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Autore: fantaysytrash    05/08/2020    4 recensioni
[Harry!Centric | Pre-Draco/Harry | Introspettivo/Slice of Life | What If…? | Canon Divergence | Slytherin!Harry | Multisetting] [Questa storia si è classificata sesta al contest “The one about Slytherins” indetto da indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP] [Questa storia si è classificata quinta al contest “Old generation VS Contemporary generation VS New generation” indetto da Zukiworld e valutato da Maiko_chan sul forum di EFP]
Harry non sa granché su cosa lo attenda a Hogwarts, ma è determinato a inseguire la sensazione di accettazione che il ragazzino dai capelli biondo platino gli ha fatto provare in un singolo pomeriggio.
Dal testo:
“L’ambiente era cupo, rischiarato soltanto dal camino che scoppiettava in un angolo e da diverse candele sparse per la stanza, ma il modo in cui Draco stava sorridendo al suo fianco avrebbe potuto illuminare l’intero castello.”
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Note dell’Autrice

Questa è un’idea che ho voluto sviluppare da anni, e che finalmente sono riuscita a realizzare a dovere – anche se in realtà solamente in parte. Confesso che avrei voluto estendere la storia, ma sono stata bloccata dal limite di parole di entrambi i contest – cosa che non mi era mai capitata prima d’ora – e ho preferito tenere lo scritto più corto ma coeso, piuttosto che aggiungere altri particolari che non sarei stata in grado di svolgere adeguatamente.

Quindi in futuro continuerò sicuramente a esplorare questa via perché Slytherin!Harry è sempre stato un grandissimo .

Spero sia risultato tutto IC, specialmente la scelta consapevole di Harry di essere smistato a Serpeverde; io personalmente ho sempre creduto che nel canon abbia scelto Grinfondoro perché Ron è stato il primo a essere gentile verso di lui, ed è quello che contava maggiormente per il moro: essere accettato dopo anni di soprusi.

Il titolo e la frase inziale sono versi della canzone “The 1” di Taylor Swift – sì, i desideri menzionati sono principalmente i miei oof, ma anche quelli di Draco di essere amico di Harry e quelli di quest’ultimo di venire accettato dagli altri.

Spero vi piaccia,

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

IF MY WISHES CAME TRUE

 

If one thing had been different /

Would everything be different today?

 

31 luglio 1991


Tutt’intorno a lui vi era la più disparata collezione di artefatti magici, ma gli occhi di Harry erano focalizzati sulla figura minuta del ragazzino dai capelli biondo platino. Con la schiena diritta, il mento sollevato e uno sguardo glaciale, sembrava sovrastare tutti gli altri studenti e genitori presenti, nonostante la sua statura rientrasse nella media.

Harry non avrebbe saputo dire con esattezza cosa, nel chiasso e nella confusione generale, lo avesse attirato tanto da rimanere a fissare il suo coetaneo come colpito da una fulminazione, ma i suoi movimenti calmi e precisi parevano estranei in uno spazio tanto caotico come il negozio di Madama McClan.

“Che hai da guardare?” sibilò improvvisamente l’interessato, assottigliando gli occhi in direzione di Harry.

Gli si avvicinò a grandi passi, squadrandolo dalla testa ai piedi e sicuramente decidendo internamente se valesse la pena iniziare una conversazione.

“Io sono Draco Malfoy,” proruppe infine, marcando in modo particolare il suo cognome come se fosse motivo di grande vanto. E forse lo era davvero, Harry suppose, ma lui non aveva mai incontrato nessuno che rispondesse a quell’appellativo e non sapeva se si dovesse comportare in maniera diversa per qualche motivo a lui sconosciuto.

“Anche tu sei un Purosangue?” riprese l’altro quando non ottenne risposta, e iniziò a scrutare il suo interlocutore con ancora più intensità e insistenza.

Harry lo fissò senza capire. “Io non… io non lo so.”

L’unica cosa certa era che quel ragazzo – Draco – era ben famigliarizzato con il mondo dei maghi, mentre Harry poteva solo fare supposizioni su cosa esattamente fosse un Purosangue.

