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Autore: momob    16/08/2009    6 recensioni
Come era stata stupida ed ingenua gettandosi tra le sue braccia, sapendo bene che non avrebbe fatto più alcun ritorno dalle spire del serpente in cui si era così fiduciosamente abbandonata, piena solo del suo amore.
La sua voce.
Dolce richiamo per allodole.
La sua pelle.
Seta sulla sua.
Il suo sguardo.
Un faro nella tempesta.
Un angelo splendente. Abbagliante.
Genere: Romantico, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un enorme bacio a tutti voi che mi seguite nelle mie varie long ff.

Questa è la prima one-shot che pubblico e sono molto emozionata all’idea di farla.

Confesso che è venuta lunga, però spero che la leggerete.

L’idea potrebbe portare, andando avanti, a fare un seguito di max 10 capitoli.

Ma questo dipende dal riscontro che avrò.

Vi prego di farmi sentire la vostra opinione proprio perché è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere.

 

Bene non mi rimane altro da dire se non che Questa storia è dedicata a Tresy, si proprio tu Tere cucciolotta, che con la tua pazienza e la tua allegria sei sempre disponibile a leggere le mie bozze. Buona lettura.

 

E anche a voi tutti. Buona lettura e fatemi sapere ;)

Baci,

 Monica.

 

La cosa giusta da fare

*

Angels

 

“Sparkling angel I believed
you were my saviour in my time of need.
Blinded by faith I couldn't hear
all the whispers, the warnings so clear.”

 

Il caos imperviava dentro le mura del ministero.

L’ennesimo attacco di Mangiamorte, l’ennesima sofferenza nel vedere i propri cari e le proprie speranze spazzare via da un vento crudele, di morte.

Ma questa volta era diverso: l’attacco era stato deciso, senza fallo e più di tutto premeditato.

Pochi segni di battaglia, un attacco alle spalle, una sola vittima.

E che vittima! Avrebbero detto i più.

I gufi volavano senza sosta dai piani alti fino alla Sezione Auror, portatori di pergamene scribacchiate in fretta, o temibili Strillettere.

Rosso scarlatto. Come il colore del sangue. Come il colore del suo sangue.

Hermione Jane Granger singhiozzò disperata alla vista dell’ennesima Strillettera, rannicchiandosi maggiormente nell’angolo in cui si era lasciata cadere una volta che il Capo degli Auror aveva dato la loro, lei ed Harry, la notizia del ritrovamento del cadavere di Ron.

La reazione dei ragazzi era stata la stessa: una risata divertita, credendo tutto ciò uno scherzo di pessimo gusto, poi pian piano la consapevolezza della sincerità e del dolore nell’uomo di fronte a loro, lo sgomento, l’incredulità e,da li in poi, fu facile cadere nella disperazione più nera.

Un attacco a sorpresa aveva spiegato, pulito ed organizzato, nessuna traccia fisica se non l’incancellabile residuo della scia lasciata dalla bacchetta dall’assassino.

“Chi?” Aveva chiesto il Bambino Sopravvissuto.

“Draco Malfoy”

Secco ed implacabile come una scure quel nome era entrato nella testa di Hermione facendola vacillare sul posto.

“Hermione!”  “Signorina!”

L’avevano soccorsa, tentato di condurla in un’altra stanza o direttamente al San Mungo, ma nulla era valso a farle lasciare la sua misera postazione nell’angolo, dove tutt’ora regnava sovrana.

Un misero regno per una regina caduta dal suo trono.

Tra le mani tremanti una foto scattata tre anni prima, durante l’ultimo inverno trascorso ad Hogwarts in compagnia dei suoi amici più fidati.

Sorridevano felici allora, uniti.

Harry ridacchiava spensierato, ebbro della vittoria contro Voldemort, negli occhi verdi la luce della speranza che danzava incontrollabile ed allettante come un fuoco fatuo.

Ronald  -oh Ron- sorrideva felice malgrado gli pesasse la morte di Fred, i capelli rossi che brillavano sotto la scintillante luce di un raro e delicato Sole invernale.

“Ora che abbiamo tolto di mezzo Voldemort è fatta. Ora è tutta discesa!” aveva detto pavoneggiandosi.

Lei aveva riso e gli aveva tirato una leggera gomitata sul fianco.

“Hei!” aveva protestato il rossino. “E’ così che i trattano gli eroi, Herm?”

“Ma sta zitto pallone gonfiato.”

E avevano riso come non mai, sentendo finalmente di poter dire di essere padroni della loro vita, finalmente liberi!, di aver estinto per sempre la minaccia che aveva tentato loro di tarpar le ali.

L’immagine poi la ritraeva mentre spostava lo sguardo all’inseguimento di una chiazza di capelli biondi, il breve sorriso che le aveva increspato le labbra screpolate e la fiamma dell’amore negli occhi dorati.

Ardeva quel giorno, Hermione, perché avevano vinto, perché lei aveva ottenuto il premio più ambito di tutti.

Il cuore di lui, di Draco Malfoy.

La chiazza bionda si girò rivelando un volto stanco, impossibile dire di più dato la lontananza, ma lei aveva visto lo stesso le profonde occhiaie sotto gli occhi, il sorriso tirato ma felice. Era uno sfregio quello sulla sua guancia destra?

Chi aveva osato ferire il suo Principe delle Serpi?

Singhiozzò, stringendo quella foto, nascondendo alla sua vista e a quella estranea il suo peccato, la sua colpa estrema.

Il suo amore per il nemico.

“Come?” singhiozzò il Sambino Sopravvissuto.

Non chiedere! Avrebbe voluto  urlare.

“Una spia presumibilmente deve aver spifferato la posizione di Weasley.”

No, no. Non sono un’assassina. Non può essere!

“Dove è ora il bastardo?” l’inclinazione di fredda furia nella voce di Harry  la fece sussultare.

Dove era il suo amore? Il traditore del suo cuore?

Ripugnanza per questi sentimenti contrastanti e rabbia verso la propria stupidità la costrinsero ad abbandonare l’angolo.

Gattonò verso l’amico strattonando l’orlo dei pantaloni.

Pianse, si disperò e si perse nel suo abbraccio. Implorò, gridò preghiere e suppliche senza un senso preciso.

“Non andare. Resta con me!”

Per chi lo faceva? Per Harry o per Draco?

Si odiò per la risposta.

Solo per lui, solo per il suo recalcinante ed oscuro amore.

Come era stata stupida ed ingenua gettandosi tra le sue braccia, sapendo bene che non avrebbe fatto più alcun ritorno dalle spire del serpente in cui si era così fiduciosamente abbandonata, piena solo del suo amore.

La sua voce.

Dolce richiamo per allodole.

La sua pelle.

Seta sulla sua.

Il suo sguardo.

Un faro nella tempesta.

Un angelo splendente. Abbagliante.

 

 

Come allora, in quella giornata cupa,tutto il mondo si è illuminato sotto il tuo sguardo.

I colori autunnali si richiamano a te in ogni minima forma: l’azzurro torbido dell’acqua delle pozzanghere, il nero del cielo, l’oro bianco delle lettere incise nella lapide.

Io, piangente, ti osservo, inerme come una bambola, distesa sopra la lapide dei miei genitori.

