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Autore: Marc25    07/08/2020    0 recensioni
[Slave B]
[Slave B]Premessa: Questa fanfiction è presa dal manga coreano slave B, ci sono spoiler solo sui primi 4 capitoli, consiglio vivamente la lettura del manhwa. I primi 4 capitoli sono appena usciti anche in italiano.
La storia si basa su un cavaliere, Samuel, il cui compito è stare a guardia di una miniera dove lavorano alcuni schiavi. I primi due capitoli sono totalmente inventati da me e si basano sul passato di questo personaggio, mentre negli altri 2 ho preso anche alcune frasi dallo stesso manhwa, mettendoci molto di mio comunque. Si vedrà come l'incontro con lo schiavo protagonista cambierà entrambi. La storia è un fantasy. Buona lettura.
P.S: Si può leggere la storia anche senza leggere il manhwa, per quanto come sopra lo consigli perché è bello.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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~Iniziando a uscire dai confini del villaggio vide cadaveri di soldati e di mostri, misti tra di loro, gli venne quasi da vomitare, non aveva mai visto prima morti in battaglia, soprattutto non aveva mai visto corpi dilaniati e maciullati, ma non poteva pensarci in quel momento, doveva trovare Amelie e doveva trovarla viva. Ad un certo punto vide una carrozza rovesciata sulla destra, era la carrozza di Amelie, vide distintamente due mostri, uno aveva nella propria bocca il collo della madre di Amelie, non vedeva la ragazza, ma vedeva un mostro che era posizionato sopra la carrozza e cercava di aprire la porta, probabilmente dentro c’era qualcuno, probabilmente Amelie. Samuel si scagliò prima contro il mostro che aveva tra la bocca la madre di Amelie, il mostro a stento si rese conto della presenza di Samuel, se fosse stato un allenamento sarebbe stato fiero di se stesso ma in quel momento pensava solo a salvare Amelie. Il mostro che prima era sopra la carrozza si scagliò contro di lui facendo un verso: “Squeeze” ma Samuel riuscì a scansarsi e  contrattaccare con forza tagliando a metà il mostro.
Subito salì sulla carrozza cercando di aprire, sentì un flebile no, era Amelie, riuscì ad aprire in parte la porta, si fece vedere.
Amelie: “Sa…muel”
Samuel: “Si, ci sono qua io”
Amelie era stesa sul lato a terra della carrozza e aveva una ferita copiosa alla testa, probabilmente dovuta all’incidente, aveva bisogno urgente di cure.
Amelie con le poche forze rimaste urlò: “Attento..dietro.
Samuel si girò appena in tempo e con un riflesso riuscì a parare con il braccio il morso di un terzo mostro che altrimenti gli avrebbe azzannato il collo senza dargli scampo, tuttavia il colpo fu forte tanto da sfondare finalmente la porta della carrozza e da far ritrovare Samuel schiena a terra, per fortuna accanto ad Amelie e non sopra la povera ragazza.
Il mostro teneva forte la presa ma Samuel  aveva nell’altra mano la spada e riuscì con forza a trafiggere il mostro in pancia con la spada che gli passo da parte a parte, riuscì poi a spostare il corpo del mostro da sopra di sé e guardo Amelie tutto preoccupato, sembrava svenuta, lui guardò per la prima volta il polso dove portava il bracciale, vide chiaramente la pietra colorata di arancione.
La motivazione per salvare Amelie era così alta da essere il motivo principale per cui viveva. Nello stesso momento in cui sentiva una mano accarezzargli il volto lui toccò con forza la pietra colorata di arancione ma un attimo prima che la mano sfiorasse la pietra, questa era tornata grigia. Samuel d’istinto guardò Amelie, era lei che gli aveva accarezzato il volto, era l’ultima cosa che aveva fatto nella sua breve vita . Samuel non ci poteva credere, scosse Amelie, non poteva essere morta, tentò altre volte, non poteva essere morta, tentò altre volte di premere la pietra, accanto al volto sorridente del corpo di Amelie ma non c’era più niente da fare.
Samuel: “No… No… AMELIEEEEEEEEE!!!!

Samuel pianse a dirotto per più di un’ora vicino ad Amelie, poi si addormentò in attesa di qualcuno che lo salvasse o di mostri che lo divorassero. Il braccio destro era fuori uso, era esausto, non sarebbe riuscito ad uscire da solo dalla carrozza. Dopo circa un’altra ora senti vagamente una voce, vide un uomo fare capolino dalla apertura della carrozza e lo vide tendergli la mano, lui istintivamente allungò la mano verso l’uomo che lo afferrò, si girò un’ultima volta verso Amelie e una lacrima gli rigò il volto prima di addormentarsi di nuovo.


