SIDE BY SIDE
Capitolo primo
Smile, laugh with me
Life can be so sweet
My friends
I couldn't stand
A world without you
Anytime you will call my name
I will come along
To dry all of your tears…
(“Side by side” – Temperance)
Steve aveva ricevuto
la telefonata che mai si sarebbe aspettato da Nick Fury proprio quella mattina,
ma ancora non ne aveva parlato con Bucky. Erano trascorsi ormai sei mesi dal
giorno in cui aveva riportato le Gemme dell’Infinito al loro posto e aveva avuto
la tentazione, subito repressa, di tornare a vivere nel passato, una vita
normale con Peggy. Ne aveva parlato con Bucky e, in apparenza, il giovane aveva
superato ciò che aveva visto come un tradimento, ma da allora aveva evitato
accuratamente l’argomento e, pur restandogli accanto, era diventato più
silenzioso e chiuso… un po’ come i primi tempi in cui si erano ritrovati dopo
la terribile esperienza vissuta da Bucky come Soldato d’Inverno.
I due parevano
muoversi su un campo minato, ogni parola poteva essere quella sbagliata e
spezzare il delicato equilibrio che si era instaurato, perciò Steve non sapeva
come affrontare con Bucky l’argomento che Fury aveva tirato fuori al telefono,
quella mattina.
Quale sarebbe stata
la sua reazione?
Bucky sembrava essere
tornato instabile e imprevedibile proprio come i primi mesi in cui avevano
iniziato a vivere insieme e Steve si sentiva in colpa per questo, perché in
fondo era stato lui a minare le poche certezze che aveva, parlando di Peggy e
del desiderio di una vita normale.
Ci aveva riflettuto
sopra per tutta la giornata e aveva deciso di tirare fuori l’argomento quella
sera a cena. Aveva preparato spaghetti e insalata di patate, sperando così di
rendere più agevole la conversazione grazie ad alcuni dei piatti preferiti di
entrambi e aveva apparecchiato con cura la tavola per far capire a Bucky che
non c’era niente da temere, che anzi era una serata in cui si doveva
festeggiare. All’ultimo momento decise di aggiungere anche un cheesecake ai
mirtilli, acquistato nella migliore pasticceria di Brooklyn. Sì, quella doveva
essere per tutti e due una sera di gioia, le notizie che Steve aveva ricevuto
erano molto buone e anche Bucky ne sarebbe stato felice.
Almeno, così sperava.
Bucky era andato a
correre, come aveva preso l’abitudine di fare ogni sera verso le sei, e adesso
era sotto la doccia, mentre Steve dava gli ultimi ritocchi alla tavola
apparecchiata e si convinceva che sarebbe andato tutto bene.
Alle sette e mezza
Bucky apparve in cucina, lanciò un’occhiata alla distesa di cibi sul tavolo e a
Steve seduto con l’aria soddisfatta. Fece un sorrisetto storto e si sedette di
fronte al compagno.
“Dunque, di cosa
dobbiamo parlare? Ormai ti conosco bene, so che quando ti dai tanta pena per
una cena come questa hai qualcosa da dirmi” disse.
“E’ vero, ho delle
cose di cui parlarti, ma sono tutte belle notizie, non agitarti, Bucky” replicò
Steve mentre, agitato lui per primo, serviva gli spaghetti. “Possiamo parlarne
mentre mangiamo.”
“Come vuoi” fece
laconico Bucky, iniziando a mangiare.
Il suo scarso
entusiasmo non smontò Steve.
“Questa mattina mi ha
telefonato Nick Fury e mi ha dato delle notizie davvero incredibili” riprese,
“incredibili e davvero belle! Tony e Nat sono vivi, Buck, lo S.H.I.E.L.D. è
riuscito a salvarli!”
Gli occhi di Bucky lo
fissarono, assottigliandosi.
“Com’è possibile?”
domandò. “Immagino che avranno creato qualche strano siero per guarire le
ferite di Stark e riportarlo in vita, sono cose che non mi stupiscono più, ma
la Romanoff non era morta sul pianeta Vormir? Tu stesso hai detto che Teschio
Rosso si è rifiutato di consegnartela e si sarebbe mostrato più gentile con
quelli dello S.H.I.E.L.D.?”
