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Autore: H_A_Stratford    06/08/2020    6 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12
 
I doni inaspettati sono sempre i più grati.
- Proverbio
 
Era passata poco più di una settimana da quando Athena si era trasferita nel suo nuovo appartamento appena fuori dal college. Aveva già vissuto l’esperienza dei dormitori e non voleva ripeterla. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato e negativa, ma questa volta voleva concentrarsi più sullo studio che sulla vita notturna e le feste. Si poteva dire che ci era già passata e non ci teneva a riviverla, aveva altri obbiettivi in mente.
Nonostante avesse declinato l’offerta della Lincoln, aveva scoperto che una scuola elementare poco distante dal suo appartamento cercava insegnati di lingua. Così, senza neanche rendersene conto, si era ritrovata a lavorare part time con bambini di sei anni. Sapeva che se ne sarebbe pentita amaramente ma era bastato un giorno nella sua classe per innamorarsi follemente di quelle piccole pesti.
Il campus universitario era enorme e spesso e volentieri si perdeva, ma stava iniziando ad abituarsi. Inoltre grazie alle sue disavventure e alle sue corse tra un’aula all’altra aveva fatto la conoscenza di due compagni di corso.
Era una nuova vita la sua, ma doveva ammettere che le stava piacendo. Se solo anche Spencer fosse stato lì con lei.
La ragazza era immersa nei suoi pensieri quando una figura decisamente più alta di lei le si avvicinò e schiarì voce per far notare la sua presenza.
«Pomeriggio libero?» chiese Theodore una volta che la ragazza si girò nella sua direzione. Athena alzò gli occhi al cielo e si sistemò meglio la borsa di tela sulla spalla. Forse avrebbe avuto del tempo libero nel duemila e mai, pensò la ragazza.
«Magari» borbottò lei facendolo ridere. Accanto a lui Helen era già pronta a partire in quarta per spiegare perché entrambe non fossero libere quel pomeriggio già alla prima settimana di lezioni. Non che fosse contro l’apprendimento o l’impegno, ma sperava che prima di buttarli nella fossa dei leoni i professori li lasciassero ambientare. Invece no.
«Il professor Lee ci fa attendere a questa conferenza super top secret» si spiegò Athena facendo scoppiare a ridere il ragazzo. «Sono seria! Ha solo detto che chiunque vuole laurearsi in Criminologia et simila dovrebbe partecipare senza aggiungere dettagli».
Theodore inarcò un sopracciglio e guardò attentamente le sue ragazze. «Ecco perché sono contento di non seguire il suo corso, buona fortuna ragazze!» concluse divertito. Si conoscevano da pochi giorni ma tutti e tre avevano intuito che quello sarebbe stato l’inizio di una lunga, lunghissima, amicizia.
Helen sistemò i suoi capelli castani in una coda bassa e guardò l’orologio. Fece una piccola smorfia e si girò verso la bionda.
«Dobbiamo avviarci o troveremo posti solo davanti e io voglio dormire» disse Helen rassegnata. Non era iniziata bene la giornata per lei, quindi la sua voglia di passare extra ore tra i banchi universitari era ridotta ai minimi storici. Theodore fece per incamminarsi nella direzione opposta ma venne fermato dalle due ragazze.
«Oh, no, caro. Se noi andiamo, tu vieni con noi».
 