“Ce l’hai un nome almeno?” chiese spazientito il biondo, ma era chiaro che ormai la conversazione stesse per giungere al termine. Si era infatti già girato verso l’uscita e aveva mosso un passo in direzione della porta quando la voce timida di Harry raggiunse le sue orecchie.

“Mi chiamo Harry,” disse piano, quasi cauto a pronunciare una delle poche verità di cui era sicuro. “Harry Potter.”

Draco si fermò di colpo, girando la testa talmente velocemente che era da considerarsi una sorpresa che non si fosse dato un capogiro da solo.

“Come hai detto?”

Uhm… Harry Potter?” ripeté Harry incerto.

Il biondo sbatté le palpebre un paio di volte, come per accertarsi di aver compreso bene, e quando aprì la bocca sembrava intenzionato a proferire qualcosa di molto solenne e importante.

Venne tuttavia fermato da un’altra voce – più profonda e autoritaria – proveniente dalle sue spalle.

“Draco,” irruppe quest’ultima. “Cosa stai facendo?”

Quando Harry spostò il suo sguardo qualche spanna più alto vide un uomo che non poteva che essere il padre di Draco. I lunghi capelli biondi avevano la stessa sfumatura tendente al bianco e gli occhi avevano forma e colore pressoché identici a quelli del più giovane; al suo fianco vi era una donna dal portamento rigido e dai vestiti sfarzosi che stava fissando Harry con un’occhiata calcolatrice.

Prima che Harry avesse il tempo di sentirsi in soggezione, Draco si girò verso i suoi genitori e indicò il suo nuovo conoscente con un gesto della mano. “Madre, padre, questo è Harry Potter.”

Il modo in cui lo disse – bisbigliando, con un’inflessione della voce particolare e con gli occhi leggermente sbarrati come per enfatizzare qualcosa – diede a Harry la strana sensazione di non conoscere un’informazione fondamentale che tutti intorno a lui parevano invece possedere.

Il relativo silenzio creatosi attorno ai quattro durò poco, poi il signor Malfoy rivolse un mezzo sorriso in direzione del moro e, in maniera educata ma distante, disse: “Perché non lasci che ti accompagniamo a ultimare le tue spese?”

Il volto di Draco si illuminò in un grande sorriso e senza aspettare una risposta afferrò Harry per una mano e lo trascinò all’esterno iniziando a parlare delle varie Casate di Hogwarts e di una cosa denominata Quidditch.

Il moro pensò brevemente a Hagrid, che sicuramente sarebbe andato ad aspettarlo nel negozio in cui lo aveva lasciato, e per un attimo si sentì in colpa. Ma la mano di Draco stretta intorno alla sua emanava un calore piacevole, e mentre veniva indirizzato verso un negozio dall’altra parte della strada, Harry si lasciò andare in un sorriso sincero, pensando che quella morsa sicura fosse il posto più comodo e confortevole in cui si fosse trovato da molti anni.

 

 

1 settembre 1991


La Sala Grande della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts lasciò Harry ancor più senza fiato di quanto l’immensità del Lago Nero e la possanza del castello stesso non avessero già fatto.

Il panorama, tuttavia, era offuscato dal suono rimbombante del suo cuore che gli batteva furioso nelle orecchie, troppo agitato e nervoso per permettere al giovane di concentrarsi sul resto dei particolari, sicuramente altrettanto lussuosi, della Sala.

Mentre sedeva sul piccolo sgabello posizionato davanti alla tavolata degli insegnanti, Harry cercò di rilassarsi, inspirando profondamente e lanciando quella che sperò fosse un’occhiata furtiva verso l’altro lato della stanza, dove Draco era già situato al tavolo della sua Casata.

