Non
sono noiose, le scelte facili?
Sa cosa lo
aspetta di
lì a poco: suo nonno gli ha raccontato del Cappello Parlante
e della cerimonia
di Smistamento. Eppure, inizia a essere nervoso; che i suoi nuovi,
agitati
compagni l’abbiano contagiato? Dev’essere
così.
Intorno a
sé vede volti
pallidi, mani tremanti, bocche che recitano mantra calmanti ma
inefficaci –
finché il suo sguardo non si posa su una bambina un
po’ in disparte, apparentemente
l’unica tranquilla del gruppo.
La
bambina fissa, sorridente, un punto del soffitto. Lui si avvicina,
incuriosito:
si è mosso prima di rendersene conto.
«Non
sei agitata» mormora, quando lei smette di guardare il nulla
per
concentrarsi su di lui.
«Perché?»
replica lei, sorridendogli. «Tu sei agitato?»
Si
ferma. «Sì» ammette. «Non
pensavo di esserlo, ma… passeremo i prossimi sette
anni nella Casa che ci diranno ora! E se non ci piacesse la scelta? Tu
non hai
paura?»
«Mamma
mi diceva sempre di non preoccuparmi prima ancora che succeda
qualcosa» replica
la bambina, scuotendo la testa. «Non credo che esista una
Casa sbagliata»
aggiunge, scrutandolo.
«Non
so» ribatte lui, riflettendoci. «Penso che vorrei
essere un Tassorosso, come
papà e nonno, sarebbe più facile».
La
sua reazione lo stupisce: ride. «Non sono un po’
noiose, le scelte facili?» domanda.
Poi, senza lasciargli il tempo di rispondere, gli tende la mano.
«Io mi chiamo
Luna, e tu?»
«Mettetevi
in fila e seguitemi!»
Non
riesce a presentarsi, perché tutti gli studenti
improvvisamente si muovono e nel
disporsi in fila una bambina si infila tra lui e Luna.
Seguono
la McGranitt dentro all’enorme Sala Grande. Vede i lunghi
tavoli delle Case – tavoli
a cui presto apparterranno anche loro. Adesso inizia davvero a sentirsi
ansioso; Luna gli ha detto che non esiste una Casa sbagliata, e anche
suo nonno
gliel’ha ripetuto spesso, ma lui non ne è
così sicuro. E se il Cappello si
sbagliasse, mettendolo in una Casa in cui lo odiano tutti, cosa
potrebbe fare?
Viene
riscosso da questi pensieri quando sente chiamare “Lovegood,
Luna!”. La segue con
gli occhi, come ipnotizzato. L’osserva indossare il Cappello
Parlante e si
chiede dove verrà smistata. Forse a Grifondoro: gli
è sembrata così coraggiosa!
Pochi
secondi dopo, la sua ipotesi viene smentita; «CORVONERO!»,
assegna il
Cappello.
Luna
lo rimuove e raggiunge il suo nuovo tavolo, con una calma che invidia.
Vengono
chiamati altri cinque studenti prima che tocchi a lui. Finalmente, con
un
groppo in gola, si avvia verso il Cappello mentre la McGranitt
scandisce “Scamander,
Rolf!”.
Non
sa più cosa vuole diventare, mentre indossa il magico
oggetto.
«Bene,
bene… Sei intelligente e leale. Staresti bene tra i
Tassorosso…»
È
strano sentire la voce del Cappello nella propria testa. Tassorosso…
forse non c’era bisogno di preoccuparsi tanto. Ma
perché non si sente
sollevato?
La
risata di Luna gli rimbomba nella testa, insieme alla sua domanda.
Non
sono un po’ noiose, le scelte facili?
«…ma
sei anche curioso, molto curioso. Vedo un desiderio di capire
ciò che non
conosci, e forse hai già trovato la tua prossima sfida. Ho
deciso, per te sarà
meglio…»
«CORVONERO!»
Rolf
si alza tra gli applausi dei suoi nuovi compagni, ancora un
po’ confuso.
Non
è a Tassorosso… è a Corvonero. Non ha
mai riflettuto molto su questa Casa, prima.
La
Casa di chi è sveglio e pronto di mente, di chi privilegia
studio e conoscenza.
La Casa di Luna, pensa, notandola in fondo al lungo
tavolo.
«Benvenuto
tra i Corvonero!» l’accoglie allegramente un
Prefetto.
Rolf
prende posto accanto a lui. Ora è la sua Casa.
Sorride
ai suoi nuovi compagni: pensa che ci si troverà bene, in
fondo.