Quando poco dopo si svegliò si ritrovò sulle spalle di un uomo alto e robusto con la barba rossa, era quello che aveva dato la notizia della morte del padre poco più di un mese addietro. Si ritrovò anche il braccio ben fasciato, sentiva molto meno dolore, non doveva essere passato molto tempo, evidentemente l’uomo aveva del materiale di primo soccorso.
Samuel: “Mettimi giù”
Uomo con la barba rossa: “Oh, ti sei svegliato”
Samuel: “Grazie per avermi salvato, ora posso andare da solo a casa”
Uomo: “Scusami, ma sappi che ti devi cambiare la fasciatura ogni giorno per una settimana, comunque io mi chiamo Robert”
Samuel: “Grazie, ma so cavarmela da solo”
Diede le spalle a Robert e se ne andò verso casa.

Una volta a casa, la madre lo abbracciò, lui rimase impietrito, il vestito era coperto di sangue e aveva un braccio fasciato, il ragazzo era diventato grande ma questo non era un bene, era prematuro pensò la madre.
Madre: “Che è successo?”
Samuel:  “È morta.”
Detto questo andò in camera sua, gettò il bracciale in un angolo della stanza arrabbiato  e gli uscirono nuovamente le lacrime agli occhi che ricacciò immediatamente indietro, aveva pianto già troppo, si mise sul letto e si addormentò.


Al suo risveglio, il giorno dopo ritrovò il bracciale sul mobiletto vicino al suo letto, probabilmente la madre non voleva che lui trattasse quell’oggetto così importante in quel modo, eppure lui a stento riusciva a guardarlo, decise comunque di metterlo al polso, doveva superare quel lutto il prima possibile, ammesso che ci sarebbe mai riuscito.

Salutò frettolosamente la madre e andò a lavorare i campi come ogni giorno, come se non fosse successo niente, del resto l’attacco dei mostri era stato fermato e  i campi dove lavorava non erano stati neanche lontanamente raggiunti.

Quel giorno tornò a casa non troppo tardi ma quando entrò vide la madre tossire con forza e quasi svenire ma Samuel la sorresse.
Samuel era sempre più preoccupato per la madre, la mise a sedere
Madre: “Sto già mol...
Samuel: “Mamma, niente storie, oggi cucino io e tu non devi fare assolutamente niente, poi dobbiamo sentire il parere di un dottore”
Madre: “No, non è niente, te l’ho detto, passerà”.
Samuel: “Sta durando troppo questa tosse e tu ei pallida da più di due mesi”
Madre: “E come  lo pagheremo?”
Samuel mise le mani sulle spalle della madre che era seduta: “Troverò un modo”
La madre sorrise e accarezzo il figlio: “Sei proprio diventato grande, solo non avrei voluto così presto e in questo modo.”
Samuel: “Lo so.” Si limito a dire, ricambiando comunque un sorriso alla madre per cercare di rassicurarla.


Samuel non sapeva che cosa fare, la madre peggiorava ogni giorno, anche se c’erano giorni in cui sembrava stare molto meglio, lui voleva prendersi cura tutto il giorno di lei ma non poteva. Lavorava ogni giorno mezza giornata, tanto bastava solo per il loro sostentamento, un giorno però bussò Robert.
Samuel aprì, quel giorno la madre stava molto male
Robert: “Salve”
Samuel era un po’ intimorito, pensava che fosse l’unico uomo che gli incuteva timore, un timore immotivato, non  era il primo uomo dalla statura imponente che aveva visto, provava anche vergogna, quell’uomo gli aveva salvato la vita e lui lo aveva trattato male anche se il momento lo giustificava in parte.
Samuel: “Salve,…prego entri..
Robert: “Grazie”
Samuel: “Senta, per quanto riguarda quel giorno, io volevo sc..
Robert: “Non c’è ne bisogno, capisco perfettamente”
Samuel: “Come mai è passato di qui?”
Robert: “Ero molto amico di tuo padre e di conseguenza anche di tua madre, so che hai dei problemi a lavorare e prenderti cura di lei e vorrei aiutarti quando potrò, ma capisco se non ti fidi.”
Samuel: “Forse perché mi ha salvato la vita o forse perché so che ha avuto e ha un buon rapporto con la mia famiglia tenderei a fidarmi, per me sarebbe un grande aiuto. Solo, mi permetta di chiedere a mia madre se le fa piacere vederti più spesso, non posso dirle per assisterla, la farebbe sentire un peso e non lo sopporterebbe e poi è solo questione di tempo prima che guarisca, no?”
Robert non rispose
A Samuel vennero le lacrime agli occhi ma congedò Robert dicendo: “Appena si sveglia glie lo dico, grazie.. di tutto intendo”
Robert: “Di niente.” Disse sorridendo quasi impercettibilmente
Samuel aveva paura, non sapeva cosa aveva la madre e quando Robert se ne andò pianse silenziosamente, non poteva perdere l’unica persona per cui viveva.. non si accorse che la madre lo stava guardando.


