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Autore: ArwenDurin    08/08/2020    1 recensioni
"Poteva vedere il suo riflesso nel sangue, anche se poco, era abbastanza per un volto storto e tremolante in esso. Qualcosa di salato solcò il suo viso e scivolò via, unendosi alla chiazza di sangue, mentre si abbassava verso l’uomo ferito premendo con la mano in quello squarcio dell’oblio che presto, sarebbe stato chiuso.
«Cosa devo fare con te, Mylimasis?»"
Hannigram, post-fall, s4. Hannibal POV.
Genere: Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“I fall to pieces when I'm with you
Why?
'Cause I love you so much, I fall to pieces.”
-Lana Del Rey, Cherry

 
 
 
Poteva vedere il suo riflesso nel sangue, anche se poco, era abbastanza per un volto storto e tremolante in esso. Qualcosa di salato solcò il suo viso e scivolò via, unendosi alla chiazza di sangue, mentre si abbassava verso l’uomo ferito premendo con la mano in quello squarcio dell’oblio che presto, sarebbe stato chiuso.
«Cosa devo fare con te, Mylimasis

 
Qualche giorno prima:
Ciò che rimane della falce di luna che quella notte illuminava il cielo, insieme al sole che stava per sorgere, facevano da sfondo ad illuminare la figura di fronte a lui.
«Will.»
Non lo sto stava chiamando, l’empatico sapeva bene che non era da solo, perché l’aveva in effetti guidato fin lì. Non era insolito trovare Will fuori dal cottage nel bosco, dove momentaneamente alloggiavano dopo quel volo nelle acque dell’oblio, voltato verso gli alberi ed attento ad ogni minimo rumore nella solitudine.
Era insolita soltanto l’ora, non era notte e nemmeno l’alba, un orario come fuori dal tempo ed erano soli visto che la loro salvatrice e aiutante Chiyoh non era con loro; passava solamente qualche giorno per destare meno sospetti e attenzioni possibili.
Will però non era voltato verso il bosco, piuttosto gli dava le spalle e i rami degli erano alberi ancora coperti dall’oscurità e non dalla luce del sole, donandogli uno sfondo come d’ali d’ombra.
Era lì fermo a fissarlo, gli occhi scuri e determinati nel suo intento e un mezzo sorriso a colorargli le labbra…affascinante così come le varie ipotesi o idee collegabili al suo comportamento, già sviluppate settimane prima da Lecte. C’era del silenzio nella lotta all’accettazione completa di ciò che stava diventando, ma il punto era che non sapeva quale di esse fosse, o se potesse davvero sorprenderlo, Will ne era senz’altro capace.
Hannibal lo fissò a sua volta, fermandosi e non avvicinandosi oltre e attendendo un suo passo, metaforico, verbale, o fisico che fosse.
«Dovevamo arrivare a questo punto.»
«Un’altra svolta?»
«La definitiva.» Aveva un tono cupo la sua affermazione, mentre le mani giungevano dietro di sé, tirando fuori un coltello medio da cucina, negli occhi del cannibale brillò il riflesso della lama.
Will batté il coltello sul palmo della mano per qualche secondo, guardando la lama e poi Hannibal.
«Non dovevamo essere qui.»
«Lanciarsi da una scogliera, può portare ad esiti inaspettati.»
Un sorriso accennato colorò le labbra di Graham e contagiò anche le sue, Will smise di giocare con la lama e la alzò al suo collo, ed Hannibal ebbe un sussulto interno diviso tra piacere e dolore, ma non si mosse.
«Vorresti uccidere il mostro che non riesci ad accettare, o il mostro che il mondo non può accettare?»
«Sarebbe ciò che è giusto fare…ma ho superato questi convenevoli.»
Lo guardò dritto negli occhi ed a parte il leggero tremolio della paura, era fermo, calmo e deciso nel suo intento, non un fremito né esitazione: una visione di malinconia e sensualità che diede dei brividi alla schiena del cannibale.
«E da questo che cosa otterresti?»
Sapeva la risposta, ben poteva vedere il pensiero di Will trasferirsi nella sua mente, come un film in bianco e nero rovinato ma vivido nelle immagini, e Graham poteva fare lo stesso.
Fece un passo verso di lui, cercando di prendere tempo il più a lungo possibile, non l’avrebbe fermato se era davvero questo il suo intento e l’altro lo sapeva eppure…voleva tardane l’avvenirsi. Voleva scavare nell’animo di quell’idea guidata da una volontà irrinunciabile sino in fondo, fino a sentire le stesse grida di moralità che tormentavano la mente di Will.
«Tu hai cercato di uccidermi poi hai risparmiato, io ho cercato di ucciderti ma ho fallito…mi hai dato questa occasione per rincontrarci e ottenere il mio perdono.» I suoi occhi azzurri si abbassarono, oppressi da ciò che stava per ammettere, e si prese qualche secondo prima di rialzare lo sguardo ma impegnandosi a evitare il suo.
«Ma hai ottenuto molto di più.»
“E questo non posso permetterlo.”
Hannibal udì quell’ultima frase per quanto Will nemmeno la disse, un fremito colpì il suo cuore e fece un altro passo verso di lui.
«È così terribile ammettere di essere legato a me, come io lo sono a te?»
Will lo guardò, occhi spenti ma lucidi nelle lacrime che stava trattenendo.
«Ha davvero importanza? Cado a pezzi quando sono con te, sono caduto troppe volte.»
La presa sulla lama si fece più salda ed Hannibal trattenne il respiro, il cuore gli batteva forte nel petto, come se volesse librarsi per raggiungere l’uomo stupendo di fronte a sé, in una visione di morte ed eternità. Will si sarebbe ucciso per lui, il suono di quelle parole era metallico ma dolce come quello del sangue.
«Dimmi perché.»
Gli occhi azzurri dell’altro brillarono di consapevolezza che oramai aveva assorbito, e si rifletté anche in quelli di Hannibal.
«Perché sono innamorato di te.»
Graham disse quelle parole di sangue e amore mentre si passò la lama con lentezza sul collo, non lasciando il suo sguardo, e Lecter ne fu incatenato.
«Will.»
Quand’ecco che un colpo preciso e netto, ferì la spalla dell’empatico facendolo cadere a terra, il coltello cadde a pochi passi da lui.
Chiyoh apparve, il fedele fucile alla mano ferma e decisa come l’acciaio, e guardò dall’alto l’uomo che aveva ferito senza la minima emozione, mentre con un calcio allontanò il coltello da lui.
Hannibal si asciugò le lacrime che si accorse di aver versato, e che ostinate non si erano trattenute da bagnargli le guance abbassandosi verso un Will agognante. Sospirò, la pietà prese posto a qualsiasi altra emozione quando mise la mano sulla ferita sanguinante. Si voltò poi verso Chiyoh, ringraziandola con un accenno del capo.
«Lo hai sempre ritenuto una distrazione per me, eppure l’hai salvato.»
Lei lo guardò, muovendo appena la testa di lato.
«È la tua debolezza Hannibal, ma siete anche legati e il tuo destino è legato al suo.»
Ripose il fucile nella custodia e dicendo questo e si allontanò dalla casa così com’era venuta. Chiyoh avrebbe vegliato sempre di lui, questa era la sua promessa e la manteneva appieno, così come lui in passato aveva fatto con lei. Promesse, silenzi e comprensione erano sempre stati presenti tra loro.
Guardò Will che con occhi socchiusi lo stava guardando.
«La sua devozione per te, supera persino l’odio che ha per me.» Gli disse sospirando e ridendo senza allegria nel dolore lancinante che sentiva, sfogando quasi con un accento eccessivo, un fastidio che non sfuggì all’attenzione del dottor Lecter.
Lo guardò con il capo di lato, un piccolo sorriso a riempire il suo volto.
«Che cosa devo fare con te, Mylimasis
Lo prese in braccio sotto un gemito di disaccordo da parte di Will, ma si fece comunque trasportare dove l’altro voleva.
 