Mh, difficile…” mormorò improvvisamente una voce proveniente da sopra la sua testa. “Molto difficile…”

Il Cappello Parlante – così era stato introdotto dalla Professoressa McGranitt – iniziò quindi una serie di riflessioni a cui Harry prestò solamente parte della sua attenzione, poiché la sua mente stava in realtà pensando a ben altro. Quasi istintivamente, di getto, passò in rassegna tutto quello che Draco gli aveva raccontato nelle ore che avevano trascorso insieme a Diagon Alley, dopo che il moro aveva abbandonato Hagrid e passato il resto della giornata con i Malfoy.

Determinazione. Perseveranza. Intelligenza. Quelle erano le caratteristiche principali della Casata di Serpeverde, nella cui parte di stanza Draco ora sedeva insieme ai suoi nuovi compagni. Nonostante le altre nozioni che aveva appreso sulla Casa – come il fatto che avesse formato il maggior numero di maghi oscuri, Voldemort compreso – Harry non riusciva a scrollarsi di dosso la sua prima impressione.

Tutto ciò a cui era in grado di pensare in quel momento era a come si era sentito quando la mano di Draco aveva incontrato la sua, al calore che aveva provato ad avere finalmente qualcuno che lo capisse, con cui potesse essere se stesso senza dover modificare alcuna parte della sua personalità per compiacere i desideri altrui. E sperò più di ogni altra cosa di aver la possibilità di provare ancora quella sensazione.

Era strano per Harry manifestare un desiderio che rasentava l’egoismo; in tutta la sua vita non aveva mai sperato in granché, troppo occupato a sopravvivere all’inferno a cui i suoi zii e suo cugino Dudley lo sottoponevano in continuazione. Per una volta voleva invece qualcosa per sé, un posto in cui sentirsi al sicuro, una casa diversa da quella di Privet Drive, un’amicizia sincera che apparteneva solamente a lui.

Ancora più sorprendentemente, Harry si ritrovò a pensare che non gli importava se ciò lo rendeva egoista o pretenzioso; voleva quella vita, e avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo obiettivo. La cerimonia di Smistamento era solo il primo passo.

Così, mentre il Cappello Parlante sproloquiava nella sua mente, illustrando tutte le sue caratteristiche più preponderanti, Harry pensò intensamente a tutto ciò che ricordava della Casata di Serpeverde; lo stemma verde, il grande serpente presente al centro, un paio d’occhi grigi che accompagnavano il tutto.

Il Cappello si fermò un attimo, forse interdetto o forse solamente sorpreso. Sembrò indugiare un attimo, prima di esclamare: “Be’, se ne sei convinto… Serpeverde!”

Non appena la scelta venne enunciata a gran volume, un brusio di voci si sollevò nella Sala Grande, mentre la tavolata degli insegnanti calò in un silenzio teso colmo di occhiate preoccupate.

Al tavolo dei Serpeverde, invece, Draco stava ghignando come se avesse appena vinto il più grande e importante dei premi, e Harry non poté fare a meno di sorridergli di rimando.

 

La Sala Comune dei Serpeverde si trovava nei sotterranei, proprio in prossimità del Lago Nero, e Harry rimase subito stregato da quella vista mozzafiato.

L’ambiente era cupo, rischiarato soltanto dal camino che scoppiettava in un angolo e da diverse candele sparse per la stanza, ma il modo in cui Draco stava sorridendo al suo fianco avrebbe potuto illuminare l’intero castello.

Mentre sproloquiava circa tutti i segreti che suo padre gli aveva rivelato, enfatizzando ogni parola con un gesto della mano, Harry cercava di memorizzare la strada dall’entrata della Sala Comune ai dormitori maschili, tenendo un orecchio sempre teso nella direzione del suo nuovo amico.

Vide qualcosa muoversi nell’acqua aldilà del vetro trasparente, ma quando guardò meglio qualunque creatura ci fosse stata era già sparita nelle profondità oscure del lago, e un guizzo fulmineo fu tutto ciò che il moro riuscì a cogliere.

A Harry venne in mente di quella volta che i suoi zii gli avevano permesso di recarsi alla piccola biblioteca di Little Whinging in uno dei rari momenti non totalmente negativi che aveva trascorso insieme a loro, e il piccolo era rimasto affascinato dalla selezione di libri sui rettili.