 
I tre ragazzi entrarono nell’aula e trovarono dei posti liberi verso il centro delle sedute. Era una delle classi più grandi che quell’area del dipartimento possedesse, utilizzata spesso per conferenze. Athena si guardò intorno e notò come molti avevano già tirato fuori laptop o quaderni vari per prendere appunti. Per poco non sbuffò, neanche lei era in vena di una lunghissima conferenza improvvisata all’ultimo.
«Ma dobbiamo prendere appunti?» chiese Helen leggendo nella mente la bionda. Il ragazzo si passò una mano sul viso con fare drammatico.
«In cosa mi avete cacciato?» borbottò Theodore guardandosi stranito intorno.
«Okay, okay, possiamo metterci vicino la porta e sgattaiolare via se…» iniziò a dire Athena la il suono di una voce a dir poco familiare la fece ammutolire. 
Appena fuori dall’aula una a dir poco emozionata Penelope Garcia aveva acceso il microfono prima del previsto, lasciando così che l’intera platea ascoltasse la sua conversazione. Alcuni ragazzi si girarono curiosi, altri rimasero a fissare il proprio telefono non curandosi della situazione.
«Mama, hai il microfono accesso» disse Morgan leggermente divertito prendendole dalle mani il microfono per spegnerlo. Emily e JJ stavano parlando tranquillamente di quanto il figlio di JJ, Henry, fosse cresciuto, con tanto di supporto multimediale. Rossi e Hotchner invece stavano parlando sul professor Lee, definendo gli ultimi dettagli per la conferenza. Si erano accordati all’ultimo, sia a causa dell’imprevedibilità del lavoro dei profiler, sia per problemi burocratici universitari.
Spencer era un attimo in disparte, pensando e ripensando al fatto che non avesse avvertito Athena del suo arrivo. Voleva farle una sorpresa, facendosi trovare sul campus, ma in quel momento si stava pentendo. Se non avesse apprezzato la sorpresa? Se avesse preferito essere avvertita? O peggio: se non avesse voluto vederlo?
Ovviamente non aveva ragione di pensare a tutto ciò ma non ne poteva fare a meno.
Athena sembrava incantata. Anche se il suo corpo si era completamente fermato, la sua mente non si era fermata un secondo.
Come poteva essere Garcia al campus? Non poteva essere lei. Doveva essersi sbagliata, Spencer l’avrebbe avvertita. Ne era sicura.
«Athena?» la richiamò Helen con uno sguardo curioso. «Stavi dicendo?» la spronò a parlare.
«Oh, niente» mormorò la ragazza tornando alla realtà sistemandosi meglio sulla sedia.
Era pronta a ribattere al commento di Theodore quando vide entrare l’intera squadra di Hotchner entrare subito dopo il professor Lee.
Erano davanti a lei, non stava sognando.
Athena inarcò appena un sopracciglio mentre osservava la squadra prendere posto e i suoi pensieri vennero interrotti nuovamente da Helen.
«Quello sulla destra è…» iniziò a dire Helen mimando verso Derek.
«Un Dio greco» concluse Theodore riportando nuovamente Athena alla realtà.
«Si, Garcia lo chiama anche così» mormorò la bionda con un filo di voce. Si sistemò sulla sedia, quasi volendosi fare piccola piccola. Non sapeva perché ma si sentiva a disagio, per niente a suo agio.
Spencer si sentiva a disagio. Ormai si era abituato a parlare in pubblico ma sapere che Athena fosse lì e che in pratica le avesse teso un’imboscata, lo faceva sentire un pesce fuor d’acqua. Si fece coraggio e alzò lo sguardo e lo fece vagare per l’intera sala finché non incrociò gli occhi di Athena. Non poté fare a meno che sorridere. Tutti quei giorni separati si fecero sentire e anche se sapeva benissimo in che guaio si fosse cacciato, non era mai stato così contento di vederla.
Athena dal canto suo alzò nuovamente un sopracciglio, come per fare la sostenuta, ma prima di rendersene conto anche sul suo viso si aprì un sorriso. Le era decisamente mancato quel maledetto genio.
«Benvenuti ragazzi. Credo di poter dare inizio a questa lezione» iniziò a parlare il professor Lee portandosi davanti al microfono. Tutti gli studenti si sistemarono al meglio, dandogli la loro completa attenzione. Così il professore iniziò a parlare di come a partire dall’anno accademico corrente ci sarebbe stata una nuova offerta formativa, particolare e soprattutto sperimentale. L’FBI aveva creato insieme al dipartimento di criminologia un percorso universitario che avrebbe permesso agli studenti di avere accesso diretto a specifici ambiti dell’FBI una volta laureati.
«Oh» mormorò Helen inclinando appena la testa.
«Esami aggiuntivi?» borbottò Theodore corrucciando appena la fronte.
Athena rimase in silenzio. Ecco perché Spencer non le aveva detto nulla.
«Nei prossimi giorni assisteremo a più lezioni tenute dai migliori rappresentati dei vari campi. Qui con noi oggi abbiamo l’onore di ospitare una delle divisioni dell’FBI, l’unità di analisi comportamentale» concluse il professore Lee lasciando gli studenti con più domande che certezze.
«Grazie professor Lee – disse Rossi prendendo la parola – io sono l’agente speciale supervisore David rossi. Loro sono gli agenti speciali supervisori Jareau, Prentiss, Hotchener e Morgan. Lui è il dottor Spencer Reid e alle tastiere abbiamo la nostra analista informatica Penelope Garcia» finì le presentazioni Rossi indicando i vari colleghi.
«Morgan» mormorò Helen quasi prendendo appunti mentalmente. Athena per poco non la fulminò con lo sguardo. Era stato istintivo, quasi automatico. Non aveva ancora spiegato la sua situazione privata ai due compagni di corso, ma sapeva che dopo quella conferenza non avrebbe più potuto rimandare di molto.
«In parole povere, per non annoiarvi, noi del BAU usiamo la scienza comportamentale, la ricerca, analisi dei casi, addestramento, per andare a caccia di mostri, stupratori, terroristi, pedofili e la nostra specialità: i serial killer» continuò David attirando l’attenzione di tutta la platea.
«Qualcuno di voi sa cos’è un serial killer?» prese la parola Derek. Athena si poggiò nuovamente allo schienale della sedia, quasi pentendosi di essersi presentata alla conferenza.
Un ragazzo qualche fila più avanti alla sua quasi si sbracciò. La ragazza lo riconobbe: era il so-tutto-io che seguiva un suo stesso corso. Inutile dire che non le andasse a genio.
«Una persona che ha commesso più di un omicidio» rispose il ragazzo non appena ebbe la parola.
«Per la legge, tre è il numero magico. È un fatto più qualitativo che quantitativo per noi».
La lezione andò avanti per molto tempo, con la squadra comportamentale impegnata a spiegare uno dei casi affrontati come esempio per il loro lavoro.
Athena non poteva negare che almeno una parte di sé ne fosse rimasta affascinata, ma la sua parte più razionale aveva scacciato ogni piccola possibilità.
 
