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Autore: DAlessiana    07/08/2020    3 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Quindi sono ufficialmente libero?” chiese Jasper appena il dottor Anderson smise di parlare. I valori erano ritornati nella norma, la ferita procurata dall’operazione si stava rimarginando e lui non aveva subito nessuna complicanza post-operatoria. Non c’era motivo di tenerlo sotto osservazione ancora a lungo.
“Diciamo di sì. Facciamo passare stanotte per sicurezza e domani mattina farò preparare le tue dimissioni. Dovrai stare a riposo ancora per almeno una settimana, ma questo non mi preoccupa dato che hai la fortuna di essere imparentato con un ottimo medico che sono certo non ti farà muovere un dito.”  Rispose Mark sorridendo verso Carlisle che non aveva smesso neanche un secondo di tenere d’occhio il figlio.
“Ah su questo non c’è dubbio! Sarà tanto se mi permetterà di andare in bagno da solo” scherzò il ragazzo guadagnandosi una finta occhiataccia da parte del padre. Mark scosse la testa rassegnato, niente e nessuno avrebbe fermato il temperamento di Jasper, neanche aver rischiato di morire e averla scampata per un soffio.
“I dettagli medici li discuterò direttamente con tuo padre. Tu cerca di tenere duro che è quasi finita” disse il dottor Anderson e, dopo aver accarezzato la spalla del suo paziente, si diresse verso la porta. Carlisle lo seguì quasi subito non senza prima aver dato un’ultima occhiata al figlio per essere certo che stesse davvero bene e che non si trattasse di un sogno. L’incubo stava per finire.
 
I due medici si erano spostati in un luogo un po’ più tranquillo così da poter discutere con calma delle cure di Jasper una volta che quest’ultimo fosse stato dimesso.
“Mark, non mentirmi per favore, sta davvero bene? La situazione è davvero così rosea come l’hai descritta prima?” domandò Carlisle. Voleva essere certo di poter gioire prima di farlo perché il suo cuore non avrebbe retto ad un’altra delusione.
“Puoi stare tranquillo, Carlisle. Davvero. Jasper ha risposto bene all’operazione e alla terapia che gli abbiamo somministrato. Sta bene, deve solo riprendersi completamente e non c’è nessun motivo per credere che non ce la farà.” Provò, per quanto potesse, a rassicurarlo sperando che le sue parole potessero riuscirci. In fondo non poteva di certo biasimarlo, rischiare di perdere un figlio non è qualcosa che riesci a superare in poco tempo. Il dottor Cullen sorrise o, perlomeno, ci provò. Il collega riprese a snocciolare termini medici per spiegargli la terapia che Jasper avrebbe dovuto seguire per due settimane prima della visita di controllo e Carlisle ascoltò in silenzio, annuendo man mano. La conversazione fu interrotta quando Alice fece capolinea da dietro le spalle di Carlisle che, vedendo l’amico ammutolito, si voltò a sua volta per guardare cosa fosse successo.
“Ciao Alice. Come ti senti?” chiese, vestendo immediatamente i panni da medico, nonostante avesse dimesso Alice già da qualche giorno rimaneva pur sempre una sua paziente.
“Alla grande, dottor Cullen, davvero. Non sono qui per me. Io vorrei… Ecco, vorrei vedere Jasper se per lei va bene” rispose la giovane Swan, farfugliando le ultime parole. Dopo quello che era successo avrebbe compreso se il dottor Cullen avesse avuto remore nel permettere ai due di frequentarsi.
“Ma certo! Vai pure, la stanza è l’ultima in fondo a destra. Sicuramente non vede l’ora di vederti” replicò Carlisle ed Alice rimase stupita da così tanta accondiscendenza. Ora non era più il suo medico e, quindi, non era obbligato ad essere gentile con lei. Il dottor Cullen, resosi conto del suo imbarazzo, riprese parola, cingendole le spalle.
“Alice, ascoltami. Quello che è successo non ha cambiato la mia opinione su di voi. So per certo che se non permettessi a Jasper di vederti troverebbe mille modi per farlo e otterrei solo la sua rabbia. Vai da lui e rendilo felice come solo tu riesci a farlo, io ne approfitterò per prendere un po’ d’aria.”  La guardò negli occhi ed Alice fece fatica a reggere lo sguardo perché si vergognava così tanto di ciò che aveva fatto. Di aver causato tanto dolore a quel padre così amorevole e premuroso. Lo abbracciò di slancio, chiedendogli scusa tra le lacrime trattenute, Carlisle ricambiò la stretta senza aggiungere una parola sperando che dopo quello sfogo lei sarebbe riuscita a perdonare sé stessa.
 
