Un enorme
bacio a tutti voi che mi seguite nelle mie varie
long ff.
Questa
è la prima one-shot che pubblico e sono molto
emozionata all’idea di farla.
Confesso
che è venuta lunga, però spero che la leggerete.
L’idea
potrebbe portare, andando avanti, a fare un seguito
di max 10 capitoli.
Ma questo
dipende dal riscontro che avrò.
Vi prego
di farmi sentire la vostra opinione proprio perché
è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere.
Bene non
mi rimane altro da dire se non che Questa storia è
dedicata a Tresy, si proprio tu Tere cucciolotta, che con la tua
pazienza e la
tua allegria sei sempre disponibile a leggere le mie bozze. Buona
lettura.
E anche a
voi tutti. Buona lettura e fatemi sapere ;)
Baci,
Monica.
La
cosa giusta da fare
*
Angels
“Sparkling angel I believed
you were my saviour in my time of need.
Blinded by faith I couldn't hear
all the whispers, the warnings so clear.”
Il caos imperviava
dentro le mura del ministero.
L’ennesimo
attacco
di Mangiamorte, l’ennesima sofferenza nel vedere i propri
cari e le proprie
speranze spazzare via da un vento crudele, di morte.
Ma questa volta era
diverso: l’attacco era stato deciso, senza fallo e
più di tutto premeditato.
Pochi segni di
battaglia, un attacco alle spalle, una sola vittima.
E che vittima! Avrebbero detto i
più.
I gufi volavano
senza sosta dai piani alti fino alla Sezione Auror, portatori di
pergamene
scribacchiate in fretta, o temibili Strillettere.
Rosso scarlatto.
Come il colore del sangue. Come il colore del suo sangue.
Hermione Jane
Granger singhiozzò disperata alla vista
dell’ennesima Strillettera,
rannicchiandosi maggiormente nell’angolo in cui si era
lasciata cadere una
volta che il Capo degli Auror aveva dato la loro, lei ed Harry, la
notizia del
ritrovamento del cadavere di Ron.
La reazione dei
ragazzi era stata la stessa: una risata divertita, credendo tutto
ciò uno
scherzo di pessimo gusto, poi pian piano la consapevolezza della
sincerità e
del dolore nell’uomo di fronte a loro, lo sgomento,
l’incredulità e,da li in
poi, fu facile cadere nella disperazione più nera.
Un attacco a
sorpresa aveva spiegato, pulito ed organizzato, nessuna traccia fisica
se non
l’incancellabile residuo della scia lasciata dalla bacchetta
dall’assassino.
“Chi?”
Aveva
chiesto il Bambino Sopravvissuto.
“Draco
Malfoy”
Secco ed
implacabile come una scure quel nome era entrato nella testa di
Hermione
facendola vacillare sul posto.
“Hermione!”
“Signorina!”
L’avevano
soccorsa,
tentato di condurla in un’altra stanza o direttamente al San
Mungo, ma nulla era
valso a farle lasciare la sua misera postazione nell’angolo,
dove tutt’ora
regnava sovrana.
Un misero regno per
una regina caduta dal suo trono.
Tra le mani
tremanti una foto scattata tre anni prima, durante l’ultimo
inverno trascorso
ad Hogwarts in compagnia dei suoi amici più fidati.
Sorridevano felici
allora,
uniti.
Harry ridacchiava
spensierato, ebbro della vittoria contro Voldemort, negli occhi verdi
la luce
della speranza che danzava incontrollabile ed allettante come un fuoco
fatuo.
Ronald -oh
Ron-
sorrideva felice malgrado gli pesasse la morte di Fred, i capelli rossi
che
brillavano sotto la scintillante luce di un raro e delicato Sole
invernale.
“Ora che
abbiamo
tolto di mezzo Voldemort è fatta. Ora è tutta
discesa!” aveva detto
pavoneggiandosi.
Lei aveva riso e
gli aveva tirato una leggera gomitata sul fianco.
“Hei!”
aveva
protestato il rossino. “E’ così che i
trattano gli eroi, Herm?”
“Ma sta zitto
pallone gonfiato.”
E avevano riso come
non mai, sentendo finalmente di poter dire di essere padroni della loro
vita, finalmente liberi!, di aver
estinto per
sempre la minaccia che aveva tentato loro di tarpar le ali.
L’immagine
poi la
ritraeva mentre spostava lo sguardo all’inseguimento di una
chiazza di capelli
biondi, il breve sorriso che le aveva increspato le labbra screpolate e
la
fiamma dell’amore negli occhi dorati.
Ardeva quel giorno,
Hermione, perché avevano vinto, perché lei aveva
ottenuto il premio più ambito
di tutti.
Il cuore di lui, di
Draco Malfoy.
La chiazza bionda
si girò rivelando un volto stanco, impossibile dire di
più dato la lontananza,
ma lei aveva visto lo stesso le profonde occhiaie sotto gli occhi, il
sorriso
tirato ma felice. Era uno sfregio quello sulla sua guancia destra?
Chi aveva osato ferire
il suo Principe
delle Serpi?
Singhiozzò,
stringendo quella foto, nascondendo alla sua vista e a quella estranea
il suo
peccato, la sua colpa estrema.
Il suo amore per il
nemico.
“Come?”
singhiozzò
il Sambino Sopravvissuto.
Non chiedere! Avrebbe voluto urlare.
“Una spia
presumibilmente deve aver spifferato la posizione di Weasley.”
No, no. Non sono
un’assassina. Non può essere!
“Dove
è ora il
bastardo?” l’inclinazione di fredda furia nella
voce di Harry la
fece sussultare.
Dove era il suo
amore? Il traditore
del suo
cuore?
Ripugnanza per
questi sentimenti contrastanti e rabbia verso la propria
stupidità la
costrinsero ad abbandonare l’angolo.
Gattonò
verso
l’amico strattonando l’orlo dei pantaloni.
Pianse, si
disperò
e si perse nel suo abbraccio. Implorò, gridò
preghiere e suppliche senza un
senso preciso.
“Non andare.
Resta con me!”
Per chi lo faceva?
Per Harry o per Draco?
Si odiò per
la
risposta.
Solo per lui, solo per il suo
recalcinante ed oscuro
amore.
Come era stata
stupida ed ingenua gettandosi tra le sue braccia, sapendo bene che non
avrebbe
fatto più alcun ritorno dalle spire del serpente in cui si
era così
fiduciosamente abbandonata, piena solo del suo amore.
La sua voce.
Dolce richiamo per
allodole.
La sua pelle.
Seta sulla sua.
Il suo sguardo.
Un faro nella tempesta.
Un angelo
splendente. Abbagliante.
Come allora, in
quella giornata cupa,tutto il mondo si è illuminato sotto il
tuo sguardo.
I colori autunnali
si richiamano a te in ogni minima forma: l’azzurro torbido
dell’acqua delle
pozzanghere, il nero del cielo, l’oro bianco delle lettere
incise nella lapide.
Io, piangente, ti
osservo, inerme come una bambola, distesa sopra la lapide dei miei
genitori.
Peter e Jane Granger.
Osservi i loro
nomi, sembri comprendere. So che hai perso tua madre da poco.
Anche tu soffri
come me, anche tu senti un peso sul cuore, freddo ghiaccio che ti
congela fino
alle viscere e ti lascia senza fiato, incapace di rialzarti e
continuare la tua
vita?
Libera di affogare
nel mare del dolore.
Inerme. Anche tu
sei diventato un fantoccio senza alito di vita?
No, perché
sarebbe
buffo: la prima similitudine tra noi.