Peter e Jane Granger.

Osservi i loro nomi, sembri comprendere. So che hai perso tua madre da poco.

Anche tu soffri come me, anche tu senti un peso sul cuore, freddo ghiaccio che ti congela fino alle viscere e ti lascia senza fiato, incapace di rialzarti e continuare la tua vita?

Libera di affogare nel mare del dolore.

Inerme. Anche tu sei diventato un fantoccio senza alito di vita?

No, perché sarebbe buffo: la prima similitudine tra noi.

“Alzati Granger” mi dici.

Non ti rispondo.

“Se l’ho fatto io, puoi farlo anche tu.”

Ti guardo e forse ti vedo per la prima volta.

“E’ colpa tua, vostra.” Replico semplicemente.

Sembri colpito dalle mie parole, soffri Principe delle Serpi?

Ti chini su di me e tendi la tua mano.

Il serpente con Eva.  Tentazione.

Alzati  Granger.” Non dici nient’altro, ma il tuo è un ordine e non ammetti obiezioni.

Ti faccio pena, Principe delle Serpi?

Eppure obbedisco, come un cane abbandonato per strada che accetta l’osso da uno sconosciuto pur di sopravvivere a mondo.

L’unica cosa che non sa è che c’e il veleno nella carne.

E nelle sue parole, ma allora io ancora non lo sapevo.

Il principe è bravo a recitare, le sue parole sembrano sincere, accorate, preoccupate.

La sua giacca è calda quando l’appoggia sulle mie spalle, il suo profumo mi stordisce, sa di giglio.

E’ buono penso stupidamente, mentre mi lascio cullare da quel calore, mentre mi lascio trascinare verso la superficie.

E’ la luce ciò che vedo? E’ una nuova vita?

Tu ci sarai, Principe?

E’ il dolore per i fantasmi del passato a spingerti a stringermi a te?

“Sfogati, Granger.” sussurri.

E io lo faccio. Sono solo una bambola.

 

Stupida! Stupida! Stupida!

Un pugno del Bambino Sopravvissuto si abbatté sul pavimento in legno.

Colpisci me, vorrebbe dire.

Dopotutto era colpa sua.

Hermione Granger era stata attirata nella trappola del serpente, lei aveva accolto i suoi sibili al gusto di vetriolo scambiandoli per il canto di un angelo.

Era Hermione Granger la stupida che si era ostinata a non dar retta ai consigli dei loro amici.

Era lei che la notte scappava fino alla torre di astronomia, eccitata per quella nuova avventura, convinta di essere nel giusto. Convinta che lui fosse giusto.

Invece erano tutte bugie.

E la so-tutto-io di Hogwarts tutto ciò non lo sapeva, non lo intuiva.

Stupida!

 

“I see the angels,
I'll lead them to your door.
There's no escape now,
no mercy no more.
No remorse cause I still remember
the smile when you tore me apart.”

 

 

 

Chiuse gli occhi, abbandonandosi lungo lo spigolo della scrivania.

Dio, era il fantasma di Ronald quello che vide dietro le palpebre scure?

Il rosso sanguigno della luce rendeva tutto così reale, così doloroso.

Sembrava incedere verso di lei, temibile angelo della morte, il sorriso spensierato aveva lasciato il posto ad una linea tesa sulla labbra esangui.

Le puntò il dito contro.

Dio!

Cosa mormorava? Non sentiva! Non voleva.

Non sono un’assassina!

Scosse la testa infilando le mani tra i capelli e tirando affinché il dolore fisico coprisse quello psichico.

Il dito di lui puntato su di lei.

Puttana!” lesse sulle labbra del rosso.

NO! Doveva riscuotersi, tutto ciò non era reale. Era solo frutto della sua immaginazione.

Tirò con maggior forza i capelli ed urlò per coprire il suono della voce fantasma nella sua mente.

Come poteva Draco sopravvivere a un tale dolore? Chiudere gli occhi e dormire indisturbato quando ore prima si era macchiato le mani col sangue di innocenti?

Non le sentiva le loro voci?

Dio!

“Hermione!” la voce di Harry  la strappò brutalmente dai suoi pensieri.

Lo guardò e si spaventò. Nelle iridi del giovane uomo risplendeva di nuovo quella fiamma che aveva visto un inverno di molto tempo fa, solo che ora era minacciosa, non le piaceva, aveva paura.

Sembrava un Avada Kedavra.

Avrebbe guardato Draco con quegli occhi? Sarebbe morto sotto quello sguardo?

“Tu sai dove è Malfoy?”

Scosse la testa.

“Hermione!”

Di nuovo lo escluse.

“Ti prego!”

Come poteva chiedergli di tradire il suo cuore?

“Fallo per Ron! Hermione tu devi! Fallo per te stessa. Liberati una volta per tutte di lui!”

Si strinse al petto di Harry  e affondò il viso nell’incavo del collo.

Non sono un’assassina.” Biascicò.

“Lo so, Hermione. Ma lo è Malfoy, perciò dicci dove è? Fa la cosa giusta, rendi giustizia a Ron, ai Wealsey”

Dio! Che male.

Annuì, sentendo l’acido in bocca all’esultare degli Auror.

Erano felici di uccidere il suo Principe?

“Fa la cosa giusta.”

E lei lo era?

 

Hermione rabbrividì esposta com’era al gelo delle steppe siberiane.

Sentiva le estremità del suo corpo ghiacciarsi a causa della bassa temperatura.

Di certo lo sbalzo di temperature non aveva facilitato la precarietà del suo stomaco.

Si voltò e corse verso il primo cespuglio vomitando l’anima.

Era solo il freddo a farle quell’effetto o la vista dell’anomica casetta a poche centinaia di metri?

“E’ la?” le chiese una voce vicina. Una mano le passò delicatamente un fazzoletto sulla bocca aiutandola a spostarsi dall’odore.

“E’ la?” Richiese.

Cercò con lo sguardo Harry e lo vide al limite della discesa del criniale della collinetta su cui si erano smaterializzati.

Si accorgeva che il busto era propenso verso la casetta? Aveva così tanto voglia di uddiderla?

Si, perché se fosse morto Draco Malfoy sarebbe morta anche Hermione Granger.

Il bambino sopravvissuto la guardò nel profondo, non chiedeva conferme solo le sbatteva in faccia la realtà.

Draco Malfoy avrebbe pagato con la vita la morte dell’Auror Ronald Weasley.

“E’ la, Hermione?”

Le chiese e lei poté solo annuire.

Era solo la puttana di Malfoy, che importanza aveva il suo parere?

Si lasciò cadere sul manto nevoso mentre percepiva gli Auror levitare o smaterializzarsi verso la casa.

Chiuse gli occhi.

“E’ giusto così Hermione. E tu lo sai. Non avere pietà, è il tuo nemico””

Dio! Che male.

“Harry…” Implorò singhiozzando.

“Lo so, lo so. Resto con te. Rimarrò io  con te. Non piangere. Lo dimenticherai, pensa a ciò che ti ha fatto e vedrai che passerà. A tutte le parole ai gesti e ai sorrisi falsi Hermione! Passerà e io sarò qui con te.”

Eppure il suo sorriso sembrava così vero…

 

 

“You took my heart,
deceived me right from the start.
You showed me dreams,
I wished they would turn into real.
You broke the promise and made me realise.
It was all just a lie.”