Alice aveva aspettato così tanto quel momento che viverlo le sembrò qualcosa di mistico, un sogno impossibile. Eppure, era lì. A separarla dal suo Jasper solo una semplice porta che da lì a poco avrebbe aperto. All’improvviso le gambe iniziarono a tremarle come se fosse il primo appuntamento e le famose farfalle nello stomaco incominciarono a danzare. E se Jasper fosse arrabbiato con lei? Scosse la testa per scacciare via quel futile dubbio. Era vivo, salvo e questo era l’unica cosa che contava per lei. Pure se dopo l’incidente lui avesse voluto mettere fine alla loro storia, lei doveva vederlo. Ne aveva bisogno per tornare a vivere. Si aggiustò i capelli e armata di coraggio abbassò la maniglia, pochi istanti dopo la porta si aprì. A Jasper, appena la figura mite di Alice fece capolinea nella stanza, gli mancò il fiato ed il cuore quasi perse un battito. Aveva atteso quel momento per così tanto tempo da sembrargli un’eternità. Avrebbe voluto alzarsi per correrle incontro, ma i fili attacchi al suo corpo glielo impedivano e così fu lei ad andare accanto a lui. Fu solo questione di pochi secondi prima dell’incontro delle loro labbra che si unirono in un appassionante bacio dal sapore agrodolce della mancanza. Trascorsero molto tempo stretti l’un l’altra, si separavano giusto il tempo di riprendere fiato per poi ricominciare a baciarsi, eppure non sembrò mai abbastanza. Avrebbero dovuto parlare, affrontare il motivo che li aveva portati a rischiare la propria vita, ma tutto sembrò così superfluo ai loro occhi che brillavano commossi come se si stessero baciando per la prima volta.
 
Tra le mura di casa Anderson, il clima che si respirava non era molto disteso, almeno è quello che parse ad Edward una volta messo piede nel salone d’ingresso. Era lì per aiutare Emily a ripetere per il compito di biologia che avrebbe dovuto sostenere il giorno seguente. Suo padre gli aveva praticamente imposto di ritornare a scuola. Sia per non fargli perdere troppe ore di lezione ed anche per allontanarlo dall’edificio ospedaliero che avevano imparato a conoscere a memoria e nel quale, il più delle volte, il giovane Cullen faceva fatica a respirare. Ad accoglierlo alla porta era stata Julia con espressione sorpresa, evidentemente Emily aveva dimenticato, di proposito o meno, di avvisarla del suo arrivo. Dopo un piccolo momento d’imbarazzo, la signora Anderson era andata a chiamare Emily con lo sguardo leggermente corrucciato ed Edward aveva sperato, in cuor suo, di non aver messo la ragazza nei guai. Pochi minuti dopo Emily entrò nel salone, dove trovò Edward ad aspettarla mentre curiosava tra le foto di famiglia poste sul camino. Per un attimo le balenò in mente l’idea di fargli uno scherzo, ma la abbandonò quasi subito perché non le sembrò opportuno considerato il periodo che la famiglia Cullen stava affrontando. Edward, udendo i passi pur delicati di Emily, si voltò e le sorrise.
“Pronta per una sessione intensa di studio tra le meraviglie della biologia?” domandò con tono ironico, cercando di allentare un po’ la tensione che c’era in quella casa. La ragazza rise, scuotendo la testa, il fatto che qualcuno potesse amare quella materia rimaneva per lei uno dei misteri ancora da risolvere.

Il dolce e familiare profumo di casa inebriò Jasper non appena varcò la soglia insieme a Carlisle che lo reggeva sotto al braccio, le sue gambe erano ancora troppo deboli per camminare da solo e l’idea di entrare in casa con la sedie a rotelle non gli piaceva per nulla, argomento su cui lui e suo padre avevano animatamente discusso appena usciti dall’ospedale. Alla fine, a vincere era stato Jasper e l’odiata sedia era rimasta a terra. Il ragazzo era pronto ad affrontare un’altra battaglia per poter ritornare in camera sua, ma il padre aveva già addebito il suo studio nella stanza dove Jasper avrebbe trascorso la sua convalescenza, battendolo così in contropiede. Il giovane Cullen aveva passivamente accettato senza però risparmiare al padre dei sospiri rassegnati che lo fecero sorridere.
“Non era necessario che rivoluzionassi casa, potevo rimanere nella mia stanza!” esclamò, sedendosi sul divano-letto. Il dottor Cullen, scosse la testa rassegnato, da una parte aveva sempre ammirato la determinazione del figlio, ma dall’altra a volte quest’ultima lo portava all’esasperazione.
“Non ho rivoluzionato l’intera casa, ma solo lo studio così ti è tutto più comodo ed io mi sento più sicuro. L’alternativa sarebbe stata chiamarmi ed aspettare me per ogni piccola cosa, anche per andare semplicemente in bagno, saresti stato più contento così?” gli rispose di rimando Carlisle e Jasper sospirò con fare rassegnato, forse rimanere ancora per qualche giorno in ospedale non sarebbe stato poi così male. Rise di questo pensiero ironico e decise di concentrarsi sulle piccole conquiste: era tornato a casa, niente sedie a rotelle e aveva il permesso per andare in bagno da solo. A poco a poco avrebbe riottenuto la completa libertà. Com'è che si dice? Casa dolce casa. 



-Come vi avevo già detto, questa storia continua ad essere tra i miei pensieri, il problema è che devo ritagliarmi il tempo per scrivere tra altre mille cose da fare... Però non la abbandono e, anche se più a rilento di quanto immaginassi all'inizio, continuerò a portarla avanti fino alla fine! Spero che non vi stanchiate di leggerla come me. Grazie, sempre! <3

 
  
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