“Alzati
Granger” mi dici.
Non ti rispondo.
“Se
l’ho fatto io, puoi farlo anche tu.”
Ti guardo e forse
ti vedo per la prima volta.
“E’
colpa tua, vostra.” Replico semplicemente.
Sembri colpito
dalle mie parole, soffri Principe delle Serpi?
Ti chini su di me e
tendi la tua mano.
Il serpente con Eva.
Tentazione.
“Alzati
Granger.” Non dici
nient’altro, ma il tuo è un ordine e non ammetti
obiezioni.
Ti faccio pena,
Principe delle Serpi?
Eppure obbedisco,
come un cane abbandonato per strada che accetta l’osso da uno
sconosciuto pur
di sopravvivere a mondo.
L’unica cosa
che
non sa è che c’e il veleno nella carne.
E nelle sue parole, ma
allora io ancora non
lo sapevo.
Il principe
è bravo
a recitare, le sue parole sembrano sincere, accorate, preoccupate.
La sua giacca
è
calda quando l’appoggia sulle mie spalle, il suo profumo mi
stordisce, sa di
giglio.
E’ buono penso stupidamente,
mentre mi lascio cullare da quel calore,
mentre mi lascio trascinare verso la superficie.
E’ la luce
ciò che
vedo? E’ una nuova vita?
Tu ci sarai,
Principe?
E’ il dolore
per i
fantasmi del passato a spingerti a stringermi a te?
“Sfogati,
Granger.” sussurri.
E io lo faccio.
Sono solo una bambola.
Stupida!
Stupida! Stupida!
Un pugno del Bambino
Sopravvissuto si abbatté sul pavimento in legno.
Colpisci me, vorrebbe dire.
Dopotutto era colpa
sua.
Hermione Granger era stata attirata
nella trappola del
serpente, lei aveva accolto i suoi sibili al gusto di vetriolo
scambiandoli per
il canto di un angelo.
Era Hermione
Granger la stupida che si era ostinata a non dar retta ai consigli dei
loro
amici.
Era lei che la
notte scappava fino alla torre di astronomia, eccitata per quella nuova
avventura, convinta di essere nel giusto. Convinta che lui fosse giusto.
Invece erano tutte
bugie.
E la so-tutto-io di
Hogwarts tutto ciò non lo sapeva, non lo intuiva.
Stupida!
“I see the angels,
I'll lead them to your door.
There's no escape now,
no mercy no more.
No remorse cause I still remember
the smile when you tore me apart.”
Chiuse gli occhi,
abbandonandosi lungo lo spigolo della scrivania.
Dio, era il
fantasma di Ronald quello che vide dietro le palpebre scure?
Il rosso sanguigno
della luce rendeva tutto così reale, così
doloroso.
Sembrava incedere
verso di lei, temibile angelo della morte, il sorriso spensierato aveva
lasciato il posto ad una linea tesa sulla labbra esangui.
Le puntò il
dito
contro.
Dio!
Cosa mormorava? Non
sentiva! Non voleva.
Non sono
un’assassina!
Scosse la testa
infilando
le mani tra i capelli e tirando affinché il dolore fisico
coprisse quello
psichico.
Il dito di lui
puntato su di lei.
“Puttana!” lesse sulle labbra
del rosso.
NO! Doveva
riscuotersi, tutto ciò non era reale. Era solo frutto della
sua immaginazione.
Tirò con
maggior
forza i capelli ed urlò per coprire il suono della voce
fantasma nella sua
mente.
Come poteva Draco
sopravvivere a un tale dolore? Chiudere gli occhi e dormire
indisturbato quando
ore prima si era macchiato le mani col sangue di innocenti?
Non le sentiva le
loro voci?
Dio!
“Hermione!”
la voce
di Harry la
strappò brutalmente dai suoi
pensieri.
Lo guardò e
si
spaventò. Nelle iridi del giovane uomo risplendeva di nuovo
quella fiamma che
aveva visto un inverno di molto tempo fa, solo che ora era minacciosa,
non le
piaceva, aveva paura.
Sembrava un Avada Kedavra.
Avrebbe guardato
Draco con quegli occhi? Sarebbe morto sotto quello sguardo?
“Tu sai dove
è
Malfoy?”
Scosse la testa.
“Hermione!”
Di nuovo lo
escluse.
“Ti
prego!”
Come poteva
chiedergli di tradire il suo cuore?
“Fallo per
Ron!
Hermione tu devi! Fallo per te stessa. Liberati una volta per tutte di
lui!”
Si strinse al petto
di Harry e
affondò il viso nell’incavo
del collo.
“Non sono un’assassina.”
Biascicò.
“Lo so,
Hermione.
Ma lo è Malfoy, perciò dicci dove è? Fa
la cosa giusta, rendi giustizia a Ron, ai Wealsey”
Dio! Che male.
Annuì,
sentendo
l’acido in bocca all’esultare degli Auror.
Erano felici di
uccidere il suo Principe?
“Fa la cosa
giusta.”
E lei lo era?
Hermione
rabbrividì
esposta com’era al gelo delle steppe siberiane.
Sentiva le
estremità del suo corpo ghiacciarsi a causa della bassa
temperatura.
Di certo lo sbalzo
di temperature non aveva facilitato la precarietà del suo
stomaco.
Si voltò e
corse
verso il primo cespuglio vomitando l’anima.
Era solo il freddo
a farle quell’effetto o la vista dell’anomica
casetta a poche centinaia di
metri?
“E’
la?” le chiese
una voce vicina. Una mano le passò delicatamente un
fazzoletto sulla bocca
aiutandola a spostarsi dall’odore.
“E’
la?” Richiese.
Cercò con lo
sguardo Harry e lo vide al limite della discesa del criniale della
collinetta
su cui si erano smaterializzati.
Si accorgeva che il
busto era propenso verso la casetta? Aveva così tanto voglia
di uddiderla?
Si, perché
se fosse
morto Draco Malfoy sarebbe morta anche Hermione Granger.
Il bambino
sopravvissuto la guardò nel profondo, non chiedeva conferme
solo le sbatteva in
faccia la realtà.
Draco Malfoy avrebbe
pagato con la vita la
morte dell’Auror Ronald Weasley.
“E’
la, Hermione?”
Le chiese e lei
poté solo annuire.
Era solo la puttana
di Malfoy, che importanza aveva il suo parere?
Si lasciò
cadere
sul manto nevoso mentre percepiva gli Auror levitare o smaterializzarsi
verso
la casa.
Chiuse gli occhi.
“E’
giusto così
Hermione. E tu lo sai. Non avere
pietà, è
il tuo nemico””
Dio! Che male.
“Harry…”
Implorò
singhiozzando.
“Lo so, lo
so.
Resto con te. Rimarrò io
con te. Non
piangere. Lo dimenticherai, pensa a ciò che ti ha fatto e
vedrai che passerà. A
tutte le parole ai gesti e ai sorrisi falsi Hermione!
Passerà e io sarò qui con
te.”
Eppure il suo
sorriso sembrava così vero…
“You took my heart,
deceived me right from the start.
You showed me dreams,
I wished they would turn into real.
You
broke the promise and made me realise.
It was all just a lie.”
L’aveva
conquistata
con il suo sorriso.
Un balenio di denti
perlacei, labbra di un rosa pallido e tutto quell’affetto.
Sembrava vero e solo
per lei.
“Hermione! Ma
le foto!”
mi
richiama Colin
Canon.
“E’
vero,” asserisce Ron. “almeno
un album fotografico così potrò sventolarlo sotto
gli occhi di tutti. Vedrai
che faccia!”