Un giorno come tanti altri Samuel si svegliò e vide la madre sorridergli in piedi, Samuel si stropiccio gli occhi, non gli pareva vero, erano passati giorni da quando aveva parlato con Robert, e si erano alternati nell’assisterla, almeno quando Robert poteva, c’erano giorni in cui stava meglio certo ma mai come sembrava quel giorno.
La madre sembrava in perfetta forma
Samuel: “Mamma, che ci fai in piedi?”
Madre: “Non mi dire che adesso non posso neanche alzarmi da sola?”
Samuel: “Ahaha, no, certo che no, solo non voglio che ti affatichi”
La madre stava per rispondere ma improvvisamente Samuel sentì un profumo che non sentiva da un anno esatto
Samuel subito si affacciò in cucina e vide la ciambella della madre: “Non ci credo”
Madre: “Buon tredicesimo compleanno figliolo”
Si abbracciarono
Madre: “Stanotte non riuscivo a dormire e mi sentivo bene, per cui..
Samuel: “Non dovresti farlo, potresti cadere..e..
Madre: “Non sono una bambina e ti ho detto che sto bene, non roviniamoci la giornata con questi discorsi, ti prego”
Samuel annui e le sorrise
Madre: “Ti taglio una fetta”
Samuel: “Solo una?”
La madre rise come non faceva da tempo.

Samuel aveva appena finito di mangiare le sue fette quando bussarono alla porta, era  Robert
Samuel: “Ehi, Robert. Ciao, sei in anticipo, meglio così, vuoi un po’ di ciambella? L’ha fatta mamma”
La madre sorrise
Robert era sorpreso: “Volentieri”
Si sedette e disse un po’ imbarazzato: “Cosa festeggiamo?”
Samuel: “Il mio compleanno”
Robert guardò per un attimo la madre del ragazzo, poi spostò lo sguardo su Samuel e disse: “Auguri”
Samuel: “Grazie”

Robert finì di mangiare, la madre di Samuel insistette per pulire, e nonostante le opposizioni di Samuel, la ebbe vinta lei.
Così Samuel poté però parlare con Robert da solo
Samuel: “Robert, sai qualcosa dei poteri di questo bracciale?”
Robert: “Ero un ottimo amico di tuo padre, so tutto ciò che sapeva lui”
Samuel disse molto sottovoce: “Io so per chi vivo, per mia madre, ho una fortissima motivazione nel salvarla, perché non si attiva? Perché l’imperatore potrebbe salvarla, no?”
Robert deglutì, temeva di dire quella cosa a Samuel ma lo fece: “Da quello che so, l’imperatore ha il solo potere di curare le ferite, non può guarire dalle malattie. Quindi anche se tu riuscissi a chiamarlo potrebbe non riuscire a fare nulla, è probabile che per quello non riesce ad attivarsi.
Samuel voleva piangere ma non poteva farlo, c’era la madre e poi certo non si sarebbe arreso, lui amava la madre e avrebbe trovato il modo di guarirla, ne era sicuro.

Samuel si congedò dando un bacio alla madre e salutando molto cordialmente Robert, doveva andare a lavorare i campi, appena usci voleva già tornare.

Poco dopo che Samuel uscì la madre stava svenendo, fu presa per fortuna da Robert e non cadde
Robert: “Oggi ti sei spinta al limite
La aiuto a mettersi in piedi nuovamente, lei si girò guardandolo negli occhi: “Ho deciso, dobbiamo farlo oggi”
Robert annuì: “Lo immaginavo”


Samuel non era nel migliore dei suoi giorni di lavoro, per fortuna il padrone dei campi era sempre stata una persona comprensiva e paziente, non solo ma lo pagava anche di più di quanto avrebbe dovuto ma non bastavano; bastavano per mangiare, per avere un tetto sulla testa ma in quei giorni doveva assolutamente chiamare un dottore per la madre. Per riuscire a racimolare i soldi anche per le cure che sperava il dottore le avrebbe dato, doveva rinunciare a qualcosa.
Prese una decisione molto sofferta, avrebbe rinunciato alla spada del padre, in questo modo probabilmente avrebbe detto addio definitivamente anche alla carriera da soldato ma per la madre avrebbe fatto di tutto.