«Avete notato quanto fosse emozionato Lee?» chiese Helen quasi divertita mentre raccoglieva le sue cose per lasciare l’aula. La conferenza era appena finita e mentre la squadra di Hotch era impegnata a parlare con alcuni studenti, i tre ragazzi stavano escogitando un piano per evitare la ressa. O che il professore li fermasse per parlare. Possibilmente entrambi.
«Mh?» mormorò Athena distratta, con gli occhi puntati dove fino a pochi secondi prima c’era stata la figura di Spencer. «Vi recupero dopo, okay? D-devo fare una cosa» si affrettò a dire senza lasciare loro spazio per una replica. Prese la borsa e si allontanò verso le scale. Era quasi arrivata alla porta quando una non poco entusiasta Garcia quasi la placcò.
«Athena!» esclamò intrappolandola in un lungo abbraccio. «Oh, che bello rivederti» continuò a parlare ignorando il fatto che fossero proprio nel bel mezzo dell’uscita.
Spencer era a qualche metro di distanza, incastrato in una conversazione con un professore e uno studente interessato a vincere il record per la formulazione di più domande nel minor tempo possibile. In un altro momento Spencer avrebbe amato quel ragazzo e quella conversazione, ma in quel momento riusciva a pensare solamente ad Athena.
«Oh, Penelope» disse Athena ridacchiando appena. «Che bella sorpresa» disse poi una volta sciolto l’abbraccio.
Garcia inarcò appena un sopracciglio non capendo. «Spencer non ti ha…?» disse quasi sorpresa. Parlavano di quella conferenza da un paio di giorni, era impossibile che non le avesse detto nulla.
«Esattamente» annuì la ragazza.
Ormai l’aula si era svuotata, erano rimaste dentro giusto un paio di persone. Così Spencer si fece coraggio e andò verso Athena, che era stata circondata da JJ e Garcia, sicuramente per del sano gossip.
«Noi…» disse JJ facendo cenno all’amica verso la porta non appena vide Spencer avvicinarsi. Penelope la guardò non capendo ma appena vide la figura dell’amico sorrise appena e seguì la bionda.
Athena si sistemò appena la borsa sulla spalla appena Reid arrivò a pochi metri da lei e prese un respiro profondo. «Fuori?» disse poi indicando la porta dietro di sé. Spencer quasi si bloccò. Non era decisamente il saluto che si era aspettato. Annuì non riuscendo a dire nulla, quasi terrorizzato di aver combinato un disastro. Uscirono dall’aula e si avviarono verso il giardino dell’università in silenzio, entrambi immersi completamente nei loro pensieri.
«Athena io n-» iniziò a dire Spencer non appena raggiunsero il giardino. La ragazza non riuscì più a rimanere seria e si girò completamente verso di lui e lo baciò.
Reid ancora confuso la strinse tra le braccia, come per annullare ancora di più le distanze.
«Non potevo baciarti davanti al mio professore» disse Athena decisamente divertita con il viso ancora a pochi centimetri da quello di lui.
Da lontano, Theodore e Helen osservarono la scena con grande approvazione battendosi il cinque.
   
 
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