“Si Herm.
Torna qui!”
Scuoto la testa
divertita. “ Ah. Mi dispiace
ragazzi,
sarà per la prossima volta. Ora devo andare.
Colin..”
“Tranquilla
Caposcuola. Ci rifaremo più
tardi.” Dice sicuro
impugnando con decisione la macchina fotografica.
Suona come una
minaccia e probabilmente lo è. Era una peste quel ragazzo.
Do un bacio sulla
guancia ai miei migliori amici poi sgattaiolo veloce verso le aule del
piano
terra all’inseguimento
di Draco.
Doveva essere
triste ed abbattuto, Voldemort era morto e i pochi rimasti si stavano
dando
alla fuga.
Stavo svoltando l’angolo diretta
verso la scala per i piani
superiori quando una mano mi copre la bocca, trascinandomi dentro
un’aula
vuota.
“Draco!” esclamo dopo attimi di
paura. “Non farlo mai
più, mi hai fatto prendere un infarto.”
Sorride enigmatico
e mi passa una mano fra i capelli.
“Che
c’è?” chiedo preoccupata.
Non sono così idiota da non aspettarmi
delle ripercussioni su Draco a causa della guerra. Dopo tutto
è un Malfoy e
poco importa alla gente che lui sia cambiato.
Anzi, non credo
nemmeno che lo sospettino.
Quanto profonda ti
scaverà la fossa il tuo orgoglio, Principe?
Deglutisci. “Devo partire Hermione”
Sussulto e mentalmente
comincio a pensare al tempo che potrei impiegare a correre al
dormitorio e fare
le valigie.
Annuisco.
“Va bene.”
“Va
bene?” domandi stranito,
alzando un sopracciglio.
“Vengo con
te.”
Rimani in
silenzio.. “No, non hai capito
Hermione.
Io parto, non tu. Tu devi rimanere qui al castello.”
Sono sinceramente
scioccata dalle sue parole.
“Non capisco.
Perché? Non mi mai più?”
Scuote la testa,
tormentato. “Non dire puttanate
Granger e
metti in moto quel tuo bel cervellino. Non posso portanti con me. Il
ministero
da qui a breve mi verrà a prendere e tu lo sai, non posso
farmi beccare. Il
Marchio…”
Entrambi abbassiamo
lo sguardo verso il suo avambraccio sinistro, li dove, sotto la stoffa
del
mantello e della camicia, sappiamo esserci il Marchio Nero.
Mi tornano in mente
tutte le volte che mi sono soffermata ad accarezzare quel simbolo
nullo, a
baciarlo sperando che un giorno sparisse e con se la vergogna che Draco
provava
a causa di esso.
“No,” insisto.
“Tu non lo hai
mai usato. E’ stato stampato sulla tua pelle ma non lo hai
mai usato.”
“L’ho
accettato di mia spontanea volontà,
Hermione. Verrò sbattuto ad Askaban per anni.”
“Ma eri un
ragazzino” replico disperata.
“Stupido ed
immaturo, troppo tronfio di se e
cieco. Ma colpevole. Non piangere Hermione, sai che non lo
voglio.”
Prendi dalla tasca
il tuo fazzoletto con le tue iniziali ricamate e mi asciughi gli occhi
poi mi
prendi le mani e ci ficchi tra di esse il pezzo di stoffa.
“Tienilo tu
per me.”
“No..” piagnucolo.
“Shh. Quando
ci rivedremo me lo ridarai. Ma
fino ad allora lo terrai tu.”
“Ti
rivedrò presto?”
“Prestissimo,
non te ne accorgerai
nemmeno.”
Mi prendi per le
spalle e rudemente mi attiri a te. La dolcezza non è mai
stata parte di te come
non è stata di un Malfoy.
Mi baci con
passione mentre le tue mani scivolano silenziosamente
sotto il mantello. Strattoni la camicia
per tirarla fuori dalla gonna e mi accarezzi
la schiena in gesti che tradiscono la tua ansia.
Sei preoccupato
Principe delle Serpi?
Stacco a fatica le
mie labbra dalle tue e sussurro poche parole che hanno la
capacità di farti
perdere la testa.
“Non aver
paura. Noi ci apparteniamo.”
Ed erano passati
giorni, mesi da quell’addio in cui Hermione si era sentita
persa, abbandonata.
Ma poi era arrivata
una sua lettera. Aveva trovato un rifugio sicuro scriveva e le allegava
una
chiave.
Una Passaporta,
diceva.
Non aveva esitato e
l’aveva raggiunto.
E così molte
altre
volte, brevi ma intense visite. Irregolari
ma desiderate come una dose di una droga molto potente.
Erano
l’estasi quei
momenti passati davanti al caminetto scoppiettante, coperti solo da un
lenzuolo, pelle contro pelle.
Il suo sguardo sempre
presente e la voce sicura, determinata mentre programmava il loro
futuro.
“E’
solo questione
di tempo poi si stuferanno
di cercare un
fantasma. Riconosceranno che non ho fatto niente, che sono
innocente.”
“Certo”
aveva
risposto dando un bacio a quelle labbra perfette e così per
tutto il tempo,
interrompendo ogni volta il discorso del biondo, che seccato divertito
continuava.
Avevano parlato di
avere figli?
Una nuova folata di
vento la trapassò, costringendo Hermione a rannicchiarsi
contro il corpo
tiepido del Bambino Sopravvissuto.
Lui le
massaggiò le
spalle mantenendo il contatto visivo fisso verso la direzione da cui
provenivano tutti quei rumori.
Singhiozzando si
portò le mani sulle orecchie.
Non voleva sentire.
Non voleva
condannarlo, ne aveva voluto portare gli Auror fin da lui, nel loro
rifugio
però le parole di Harry, la sentenza schiacciante del Capo
degli Auror non le
lasciavano spazio a dubbi così come l’immagine di
Ron, morto, si sovrapponeva a
quella di loro due abbracciati e appagati dall’ amplesso.
Che avesse davvero
mentito?
Che le avesse fatto
una cosa così meschina?
Che il loro
rapporto fosse stato calcolato e preparato accuratamente come una
pozione?
Dopotutto era
risaputo che il Principe delle Serpi era bravo in Pozioni.
Che gliene avesse
rifilata una mortale, perché altrimenti niente spiegava il
dolore atroce
all’altezza del petto e l’arsura nella gola.
“Sparkling angel, I couldn't see
your dark intentions, your feelings for me.
Fallen angel, tell me why.
What is the reason, the thorn in your eye?”
“Lurido
bastardo!”
L’imprecazione
di
Harry la costrinse ad alzare lo sguardo. Un folto gruppo di Auror si
muoveva a
stento lungo il criniale con passi incerti e in modo assai
scombussolato.
Le ci volle un
attimo per capire che non erano loro a provocare
quell’ondeggiare pericoloso ma
la figura re calcinante che si dimenava al centro del gruppo.
Draco Malfoy era
stato catturato.
Così
facilmente? Si chiese stupita.
Aveva quasi sperato,
pregato che fuggisse via, che si smaterializzasse via.
Ma non lo aveva
fatto. Il Principe cominciava ad avere
problemi di coscienza o rimorsi?
“L’avete
preso!”
Esultò crudelmente Harry abbandonandola per andar loro
incontro.
Draco confuso ed
alterato si accorse della presenza di Harry molto tempo dopo che lui
gli si era
piazzato di fronte.
“Malfoy”
“Potter” sputò il
prigioniero, alzando il mento come un qualsiasi
superbo predatore.