Ne era stato attratto quasi per caso, ma non appena aveva posato gli occhi sui grandi volumi enciclopedici e aveva iniziato a leggere delle varie specie di serpi in circolazione, aveva provato una sorta di riconoscimento verso la sua stessa vita.

Ricordava di aver letto di come i serpenti fossero molto spesso più spaventati dagli essere umani che viceversa, ma nonostante questo venissero guardati con diffidenza e paura. E ricordava di come tutto ciò di cui avevano davvero bisogno oltre al cibo fosse un riparo sicuro in cui potersi rilassare e prendere cura dei loro simili.

“Harry, ci siamo.”

La voce di Draco destò Harry dai propri pensieri e voltandosi notò che si trovava ora di fronte a una grande porta di legno, su cui vi era inciso il suo nome, quello di Draco e quello di altri quattro studenti – Blaise Zabini, Theodore Nott, Vincent Tiger e Gregory Goyle.

La convinzione improvvisa che quella stanza sarebbe presto diventata il suo luogo sicuro spinse Harry ad allungare una mano in direzione di Draco. Il biondo la fissò per un attimo mentre alleggiava sospesa nel vuoto tra i loro corpi; lentamente, quasi incuriosito da ciò che il loro tocco avrebbe potuto provocare, l’afferrò e la strinse in un gesto di rassicurazione.

 

 

1 settembre 1996


Molte cose erano cambiate dal loro primo incontro, ma la più lampante e significativa fu il modo con cui Harry aveva iniziato a guardare se stesso.

Dopo sole poche settimane in compagnia di Draco, infatti, il moro aveva acquistato una sicurezza e un senso d’amor proprio che non credeva di possedere. E il suo ritrovato orgoglio si era ben presto rivelato essenziale negli anni successivi; solamente la sua tenacia e il supporto che Draco gli aveva offerto fin dal primo giorno gli avevano permesso di restare vivo e protetto durante la sua permanenza a Hogwarts.

Sapeva certo che inizialmente le intenzioni di Draco non erano state esattamente oneste e disinteressate quando lo aveva avvicinato a Diagon Alley, ma non per questo il loro rapporto era stato meno significativo.

Harry ricordava bene come il biondo fosse rimasto sempre al suo fianco, nonostante tutte le sfide e gli ostacoli che il destino gli aveva posto di fronte.

Ricordava come l’incidente del serpente del secondo anno aveva trasformato Harry in una celebrità ancora più importante di quanto la sua intera infanzia non avesse già fatto e di come gli studenti delle altre Casate avevano iniziato a spostarsi bruscamente per non rischiare di intralciarlo nel suo cammino. Sebbene i suoi compagni Serpeverde lo avessero congratulato più volte – alcuni addirittura convinti che fosse proprio lui il misterioso erede su cui tutti stavano speculando – Harry non aveva provato alcun orgoglio o soddisfazione, e solo il conforto che Draco era riuscito a dargli nel mezzo della notte, stringendolo in una presa ferrea mentre il moro si disperava, aveva reso le cose meno disperate.

Ricordava il disastro rappresentato dal Torneo Tremaghi, quando era stato accidentalmente selezionato e aveva indirettamente causato il ritorno di Lord Voldemort. Metà scuola lo aveva creduto pazzo, l’altra metà lo considerava ancora un esibizionista a distanza di anni, ma solamente Draco gli era rimasto accanto senza giudicarlo o mettergli pressione.

Ma la prova più grande era quella che Draco aveva dimostrato nei confronti della sua stessa famiglia. Una volta divenuto chiaro che Harry non fosse effettivamente un mago oscuro in incognito, ma la preda degli attacchi di Lord Voldemort, Lucius e Narcissa avevano esortato il figlio ad allontanarsi da un’amicizia potenzialmente dannosa per la sua reputazione nel circolo dei Mangiamorte.

Draco non li aveva mai ascoltati – almeno fino a quel momento.