L’aveva conquistata con il suo sorriso.

Un balenio di denti perlacei, labbra di un rosa pallido e tutto quell’affetto. Sembrava vero e solo per lei.

 

“Hermione! Ma le foto!”  mi richiama  Colin Canon.

“E’ vero,” asserisce Ron. “almeno un album fotografico così potrò sventolarlo sotto gli occhi di tutti. Vedrai che faccia!”

“Si Herm. Torna qui!”

Scuoto la testa divertita. “ Ah. Mi dispiace ragazzi, sarà per la prossima volta. Ora devo andare. Colin..”

“Tranquilla Caposcuola. Ci rifaremo più tardi.” Dice sicuro impugnando con decisione la macchina fotografica.

Suona come una minaccia e probabilmente lo è. Era una peste quel ragazzo.

Do un bacio sulla guancia ai miei migliori amici poi sgattaiolo veloce verso le aule del piano terra  all’inseguimento di Draco.

Doveva essere triste ed abbattuto, Voldemort era morto e i pochi rimasti si stavano dando alla fuga.

Stavo svoltando  l’angolo diretta verso la scala per i piani superiori quando una mano mi copre la bocca, trascinandomi dentro un’aula vuota.

“Draco!” esclamo dopo attimi di paura. “Non farlo mai più, mi hai fatto prendere un infarto.”

Sorride enigmatico e mi passa una mano fra i capelli.

“Che c’è?” chiedo preoccupata. Non sono così idiota da non aspettarmi delle ripercussioni su Draco a causa della guerra. Dopo tutto è un Malfoy e poco importa alla gente che lui sia cambiato.

Anzi, non credo nemmeno che lo sospettino.

Quanto profonda ti scaverà la fossa il tuo orgoglio, Principe?

Deglutisci. “Devo partire Hermione”

Sussulto e mentalmente comincio a pensare al tempo che potrei impiegare a correre al dormitorio e fare le valigie.

Annuisco. “Va bene.”

“Va bene?” domandi stranito, alzando un sopracciglio.

“Vengo con te.”

Rimani in silenzio.. “No, non hai capito Hermione. Io parto, non tu. Tu devi rimanere qui al castello.”

Sono sinceramente scioccata dalle sue parole.

“Non capisco. Perché? Non mi mai più?”

Scuote la testa, tormentato. “Non dire puttanate Granger e metti in moto quel tuo bel cervellino. Non posso portanti con me. Il ministero da qui a breve mi verrà a prendere e tu lo sai, non posso farmi beccare. Il Marchio…”

Entrambi abbassiamo lo sguardo verso il suo avambraccio sinistro, li dove, sotto la stoffa del mantello e della camicia, sappiamo esserci il Marchio Nero.

Mi tornano in mente tutte le volte che mi sono soffermata ad accarezzare quel simbolo nullo, a baciarlo sperando che un giorno sparisse e con se la vergogna che Draco provava a causa di esso.

“No,” insisto. “Tu non lo hai mai usato. E’ stato stampato sulla tua pelle ma non lo hai mai usato.”

“L’ho accettato di mia spontanea volontà, Hermione. Verrò sbattuto ad Askaban per anni.”

“Ma eri un ragazzino” replico disperata.

“Stupido ed immaturo, troppo tronfio di se e cieco. Ma colpevole. Non piangere Hermione, sai che non lo voglio.”

Prendi dalla tasca il tuo fazzoletto con le tue iniziali ricamate e mi asciughi gli occhi poi mi prendi le mani e ci ficchi tra di esse il pezzo di stoffa.

“Tienilo tu per me.”

“No..” piagnucolo.

“Shh. Quando ci rivedremo me lo ridarai. Ma fino ad allora lo terrai tu.”

“Ti rivedrò presto?”

“Prestissimo, non te ne  accorgerai nemmeno.”

Mi prendi per le spalle e rudemente mi attiri a te. La dolcezza non è mai stata parte di te come non è stata di un Malfoy.

Mi baci con passione mentre le tue mani scivolano silenziosamente  sotto il mantello. Strattoni la camicia  per tirarla fuori dalla gonna e mi accarezzi la schiena in gesti che tradiscono la tua ansia.

Sei preoccupato Principe delle Serpi?

Stacco a fatica le mie labbra dalle tue e sussurro poche parole che hanno la capacità di farti perdere la testa.

“Non aver paura. Noi ci apparteniamo.”

 

Ed erano passati giorni, mesi da quell’addio in cui Hermione si era sentita persa, abbandonata.

Ma poi era arrivata una sua lettera. Aveva trovato un rifugio sicuro scriveva e le allegava una chiave.

Una Passaporta, diceva.

Non aveva esitato e l’aveva raggiunto.

E così molte altre volte, brevi ma intense visite. Irregolari  ma desiderate come una dose di una droga molto potente.

Erano l’estasi quei momenti passati davanti al caminetto scoppiettante, coperti solo da un lenzuolo, pelle contro pelle.

Il suo sguardo sempre presente e la voce sicura, determinata mentre programmava il loro futuro.

“E’ solo questione di tempo poi si  stuferanno di cercare un fantasma. Riconosceranno che non ho fatto niente, che sono innocente.”

“Certo” aveva risposto dando un bacio a quelle labbra perfette e così per tutto il tempo, interrompendo ogni volta il discorso del biondo, che seccato divertito continuava.

Avevano parlato di avere figli?

Una nuova folata di vento la trapassò, costringendo Hermione a rannicchiarsi contro il corpo tiepido del Bambino Sopravvissuto.

Lui le massaggiò le spalle mantenendo il contatto visivo fisso verso la direzione da cui provenivano tutti quei rumori.

Singhiozzando si portò le mani sulle orecchie.

Non voleva sentire.

Non voleva condannarlo, ne aveva voluto portare gli Auror fin da lui, nel loro rifugio però le parole di Harry, la sentenza schiacciante del Capo degli Auror non le lasciavano spazio a dubbi così come l’immagine di Ron, morto, si sovrapponeva a quella di loro due abbracciati e appagati dall’ amplesso.

Che avesse davvero mentito?

Che le avesse fatto una cosa così meschina?

Che il loro rapporto fosse stato calcolato e preparato accuratamente come una pozione?

Dopotutto era risaputo che il Principe delle Serpi era bravo in Pozioni.

Che gliene avesse rifilata una mortale, perché altrimenti niente spiegava il dolore atroce all’altezza del petto e l’arsura nella gola.

 

“Sparkling angel, I couldn't see
your dark intentions, your feelings for me.
Fallen angel, tell me why.
What is the reason, the thorn in your eye?”

 

 

“Lurido bastardo!”

L’imprecazione di Harry la costrinse ad alzare lo sguardo. Un folto gruppo di Auror si muoveva a stento lungo il criniale con passi incerti e in modo assai scombussolato.

Le ci volle un attimo per capire che non erano loro a provocare quell’ondeggiare pericoloso ma la figura re calcinante che si dimenava al centro del gruppo.

Draco Malfoy era stato catturato.

Così facilmente? Si chiese stupita. Aveva quasi sperato, pregato che fuggisse via, che si smaterializzasse via.