Non si accorgeva
che era lui la preda, che stava per soccombere?
L’aria le
mancò e
nemmeno il freddo pungente riuscì a distrarre Hermione dalle
scena che le si
svolgeva a pochi metri di distanza.
Harry gli
tirò un
pugno nello stomaco che lo piegò in due per il dolore.
“NO!” Urlai.
Stringendomi i
gomiti con le mani ed inclinando il busto in avanti.
“Deve
imparare il
suo posto. Anche se, per quanto in basso possa essere caduto lo
manterrà ancora
per poco . I Dissennatori sono ansiosi di fare la tua conoscenza,
lurido
bastardo.”
Le parole non
sembrarono avere effetto sul biondo perché improvvisamente
nell’udire la voce
di Hermione si era irrigidito.
LA cercò con
sguardo assente, i bei occhi azzurri ridotti a due fessure per il
dolore.
Lei abbassò
lo
sguardo cercando di farsi piccola di fronte a quello che ora sentiva
come i
suoi occhi,puntati direttamente su di lei come il raggio di un faro.
“Hermione?”
Sussultò
quando lui
la chiamò e per lunghi attimi il dubbio e il tormento la
lacerarono in due per
il dolore.
Gemette, tenendo
però lo sguardo ostinatamente verso la neve, così
candida rispetto alle colpe
di cui si era macchiato.
“Perché?”
Scosse la testa,
rifiutandosi di alzare lo sguardo.
“Guardami
Hermione! Guardami dannazione!” urlò allora
il ragazzo.
“Zitto, non
ti
permettere di parlarle così” Lo zittì
Harry assestandogli l’ennesimo pugno
nello stomaco che lo piegò in due. “Ti sei
divertito ad usarla ma ora è tutto
finito.”
Draco tossì
furiosamente e in maniera preoccupante.
Hermione
alzò di
scatto lo sguardo verso il biondo finendo
per annegare nelle profondità delle
pozzanghere dentro i suoi occhi.
Sembrava
così
sincero, si ripeté per l’ennesima volta mentre una
lacrima le scivolava lungo
la guancia.
L’aveva
davvero
usata? Era stato proprio necessario illuderla, sfruttarla
così per arrivare ai
suoi scopi? Era solo un mezzo per lui?
O forse nella sua
malvagità il sentimento per lei, povera
e
stupida Mezzosangue, era reale?
“Perché?” le richiese senza
forze.
Per un attimo le
sembrò di rivivere il giorno in cui lui l’aveva
salvata dalla morte dell’anima,
quando l’aveva sollecitata
al
alzarsi,a continuare,
solo che la
situazione si era capovolta.
Ora era lui la
bambolina senza vita. Ma lei avrebbe avuto parole di conforto per
un’ uomo che
si era macchiato le mani col sangue del suo migliore amico?
Vigliaccamente
abbassò lo sguardo. Colpevole, dicevano
i suoi gesti.
“Ti credevo
diversa!” le sputò
addosso con rabbia.
Anch’io.
“Mi fidavo di
te!”
E io di te.
“Non ti
perdonerò mai, Hermione! Sentito?
MAI!”
Neppure io,
amore mio. Neppure io.
E
allora perchè fa
così male?
Con un Crack
gli Auror sparirono e rimase solo
Harry ad aspettarla.
“Hai fatto la
cosa giusta, Hermione” sussurrò
abbracciandola.
Si lasciò
cadere
sul manto nevoso abbracciandosi con mani tremante.
“Dio! Che ho
fatto?!”
“I see the angels,
I'll lead them to your door
There's no escape now
no mercy no more
No remorse cause I still remember
the smile when you tore me apart”
“Sei
pronta?” le
chiese Moody.
Erano passati due
giorni dalla cattura di Draco e quel pomeriggio avrebbe avuto luogo un
processo
per condannati lui
ed altri vari
Mangiamorte fra cui l’amico Theodore Nott, colpevole di
numerosi babbanicidi.
Lei era stata
chiamata a deporre contro il biondo, cosa assai inutile dato che non
era stata
concessa alcuna forma di difesa verso gli imputati.
Era un processo
fatto tanto per rispettare le norme; i Dissennatori aspettavano
pazienti già da
due giorni le loro vittime per il Bacio.
Ma prima di tutto
c’era un altro impegno a cui sia lei che Harry non avrebbero
mancato: il
funerale di Ron.
“Si..”
mormorò
dando una sistemata d una piega invisibile sull’ampia gonna
del vestito scuro
che indossava.
Lupid
l’aiutò ad
indossare una pesante giacca in lana nera e
l’invitò a smaterializzarsi con lui
verso il posto dove
avrebbe avuto luogo
la funzione.
In molti
parteciparono al lutto di Molly ed Artur, piangendo lacrime vere verso
il loro
ultimogenito maschio.
Georg
rimase in religioso silenzio mentre Artur
saliva su una piccola pedana per il suo discorso di addio. Molly,
ah… la povera
Molly si era smaterializzata alla Tana dopo che fu calata la bara nella
fossa.
L’unica cosa
che
l’aveva inchiodata su quella sedia era il pensiero di Draco
seduto sul banco
degli imputati, le mani ammanettate e lo sguardo basso, vuoto.
Come il suo, immaginò.
“Dobbiamo
andare.
Ci staranno aspettando in tribunale…”
Hermione si
irrigidì sulla seggiola, stringendo tra le mani la borsetta.
“Ti prego,
non
mollarci adesso. Fai la cosa giusta!”
Sempre con quella
frase, sempre così la incastrava incurante del dolore che
provava.
O forse lo
sottovalutava.
“Giusta
per chi?”
Si alzò e,
allontanatasi dalla funzione rivolse un’ ultimo
sguardo alla lapide di Ronald prima di smaterializzarsi.
Harry
la raggiunse subito e la guidò impaziente
verso l’aula in cui si sarebbe svolto il processo.
“Non sei
tenuta a rispondere alle sue
domande. Anzi basta che dici che ti ha usata e poi puoi uscire se ti fa
stare
male con lui. Poi non lo rivedrai mai più.”
“Mai
più?!”si soffocò
con la saliva mentre l’ansia, la
colpevolezze e l’incertezza tornarono al suo posto, sopra il
suo stomaco.
Un peso sgradevole
che le fece tornare la nausea e i sudori freddi.
No, era troppo
presto, tutto accadeva così in fretta.
Cercò di
rallentare
l’amico, ricorrendo a mille e più scuse possibili
ma il braccio del Bambino
Sopravvissuto continuava a guidarla verso la sua fine.
Intorno a lei la
gente le rivolgeva finti sguardi pieni di ammirazioni: lei era Hermione
Granger, colei che condannerà finalmente Draco
Malfoy per i reati
che ha compiuto sembrava dicessero, anche se sotto sotto vi si leggeva
incredulità e disgusto.
Guarda la
puttana dell’ultimo dei Malfoy
pensavano mentre le sorridevano. Che pena!
“No, no..
Harry…
Non ci riesco. Non posso..” singhiozzò quando lui
le lasciò il braccio di
fronte ad una grande porta in
mogano.
Oltre essa potevano
sentire le urla sdegnate dei membri del Wizengamot, le
malvagità delle parole di
un Mangiamorte e il martelletto del Primo Ministro sbattere.
“Colpevole.” Risuonò
fino a lei.
In
quell’attimo
uscì Silente.
“Professor
Silente!” Esclamò Harry abbracciando
l’anziano Preside di Hogwarts.
