Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: steffirah    05/08/2020    1 recensioni
Breve racconto di un pescatore, del suo anelare un qualcosa che non c'è più.
-------
“Dove sarà mio figlio?” si chiedeva, gli occhi stillanti di mestizia. Due anni erano trascorsi dal giorno in cui l’aveva visto per l’ultima volta, su quegli stessi scogli. Il suo volto felice e soddisfatto, il suo sorriso solare mentre si vantava per la pesca abbondante di quella favorevole giornata... La stessa in cui egli era partito verso l’orizzonte, lasciandolo nella sua solitudine.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella burrascosa notte d’agosto una grande onda si infranse sugli scogli.
Un uomo sulla sessantina guardava la scena dalla buia spiaggia sabbiosa, con aria malinconica.
“Dove sarà mio figlio?” si chiedeva, gli occhi stillanti di mestizia. Due anni erano trascorsi dal giorno in cui l’aveva visto per l’ultima volta, su quella stessa scogliera. Il suo volto felice e soddisfatto, il suo sorriso solare mentre si vantava per la pesca abbondante di quella favorevole giornata... La stessa in cui egli era partito verso l’orizzonte, lasciandolo nella sua solitudine.
Un brivido lo attraversò, mentre la sua mente veniva nuovamente invasa da un timore costante, che negli ultimi tempi non faceva che torturare i suoi sogni, ormai dominati da incubi.
“E se è stato inghiottito dal mostro del mare? ... No, non può essere così.” Il mostro era solo una leggenda, narrata nel loro villaggio di pescatori per spaventare i bambini, affinché non si avventurassero a largo... E in ogni caso, suo figlio valeva ben più di qualche vecchia storia. Pure ammettendo che esistesse davvero, non era tanto debole da concedergli la propria vita.
Eppure, il dubbio lo attanagliava...
Se l’oceano lo avesse afferrato e trascinato giù negli abissi coi suoi tentacoli, come aveva fatto con sua moglie?
Se quel mostro gli aveva davvero portato via tutto quello che aveva, l’uomo pensò che era giunto il momento di andarselo a riprendere; aspettare soltanto, non aveva portato a niente.
Risoluto si avvicinò alla sua barca, sciolse la cima che ancora lo legava a quel molo e salpò, incurante della tempesta che lo attendeva.


Il pescatore sfidò le onde, come mai aveva fatto prima, quasi fosse il vento a spingerlo affinché potesse vendicarsi della bestia. Prepotenti flutti gli schizzavano sul nerboruto viso, segnato dal vento e dal sole. La schiuma divenne il suo unico nutrimento. Il sale del mare, il gelo della pioggia. Nero e grigio, tutt’attorno a lui.
Attraversò cavalloni, giganti del mare, e il loro sangue di spuma impregnò le sue vesti, bruciandogli gli occhi; ma nonostante la vista appannata, i sentieri di luce mandati dal cielo, coi loro suoni assordanti, gli indicavano la via. Sapeva dove stava andando, e sapeva che quella sarebbe stata la sua meta finale.
L’acqua salata gli annebbiava la vista, la rabbia e la disperazione offuscavano i suoi sensi.
Quando l’onda si infranse sul ponte, i suoi piedi non furono saldi come la sua determinazione, e trascinato fuori bordo, l’unica cosa rimasta a tenerlo a galla era la corda che ancora lo legava alla barca. Serrò le dita attorno ad essa con tutte le sue forze, stringendo i denti e sputando acqua, lottando contro le pareti di cemento che lo spingevano via... E allora fu colpito da una realizzazione: se l’avesse lasciata, cosa sarebbe successo? Era forse quella la strada da percorrere per poter trovare, affrontare e sconfiggere il mostro, al centro di un algido oblio? Per poter finalmente riuscire a ricongiungersi con la perduta famiglia? Lasciarsi sconfiggere, per poter sconfiggere... Così sembrava suggerirgli la notte, illuminandosi di bianco.
La presa si fece sempre più debole, il volto piegato in una smorfia d’ira dinanzi alla sconfitta, finché non si fece coraggio nell’accettarla e lasciò andare ogni legame con la terraferma. 
In quell’istante l’uomo capì ogni cosa: non v’era mai stato alcun mostro, nulla da cercare, nulla da trovare; la sua futile lotta era giunta al termine, e adesso finalmente anch’egli avrebbe potuto riposarsi.
Chiuse gli occhi, dicendo addio alle profondità dell’oceano, e solo allora vide due sagome a breve distanza. Quando gli galleggiarono dinanzi, si accorse che non fossero altri che sua moglie e suo figlio, giunti fin lì per accoglierlo e stringerlo tra le loro gelide braccia.


Tutta la famiglia si era riunita, nel grande abbraccio del mare.















 
Salve a tutti! Nonostante le difficoltà riscontrate nel pubblicare qualcosa da cellulare, ci tenevo a condividere questa storiella molto breve che ho "creato" facendo un giochino col mio ragazzo (consistente nel pronunciare ciascuno di noi una frase, formando una storia, con me che a mano a mano me le segnavo). Devo dire che, per essere un'idea nata totalmente per caso, ne è uscito qualcosa di carino e profondo. Ecco perché la pubblico: chissà, magari anche a qualcun altro potrà piacere! E poi è la nostra prima collaborazione, ci tengo a commemorarla~

E a noi dico: il mare è in tempesta, ma i colori dominano sulla paura. Bianco, sabbia, verde chiaro, verde acqua, azzurro, ciano, cobalto.

Grazie a chiunque la leggerà! ❤️
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: steffirah