Ma non lo aveva fatto. Il Principe cominciava ad avere problemi di coscienza o rimorsi?

“L’avete preso!” Esultò crudelmente Harry abbandonandola per andar loro incontro.

Draco confuso ed alterato si accorse della presenza di Harry molto tempo dopo che lui gli si era piazzato di fronte.

“Malfoy”

“Potter” sputò il prigioniero, alzando il mento come un qualsiasi superbo predatore.

Non si accorgeva che era lui la preda, che stava per soccombere?

L’aria le mancò e nemmeno il freddo pungente riuscì a distrarre Hermione dalle scena che le si svolgeva a pochi metri di distanza.

Harry gli tirò un pugno nello stomaco che lo piegò in due per il dolore.

“NO!” Urlai.

Stringendomi i gomiti con le mani ed inclinando il busto in avanti.

“Deve imparare il suo posto. Anche se, per quanto in basso possa essere caduto lo manterrà ancora per poco . I Dissennatori sono ansiosi di fare la tua conoscenza, lurido bastardo.”

Le parole non sembrarono avere effetto sul biondo perché improvvisamente nell’udire la voce di Hermione si era irrigidito.

LA cercò con sguardo assente, i bei occhi azzurri ridotti a due fessure per il dolore.

Lei abbassò lo sguardo cercando di farsi piccola di fronte a quello che ora sentiva come i suoi occhi,puntati direttamente su di lei come il raggio di un faro.

“Hermione?”

Sussultò quando lui la chiamò e per lunghi attimi il dubbio e il tormento la lacerarono in due per il dolore.

Gemette, tenendo però lo sguardo ostinatamente verso la neve, così candida rispetto alle colpe di cui si era macchiato.

“Perché?”

Scosse la testa, rifiutandosi di alzare lo sguardo.

“Guardami Hermione! Guardami dannazione!” urlò allora il ragazzo.

“Zitto, non ti permettere di parlarle così” Lo zittì Harry assestandogli l’ennesimo pugno nello stomaco che lo piegò in due. “Ti sei divertito ad usarla ma ora è tutto finito.”

Draco tossì furiosamente e in maniera preoccupante.

Hermione alzò di scatto lo sguardo verso il biondo  finendo per annegare nelle profondità delle pozzanghere dentro i suoi occhi.

Sembrava così sincero, si ripeté per l’ennesima volta mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia.

L’aveva davvero usata? Era stato proprio necessario illuderla, sfruttarla così per arrivare ai suoi scopi? Era solo un mezzo per lui?

O forse nella sua malvagità il sentimento per lei, povera e stupida Mezzosangue, era reale?

“Perché?” le richiese senza forze.

Per un attimo le sembrò di rivivere il giorno in cui lui l’aveva salvata dalla morte dell’anima, quando l’aveva  sollecitata al alzarsi,a  continuare, solo che la situazione si era capovolta.

Ora era lui la bambolina senza vita. Ma lei avrebbe avuto parole di conforto per un’ uomo che si era macchiato le mani col sangue del suo migliore amico?

Vigliaccamente abbassò lo sguardo. Colpevole, dicevano  i suoi gesti.

“Ti credevo diversa!” le sputò addosso con rabbia.

Anch’io.

“Mi fidavo di te!”

E io di te.

“Non ti perdonerò mai, Hermione! Sentito? MAI!”

Neppure io, amore mio. Neppure io.
E allora perchè  fa così male?

Con un Crack gli Auror sparirono e rimase solo Harry ad aspettarla.

“Hai fatto la cosa giusta, Hermione” sussurrò abbracciandola.

Si lasciò cadere sul manto nevoso abbracciandosi con mani tremante.

“Dio! Che ho fatto?!”

 

“I see the angels,
I'll lead them to your door
There's no escape now
no mercy no more
No remorse cause I still remember
the smile when you tore me apart”

 

“Sei pronta?” le chiese Moody.

Erano passati due giorni dalla cattura di Draco e quel pomeriggio avrebbe avuto luogo un processo per  condannati lui ed altri vari Mangiamorte fra cui l’amico Theodore Nott, colpevole di numerosi babbanicidi.

Lei era stata chiamata a deporre contro il biondo, cosa assai inutile dato che non era stata concessa alcuna forma di difesa verso gli imputati.

Era un processo fatto tanto per rispettare le norme; i Dissennatori aspettavano pazienti già da due giorni le loro vittime per il Bacio.

Ma prima di tutto c’era un altro impegno a cui sia lei che Harry non avrebbero mancato: il funerale di Ron.

“Si..” mormorò dando una sistemata d una piega invisibile sull’ampia gonna del vestito scuro che indossava.

Lupid l’aiutò ad indossare una pesante giacca in lana nera e l’invitò a smaterializzarsi con lui verso il posto  dove avrebbe avuto luogo la funzione.

In molti parteciparono al lutto di Molly ed Artur, piangendo lacrime vere verso il loro ultimogenito maschio.

Georg  rimase in religioso silenzio mentre Artur saliva su una piccola pedana per il suo discorso di addio. Molly, ah… la povera Molly si era smaterializzata alla Tana dopo che fu calata la bara nella fossa.

L’unica cosa che l’aveva inchiodata su quella sedia era il pensiero di Draco seduto sul banco degli imputati, le mani ammanettate e lo sguardo basso, vuoto.

Come il suo, immaginò.

“Dobbiamo andare. Ci staranno aspettando in tribunale…”

Hermione si irrigidì sulla seggiola, stringendo tra le mani la borsetta.

“Ti prego, non mollarci adesso. Fai la cosa giusta!”

Sempre con quella frase, sempre così la incastrava incurante del dolore che provava.

O forse lo sottovalutava.

Giusta per chi?”

Si alzò e, allontanatasi dalla funzione rivolse un’ ultimo  sguardo alla lapide di Ronald prima di smaterializzarsi.

Harry  la raggiunse subito e la guidò impaziente verso l’aula in cui si sarebbe svolto il processo.

“Non sei tenuta a rispondere alle sue domande. Anzi basta che dici che ti ha usata e poi puoi uscire se ti fa stare male con lui. Poi non lo rivedrai mai più.”

“Mai più?!”si soffocò con la saliva mentre l’ansia, la colpevolezze e l’incertezza tornarono al suo posto, sopra il suo stomaco.

Un peso sgradevole che le fece tornare la nausea e i sudori freddi.

No, era troppo presto, tutto accadeva così in fretta.

Cercò di rallentare l’amico, ricorrendo a mille e più scuse possibili ma il braccio del Bambino Sopravvissuto continuava a guidarla verso la sua fine.

Intorno a lei la gente le rivolgeva finti sguardi pieni di ammirazioni: lei era Hermione Granger, colei che condannerà finalmente Draco Malfoy per i reati che ha compiuto sembrava dicessero, anche se sotto sotto vi si leggeva incredulità e disgusto.

Guarda la puttana dell’ultimo dei Malfoy pensavano mentre le sorridevano. Che pena!

“No, no.. Harry… Non ci riesco. Non posso..” singhiozzò quando lui le lasciò il braccio di fronte ad una grande porta  in mogano.

Oltre essa potevano sentire le urla sdegnate dei membri del Wizengamot, le malvagità delle parole di un Mangiamorte e il martelletto del Primo Ministro sbattere.