“Oh, Harry,
Hermione.”Li salutò lui bonario soffermandosi con
lo sguardo sulla giovane
donna.
“Chi?”
Sospirò.
“Ah,
Theodore Nott. Hanno iniziato con i Mangiamorte aderenti da
più tempo alla
congrega di Voldemort.Ora temo sia il
turno del signor Malfoy”
Disse lanciandole
un’occhiata penetrante.
L’attimo dopo
conversava pacamente con Harry e un altro Auror.
Dalla porta
uscì un
ometto piccolo e dall’aria tremendamente eccitata.
“Oh,
Signorina Granger, giusto lei. E’ finalmente arrivato il suo
momento di gloria! Venga, venga,
l’imputato è già
arrivato e aspettano lei prima della sentenza..”
Ridacchiò. “ Come se potesse
cambiare qualcosa.”
Istintivamente
Hermione fece un passo indietro, allontanandosi dalla porta.
“Hermione!”
la
richiamò Harry turbato e preoccupato dal questo improvviso
diniego.
La riccia scosse la
testa vigorosamente prendendosi i gomiti con le mani.
Voleva andarsene ma
come poteva? Non era abbastanza veloce da sfuggire ad un folto gruppo
di Auror
e Harry le aveva sottratto la bacchetta in mattinata indi evitare una
possibile
fuga.
Dio! Ti prego,
risparmiami almeno questo.
“Ma
Hermione..”
“Harry,
perché non
ci fai la gentilezza di anticiparci. Parlerò io con la
signorina Granger.”
“Ma signore,
ci
stanno aspettando!”
“Allora tu va
a
dire che siamo qui. Sono pochi minuti.”
Seppur di
malavoglia accettò, seguito a ruota dal nano malefico.
“Non voglio
signore!” Intervenì
Hermione subito. “La prego! Lei
non capisce.”
“Lo sapevo
Sign.
Granger. Non sono qui per obbligarla ma per darle un
consiglio.”
Interdetta la
ragazza rimase in silenzio.
“Fa
la cosa giusta, Hermione.”
Abbassò lo
sguardo
e stupita vide che nella mano destra di Silente c’era una
bacchetta.
La riconobbe
subito: legno di vite e corde di cuore di drago. La sua bacchetta.
“Ma
perché..?”
“Fa in
fretta, rimane poco tempo al Sign.
Malfoy.”
“Cosa?”
“ Torna alla vostra
capanna. Io non posso far altro Hermione. Ricorda che la vita del Sign.
Malfoy
dipende da te. E ora va! E torna prima di mezzogiorno.”
“You took my heart,
deceived me right from the start.
You showed me dreams,
I wished they would turn into real.
You broke the promise and made me realise.
It was all just a lie.”
Hermione si
smaterializzò dove Silente le aveva detto di andare, nella
casetta in Siberia.
Sfinita dal carico
di emozioni si lasciò cadere sulla poltrona davanti al
caminetto, rilasciando
un respiro profondo.
Sorrise rassicurata
per aver messo distanza fra lei e l’aula del processo poi si
riscosse.
Le parole di
Silente, non solo, le aveva ridato la bacchetta!
Non che la sua
testimonianza fosse schiacciante, rifletté, era semplice
proforma, ma l’aveva
fatta scappare indirizzandola qui.
Per la prima volta
si guardò intorno, riconoscendo l’ambiente
all’istante malgrado il disordine
che vi regnava.
C’era stata
una colluttazione.
Ovvio, avevano
trascinato Draco fuori di forza.
Non capiva il senso
delle parole del vecchio preside. Perché la incoraggiava a
fare una ricerca,
perché le aveva detto di muoversi e che il tempo di Draco
era poco?
Sapeva che le
condanne avvenivano a sempre a mezzogiorno o mezzanotte
esatta, ma c’era tempo, erano solo le..
L’occhio le
cadde
sul’orologio appeso sopra il muro. Erano le 10: 47?!
Quanto tempo era
passato? Quanto aveva durato il funerale e il viaggio verso
l’aula?
Balzò in
piedi e
nella frenesia inciampo in una piega del tappeto, atterrando di faccia.
“Dannazione!”
ringhiò battendo un pugno. “Cosa devo cercare,
cosa devo fare? Oh, Draco?”
singhiozzò.
Perché
silente le
aveva detto quelle parole, era come che dicesse che Draco
fosse… innocente.
A corto
d’aria
respirò a pieni polmoni riempiendosi del profumo della
stanza, il suo profumo
arricchito con odori secondari quali quello agrodolce della resina, e
il
sottile effluvio della neve.
Un odore sbagliato
aleggiava nell’aria: il forte e fastidioso odore degli Auror.
Intrusi nella loro
capanna.
Artigliò con
le
mani il leggero tessuto del tappeto perdendosi in ricordi peccaminosi,
in
promesse sussurrate a fior di labbra e dolci sorrisi che sapevano
regalarle la
pace dell’anima.
Erano falsi?
Si
richiese per la centesima volta. Lui era
stato falso?
Oltre a questo
perché avrebbe dovuto sprecare tempo con lei se il suo unico
obiettivo era
Ronald? Era solo uno smacco che faceva ad Harry Potter o
l’inizio di una
strage?
Le parole di
Silente le rimbombavano nella mente.
“Fa in
fretta, rimane poco tempo al Sign.
Malfoy.”
Quella frase,
quanto la tormentava!
Facendo forza su se
stessa si costrinse a lasciare quel piccolo angolo di paradiso per
indagare. Se
Silente l’aveva mandata li, voleva dire che c’era
un motivo.
Controllò
minuziosamente il piccolo salottino, il cucinino babbano e il bagnetto
però non
c’è nulla che le diceva qualcosa o che con la
magia potesse risultarle utile per
scarcerare Draco.
“Oddio, deve
esserci. Deve esserci!”
biascicò
sentendo gli occhi pizzicarle.
Ricacciò
indietro
le lacrime ed entrò nell’ultima stanza che le
rimaneva da controllare: la
camera da letto.
Le fece male, molto
male metterci piede.
E non
l’aiutava
pensare che quando gli Auror erano venuti a prenderlo, lui magari stava
beatamente dormendo, chissà forse sognando di lei.
Poi, con molta
calma alcuni fattori nella stanza le saltarono agli occhi come ad
esempio le
pesanti trapunte, gettate alla rinfusa a bordo letto, strappate,
insanguinate.
Dio!
Le prese tra le
mani osservandole sgomenta. Era il sangue di Draco! le
suggerì l’intuito.
Come era possibile
che fosse stato ferito così gravemente durante
l’attacco degli Auror e lei non
se ne fosse accorta?
No, si
corresse,
lui non era ferito, altrimenti lei lo avrebbe saputo.
Spostandolo lo
sguardo notò una grande chiazza sulla parete bianca simile
ad un gigantesco
sbuffo di cenere.
Si avvicinò
e
strisciò il dito sulla parete percependo un brivido
tutt’altro che piacevole
scenderle lungo la schiena.
“Magia
Oscura..”
mormorò lei pensierosa.
Niente che un Auror
farebbe ma allora cosa? La bacchetta!
Si ricordò
in un
lampo di genio.
Draco non aveva
lottato stranamente eppure sapeva che era un ottimo duellante e molto
bravo
negli incantesimi di difese e di fuga.
Sapeva levitarsi in aria silenzioso e rapido come un pipistrello o
perché no,
smaterializzarsi.
Non
l’avrebbero mai
preso se avesse combattuto ad armi pari.
Levò la sua
bacchetta.