I suoi occhi si aprirono nell’istante stesso in cui Hannibal entrò nella camera, li sbatté per un po’ prima che l’azzurro stanco si posasse su di lui. L’altro si avvicinò a Will e senza bisogno di parole, gli porse un bicchiere d’acqua che bevve avidamente, con un certo dolore nel deglutire.
Si toccò poi la benda che copriva il suo collo, il taglio non era così profondo visto che Graham aveva iniziato lentamente, per rendere la tortura più lenta possibile, ed per Hannibal era stato piuttosto semplice curarlo.
Il suicidio era il nemico, questo era un pensiero che da sempre aveva guidato Hannibal ma in realtà, guardando dall’alto l’altro uomo che sembrava un angelo ferito, realizzò il perché. Il fastidio che provava ed aveva provato, stava nel fatto che Will voleva andarsene senza di lui, senza che la mano fosse la sua, in un gioco di morte nel quale lui stesso sarebbe stato eliminato.
Will poggiò il bicchiere oramai vuoto sul comodino e Hannibal, in simultanea, si sedette all’angolo del letto.
«Cercavi un posto per una nuova cicatrice, Will?»
Graham evitò il suo sguardo, traendo molto lentamente un sospiro.
«Un’altra crepa è indifferente in una tazza che già più volte è stata rotta.»
«Ma questa volta non ci sarebbe stata possibilità di ripararti…» Si stoppò, quelle parole graffiarono il suo cuore e ricordò quelle di Chiyoh che risuonarono ancora più veritiere.
«Eppure, tra quei pezzi spezzati ora vedo dei filamenti d’oro a ricoprirli e renderli più resistenti.»
Will lo guardò e nel silenzio, Hannibal sapeva che gli stava dando ragione.
«La tazza ha osato ricomporsi, ancora?» Un mezzo sorriso colorò le sue labbra a quell’affermazione ed Hannibal sorridendo di rimando, si alzò dal letto.
Gli occhi di Will seguirono ogni suo movimento, come fosse catturato da essi, e quando la sua mano si poggiò nella sua fronte, spostando un riccio ribelle e percorrendo la linea della precedente cicatrice da lui lasciata, socchiuse gli occhi non negandogli quel contatto. Hannibal poté sentire un pizzico di gioia stringere la sua gola nel poterlo ancora accarezzare e averlo lì con sé: non poteva più perderlo, mai più.
I loro occhi poi si incontrarono, pozze di verità dove le parole regnavano.
«Soltanto il tempo potrà dirlo, breve o duraturo che sia.»
Gli stava dando una scelta, ma non aveva bisogno di dirlo esplicitamente, non con Will almeno.
Tolse la mano e Graham chiuse gli occhi poggiando la testa sul cuscino, mentre Hannibal lo guardò un ultimo istante prima di uscire dalla camera da letto.
 