“Colpevole.” Risuonò fino a lei.

In quell’attimo uscì Silente.

“Professor Silente!” Esclamò Harry abbracciando l’anziano Preside di Hogwarts.

“Oh, Harry, Hermione.”Li salutò lui bonario soffermandosi con lo sguardo sulla giovane donna.

“Chi?”

Sospirò. “Ah, Theodore Nott. Hanno iniziato con i Mangiamorte aderenti da più tempo alla congrega di Voldemort.Ora temo sia  il turno del signor Malfoy”

Disse lanciandole un’occhiata penetrante.

L’attimo dopo conversava pacamente con Harry e un altro Auror.

Dalla porta uscì un ometto piccolo e dall’aria tremendamente eccitata.

Oh, Signorina Granger, giusto lei. E’ finalmente arrivato il suo momento di gloria! Venga, venga, l’imputato è già arrivato e aspettano lei prima della sentenza..” Ridacchiò. “ Come se potesse cambiare qualcosa.”

Istintivamente Hermione fece un passo indietro, allontanandosi dalla porta.

“Hermione!” la richiamò Harry turbato e preoccupato dal questo improvviso diniego.

La riccia scosse la testa vigorosamente prendendosi i gomiti con le mani.

Voleva andarsene ma come poteva? Non era abbastanza veloce da sfuggire ad un folto gruppo di Auror e Harry le aveva sottratto la bacchetta in mattinata indi evitare una possibile fuga.

Dio! Ti prego, risparmiami almeno questo.

“Ma Hermione..”

“Harry, perché non ci fai la gentilezza di anticiparci. Parlerò io con la signorina Granger.”

“Ma signore, ci stanno aspettando!”

“Allora tu va a dire che siamo qui. Sono pochi minuti.”

Seppur di malavoglia accettò, seguito a ruota dal nano malefico.

“Non voglio signore!” Intervenì Hermione subito. “La prego! Lei non capisce.”

“Lo sapevo Sign. Granger. Non sono qui per obbligarla ma per darle un consiglio.”

Interdetta la ragazza rimase in silenzio.

Fa la cosa giusta, Hermione.”

Abbassò lo sguardo e stupita vide che nella mano destra di Silente c’era una bacchetta.

La riconobbe subito: legno di vite e corde di cuore di drago. La sua bacchetta.

“Ma perché..?”

“Fa in fretta, rimane poco tempo al Sign. Malfoy.”

“Cosa?”

“ Torna alla vostra capanna. Io non posso far altro Hermione. Ricorda che la vita del Sign. Malfoy dipende da te. E ora va! E torna prima di mezzogiorno.”

 

“You took my heart,
deceived me right from the start.
You showed me dreams,
I wished they would turn into real.
You broke the promise and made me realise.
It was all just a lie.”

 

Hermione si smaterializzò dove Silente le aveva detto di andare, nella casetta in Siberia.

Sfinita dal carico di emozioni si lasciò cadere sulla poltrona davanti al caminetto, rilasciando un respiro profondo.

Sorrise rassicurata per aver messo distanza fra lei e l’aula del processo poi si riscosse.

Le parole di Silente, non solo, le aveva ridato la bacchetta!

Non che la sua testimonianza fosse schiacciante, rifletté, era semplice proforma, ma l’aveva fatta scappare indirizzandola qui.

Per la prima volta si guardò intorno, riconoscendo l’ambiente all’istante malgrado il disordine che vi regnava.

C’era stata una  colluttazione. Ovvio, avevano trascinato Draco fuori di forza.

Non capiva il senso delle parole del vecchio preside. Perché la incoraggiava a fare una ricerca, perché le aveva detto di muoversi e che il tempo di Draco era poco?

Sapeva che le condanne avvenivano a sempre a mezzogiorno o mezzanotte  esatta, ma c’era tempo, erano solo le..

L’occhio le cadde sul’orologio appeso sopra il muro. Erano le 10: 47?!

Quanto tempo era passato? Quanto aveva durato il funerale e il viaggio verso l’aula?

Balzò in piedi e nella frenesia inciampo in una piega del tappeto, atterrando di faccia.

“Dannazione!” ringhiò battendo un pugno. “Cosa devo cercare, cosa devo fare? Oh, Draco?” singhiozzò.

Perché silente le aveva detto quelle parole, era come che dicesse che Draco fosse… innocente.

A corto d’aria respirò a pieni polmoni riempiendosi del profumo della stanza, il suo profumo arricchito con odori secondari quali quello agrodolce della resina, e il sottile effluvio della neve.

Un odore sbagliato aleggiava nell’aria: il forte e fastidioso odore degli Auror. Intrusi nella loro capanna.

Artigliò con le mani il leggero tessuto del tappeto perdendosi in ricordi peccaminosi, in promesse sussurrate a fior di labbra e dolci sorrisi che sapevano regalarle la pace dell’anima.

Erano falsi?  Si richiese per la centesima volta. Lui era stato falso?

Oltre a questo perché avrebbe dovuto sprecare tempo con lei se il suo unico obiettivo era Ronald? Era solo uno smacco che faceva ad Harry Potter o l’inizio di una strage?

Le parole di Silente le rimbombavano nella mente.

 

“Fa in fretta, rimane poco tempo al Sign. Malfoy.”

 

Quella frase, quanto la tormentava!

Facendo forza su se stessa si costrinse a lasciare quel piccolo angolo di paradiso per indagare. Se Silente l’aveva mandata li, voleva dire che c’era un motivo.

Controllò minuziosamente il piccolo salottino, il cucinino babbano e il bagnetto però non c’è nulla che le diceva qualcosa o che con la magia potesse risultarle utile per scarcerare Draco.

“Oddio, deve esserci. Deve esserci!” biascicò sentendo gli occhi pizzicarle.

Ricacciò indietro le lacrime ed entrò nell’ultima stanza che le rimaneva da controllare: la camera da letto.

Le fece male, molto male metterci piede.

E non l’aiutava pensare che quando gli Auror erano venuti a prenderlo, lui magari stava beatamente dormendo, chissà forse sognando di lei.

Poi, con molta calma alcuni fattori nella stanza le saltarono agli occhi come ad esempio le pesanti trapunte, gettate alla rinfusa a bordo letto, strappate, insanguinate.

Dio!

Le prese tra le mani osservandole sgomenta. Era il sangue di Draco! le suggerì l’intuito.

Come era possibile che fosse stato ferito così gravemente durante l’attacco degli Auror e lei non se ne fosse accorta?

No, si  corresse,  lui non era ferito, altrimenti lei lo avrebbe saputo.

Spostandolo lo sguardo notò una grande chiazza sulla parete bianca simile ad un gigantesco sbuffo di cenere.

Si avvicinò e strisciò il dito sulla parete percependo un brivido tutt’altro che piacevole scenderle lungo la schiena.

“Magia Oscura..” mormorò lei pensierosa.

Niente che un Auror farebbe ma allora cosa? La bacchetta!

Si ricordò in un lampo di genio.

Draco non aveva lottato stranamente eppure sapeva che era un ottimo duellante e molto bravo negli incantesimi di difese e di  fuga. Sapeva levitarsi in aria silenzioso e rapido come un pipistrello o perché no, smaterializzarsi.