“Accio bacchetta Draco!”
ripeté
l’incantesimo più volte ma l’oggetto da
lei desiderato non era più qui.
Dove era e con che
prove accusavano Draco di aver ucciso a sangue freddo Ron?!
Tramite il cadavere
si poteva risalire alla bacchetta ma solo tramite
quest’ultima si aveva la
certezza su chi
avesse lanciato
l’incantesimo e…
La realtà
delle sue parole si abbatté su di con la forza di un ariete.
“La
sua
bacchetta ma non Draco…”
mormorò abbassando il braccio, sconcertata dalla
verità.
Era così
assurdo,
eppure tutte le cose trovavano il loro giusto posto in questo modo. Le
parole
di Silente..
“Hermione”
Si prese la testa fra
le mani mentre ogni cosa di lei riviveva l’attimo della
cattura.
“Perché?”
“Dio!
Che ho fatto?” urlò
sconvolta dalla propria stupidità.
“Could have been forever.
Now we have reached the end.”
“Me lo sto
giusto chiedendo io.”
Hermione
sobbalzò
voltandosi verso il nuovo arrivato.
“Harry!”
esclamò.
“Sapevo che
non
dovevo lasciarti con Silente. Infatti sei scappata evitando di
fare..”
“Non dirmi
che
stavo per fare la cosa giusta! Perché non lo è!
“Ah, no. E
allora
che cos’è? Scappare a nascondersi sotto le
lenzuola del nemico Hermione?
DIFENDERE L’ASSASSINO DEL TUO MILGLIORE AMICO?! Rispondi
Hermione!”
“No, no.. tu
non
capisci…” indietreggiò fino a sbatter
contro la testiera del letto. “Io non
posso permetterlo Harry.”
“Vorresti
aiutare a
fuggire un condannato a morte?”
“A
morte?!” gemette
sgranando gli occhi. Cercò con lo sguardo
l’orologio e lo intravide dalla
porta.
Erano le 11:
28 minuti.
Singhiozzò,
ma
senza versare lacrime.
“Tu non
capisci, è
innocente.”
Harry seguì
il suo
sguardo osservando le lancette muoversi, con malcelata impazienza.
“Strano,la
stessa cosa che ha detto lui.”
“Perché
è così. La
bacchetta, chiedetegli della bacchetta! Non c’è,
l’ho cercata. Se non la
trovate e non la analizzate la sentenza
è nulla, senza prove. Potrebbe averla presa
chiunque ed averla ancora in
suo possesso! E queste chiazze di Magia Oscura!” si
animò, indicandole.
11: 31
“Non ha
importanza.
Potrebbe averla sotterrata, ci hai pensato. Non riusciresti a
richiamarla e
comunque la sentenza è già stata
stabilità e verrà condannato al Bacio del
Dissennatore a mezzogiorno esatto. Precisamente fra… 29
minuti.
“Ma
Silente..”
“Silente si
sbaglia! Cerca del buono in ogni persona. Tipo Tom Riddle e si vede
quanto santo e puro
e buono è stato.
Draco Malfoy è la stessa cosa. Silente si sbaglia.”
No, ho le prove!
“Lasciatemi
del
tempo io..”
“Non cene
è più di
tempo Hermione. 27 minuti esattamente.” Le sputò
duro in faccia, facendola
ribollire per la rabbia.
“A te non
importa
niente di cosa provo io, non è vero? Di quanto io lo ami!
Non gli concedi
nemmeno il beneficio del dubbio. Ti interessa solo di
vendicarti!” urlò
spintonandolo e tornando nel salottino.
Le 11:
34.
Forse le restava il
tempo per parlargli per provare a capire. Si avvicinò
all’amico e con un gesto
imprevisto gli strappò di mano la bacchetta, in modo che non
la potesse seguire
e nel caso le fosse servita.
Uscì di
corsa dalla
casa.
“Dove stai
andando?” le urlò dietro l’Auror
inseguendola.
“A fare la cosa giusta!” ripose
determinata smaterializzandosi.
Hermione si
smaterializzò dentro i confini controllati della stanza
delle visite di Azkaban
eseguendo una giravolta. Era stanca, aveva percorso notevoli distanze
oggi, per
i vari spostamenti e in ultimo aveva attraversato un oceano ed un
continente.
“Chi va
la?” sbottò
brusca una guardia giovane
puntandole
contro la bacchetta.
Nascose la sua
bacchetta
dietro la schiena infilandola dentro la gonna e
quando la guardia le chiese di consegnarla per maggior
sicurezza lei diede
quella di Harry.
Era un gesto illegale
e punibile ma non avrebbe badato ai mezzi per arrivare alla
verità.
Se Draco era
innocente lei l’avrebbe tirato fuori di li, anche a costo di
usare la forza.
Qualcosa avrebbe
inventato, dopo tutto non era la studente più brillante
uscita da Hogwarts
nell’ultimo decennio?
“Motivo della
visita.”
“Devo parlare
con
un condannato.” Rispose decisa.
“Nome?”
“Draco Lucius
Malfoy”
La guardia la
fissò
scettica e dovette riconoscerla.
Le sorrise
complice. “Oh, si ho sentito parlare di lei. E’
grazie alla sua testimonianza
che lo hanno buttato dentro.”
Doveva essere stato
informato male, rifletté, o le voci s’ erano
ingrossate.
Chissà che
pensava
lui di lei..
“Bene.
Però devo vederlo.
E’ urgente.”
Scandì bene le ultime
parole.
“Uhmm, non so
se
sarà possibile. Sa, fra 10 minuti verranno a prenderlo per
prepararlo al
Bacio.”le informò con aria da esperto. Le fece
l’occhiolino e lei distolse lo
sguardo per non vomitare.
Sembrava una
maledizione quella che la colpiva, ovunque vedeva orologi e in quel
momento
quello che le mostrò non le piacque per nulla.
11: 40
“5
minuti!” Esclamò
disperata pregandolo con lo sguardo.
Dovette commuoverla
perché dopo molti dubbi accettò, facendole
velocemente strada.
Forse era stato un
miracolo a condurla alla porta della cella di Draco o forse
l’ingenua
inesperienza della guardia eppure tutto giocò a favore di
Hermione.
“Quando
sarò dentro
chiuderà a chiave la porta in modo che non possa fuggire,
sfruttandomi, se
questo ti rassicura.” Bisbigliò al suo
indirizzo sorridendogli, sperò, sensualmente.
Davvero non si
accorgeva di venir raggirato?
“Va bene.
Ricordi 5
minuti”. Con uno scioccò aprì la porta
della cella e la richiuse alle spalle
della giovane , che prima di ogni altra cosa estrasse la bacchetta e
con
incantesimo non verbale lanciò un Alohomora a sommarsi a quello della
guardia.
“Chi va
la?” chiese
una voce rauca e stanca.
Emozionata fece dei
passi avanti affinché lui potesse vederla malgrado la forte
oscurità. Si
inginocchiò di fronte a lui.
“Sono io
Draco.”
Mormorò fissandolo seriamente negli occhi.
Lui socchiuse le
labbra, sorpreso da quest’ultima visita e rivolse
più di un’occhiata
all’indirizzo della porta e della guardia al suo esterno, che
rispettosamente
dava le spalle.
“Come sei
entrata?”
chiese.
“Ho fatto la
svenevole”
commentò con una smorfia.
Draco la
fissò
duramente. “Be ora che mi hai visto in catene e soppresso ti
sei tolta lo
sfizio Granger?” berciò cattivo.
Lei lo
ignorò e con
essa la stretta al cuore e posò un dito sulla labbra di lui.
