il suo corpo restasse su Vormir.”

Bucky mandò giù l’ultima forchettata di spaghetti prima di lasciarsi andare ad una risatina.

“Hai capito il nostro Dottor Strange?” commentò. “Ecco perché non voleva che altri intervenissero…”

“Sì, sono convinto che lui sapesse già tutto ma, come sempre, non poteva dircelo prima, così ci ha proibito espressamente di tentare qualche incursione nel passato perché lui conosceva il modo giusto di salvare Tony e Nat” sorrise Steve.

“E non voleva che qualcuno di noi incasinasse tutto” concluse Bucky. “Che geniale bastardo!”

I due continuarono a mangiare in silenzio. Steve era consapevole che la parte più difficile veniva adesso ma sperava che Bucky l’accettasse meglio, ora che aveva ricevuto delle notizie positive.

“Fury mi ha detto anche un’altra cosa” iniziò il Capitano, poco più tardi. Aveva tagliato due grosse fette di cheesecake, una per sé e una per Bucky. Se era un tentativo di addolcirlo chissà, magari poteva pure funzionare… “Domani Tony terrà una conferenza stampa per annunciare al mondo di essere ancora vivo: racconterà una storia di copertura, ovvio, che era in coma e che ci sono voluti mesi per guarirlo… Fury sarà con lui e beh, Tony vorrebbe che anche i suoi amici partecipassero.”

Bucky gustò una cucchiaiata di dolce. Sembrava soddisfatto, poi alzò lo sguardo su Steve e parve sinceramente sorpreso.

“Bene, e allora?” domandò.

“Ho detto che Tony vorrebbe che i suoi amici partecipassero alla conferenza stampa” ripeté il Capitano.

“Ho capito e ho detto: e allora? Io non sono suo amico” fece Bucky, lapidario, prendendo un’altra cucchiaiata di dolce. “Il fatto che abbiamo collaborato per eliminare la minaccia di Thanos non fa di noi degli amici. Inoltre non credo proprio che il mondo vorrà vedere anche il Soldato d’Inverno in una conferenza stampa…”

“Ma… Bucky!” gemette Steve. Ecco. Sapeva che sarebbero arrivati a quel punto. “Prima di tutto devi smetterla con questa storia del Soldato d’Inverno, ormai tutti sanno la verità su di te e, se qualcuno ha ancora delle riserve, dovrà farsele passare. E poi… non sarebbe ora di dare un taglio a questa rivalità tra te e Tony?”

Bucky fissò il compagno con uno sguardo che diceva più di mille parole.

“Sai benissimo che non si tratta di rivalità” ribatté. “Io ho ucciso i suoi genitori e lui questo non potrà mai dimenticarlo. E io lo capisco benissimo, al suo posto farei lo stesso. Perciò non credo affatto che vorrà me alla sua conferenza stampa e a me non interessa parteciparvi.”

Il cheesecake era ormai terminato e non c’era altro modo di cercare di ammorbidire Bucky. Steve si alzò lentamente da tavola per mettere ordine, iniziando a sistemare piatti, stoviglie e bicchieri nella lavastoviglie. Per un po’ ci fu silenzio mentre lui rigovernava e Bucky lo fissava.

“Alla conferenza stampa parteciperanno in pochi” disse poi il Capitano. “Nat è ancora convalescente, Clint ha portato la sua famiglia in vacanza, T’Challa è in Wakanda, Thor è da qualche parte con i Guardiani della Galassia. Ci saranno probabilmente Banner e i gemelli Maximoff… e basta.”

Steve aveva terminato di rigovernare. Bucky gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro.

“Senti, se tu vuoi partecipare a quella conferenza stampa basta che lo dica, io non ho niente in contrario” gli disse con dolcezza. “Tony è tuo amico, non mio, perciò io non ho nessuna intenzione di prendere parte alla sua celebrazione a reti unificate, nemmeno fosse il Presidente… ma se vuoi andarci non te lo impedirò e non me la prenderò. Ti preoccupi così tanto delle mie reazioni?”