Non l’avrebbero mai preso se avesse combattuto ad armi pari.

Levò la sua bacchetta. “Accio bacchetta Draco!” ripeté l’incantesimo più volte ma l’oggetto da lei desiderato non era più qui.

Dove era e con che prove accusavano Draco di aver ucciso a sangue freddo Ron?!

Tramite il cadavere si poteva risalire alla bacchetta ma solo tramite quest’ultima si aveva la certezza su  chi avesse lanciato l’incantesimo e…

La realtà delle sue parole si abbatté su di con la forza di un ariete.

La sua bacchetta ma non Draco…” mormorò abbassando il braccio, sconcertata dalla verità.

Era così assurdo, eppure tutte le cose trovavano il loro giusto posto in questo modo. Le parole di Silente..

 

“Hermione”

 

Si prese la testa fra le mani mentre ogni cosa di lei riviveva l’attimo della cattura.

 

“Perché?”

 

“Dio! Che ho fatto?” urlò sconvolta dalla propria stupidità.

“Could have been forever.
Now we have reached the end.”

 

“Me lo sto giusto chiedendo io.”

Hermione sobbalzò voltandosi verso il nuovo arrivato.

“Harry!” esclamò.

“Sapevo che non dovevo lasciarti con Silente. Infatti sei scappata evitando di fare..”

“Non dirmi che stavo per fare la cosa giusta! Perché non lo è!

“Ah, no. E allora che cos’è? Scappare a nascondersi sotto le lenzuola del nemico Hermione? DIFENDERE L’ASSASSINO DEL TUO MILGLIORE AMICO?! Rispondi Hermione!”

“No, no.. tu non capisci…” indietreggiò fino a sbatter contro la testiera del letto. “Io non posso permetterlo Harry.”

“Vorresti aiutare a fuggire un condannato a morte?”

“A morte?!” gemette sgranando gli occhi. Cercò con lo sguardo l’orologio e lo intravide dalla porta.

Erano le 11: 28 minuti.

Singhiozzò, ma senza versare lacrime.

“Tu non capisci, è innocente.”

Harry seguì il suo sguardo osservando le lancette muoversi, con malcelata impazienza. “Strano,la stessa cosa che ha detto lui.”

“Perché è così. La bacchetta, chiedetegli della bacchetta! Non c’è, l’ho cercata. Se non la trovate e non la analizzate la sentenza  è nulla, senza prove. Potrebbe averla presa chiunque ed averla ancora in suo possesso! E queste chiazze di Magia Oscura!” si animò, indicandole.

11: 31

“Non ha importanza. Potrebbe averla sotterrata, ci hai pensato. Non riusciresti a richiamarla e comunque la sentenza è già stata stabilità e verrà condannato al Bacio del Dissennatore a mezzogiorno esatto. Precisamente fra… 29 minuti.

“Ma Silente..”

“Silente si sbaglia! Cerca del buono in ogni persona. Tipo Tom Riddle e si vede quanto santo e puro e buono è stato. Draco Malfoy è la stessa cosa. Silente si sbaglia.”

No, ho le prove!

“Lasciatemi del tempo io..”

“Non cene è più di tempo Hermione. 27 minuti esattamente.” Le sputò duro in faccia, facendola ribollire per la rabbia.

“A te non importa niente di cosa provo io, non è vero? Di quanto io lo ami! Non gli concedi nemmeno il beneficio del dubbio. Ti interessa solo di vendicarti!” urlò spintonandolo e tornando nel salottino.

Le 11: 34.

Forse le restava il tempo per parlargli per provare a capire. Si avvicinò all’amico e con un gesto imprevisto gli strappò di mano la bacchetta, in modo che non la potesse seguire e nel caso le fosse servita.

Uscì di corsa dalla casa.

“Dove stai andando?” le urlò dietro l’Auror inseguendola.

A fare la cosa giusta!” ripose determinata smaterializzandosi.

 

Hermione si smaterializzò dentro i confini controllati della stanza delle visite di Azkaban eseguendo una giravolta. Era stanca, aveva percorso notevoli distanze oggi, per i vari spostamenti e in ultimo aveva attraversato un oceano ed un continente.

“Chi va la?” sbottò brusca una guardia  giovane puntandole contro la bacchetta.

Nascose la sua bacchetta dietro la schiena infilandola dentro la gonna e  quando la guardia le chiese di consegnarla per maggior sicurezza lei diede quella di Harry.

Era un gesto illegale e punibile ma non avrebbe badato ai mezzi per arrivare alla verità.

Se Draco era innocente lei l’avrebbe tirato fuori di li, anche a costo di usare la forza.

Qualcosa avrebbe inventato, dopo tutto non era la studente più brillante uscita da Hogwarts nell’ultimo decennio?

“Motivo della visita.”

“Devo parlare con un condannato.” Rispose decisa.

“Nome?”

“Draco Lucius Malfoy”

La guardia la fissò scettica e dovette riconoscerla.

Le sorrise complice. “Oh, si ho sentito parlare di lei. E’ grazie alla sua testimonianza che lo hanno buttato dentro.”

Doveva essere stato informato male, rifletté, o le voci s’ erano ingrossate.

Chissà che pensava lui di lei..

“Bene. Però devo vederlo. E’ urgente.” Scandì bene le ultime parole.

“Uhmm, non so se sarà possibile. Sa, fra 10 minuti verranno a prenderlo per prepararlo al Bacio.”le informò con aria da esperto. Le fece l’occhiolino e lei distolse lo sguardo per non vomitare.

Sembrava una maledizione quella che la colpiva, ovunque vedeva orologi e in quel momento quello che le mostrò non le piacque per nulla.

11: 40

“5 minuti!” Esclamò disperata pregandolo con lo sguardo.

Dovette commuoverla perché dopo molti dubbi accettò, facendole velocemente strada.

Forse era stato un miracolo a condurla alla porta della cella di Draco o forse l’ingenua inesperienza della guardia eppure tutto giocò a favore di Hermione.

“Quando sarò dentro chiuderà a chiave la porta in modo che non possa fuggire, sfruttandomi, se questo ti rassicura.” Bisbigliò al suo  indirizzo sorridendogli, sperò, sensualmente.

Davvero non si accorgeva di venir raggirato?

“Va bene. Ricordi 5 minuti”. Con uno scioccò aprì la porta della cella e la richiuse alle spalle della giovane , che prima di ogni altra cosa estrasse la bacchetta e con incantesimo non verbale lanciò un Alohomora  a sommarsi a quello della guardia.

“Chi va la?” chiese una voce rauca e stanca.

Emozionata fece dei passi avanti affinché lui potesse vederla malgrado la forte oscurità. Si inginocchiò di fronte a lui.

“Sono io Draco.” Mormorò fissandolo seriamente negli occhi.

Lui socchiuse le labbra, sorpreso da quest’ultima visita e rivolse più di un’occhiata all’indirizzo della porta e della guardia al suo esterno, che rispettosamente dava le spalle.

“Come sei entrata?” chiese.

“Ho fatto la svenevole” commentò con una smorfia.

Draco la fissò duramente. “Be ora che mi hai visto in catene e soppresso ti sei tolta lo sfizio Granger?” berciò cattivo.