“Zitto
e ascoltami seriamente. Hai ucciso tu
Ronald?” chiese sbrigativa a causa del poco tempo.
Era già
impossibile
non poterlo toccare e baciare.
Doveva
chiarire prima di fare la sua scelta.
Draco la
fissò
curioso per poi abbandonarsi contro la parete di pietra. Tese la
mascella per
il dolore che gli procuravano le manette sui polsi.
“Chi lo
sa?”
biascicò.
Non sapeva se
continuare o mettersi le mani nei capelli.
“E
perché lo
avresti fatto?”
“Perché
mi
annoiavo. Quanto ancora deve continuare questo assurdo interrogatorio.
Ora se
non ti dispiace avrei.. un appuntamento..”
Commentò ironico.
“Tu non vai
da
nessuna parte finché non lo dico io.” Lo
aggredì mettendo il bella mostra la
bacchetta.
Draco sgranò
gli
occhi. “Come fai ad averla?” domandò
confuso, osservandola per davvero
dalla prima volta che era entrata
nella cella.
“Non
tergiversare
no..”
“Eh..
signorina
Granger, dovrebbe uscire. Sento dei passi dal fondo del
corridoio.”
Hermione gemette,
ma continuò.
“Hai ucciso
tu
Ronald, Draco?”
“Non lo
so!” le
rispose agitato lui cercando di allungare una mano verso di lei, forse
per
accarezzarla?
Malgrado mantenesse
il contatto visivo Hermione lo vedeva rifugiarsi verso
l’angolo, nascondendosi
dietro la tua figura.
“Ti ricordi
dove
hai lasciato la tua bacchetta l’ultima volta?”
“Sul
caminetto come
al solito, e sul comodino di notte. La tengo sempre vicina per
sicurezza.”
“Singorina
Granger, la prego esca!”
“Non
c’era! E non
abbiamo il tempo per degli esami” Lo informò.
“ E ora ti prego non mentirmi
Draco, mi gioco il tutto e per tutto. Se non lo sai, per lo meno senti
di aver
ucciso
Ronald?”
“No! Non lo
avrei
mai fatto Hermione! So che tutto è contro di me ma non lo
avrei mai fatto, te
lo giuro.” Sussurrò
implorante
“Perche?”
“Perché
non farei
mai qualcosa che ti potesse recare danno o sofferenza!”
confessò.
Lei lo
guardò nel
profondo.
“Io entro
signorina. Alohomor!.. hei! Che
succede? HEI!!”
Gli prese il viso
tra le mani e scrutò a fondo le pozze scure dei suoi occhi
poi infine sorrise.
Si alzò di
scatto e
scagliò un incantesimo contro le manette che con un stridore
metallico si
ruppero.”
“GUARDIE. Un
fuggitivo!”
“Spostati!”
urlò
Hermione dirigendo la bacchetta verso la parete della finestra.
“Bombarda!”
Urlò, ma era troppo stremata
e il danno provocò una lieve crepa e spiraglio nel muro,
troppo piccola per
smaterializzarsi verso
l’esterno.
Rumori e voci
provenivano intanto dall’altra parte della porta. Stavano
cercando di sfondare
la porta.
“Cosa stiamo
facendo?”Urlò
Draco spaventato, facendole scudo col suo corpo e spingendola verso
l’angolo.
“La cosa giusta!” ripose
immediatamente.
Qualcosa
sembrò
animarlo. “Dammi la tua bacchetta. La bacchetta
Hermione!”
Senza esitare lei
gliela passò.
“Collocorpus!” ruggì
Draco puntandola
verso la porta. “Indietro.” Fece poi.
E ripetè
Molti Dissennatori
volavano nelle vicinanze,attirati dal trambusto.
“Hermione!” urlò
Draco sovrastando i
rumori e le urla.
Le passò un
braccio
intorno alla vita e stringendola a se si smaterializzarono.
“This world may have failed you,
it doesn't give you reason why.
You could have chosen a different path in life.”
Atterrarono
dolorosamente abbracciati in una radura che lei non riconobbe.
“Ci venivo da
piccolo con Theodore e Blaise.” Le spiegò
alzandosi.
Con rapide falcate
e veloci stoccate del polso eseguì una serie infinita di
incantesimi di protezione
a partire dal Protego totalum, al Fidelius
ed al Salvio
Hexia.
“Dovremmo
essere al
sicuro per un po.” Si sedette al suo fianco e le
restituì la bacchetta con
umiltà. “Grazie,anche se non capisco
perché.”
“Be, tu sei
il più
forte nei duelli e io ero stanca..”
“Non
intendevo
questo Granger! Perché mi hai liberato?”
sussurrò fissandola sinceramente
stupito negli occhi. “Io credevo che
tu
volessi solo..”
“Anch’io l’ho creduto.
Le parole di
Harry e di chi mi
circondava mi avevano
influenzata a tal punto da dubitare di te.”
“E
perchè sei
tornata?”
“Silente!”
rispose
sorridendo al nome del vecchio Preside. “Lui.. mi ha messo
una pulce
nell’orecchio, mi ha fatto notare dettagli che prima avevo
trovato irrilevanti,
tipo che quando ti avevano catturato non avevi combattuto.”
“Uno contro
sette,
Granger.”
“Avresti
combattuto
da solo anche contro cento Auror Draco, ti conosco e so che il tuo ego
gareggia
pari pari con il tuo orgoglio da Purosangue.”
“E se mi
conosci
così bene perché volevi incastrarmi?”
l’accusò afferrandola per un bracciò.
“Non volevo,
ma ero
confusa Draco! Non sapevo a chi dare ascolto.”
“Semplice: a
me.”
Ringhiò.
Hermione si
infiammò e divincolò il bracciò,
alzandosi. “”Oh, certo però pure tu hai
avevi
dei dubbi ed eri da solo!”lo accusò con rabbia.
“Mai
fatto!”
ribatté spavaldo.
“Io credevo che tu volessi solo..” lo citò
scimmiottando la voce. “Allora?”
Sentendosi a
disagio seduto,
Draco si alzò. “Forse
non vedi la mia allegra mise, mia
cara. Sono vestito da carcerato, sono stato due giorni in cella. Mi
hanno
sbattuto ad Azkaban con la promessa che di li a pochi giorni sarei
stato
condannato al Bacio!”
“Io invece ho
dovuto subirmi lo sguardo di tutti, oltre allo stress psicologico. Mi
lodavano
ma sotto sotto mi
additavano come la tua
puttana!”
Draco
sobbalzò. “Chi?”sibilò
minacciosamente.
“Non ha la
minima
importanza, chi? Tutto il mondo magico! Chi
lo sa?”
“Ti prometto
che..”
“Oh, taci! Ne ho piene le tasche delle
tue promesse.”
“Eppure sei
qui.
Con me” le fece notare lui con disarmante
semplicità.
Si sedette
sull’erba e lei lo seguì, inginocchiandosi di
fronte.
“Si sono qui.
Perché alla fine sentivo di fidarmi, sentivo di fare la cosa giusta.”
“Dunque
Granger mi
avresti tirato fuori di la, dato in mano una bacchetta con la sola e
unica
speranza che fossi in buona fede? Audace quanto scellerata.”
Hermione sorrise
allungandosi per accarezzare lo zigomo del ragazzo poi con gesti
esperti gli
prese delicatamente il polso leso dal grezzo ferro delle manette e con
un
incantesimo lo avvolse con delle bende.
“Si, mi sono
fidata
perché so che sei in buona fede.”
“E chi te lo
dice?”
Lo fissò
ironica.