Beh, negli ultimi tempi non sei stato del tutto equilibrato, direi…, pensò Steve, ma non voleva rovinare quel momento. Si voltò per ricambiare l’abbraccio con intensità e affetto.

“Sei sicuro che non ti dispiace, Buck?” domandò semplicemente.

“Beh, se preferisci posso dimostrartelo” replicò Bucky, con un sorrisetto storto. Baciò appassionatamente Steve e poi lo condusse con sé in camera da letto, dove tutti i dubbi, le preoccupazioni e le incertezze furono spazzati via dalla forza del loro amore.

 

Nel suo appartamento nel Queens, zia May stava guardando la conferenza stampa di Tony Stark.

Era molto perplessa. Perché Peter non le aveva detto niente? Insomma, sapeva quanto, negli ultimi anni, il suo giovane nipote si fosse affezionato al famoso milionario, filantropo e pure supereroe. Era perfino andato a vivere al quartier generale per stargli più vicino e partecipare più assiduamente alle iniziative della Stark Foundation (e anche alle missioni degli Avengers, cosa che non aveva pubblicizzato ma che lei sapeva bene essere vera!). Mesi prima, dopo che erano stati al suo funerale (fittizio, a quanto si capiva dalla conferenza stampa), Peter era precipitato in un abisso di dolore e disperazione che lo aveva portato quasi allo stremo e May non aveva avuto alcun dubbio che la causa fosse stata la morte del suo amico e modello di vita. Poi c’era stata la stranissima visita dei due uomini dello S.H.I.E.L.D., la mattina precedente, che si erano portati via Peter. La zia si era aspettata di non rivedere più il ragazzo per almeno una settimana e invece lui era tornato quello stesso pomeriggio, molto più tranquillo e sereno, annunciandole di essere passato dalla scuola e di aver effettuato l’iscrizione per l’ultimo anno di liceo. Non aveva fatto parola di ciò che era successo al quartier generale degli Avengers, come se non ci fosse nemmeno stato.

May, in tutta onestà, aveva pensato che Fury e il suo affascinante amico dello S.H.I.E.L.D. avessero dato qualche specie di siero a Peter per cercare di scuoterlo dalla sua depressione. Non che lei approvasse ma, se i risultati erano quelli, non poteva certo lamentarsi. E poi qual era l’alternativa? Se fosse andato avanti in quel modo, Peter sarebbe morto. Invece, la sera precedente, aveva persino cenato con lei invece di rinchiudersi subito in camera sua con un bicchiere di latte come unico sostentamento. May aveva ordinato due pizze (beh, visto che Peter aveva deciso finalmente di mangiare non voleva rischiare di lasciarlo a digiuno con qualche ricetta venuta male!) e aveva avuto la gioia di vedere che il nipote aveva divorato con entusiasmo la sua e anche una fetta di quella della zia… come ai bei vecchi tempi! E, durante la cena, Peter si era mostrato quasi il ragazzo che conosceva: aveva parlato con lei, le aveva detto della scuola, del preside, aveva spiegato che, probabilmente, avrebbe sofferto la mancanza di Ned e degli amici che avevano già finito il liceo ma che sperava che anche nella nuova classe ci sarebbe stato almeno un altro sfigato come lui. A quella battuta si erano messi a ridere entrambi e a May erano venute le lacrime agli occhi sentendo la risata di Peter dopo aver temuto che non l’avrebbe udita mai più. Certo, non era ancora la risata allegra e spensierata che conosceva e, forse, non lo sarebbe stata mai più, ma era comunque una risata.

Eppure, in tutto questo, non le aveva rivelato che Tony Stark era vivo.

May si era convinta che, con ogni probabilità, Peter avesse ritrovato la voglia di vivere non per un qualche strano siero dello S.H.I.E.L.D. ma perché, proprio al quartier generale degli Avengers, il giorno precedente, aveva scoperto che Stark si era salvato. E allora perché non le aveva detto niente?

Le riflessioni della donna si interruppero quando vide entrare Peter nell’appartamento.