Lei lo ignorò e con essa la stretta al cuore e posò un dito sulla labbra di lui.

 “Zitto e ascoltami seriamente. Hai ucciso tu Ronald?” chiese sbrigativa a causa del poco tempo.

Era già impossibile non poterlo toccare e  baciare. Doveva chiarire prima di fare la sua scelta.

Draco la fissò curioso per poi abbandonarsi contro la parete di pietra. Tese la mascella per il dolore che gli procuravano le manette sui polsi.

“Chi lo sa?” biascicò.

Non sapeva se continuare o mettersi le mani nei capelli.

“E perché lo avresti fatto?”

“Perché mi annoiavo. Quanto ancora deve continuare questo assurdo interrogatorio. Ora se non ti dispiace avrei.. un appuntamento..” Commentò ironico.

“Tu non vai da nessuna parte finché non lo dico io.” Lo aggredì mettendo il bella mostra la bacchetta.

Draco sgranò gli occhi. “Come fai ad averla?” domandò confuso, osservandola per  davvero dalla prima volta che era entrata nella cella.

“Non tergiversare no..”

“Eh.. signorina Granger, dovrebbe uscire. Sento dei passi dal fondo del corridoio.”

Hermione gemette, ma continuò.

“Hai ucciso tu Ronald, Draco?”

“Non lo so!” le rispose agitato lui cercando di allungare una mano verso di lei, forse per accarezzarla?

Malgrado mantenesse il contatto visivo Hermione lo vedeva rifugiarsi verso l’angolo, nascondendosi dietro la tua figura.

“Ti ricordi dove hai lasciato la tua bacchetta l’ultima volta?”

“Sul caminetto come al solito, e sul comodino di notte. La tengo sempre vicina per sicurezza.”

“Singorina Granger, la prego esca!”

“Non c’era! E non abbiamo il tempo per degli esami” Lo informò. “ E ora ti prego non mentirmi Draco, mi gioco il tutto e per tutto. Se non lo sai, per lo meno senti di aver ucciso

Ronald?”

“No! Non lo avrei mai fatto Hermione! So che tutto è contro di me ma non lo avrei mai fatto, te lo giuro.”  Sussurrò implorante

“Perche?”

“Perché non farei mai qualcosa che ti potesse recare danno o sofferenza!” confessò.

Lei lo guardò nel profondo.

“Io entro signorina. Alohomor!.. hei! Che succede? HEI!!”

Gli prese il viso tra le mani e scrutò a fondo le pozze scure dei suoi occhi poi infine sorrise.

Si alzò di scatto e scagliò un incantesimo contro le manette che con un stridore metallico si ruppero.”

“GUARDIE. Un fuggitivo!”

“Spostati!” urlò Hermione dirigendo la bacchetta verso la parete della finestra. “Bombarda!” Urlò, ma era troppo stremata e il danno provocò una lieve crepa e spiraglio nel muro, troppo piccola per smaterializzarsi  verso l’esterno.

Rumori e voci provenivano intanto dall’altra parte della porta. Stavano cercando di sfondare la porta.

“Cosa stiamo facendo?”Urlò Draco spaventato, facendole scudo col suo corpo e spingendola verso l’angolo.

La cosa giusta!” ripose immediatamente.

Qualcosa sembrò animarlo. “Dammi la tua bacchetta. La bacchetta Hermione!”

Senza esitare lei gliela passò.

Collocorpus!” ruggì Draco puntandola verso la porta. “Indietro.” Fece poi.

E ripetè la Bombarda solo che l’effetto fu positivamente diverso. Una grossa falla si aprì nella parete.

Molti Dissennatori volavano nelle vicinanze,attirati dal trambusto.

Hermione!” urlò Draco sovrastando i rumori e le urla.

Le passò un braccio intorno alla vita e stringendola a se si smaterializzarono.

 

“This world may have failed you,
it doesn't give you reason why.
You could have chosen a different path in life.”


Atterrarono dolorosamente abbracciati in una radura che lei non riconobbe.

“Ci venivo da piccolo con Theodore e Blaise.” Le spiegò alzandosi.

Con rapide falcate e veloci stoccate del polso eseguì una serie infinita di incantesimi di protezione a partire dal Protego totalum, al Fidelius ed al Salvio Hexia.

“Dovremmo essere al sicuro per un po.” Si sedette al suo fianco e le restituì la bacchetta con umiltà. “Grazie,anche se non capisco perché.”

“Be, tu sei il più forte nei duelli e io ero stanca..”

“Non intendevo questo Granger! Perché mi hai liberato?” sussurrò fissandola sinceramente stupito negli occhi. “Io credevo che tu volessi solo..”

Anch’io l’ho creduto. Le parole di Harry  e di chi mi circondava mi avevano influenzata a tal punto da dubitare di te.”

“E perchè sei tornata?”

“Silente!” rispose sorridendo al nome del vecchio Preside. “Lui.. mi ha messo una pulce nell’orecchio, mi ha fatto notare dettagli che prima avevo trovato irrilevanti, tipo che quando ti avevano catturato non avevi combattuto.”

“Uno contro sette, Granger.”

“Avresti combattuto da solo anche contro cento Auror Draco, ti conosco e so che il tuo ego gareggia pari pari con il tuo orgoglio da Purosangue.”

“E se mi conosci così bene perché volevi incastrarmi?” l’accusò afferrandola per un bracciò.

“Non volevo, ma ero confusa Draco! Non sapevo a chi dare ascolto.”

“Semplice: a me.” Ringhiò.

Hermione si infiammò e divincolò il bracciò, alzandosi. “”Oh, certo però pure tu hai avevi dei dubbi ed eri da solo!”lo accusò con rabbia.

“Mai fatto!” ribatté spavaldo.

Io credevo che tu volessi solo..”  lo citò scimmiottando la voce. “Allora?”

Sentendosi a disagio  seduto, Draco si alzò. “Forse non vedi la mia allegra mise, mia cara. Sono vestito da carcerato, sono stato due giorni in cella. Mi hanno sbattuto ad Azkaban con la promessa che di li a pochi giorni sarei stato condannato al  Bacio!”

“Io invece ho dovuto subirmi lo sguardo di tutti, oltre allo stress psicologico. Mi lodavano ma sotto sotto  mi additavano come la tua puttana!”

Draco sobbalzò. “Chi?”sibilò minacciosamente.

“Non ha la minima importanza, chi? Tutto il mondo magico! Chi lo sa?”

“Ti prometto che..”

Oh, taci! Ne ho piene le tasche delle tue promesse.”

“Eppure sei qui. Con me” le fece notare lui con disarmante semplicità.

Si sedette sull’erba e lei lo seguì, inginocchiandosi di fronte.

“Si sono qui. Perché alla fine sentivo di fidarmi, sentivo di fare la cosa giusta.”

“Dunque Granger mi avresti tirato fuori di la, dato in mano una bacchetta con la sola e unica speranza che fossi in buona fede? Audace quanto scellerata.”

Hermione sorrise allungandosi per accarezzare lo zigomo del ragazzo poi con gesti esperti gli prese delicatamente il polso leso dal grezzo ferro delle manette e con un incantesimo lo avvolse con delle bende.

“Si, mi sono fidata perché so che sei in buona fede.”