“Perché dopo tre anni che ti sopporto posso dire
di sapere cosa ti frulla nel
cervello, Principe. Anche adesso ‘Scellerata’
lo dici sono perchè sei preoccupato per me, per i risconti
negativi che avrà sul
mio stile di vita.”
“Negativi?
Stile di
vita? Be, dolcezza mi dispiace
contraddirti ma preparati a dire addio ad un qualsiasi stile di vita.
Ciò che
hai fatto ti ha r-o-v-i-n-a-t-o la vita. Adesso ti toccherà
adattarti a seguirmi
nei vari spostamenti. Benvenuta nel club dei fuori legge,
Hermione!” Esclamò
sarcastico allargando le braccia a mo’di illustrazione.
“Un viaggio immerso nei
piaceri della natura e dei schifosi e luridi babbani che a te piacciono
così tanto.”
Hermione sorrise.
“Ci posso stare.”asserì sorridendo.
Si fissarono a
lungo, più calmi e con la mente più lucida
rispetto a poco prima.
“Come?”
“Non sei un
bravo
bugiardo. Entrambi non lo siamo” scoppiò a ridere.
“ E si che
gli anni
di pratica li ho fatti. Forse non sono bravo a mentire solo a
te”
confessò timidamente.“Chi lo sa.” Si
massaggiò distrattamente l’avambraccio
sinistro e la ragazza intuì che c’era qualcosa che
lo turbava.
Si avvicinò
e
costringendolo ad aprire le gambe si infilò nello spazietto,
posandogli le mani
ai lati del viso. “Che succede?”
Draco
deglutì. “Sai
prima che arrivassi tu stavo pensando. Sai, il classico riepilogo e
pentimento
della tua vita.”
“A cosa ti
riferisci precisamente?” chiese dolcemente pur intuendo il
motivo.
“A Voldemort
ed alla
causa, alla mia delusione verso questo mondo e nell’
ingenuità dello sperare in
uno migliore seguendo i suoi ordini. A come mi sono sentito dopo, be questo.” indicò
con un’occhiata
l’avambraccio che stringeva.
La guardò
intensamente, accarezzandole la guancia. “Avrei potuto
tradirlo, diventare una
spia eppure sono rimasto zitto, troppo impaurito ed egoista per pensare
a fare la cosa giusta. E poi arrivi
tu, sola e ferita,
abbandonata a te
stessa. La cosa più simile a me che abbia mai visto. Tu con
il tuo amore, la
tua fiducia e una mano tesa verso il prossimo. E poi ancora tu, oggi. Ciò che hai fatto ha
dell’incredibile
Hermione.”
Nemmeno per un solo
istante la ragazza pensò che Draco si riferisse alla fuga di
prima.
“Sono o non
sono la
studente migliore?” mormorò arrossendo mentre lui
la stringeva a se.
Rimasero
abbracciati a lungo, in perfetta armonia poi lui si schiarì
la voce.
“Hermione, io
non
so con che parole esprimere la mia gratitudine verso la fiducia che
oggi hai
così caparbiamente dimostrato in me da mandare tutto a
puttane, ma io non ho la
certezza assoluta di non aver ucciso Lenticchia. Non ricordo nulla
degli ultimi
giorni se non l’arrivo dei Auror. Per quanto io tenga a te
non posso giurarti
di non averlo fatto io. Non ho prove.”
“Ma io
si”
intervenì la ragazza guadagnandosi un’occhiata
stupefatta dal ragazzo. “Be,
sono sospetti e supposizioni a cui però perfino Silente ha
dato ascolto.”
“Spiegati.”
“Vedi tu non
ricordi e la tua bacchetta è sparita. Sei andato in camera
tua di recente?”
“Ehm, non so.
Mi
hanno svegliato che ero addormentato sulla poltrona nel salottino.
Perché, che
c’è in camera?”
“C’è
il residuo di
uno scontro di magia oscura. Ho trovato uno sbuffo di cenere che credo
possa
essere il residuo di un Cruciatus
andato a vuoto. E le coperte.. erano macchiate di sangue. Tu sei
ferito?”
“No, non da
provocare
grosse perdite di sangue. Ma forse questo mio
presunto assalitore si.”
“Probabile.”
“Solo
questo?”
chiese, “ Mi hai tirato fuori in base a supposizioni. Cristo,
Granger, ti rendi
conto che avrei potuto architettare tutto alla perfezione per far in
modo che
ci cascassi?”
“No, non
l’hai
fatto tu. Oltre a non essere nel tuo stile quando.. bé,
quando ti hanno
catturato e nella cella quando mi hai visto non mentivi. Eri
sincero.”
Hermione
pronunciò
quelle parole con lentezza, guastando sulla lingua la verità
intrinseca in
esse.
Alla fine aveva
avuto ragione, il suo istinto non aveva fallito.
Draco
l’attirò a se
con forza. “Oh, Hermione, come ho potuto meritare tutta
questa devozione da
parte tua?”
“In qualche
modo lo
hai fatto.” sorrise sfregando la guancia contro la sua,
apprezzando la
ruvidezza della barba corta come segno che lui era li, con lei,
presente. Vivo.
“Forse
sarebbe
stato meglio per me se fosse finito. Non negarlo Hermione! Sono solo un
vigliacco che tira avanti rincuorato dall’amore che provo per
te e mai sazio
del tuo. Sono schifosamente ghiotto della
tua presenza.”
La guardò
negli
occhi e sorrise. “Il mio angelo splendente.”
Sussurrò avvicinando il suo
viso a quello di Hermione.
Le sfiorò le
labbra
con un bacio casto,prudente, che via via si fece sempre più profondo ed
esigente.
“Ti
amo.” Sussurrò
Hermione, arrossendo.
Lui non rispose, ma
la ragazza non se la prese per questo. Sapeva quanto introverso e duro
era e
quanto difficile fosse per lui cambiare.
Però le
sorrise e come
sempre il mondo sembrò sparire, estraniandoli in una bolla
di felicità.
Come posso aver
dubitato del suo sorriso?, si chiese
scioccamente, baciandolo.
E forse allora
capì
ciò che il sorriso del biondo le aveva provocato,
scombussolandola così a
fondo.
Tornò
indietro nel
tempo a tre anni prima, quando lui le sorrise per la prima volta e
capì che in
esso non c’era mai stato l’intento di distruggerle
la vita ,ma di preparare
insieme robuste fondamenta per una nuova vita insieme.
Che il suo destino
era stato segnato, non quando aveva pensato che l’avesse
tradita, ma ancora quando
le aveva rivolto il suo sorriso. Solo per lei.
Rise felice al
pensiero e quando lui le chiese spiegazioni confessò quella
sua straordinaria
scoperta.
“Davvero ne
sei
così sicura?”
“Certamente.”
“E resterai
al mio
fianco per sempre, sopportandomi ogni giorno? Potrei riuscire a trovare
un anello
un giorno sai Granger, e allora non mi sfuggiresti
più.”
“Correrò
il rischio
Malfoy.”
“Perchè?”
le chiese
ancora meravigliato d’averla di nuovo tra le braccia e con un
futuro tutto da
scrivere di fronte a loro.
“Perché
so che è
così. E’ la cosa giusta
da fare.”rispose
onestamente con una scrollata di spalle prima di circondare quelle
dell’uomo. “
E io non mi sbaglio mai!”
Draco
scoppiò a
ridere, passandole teneramente una mano fra i capelli scarmigliati.
“La mia dolce
e
svampita so-tutto-io”
scherzò e le
depose un bacio sul capo.