Dall’estate precedente, infatti, dopo che suo padre era stato arrestato, il moro non aveva più avuto notizie del suo migliore amico, se non un messaggio impersonale con un augurio talmente falso da essere pressoché inutile ricevuto il giorno del suo compleanno. Naturalmente Harry non era tanto insensibile da pensare di dover essere messo prima della sua stessa famiglia in difficoltà, ma sapeva per certo di valere più di un misero biglietto sgualcito e nessun regalo – specialmente se il mittente era la stessa persona che l’anno precedente aveva letteralmente invaso di pacchetti di ogni misura la piccola abitazione di Privet Drive.

E quando l’aveva rivisto dopo due mesi sull’Espresso per Hogwarts, Draco era apparso distante, distratto e gli aveva a mala pena rivolto la parola. E ciò era il motivo per cui Harry si era assentato dalle celebrazioni di inizio anno e si trovava ora posizionato sul letto del biondo ad aspettare che tornasse dai suoi doveri di Prefetto, mentre i suoi compagni di stanza erano sicuramente in Sala Comune o in giro per il castello a scambiarsi storie e aneddoti sulle rispettive estati.

Harry sospirò per l’ennesima volta e rimase immerso nei propri pensieri finché non sentì il rumore rivelatorio della porta che finalmente, finalmente si apriva.

“Come mai non sei alla festa?” chiese quasi sovrappensiero Draco, avvicinandosi al suo letto e iniziando a sfilarsi la lunga tunica nera.

Harry lo guardò di sottecchi. “Non ci parliamo da praticamente due mesi e questa è la prima cosa che mi dici?” chiese sbigottito.

L’altro lo ignorò per qualche momento, e Harry lo spintonò leggermente per catturare la sua attenzione.

“Si può sapere cosa vuoi?” sbottò dunque il biondo, in un tono di voce decisamente troppo acuto per i suoi standard. Harry ebbe la strana sensazione che fosse sul punto di piangere.

“Vorrei solo che mi dicessi cosa sta succedendo,” rispose sinceramente.

Draco esitò, come se stesse contemplando di raccontargli la verità, ma poi cosse la testa e disse: “Non so di cosa tu stia parlando.”

Harry lo afferrò per un braccio, attirandolo a sé con tanta forza da far collidere i loro corpi. Una volta vicini, gli strinse la vita in quella che sperò essere una morsa rassicurante – non diversa da quelle che aveva ricevuto proprio da Draco così tante volte nel corso degli anni.

“Vorrei solo che ti fidassi di me,” rettificò la sua risposta.

“Mi fido di te, Harry,” disse Draco con aria stanca, posando la fronte contro quella dell’amico. “Ma stavolta non puoi aiutarmi. Nessuno può.”

“Stronzate,” ribatté prontamente l’altro. “Hai forse dimenticato tutto quello che abbiamo passato insieme? Ce la siamo sempre cavata, tu e io, senza l’aiuto di nessuno. Di qualunque cosa si tratta, affronteremo anche questa sfida.”

Draco guardò le loro mani ancora congiunte, i corpi uniti in un abbraccio sghembo, e un lieve rossore si estese sul suo viso. “Grazie, Harry. Sei un vero amico.”

Trascorse qualche attimo di silenzio, poi: “Ora non sono pronto, potremmo parlarne in un altro momento?”

“Certo,” rispose Harry, il quale non era mai in grado di discutere veramente con Draco, specialmente quando questi si trovava tra le sue braccia. “Andiamo a stenderci un attimo.”

Si infilarono entrambi nello stesso letto, cercando di ignorare come un’azione avvenuta così tante volte nel corso della loro conoscenza stesse improvvisamente diventando motivo di imbarazzo ed eccitazione al tempo stesso.

Harry si curvò verso Draco, tenendolo stretto a sé e inspirando il profumo dei suoi capelli e della sua pelle. Guardò oltre la sua spalla fuori dalla finestra, dove il Lago Nero era silenzioso e calmo come era sempre stato, e sperò che una calma simile si presentasse presto anche all’interno della stanza, placando l’uragano di pensieri che entrambi i ragazzi avevano in testa.

   
 
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