“No, in realtà non è
andata così: è stato il Dottor Strange” spiegò Steve, ancora incredulo. “Adesso
la Gemma dell’Anima è ritornata al suo posto, così Strange ha creato un portale
spazio-temporale ed è arrivato nel 2014, dopo che Natasha si era sacrificata
per far avere la Gemma a Clint. Ha preso il suo corpo e l’ha portato nel
presente dove gli scienziati dello S.H.I.E.L.D. l’hanno riportata in vita.”
“E com’è che non è
collassato tutto l’universo come diceva lui?” ironizzò Bucky. “A tutti gli
altri aveva intimato di non provare nemmeno a cambiare il passato…”
“Ma lui non ha
cambiato niente, è questa la genialità del suo piano!” replicò Steve,
servendosi un’abbondante porzione di insalata di patate. “Natasha è morta nel
2014 per consentire a Clint di avere la Gemma dell’Anima, il sacrificio dunque
c’è stato: non era necessario che il suo corpo restasse su Vormir.”
Bucky mandò giù l’ultima
forchettata di spaghetti prima di lasciarsi andare ad una risatina.
“Hai capito il nostro
Dottor Strange?” commentò. “Ecco perché non voleva che altri intervenissero…”
“Sì, sono convinto
che lui sapesse già tutto ma, come sempre, non poteva dircelo prima, così ci ha proibito espressamente
di tentare qualche incursione nel passato perché lui conosceva il modo giusto
di salvare Tony e Nat” sorrise Steve.
“E non voleva che
qualcuno di noi incasinasse tutto” concluse Bucky. “Che geniale bastardo!”
I due continuarono a
mangiare in silenzio. Steve era consapevole che la parte più difficile veniva
adesso ma sperava che Bucky l’accettasse meglio, ora che aveva ricevuto delle
notizie positive.
“Fury mi ha detto
anche un’altra cosa” iniziò il Capitano, poco più tardi. Aveva tagliato due
grosse fette di cheesecake, una per sé e una per Bucky. Se era un tentativo di addolcirlo chissà, magari poteva pure
funzionare… “Domani Tony terrà una conferenza stampa per annunciare al mondo di
essere ancora vivo: racconterà una storia di copertura, ovvio, che era in coma
e che ci sono voluti mesi per guarirlo… Fury sarà con lui e beh, Tony vorrebbe
che anche i suoi amici partecipassero.”
Bucky gustò una
cucchiaiata di dolce. Sembrava soddisfatto, poi alzò lo sguardo su Steve e
parve sinceramente sorpreso.
“Bene, e allora?”
domandò.
“Ho detto che Tony
vorrebbe che i suoi amici partecipassero alla conferenza stampa” ripeté il
Capitano.
“Ho capito e ho detto:
e allora? Io non sono suo amico” fece
Bucky, lapidario, prendendo un’altra cucchiaiata di dolce. “Il fatto che
abbiamo collaborato per eliminare la minaccia di Thanos non fa di noi degli
amici. Inoltre non credo proprio che il mondo vorrà vedere anche il Soldato d’Inverno
in una conferenza stampa…”
“Ma… Bucky!” gemette
Steve. Ecco. Sapeva che sarebbero arrivati a quel punto. “Prima di tutto devi
smetterla con questa storia del Soldato d’Inverno, ormai tutti sanno la verità
su di te e, se qualcuno ha ancora delle riserve, dovrà farsele passare. E poi…
non sarebbe ora di dare un taglio a questa rivalità tra te e Tony?”
Bucky fissò il
compagno con uno sguardo che diceva più di mille parole.
“Sai benissimo che
non si tratta di rivalità” ribatté. “Io ho ucciso i suoi genitori e lui questo
non potrà mai dimenticarlo. E io lo capisco benissimo, al suo posto farei lo
stesso. Perciò non credo affatto che vorrà me
alla sua conferenza stampa e a me non interessa parteciparvi.”
Il cheesecake era
ormai terminato e non c’era altro modo di cercare di ammorbidire Bucky. Steve
si alzò lentamente da tavola per mettere ordine, iniziando a sistemare piatti,
stoviglie e bicchieri nella lavastoviglie. Per un po’ ci fu silenzio mentre lui
rigovernava e Bucky lo fissava.
“Alla conferenza
stampa parteciperanno in pochi” disse poi il Capitano. “Nat è ancora
convalescente, Clint ha portato la sua famiglia in vacanza, T’Challa è in
Wakanda, Thor è da qualche parte con i Guardiani della Galassia. Ci saranno
probabilmente Banner e i gemelli Maximoff… e basta.”
