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Autore: _ A r i a    05/08/2020    2 recensioni
{ Pirate!AU }
Per lunghi anni la Royal aveva imposto la sua egemonia su ciascuno dei sette mari. La nave pirata più temuta, più ammirata e, inevitabilmente, anche la più ricca. Nel corso delle loro innumerevoli scorribande avevano accumulato un bottino così considerevole che avrebbero potuto fermarsi su un’isola qualsiasi e vivere per sempre un’esistenza nello sfarzo e nel lusso più sfrenato.
Il capitano, tuttavia, probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
Jude, questo il nome di quel giovane uomo che, appena ventenne, guidava il più noto equipaggio pirata della storia, non aveva mai preso in considerazione l’idea di abbandonare quella vita di scorribande e razzie. Toccare terra lo innervosiva, ed era solito farlo solo se costretto.
Voleva viaggiare. Voleva visitare ogni angolo esplorabile del mondo. Sentire il vento tra i capelli lo faceva sentire vivo, potente.
Ed era per lui l’unica cosa che contasse.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: David/Jiro, Joe/Koujirou, Jude/Yuuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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pirates

Il sole era alto nel cielo, mentre la chiglia filava liscia come l'olio tra i flutti di un mare particolarmente calmo.
La Royal stava viaggiando in aperto oceano, una brezza calda che soffiava leggera in direzione di navigazione e gonfiava con eleganza le vele.
Quel giorno l’equipaggio sembrava essere di ottimo umore. David, il capitano in seconda, continuava ad inseguire Joe, l’addetto all’artiglieria, lungo il ponte. Il primo pareva lamentarsi di qualcosa, il secondo fingeva di ascoltarlo.
Tutto questo osservava, comodamente appollaiato sul cassero, il capitano. La camicia candida e leggera che indossava fluttuava in quella giornata d’estate, mentre un sorriso faceva capolino su suo volto.
Per lunghi anni la Royal aveva imposto la sua egemonia su ciascuno dei sette mari. La nave pirata più temuta, più ammirata e, inevitabilmente, anche la più ricca. Nel corso delle loro innumerevoli scorribande avevano accumulato un bottino così considerevole che avrebbero potuto fermarsi su un’isola qualsiasi e vivere per sempre un’esistenza nello sfarzo e nel lusso più sfrenato.
Il capitano, tuttavia, probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
Jude, questo il nome di quel giovane uomo che, appena ventenne, guidava il più noto equipaggio pirata della storia, non aveva mai preso in considerazione l’idea di abbandonare quella vita di scorribande e razzie. Toccare terra lo innervosiva, ed era solito farlo solo se costretto.
Voleva viaggiare. Voleva visitare ogni angolo esplorabile del mondo. Sentire il vento tra i capelli lo faceva sentire vivo, potente.
Ed era per lui l’unica cosa che contasse.
Il morale dell’equipaggio continuava ad essere alto, mentre uno dei pirati trasportava un barile colmo di pregiato rum delle Antille. La navigazione procedeva verso sud senza nessun intoppo.
Cosa sarebbe potuto mai succedere, in fin dei conti?



Un boato, nel cuore della notte.
Jude si era ritrovato a sobbalzare nel suo stesso letto, svegliandosi di colpo.
Per un momento aveva quasi creduto di esserselo immaginato. Un istante dopo, tuttavia, grida ferine erano giunte alle sue orecchie, assieme al sibilo di cime lanciate in aria e assi di legno che venivano spostate.
Un assalto?
“Impossibile”, aveva subito pensato il capitano. Nessuno si sarebbe mai sognato di assaltare la Royal. Chiunque, perfino un principiante che aveva varato la propria barca in mare da pochi giorni, era a conoscenza della forza e della pericolosità del suo equipaggio, motivo per cui qualsiasi flotta si era sempre tenuta a debita distanza da loro. Avrebbero anche potuto provare ad assaltarli e, con buona fortuna, uscirne indenni, tuttavia nessuno avrebbe dubitato che l’equipaggio della Royal non avrebbe esitato a fargliela pagare nel peggiore dei modi.
Ecco perché l’idea di un assalto gli appariva così folle.
Jude s’era rivestito in tutta fretta, afferrando la spada e lanciandosi fuori dalla sua camera, percorrendo furiosamente i corridoi. Lungo di essi aveva trovato il più totale trambusto: i suoi uomini stavano correndo in ogni direzione, apparentemente in difficoltà, senza nessuna idea su come muoversi.