“Ciao, zia” le disse il ragazzo, appoggiando lo zainetto su uno scaffale.

Sembrava perfettamente normale, il solito Peter.

“Ciao. Io… ecco, stavo guardando la conferenza stampa di Tony Stark” fece la donna, colta alla sprovvista. “Tu lo sapevi che si era salvato?”

“L’ho saputo ieri” rispose Peter, come se la cosa non lo riguardasse affatto. “Cosa c’è per pranzo?”

“E… perché non mi hai detto niente?”

“Non pensavo che ti interessasse così tanto e poi non era certo una notizia che sarebbe passata inosservata! E infatti guarda là, una conferenza stampa a reti unificate, nemmeno fosse l’elezione del Presidente!” commentò il ragazzo, con un sorrisetto che però non arrivava ad illuminargli gli occhi. “Allora, cosa c’è per pranzo?”

“Pollo fritto e patate” rispose finalmente zia May, contenta di vedere che Peter si interessava di nuovo al cibo ma, allo stesso tempo, preoccupata per la sua ostinazione nel non voler nemmeno nominare Tony Stark. Che stava succedendo?

“Beh, andiamo a mangiare, allora, no?” propose il ragazzo. “Sono stato tutta la mattina in biblioteca e adesso muoio di fame!”

Zia May spense il televisore e seguì il nipote in cucina.

“In biblioteca tutta la mattina? E cosa ci sei andato a fare?” domandò. “La scuola riapre tra dieci giorni!”

“Lo so, ma ho già perso un anno e non voglio farmi trovare impreparato i primi giorni. Ho dato un’occhiata al programma, ripassato un paio di cose… Insomma, se voglio vincere una borsa di studio per il college devo prendere voti alti fin dal principio” rispose tranquillamente Peter, sedendosi a tavola.

La zia non sapeva se essere contenta o turbata dall’improvviso cambio di direzione di Peter…

“Allora hai deciso di andare al college?” chiese.

“Beh, vorrei essere accettato alla Columbia University, ma… insomma, so che non possiamo permetterci di pagare la retta e quindi devo assolutamente vincere una borsa di studio” disse il ragazzo, iniziando a servirsi di pollo fritto e patate.

Sì, qualcosa era decisamente successo e Peter non voleva parlarne, pensò zia May mentre guardava il nipote mangiare di gusto come non gli vedeva fare da troppo tempo. Fino all’anno prima, lei sapeva che sarebbe stato proprio Stark a occuparsi del college di Peter, attraverso la Stark Foundation, ma adesso sembrava che Peter dovesse fare tutto da solo. Possibile che Stark avesse cambiato idea?  

Il resto del pranzo si svolse tranquillamente, con Peter che chiacchierava del più e del meno e May che rispondeva a tono. Aveva deciso di non farsi troppi problemi: adesso suo nipote stava bene, mangiava, faceva progetti e lei non voleva stargli troppo addosso. Se avesse avuto qualcosa da dirle su Tony Stark, sul fatto che non aveva più accennato alla sua missione di Avenger e sul college… beh, avrebbe scelto lui quando e come farlo.

Più tardi, nel pomeriggio, Peter uscì di nuovo, stavolta con un grosso sacco nero dell’immondizia.

“Peter, ma cos’hai là dentro? Spero che tu non stia trasportando un cadavere!” esclamò zia May quando lo vide.

Peter rise, ancora una risata spontanea… ma senza arrivare agli occhi.

“No, niente cadaveri” rispose. “Sono solo cose vecchie di cui era ora che mi liberassi. Avevo bisogno di fare un po’ di spazio nella mia stanza.”

Beh, ad essere sinceri qualche cadavere c’era: il sacco conteneva le prime tute da Spiderman che Peter aveva usato e tutti i ritagli e le riviste su Tony Stark che aveva conservato per anni.

Era come se Peter avesse deciso di seppellire, letteralmente, tutta quella parte del suo passato e metterci una grossa pietra sopra.

Fine capitolo primo

 

 

 

 

   
 
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