Steve aveva terminato
di rigovernare. Bucky gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro.
“Senti, se tu vuoi
partecipare a quella conferenza stampa basta che lo dica, io non ho niente in
contrario” gli disse con dolcezza. “Tony è tuo
amico, non mio, perciò io non ho nessuna intenzione di prendere parte alla sua celebrazione a reti unificate, nemmeno
fosse il Presidente… ma se vuoi andarci non te lo impedirò e non me la
prenderò. Ti preoccupi così tanto delle mie reazioni?”
Beh,
negli ultimi tempi non sei stato del tutto equilibrato, direi…,
pensò Steve, ma non voleva rovinare quel momento. Si voltò per ricambiare l’abbraccio
con intensità e affetto.
“Sei sicuro che non
ti dispiace, Buck?” domandò semplicemente.
“Beh, se preferisci
posso dimostrartelo” replicò Bucky,
con un sorrisetto storto. Baciò appassionatamente Steve e poi lo condusse con
sé in camera da letto, dove tutti i dubbi, le preoccupazioni e le incertezze furono
spazzati via dalla forza del loro amore.
Nel suo appartamento
nel Queens, zia May stava guardando la conferenza stampa di Tony Stark.
Era molto perplessa. Perché
Peter non le aveva detto niente? Insomma, sapeva quanto, negli ultimi anni, il
suo giovane nipote si fosse affezionato al famoso milionario, filantropo e pure
supereroe. Era perfino andato a vivere al quartier generale per stargli più
vicino e partecipare più assiduamente alle iniziative della Stark Foundation (e
anche alle missioni degli Avengers, cosa che non aveva pubblicizzato ma che lei
sapeva bene essere vera!). Mesi prima, dopo che erano stati al suo funerale
(fittizio, a quanto si capiva dalla conferenza stampa), Peter era precipitato
in un abisso di dolore e disperazione che lo aveva portato quasi allo stremo e
May non aveva avuto alcun dubbio che la causa fosse stata la morte del suo
amico e modello di vita. Poi c’era stata la stranissima visita dei due uomini
dello S.H.I.E.L.D., la mattina precedente, che si erano portati via Peter. La
zia si era aspettata di non rivedere più il ragazzo per almeno una settimana e
invece lui era tornato quello stesso pomeriggio, molto più tranquillo e sereno,
annunciandole di essere passato dalla scuola e di aver effettuato l’iscrizione
per l’ultimo anno di liceo. Non aveva fatto parola di ciò che era successo al
quartier generale degli Avengers, come se non ci fosse nemmeno stato.
May, in tutta onestà,
aveva pensato che Fury e il suo affascinante amico dello S.H.I.E.L.D. avessero
dato qualche specie di siero a Peter
per cercare di scuoterlo dalla sua depressione. Non che lei approvasse ma, se i
risultati erano quelli, non poteva certo lamentarsi. E poi qual era l’alternativa?
Se fosse andato avanti in quel modo, Peter sarebbe morto. Invece, la sera
precedente, aveva persino cenato con lei invece di rinchiudersi subito in
camera sua con un bicchiere di latte come unico sostentamento. May aveva
ordinato due pizze (beh, visto che Peter aveva deciso finalmente di mangiare
non voleva rischiare di lasciarlo a digiuno con qualche ricetta venuta male!) e
aveva avuto la gioia di vedere che il nipote aveva divorato con entusiasmo la
sua e anche una fetta di quella della zia… come ai bei vecchi tempi! E, durante
la cena, Peter si era mostrato quasi
il ragazzo che conosceva: aveva parlato con lei, le aveva detto della scuola,
del preside, aveva spiegato che, probabilmente, avrebbe sofferto la mancanza di
Ned e degli amici che avevano già finito il liceo ma che sperava che anche
nella nuova classe ci sarebbe stato almeno un altro sfigato come lui. A quella battuta si erano messi a ridere entrambi
e a May erano venute le lacrime agli occhi sentendo la risata di Peter dopo
aver temuto che non l’avrebbe udita mai più. Certo, non era ancora la risata
allegra e spensierata che conosceva e, forse, non lo sarebbe stata mai più, ma
era comunque una risata.
Eppure, in tutto
questo, non le aveva rivelato che Tony Stark era vivo.