Samuel era abbastanza contento, anche se mentre stava tornando a casa, sapeva che non sarebbe stato facile rinunciare alla spada, quando però arrivò vide la madre sull’uscio della porta.
Samuel: “Mamma, che ci fai sulla porta?”
La madre si abbasso all’altezza di Samuel anche se Samuel era diventato molto più alto nell’ultimo anno, la madre alzò lo sguardo vedendo gli occhi di Samuel, lei aveva le lacrime agli occhi
Samuel: “Mamma, perché stai per piangere? Dai, entriamo…”
Madre: “Ho venduto la casa, avrai i soldi per andare ad Excanum”
Samuel: “Cosa hai fatto? Sei imp..
Madre: “Sto morendo e non voglio che tu veda anche questo”
Samuel: “Non dire così, io ho..
La madre gli mise il dito sulla bocca: “Shh…Samuel”
Detto questo gli mise le mani sulle spalle avvicinò la bocca vicino alla guancia destra di Samuel dandogli un bacio e aggiunse: “Ti amo Samuel, e ti amerò per sempre.”
Poi improvvisamente lo spinse con forza
Samuel: “Ma..mma”

Samuel fu colto di sorpresa e cadde per terra, si rialzò subito ma la madre aveva già chiuso la porta a chiave.
Samuel disperato batteva la mano sulla porta: “Mamma, aprimi! Aprimi, ti prego!
Poi senti qualcosa prenderlo con la forza, era Robert che lo prese e lo mise in spalla, poi Robert si girò, così Samuel si ritrovo a vedere in direzione della casa, per più secondi si divincolo e tirava dei piccoli pugni sulla spalla di Robert dicendo: “Che fai? Lasciami!!! Lasciami!!!”
Ma era come se Robert non sentisse, Samuel stava piangendo: Ti prego, ti supplico..
La casa si allontanava sempre di più, Samuel vide la madre in lontananza guardare dalla finestra e gridò: Mamma!!! MAMMA!
Piangeva e continuava a invocare la madre, si allungava quanto più poteva, nonostante la presa di Robert, allungava la mano come a voler raggiungere la madre
Lei combatteva se stessa e mise la mano sulla finestra come a rispondere al figlio, era qualcosa di istintivo, le lacrime scendevano da sole sulle guance della donna. Ad un certo punto Samuel sparì all’orizzonte, lei si mise a sedere sul pavimento e pianse facendo uscire tutte le lacrime che aveva in corpo. Sapeva che per quanto potesse vivere, era morta qual giorno.
 

10 anni dopo
Samuel era di ritorno alla miniera di Azebaum, il suo ruolo era proteggere quella miniera di materiali magici dai mostri che erano attirati da questi.
Ormai era un anno da quando era uscito da Excanum, era contento di essere arrivato tra i migliori 16, anche se era consapevole di non essere tra i migliori 10 che erano usciti dall’Accademia.
Dall’ultima volta che aveva visto sua madre erano passati più di 10 anni, da qualche giorno era morto anche Robert, lui aveva avuto il permesso di dargli l’ultimo saluto. In realtà due giorni dopo che lo aveva portato via dalla madre, lo aveva messo su una carovana per Excanum e in quei giorni si era limitato a non farlo scappare perché andasse dalla madre.
Sapeva che stava seguendo solo le sue volontà, ma non riuscì a non odiarlo, lo odiò per molto tempo.
Una volta all’accademia, passarono due settimane circa e ricevette da Robert la notizia della morte della madre, fu l’ultima volta in vita sua che pianse a dirotto.
Ricevette con una certa frequenza altre lettere da Robert, alcune le butto via senza neanche darle un’occhiata, altre invece le aveva conservate, ma non le aveva lette, in realtà non sapeva perché le avesse conservate.
Mentre andava a dare l’ultimo saluto a Robert, durante il viaggio, le lesse, chiedeva in quasi ogni lettera perdono per quello che aveva fatto e fu quello che gli chiese anche in punto di morte. Nonostante tutto, anche se in una certa maniera voleva bene a quell’uomo dalla barba rossa, non lo aveva ancora perdonato, ma disse il contrario a Robert, che spirò serenamente.


Una volta tornato alla miniera vide un certo fermento. Sir Wayden a capo della miniera lo chiamò: “Ehi, Samuel”
Samuel: “Si, signore?”
Wayden: “Lo vedi questo ragazzino? Insegnali come usare al meglio la spada. Samuel è un cavaliere oscuro, sii onorato ragazzo”
Niro: “Wow! Un cavaliere oscuro!”

Samuel non sapeva ancora quanto quello schiavo lo avrebbe segnato.

   
 
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