Impossibile, semplicemente impossibile che un’altra flotta fosse riuscita a metterli così tanto in difficoltà.
Salendo lungo le scale che portavano al ponte, tuttavia, Jude si era reso conto che c’era qualcosa che non andava. Un problema profondo, orribile si annidava in tutta quella situazione: alcuni dei suoi uomini, infatti, avevano almeno i vestiti in parte bruciati. Chi era ridotto peggio riportava ustioni profonde, altri invece avevano ancora qualcosa in fiamme.
Fuoco.
La situazione sul ponte non era migliore: alcune zone erano state incendiate – con frecce infuocate, aveva dedotto in fretta Jude – e molti uomini erano impegnati nel tentativo di domare le fiamme. Considerando gli altri membri dell’equipaggio costretti sottocoperta a causa delle ustioni riportate, a cercare di respingere l’assalto restava un contingente irrisorio.
Dannazione.
«Capitano!» Nel caos generale, Jude aveva udito la voce di David andargli incontro. «La situazione è critica! Continuano a portare avanti i rostri per assaltarci! Di questo passo a breve non saremo più in grado di respingerli…»
«Com’è stata possibile una cosa del genere? Perché nessuno mi ha avvisato?», aveva sbottato Jude. Sapeva di dover mantenere la calma per cercare di risolvere la situazione, tuttavia faticava a nascondere la stizza.
«Perché nessuno si era accorto della nave in avvicinamento.» La voce profonda di Joe aveva subito fatto voltare sia Jude che David. «Si sono accostati di soppiatto, senza luci di segnalazione. All’inizio pensavamo si trattasse di una piccola imbarcazione, solo dopo ci siamo resi conto delle reali dimensioni del vascello…»
Gli occhi di Jude si erano ridotti a due piccole fessure. Faticava a comprendere come degli uomini così esperti fossero caduti in una tale sottovalutazione.
«Danni alla nave?», aveva domandato, gelido.
«Alcune vele sono state bruciate», aveva risposto David. «Ma il danno più ingente è la falla nello scafo. Saranno circa quattro metri, ed è solo questione di tempo prima di iniziare ad imbarcare acqua…»
Jude aveva trattenuto a stento un’imprecazione tra i denti, mentre un verso gutturale gli era salito lungo la gola. Non sarebbe riuscito ad immaginare uno scenario peggiore di quello nemmeno volendolo.
Oltretutto, alcuni membri dell’equipaggio che li aveva assaltati stavano riuscendo a salire sulla loro nave, i rostri che avevano reso le due imbarcazioni ormai incollate. I suoi uomini stavano facendo del loro meglio per respingerli, tuttavia al momento si trovavano in svantaggio numerico e questo giocava decisamente a loro sfavore.
Uno dei pirati prese a correre nella loro direzione, la spada sguainata ben stretta tra le mani. Jude, il primo ad accorgersene, non aveva esitato un momento ad estrarre la propria sciabola dal fodero. Un solo, singolo fendente dopo, la carotide del pirata avversario era stata tranciata di netto, lasciandolo moribondo a terra.
I tre archiviarono in fretta quel maldestro tentativo d’attacco, tornando a concentrarsi su ben altro.
«Come ci muoviamo?», aveva chiesto David.
«Dobbiamo cercare di limitare i danni», era stata la pronta risposta di Jude, mentre prendevano ad avvicinarsi al parapetto. «Blocchiamoli quanti più possiamo. E trovatemi il capitano dell’altra nave, voglio vederlo in faccia.»
«Signorsì!», avevano esclamato in coro Joe e David, scattando in avanti. Si erano subito ritrovati circondati da avversari, e lo stesso destino era toccato anche a Jude. L’avevano accerchiato in tre, ma era evidente che si trattasse di pesci piccoli: si muovevano con goffaggine, tradendo la loro inesperienza. Il primo dei tre si era lanciato nella sua direzione, mirando alla faccia. Pessima mossa, considerando che così stava lasciando scoperta la guardia.
Jude gli aveva rifilato un unico colpo ben piazzato all’inguine, e quello s’era ritrovato a terra, rantolante in una pozza di sangue.