May si era convinta
che, con ogni probabilità, Peter avesse ritrovato la voglia di vivere non per
un qualche strano siero dello S.H.I.E.L.D. ma perché, proprio al quartier generale
degli Avengers, il giorno precedente, aveva scoperto che Stark si era salvato.
E allora perché non le aveva detto niente?
Le riflessioni della
donna si interruppero quando vide entrare Peter nell’appartamento.
“Ciao, zia” le disse
il ragazzo, appoggiando lo zainetto su uno scaffale.
Sembrava
perfettamente normale, il solito Peter.
“Ciao. Io… ecco,
stavo guardando la conferenza stampa di Tony Stark” fece la donna, colta alla
sprovvista. “Tu lo sapevi che si era salvato?”
“L’ho saputo ieri”
rispose Peter, come se la cosa non lo riguardasse affatto. “Cosa c’è per
pranzo?”
“E… perché non mi hai
detto niente?”
“Non pensavo che ti
interessasse così tanto e poi non era certo una notizia che sarebbe passata
inosservata! E infatti guarda là, una conferenza stampa a reti unificate,
nemmeno fosse l’elezione del Presidente!” commentò il ragazzo, con un
sorrisetto che però non arrivava ad illuminargli gli occhi. “Allora, cosa c’è
per pranzo?”
“Pollo fritto e
patate” rispose finalmente zia May, contenta di vedere che Peter si interessava
di nuovo al cibo ma, allo stesso tempo, preoccupata per la sua ostinazione nel
non voler nemmeno nominare Tony Stark. Che stava succedendo?
“Beh, andiamo a
mangiare, allora, no?” propose il ragazzo. “Sono stato tutta la mattina in biblioteca
e adesso muoio di fame!”
Zia May spense il
televisore e seguì il nipote in cucina.
“In biblioteca tutta
la mattina? E cosa ci sei andato a fare?” domandò. “La scuola riapre tra dieci
giorni!”
“Lo so, ma ho già
perso un anno e non voglio farmi trovare impreparato i primi giorni. Ho dato un’occhiata
al programma, ripassato un paio di cose… Insomma, se voglio vincere una borsa
di studio per il college devo prendere voti alti fin dal principio” rispose
tranquillamente Peter, sedendosi a tavola.
La zia non sapeva se
essere contenta o turbata dall’improvviso cambio di direzione di Peter…
“Allora hai deciso di
andare al college?” chiese.
“Beh, vorrei essere
accettato alla Columbia University, ma… insomma, so
che non possiamo permetterci di pagare la retta e quindi devo assolutamente
vincere una borsa di studio” disse il ragazzo, iniziando a servirsi di pollo fritto
e patate.
Sì, qualcosa era
decisamente successo e Peter non voleva parlarne, pensò zia May mentre guardava
il nipote mangiare di gusto come non gli vedeva fare da troppo tempo. Fino all’anno
prima, lei sapeva che sarebbe stato proprio Stark a occuparsi del college di
Peter, attraverso la Stark Foundation, ma adesso sembrava che Peter dovesse
fare tutto da solo. Possibile che Stark avesse cambiato idea?
Il resto del pranzo
si svolse tranquillamente, con Peter che chiacchierava del più e del meno e May
che rispondeva a tono. Aveva deciso di non farsi troppi problemi: adesso suo
nipote stava bene, mangiava, faceva progetti e lei non voleva stargli troppo
addosso. Se avesse avuto qualcosa da dirle su Tony Stark, sul fatto che non
aveva più accennato alla sua missione di Avenger e sul college… beh, avrebbe scelto
lui quando e come farlo.
Più tardi, nel
pomeriggio, Peter uscì di nuovo, stavolta con un grosso sacco nero dell’immondizia.
“Peter, ma cos’hai là
dentro? Spero che tu non stia trasportando un cadavere!” esclamò zia May quando
lo vide.
Peter rise, ancora
una risata spontanea… ma senza arrivare agli occhi.
“No, niente cadaveri”
rispose. “Sono solo cose vecchie di cui era ora che mi liberassi. Avevo bisogno
di fare un po’ di spazio nella mia stanza.”
Beh, ad essere
sinceri qualche cadavere c’era: il sacco conteneva le prime tute da Spiderman
che Peter aveva usato e tutti i ritagli e le riviste su Tony Stark che aveva
conservato per anni.
Era come se Peter
avesse deciso di seppellire, letteralmente, tutta quella parte del suo passato
e metterci una grossa pietra sopra.
Fine capitolo primo