“E chi te lo dice?”

Lo fissò ironica. “Perché dopo tre anni che ti sopporto posso dire di sapere cosa ti frulla nel cervello, Principe. Anche adesso ‘Scellerata’ lo dici sono perchè sei preoccupato per me, per i risconti negativi che avrà sul mio stile di vita.”

“Negativi? Stile di vita? Be, dolcezza mi dispiace contraddirti ma preparati a dire addio ad un qualsiasi stile di vita. Ciò che hai fatto ti ha r-o-v-i-n-a-t-o la vita. Adesso ti toccherà adattarti a seguirmi nei vari spostamenti. Benvenuta nel club dei fuori legge, Hermione!” Esclamò sarcastico allargando le braccia a mo’di illustrazione. “Un viaggio immerso nei piaceri della natura e dei schifosi e luridi babbani che  a te piacciono così tanto.”

Hermione sorrise. “Ci posso stare.”asserì sorridendo.

Si fissarono a lungo, più calmi e con la mente più lucida rispetto a poco prima.

Come?”

“Non sei un bravo bugiardo. Entrambi non lo siamo” scoppiò a ridere.

“ E si che gli anni di pratica li ho fatti. Forse non sono bravo a mentire solo a te” confessò timidamente.“Chi lo sa.” Si massaggiò distrattamente l’avambraccio sinistro e la ragazza intuì che c’era qualcosa che lo turbava.

Si avvicinò e costringendolo ad aprire le gambe si infilò nello spazietto, posandogli le mani ai lati del viso. “Che succede?”

Draco deglutì. “Sai prima che arrivassi tu stavo pensando. Sai, il classico riepilogo e pentimento della tua vita.”

“A cosa ti riferisci precisamente?” chiese dolcemente pur intuendo il motivo.

“A Voldemort ed alla causa, alla mia delusione verso questo mondo e nell’ ingenuità dello sperare in uno migliore seguendo i suoi ordini. A come mi sono sentito dopo, be questo.” indicò con un’occhiata l’avambraccio che stringeva.

La guardò intensamente, accarezzandole la guancia. “Avrei potuto tradirlo, diventare una spia eppure sono rimasto zitto, troppo impaurito ed egoista per pensare a fare la cosa giusta. E poi arrivi tu,  sola e ferita, abbandonata a te stessa. La cosa più simile a me che abbia mai visto. Tu con il tuo amore, la tua fiducia e una mano tesa verso il prossimo. E poi ancora tu, oggi. Ciò che hai fatto ha dell’incredibile Hermione.”

Nemmeno per un solo istante la ragazza pensò che Draco si riferisse alla fuga di prima.

“Sono o non sono la studente migliore?” mormorò arrossendo mentre lui la stringeva a se.

Rimasero abbracciati a lungo, in perfetta armonia poi lui si schiarì la voce.

“Hermione, io non so con che parole esprimere la mia gratitudine verso la fiducia che oggi hai così caparbiamente dimostrato in me da mandare tutto a puttane, ma io non ho la certezza assoluta di non aver ucciso Lenticchia. Non ricordo nulla degli ultimi giorni se non l’arrivo dei Auror. Per quanto io tenga a te non posso giurarti di non averlo fatto io. Non ho prove.”

“Ma io si” intervenì la ragazza guadagnandosi un’occhiata stupefatta dal ragazzo. “Be, sono sospetti e supposizioni a cui però perfino Silente ha dato ascolto.”

“Spiegati.”

“Vedi tu non ricordi e la tua bacchetta è sparita. Sei andato in camera tua di recente?”

“Ehm, non so. Mi hanno svegliato che ero addormentato sulla poltrona nel salottino. Perché, che c’è in camera?”

“C’è il residuo di uno scontro di magia oscura. Ho trovato uno sbuffo di cenere che credo possa essere il residuo di un Cruciatus andato a vuoto. E le coperte.. erano macchiate di sangue. Tu sei ferito?”

“No, non da provocare grosse perdite di sangue. Ma forse questo  mio presunto assalitore si.”

“Probabile.”

“Solo questo?” chiese, “ Mi hai tirato fuori in base a supposizioni. Cristo, Granger, ti rendi conto che avrei potuto architettare tutto alla perfezione per far in modo che ci cascassi?”

“No, non l’hai fatto tu. Oltre a non essere nel tuo stile quando.. bé, quando ti hanno catturato e nella cella quando mi hai visto non mentivi. Eri sincero.”

Hermione pronunciò quelle parole con lentezza, guastando sulla lingua la verità intrinseca in esse.

Alla fine aveva avuto ragione, il suo istinto non aveva fallito.

Draco l’attirò a se con forza. “Oh, Hermione, come ho potuto meritare tutta questa devozione da parte tua?”

“In qualche modo lo hai fatto.” sorrise sfregando la guancia contro la sua, apprezzando la ruvidezza della barba corta come segno che lui era li, con lei, presente. Vivo.

“Forse sarebbe stato meglio per me se fosse finito. Non negarlo Hermione! Sono solo un vigliacco che tira avanti rincuorato dall’amore che provo per te e mai sazio del tuo. Sono schifosamente ghiotto della tua presenza.”

La guardò negli occhi e sorrise. “Il mio angelo splendente.” Sussurrò avvicinando il suo viso a quello di Hermione.

Le sfiorò le labbra con un bacio casto,prudente, che via via si fece sempre  più profondo ed esigente.

“Ti amo.” Sussurrò Hermione, arrossendo.

Lui non rispose, ma la ragazza non se la prese per questo. Sapeva quanto introverso e duro era e quanto difficile fosse per lui cambiare.

Però le sorrise e come sempre il mondo sembrò sparire, estraniandoli in una bolla di felicità.

Come posso aver dubitato del suo sorriso?, si chiese scioccamente, baciandolo.

E forse allora capì ciò che il sorriso del biondo le aveva provocato, scombussolandola così a fondo.

Tornò indietro nel tempo a tre anni prima, quando lui le sorrise per la prima volta e capì che in esso non c’era mai stato l’intento di distruggerle la vita ,ma di preparare insieme robuste fondamenta per una nuova vita insieme.

Che il suo destino era stato segnato, non quando aveva pensato che l’avesse tradita, ma ancora quando le aveva rivolto il suo sorriso. Solo per lei.

Rise felice al pensiero e quando lui le chiese spiegazioni confessò quella sua straordinaria scoperta.

“Davvero ne sei così sicura?”

“Certamente.”

“E resterai al mio fianco per sempre, sopportandomi ogni giorno? Potrei riuscire a trovare un anello un giorno sai Granger, e allora non mi sfuggiresti più.”

“Correrò il rischio Malfoy.”

“Perchè?” le chiese ancora meravigliato d’averla di nuovo tra le braccia e con un futuro tutto da scrivere di fronte a loro.

“Perché so che è così. E’ la cosa giusta da fare.”rispose onestamente con una scrollata di spalle prima di circondare quelle dell’uomo. “ E io non mi sbaglio mai!”

Draco scoppiò a ridere, passandole teneramente una mano fra i capelli scarmigliati.

“La mia dolce e svampita  so-tutto-io” scherzò e le depose un bacio sul capo.

 

“The smile when you tore me apart.”
  
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