Gli altri due, rendendosi conto che non si trovavano davanti ad un pirata qualsiasi, erano indietreggiati, di colpo dubbiosi all’idea di attaccare. Peccato che Jude non fosse dell’idea di dimostrarsi caritatevole: così ora era lui a farsi avanti, costringendo i due ad arretrare. Il primo aveva cercato di parare i suoi affondi, ma inutilmente: una ferita profonda al costato aveva messo al tappeto anche lui.
Era rimasto un solo uomo a fronteggiarlo. Per un momento erano rimasti ad osservarsi, l’uno con gli occhi fissi in quelli dell’altro, come se stessero aspettando il momento giusto per attaccare. Poi, d’improvviso, erano scattati.
Si erano mossi in contemporanea. Le spade avevano cozzato l’una contro l’altra, tutto sommato il suo avversario lo stava affrontando degnamente, parando e respingendo i suoi colpi, tentando qualche attacco di tanto in tanto.
Jude non faticava affatto. Respingeva ogni affondo senza alcuno sforzo, e continuava a muoversi in avanti, costringendo il suo avversario ad arretrare.
Aveva una strategia precisa in mente. E, con ogni probabilità, il suo avversario se ne sarebbe reso conto quando ormai per lui sarebbe stato troppo tardi.
In effetti era andata esattamente così. Il membro dell’equipaggio nemico, che fino ad allora aveva continuato a fronteggiarlo con un sorriso trionfante dipinto in volto, di colpo era divenuto mortalmente serio: un altro passo indietro, infatti, e sarebbe finito in mare, in pasto agli squali.
Avevano raggiunto infatti un fianco dell’imbarcazione, in un punto dove il parapetto era stato tranciato di netto. Nulla l’avrebbe salvato dalla caduta verso l’oceano, tranne un buon equilibrio e una dose sfacciata di fortuna.
Prima che il suo avversario potesse capire come trovare il primo o essere travolto dalla seconda, tuttavia, Jude aveva lanciato un fendente nella sua direzione, provocandogli una profonda ferita alla gola. Il pirata era sembrato sorpreso, al punto che s’era portato una mano all’altezza della lacerazione, ma Jude non aveva esitato: con la punta della spada aveva premuto appena all’altezza del petto dell’uomo, spingendolo in avanti. A quel punto non c’era stata più via di scampo per lui: era precipitato giù, verso il mare e gli squali.
Il sorrisetto che aveva soggiornato sul volto dell’altro pirata per tutto il tempo sembrava essere ora passato sul viso di Jude. Forse il suo avversario aveva intuito chi fosse e, per una folle frazione di secondo, aveva persino pensato di poterlo sopraffare.
Peccato che, nello scontro corpo a corpo, nessuno fosse mai riuscito a batterlo.
Jude s’era voltato, tornando ad osservare il ponte della nave. Sembrava che, dopo averlo visto arrivare, i suoi uomini avessero preso coraggio e avessero cominciato a contrastare gli avversari con maggiore impeto. Per di più, apparentemente l’equipaggio nemico aveva cominciato a battere in ritirata: ora era circondato quasi prevalentemente dalla sua ciurma, e pochi assalitori rimanevano ancora a combattere.
Era strano, considerando che c’era mancato poco prima che riuscissero a sopraffarli. A meno che…
Un dubbio martellante aveva preso a tormentare la mente di Jude. Prima che potesse darsi una risposta, tuttavia, un altro colpo aveva riempito l’aria.
Se il primo era stato innegabilmente quello di un cannone, quello che aveva aperto la voragine nel loro scafo – e che, assieme alla vicinanza degli scafi provocata dai rostri, aveva comportato per loro l’impossibilità di utilizzare l’artiglieria a loro volta a causa dei danni che avevano riportato –, il secondo era stato un colpo di pistola, sparato verso il cielo. Jude aveva intuito che doveva trattarsi di un segnale, e a giudicare dal modo in cui tutti i nemici avevano preso a correre verso il loro vascello, doveva significare che era il momento di battere in ritirata.
Per quale ragione, tuttavia, ritirarsi, quando si sta per sopraffare l’equipaggio avversario? A Jude venivano in mente due possibilità: la prima era che quello era stato solo un tentativo volto a dimostrare qualcosa – ma cosa, poi? Che esisteva un equipaggio in grado di mettere in difficoltà l’invincibile Royal? O era piuttosto una prova destinata a lui, come se qualcuno volesse accertarsi della sua forza, considerando che avevano deciso di ritirarsi dopo che si era liberato dei suoi avversari? –; la seconda, invece, era decisamente più probabile, nonché quella che lo spaventava maggiormente.
Non era sopraffarli ciò a cui puntavano, quanto piuttosto…
Jude era corso al parapetto, affacciandosi oltre di esso. Lo squarcio profondo che compariva ora sul fianco della sua nave, come temeva, si trovava in un punto ben preciso.
La stiva dei tesori.
Un grosso baule era stato sottratto dalle loro proprietà. Jude lo aveva riconosciuto senza troppi sforzi: era un forziere dalle dimensioni discrete, verniciato di blu. Il capitano della Royal si era sentito pervadere da una rabbia cieca. Com’era possibile che fossero andati a colpo sicuro, che sapessero che quella cassa si trovasse proprio lì…?
Jude aveva spostato lo sguardo sulla nave nemica, le vele che si muovevano con veemenza. E lì, tra gli altri corsari, intravide quello che intuì essere il loro capitano: un vistoso cappello nero gli cadeva sul capo, mentre i capelli color dell’oro erano legati in una coda bassa.
La furia che s’era impossessata di Jude fu quasi sul punto di spingerlo in avanti. Ma cosa avrebbe potuto fare, in fin dei conti? Il vascello era danneggiato e buona parte dell’equipaggio gravemente ferita. Da solo sarebbe stato in grado di fronteggiare tre, quattro, forse cinque uomini, non di certo le diverse dozzine che lo attendevano dalla parte opposta.
Era un capitano, in fin dei conti e, per quanto certe volte fosse difficile sostenere il peso della sua responsabilità, che così presto s’era sobbarcato, doveva pensare anzitutto al bene del suo equipaggio. Contrattaccare equivaleva a un suicidio di massa, lo sapeva bene.
Era rimasto quindi ad osservare il vascello che li aveva attaccati sparire nella notte, avvolto dalla nebbia che saliva dal mare, l’ultima cosa che i suoi occhi erano riusciti a intravedere era la polena della nave, un uomo dalla folta barba e con una corona posata sul capo.




▬ notes

E... sorpresa! No, okay, non più di tanto visto che avevo mezzo spoilerato la cosa nelle note di diwk, considerando però che nessuno legge quella storia immagino si tratti di una sorpresa ahah.
Aehm. Non so bene da dove partire.
Circa un anno fa ho cominciato a plottare la trama per una pirate!au, senza tuttavia cominciare mai a scriverla, perché mi ripetevo che non ero nel mood adatto e tutte le solite paranoie che sapete mi faccio quando si tratta di scrivere storie. Visto che ormai quest'anno mi sono decisa a cercare di abbattere questi muri che mi costruisco da sola, nel giro di una settimana ho iniziato e finito questa long, che tra l'altro si è rivelata più complessa di quanto avessi inizialmente immaginato. Ho dei problemi, lo so.
Lo "sprone" che mi ha aiutata a mettermi sotto con la scrittura è stato il contest In Another Life, In Another World di fantaysytrash sul forum di efp (andate a darci un'occhiata, è stupendo e la giudice è super competente!), a cui la storia avrebbe dovuto originariamente partecipare. Sfortunatamente, però, visto che mamma m'ha fatta logorroica ho sforato di 10.000 parole il limite massimo di parole consentite, per cui per me niente contest, rip. In compenso, ormai la storia l'ho finita, per cui ve la beccate.
E cosa c'è di più rinfrescante in estate di una bella storia sui pirati? Forse un gelato o un bagno al mare, non lo so, fatto sta che non posso permettermi nessuno dei due, per cui pirati, pirati a stecca, pirati come se non ci fosse un domani. Così quest'anno, oltre a diwk, vi beccate anche anche questa storia, per un totale di altri cinque aggiornamenti una volta ogni cinque giorni fino al 30 agosto. Di là abbiamo il sette, qui il cinque. Alcuni capitoli saranno lunghetti proprio perché volevo portare avanti questo gioco scemo del cinque, e di questo mi scuso fin da ora, però mi rassicura il fatto che alla fine nessuno leggerà questa storia, per cui uh-uh, chi mai dovrebbe accorgersene o esserne infastidito?
Spero che questa storia di pirati vi piaccia, vi tenga compagnia e soprattutto sappia rinfrescarvi in queste giornate torride. Per ora è tutto, ci rivediamo presto con un nuovo aggiornamento e... buon viaggio, ciurma!

Aria
   
 
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