Si fermò accanto alla porta, affidandosi al suo dono di non farsi sentire finché non fosse stato lui a deciderlo, e gli sembrò quasi che il suo stesso respiro si fermasse alla vista di Will che suonava il piano. Era la prima volta che lo vedeva pigiare i tasti in una melodia, soprattutto la meravigliosa “Le variazioni Goldberg” ma in fondo, non era così sorprendente. Ben ricordava il piano presente a casa sua, a Wolf Trap, tasti che aveva suonato persino lui stesso accompagnato dai cani lì vicino.
Lo sguardo di Hannibal si fece inevitabilmente più dolce, a vederlo lì a capo chino concentrato sulla melodia, con la cicatrice del Grande Drago Rosso che segnava la sua guancia destra e il suo volto ma che non lo rendeva di certo meno sublime ai suoi occhi.
Lo sguardo di Will era fermo davanti a sé, non sullo spartito che nemmeno aveva, ma piuttosto su un pensiero nel quale il brano lo stava guidando…un luogo in cui Hannibal voleva entrare, ma sta volta avrebbe atteso Graham, voleva che fosse lui a invitarlo.
«Non mi dispiacerebbe vedere di nuovo Firenze, ma a Cuba non ci sono mai stato.» Improvvisamente con il capo sollevato un poco, l’empatico era tornato alla realtà e Hannibal sentì di nuovo quell’impetuoso, assiduo, ma incontrollabile sentimento saettare nel suo cuore a quelle parole; sapeva a cosa si stava riferendo. Al fatto che Chiyoh fosse passata nuovamente nella loro casetta improvvisata nel Canada, a parlare del futuro, di un luogo sicuro per loro due, e per quanto Graham non aveva partecipato a quei discorsi piuttosto restando nella sua camera, li aveva sentiti.
Hannibal abbassò lo sguardo e si concesse qualche minuto, prima di avvicinarsi all’altro uomo e sedersi accanto a lui, Will non lo guardò continuando a suonare.
«Sei andato oltre le scuse e il perdono? Hai deposto le tue lame, Will?»
A quel punto si fermò e lentamente carezzò i tasti, per poi posare gli occhi su di lui, l’azzurro acceso e convinto delle sue pupille fu un balsamo per Hannibal.
«L’ho fatto con te, ed anche con me, non ha più senso opporsi al destino.»
Abbassò lo sguardo al piano, pigiando distrattamente qualche tasto.
«Immagino che conosci la leggenda del filo rosso…»
«Ogni persona porta un filo rosso, che lo collega alla propria anima gemella. Non importerà il loro percorso, saranno sempre legate l’una all’altra.»
Will annuì e lo guardò di nuovo.
«Qualsiasi cosa tu o io facciamo, qualsiasi cosa abbiamo fatto per evitarci, ferirci, e dividerci ci ha condotto sempre a ritrovarci. Siamo legati…»
Will non stava dicendo le parole come fosse una condanna, o con qualsiasi emozione negativa potesse sbiadirne il significato, aveva un tono fermo e convinto di un dato di fatto innegabile. Non aveva tolto nemmeno una volta tolto lo sguardo dal suo, ed Hannibal l’aveva sorretto, per quanto sentiva i suoi occhi inumidirsi minuto dopo minuto.
«Se dobbiamo essere stritolati da questo filo così sia, oltre la morte, oltre la vita…in ogni parte di me ci sei tu.»
Si guardarono ancora per qualche secondo scandendo l’eternità racchiusa in quelle frasi, prima che Hannibal prendesse le sue mani e le baciasse dolcemente: ogni nocca, ogni dito, mentre gli occhi di Will si inumidivano quanto i suoi.
Un sospiro fuoriuscì da lui quando lasciò le sue mani.
«Vivere e morire, non importa dove, l’importante è che siamo insieme.»
Will annuì e non ci fu bisogno di altre parole, ed Hannibal prese a suonare una melodia con lentezza e dolcezza, a comporre per essere esatti. Will socchiuse gli occhi e poggiando la testa nella sua spalla, la canticchiò mentre Hannibal suonava: entrambi dando un omaggio alla sensazione di pace che li stava avvolgendo in quel momento.


Angolo Autrice: Ciao a tutti! Eccomi qui con un altro racconto Hannigram 
😝
sono fissata con gli Hannigram e i coltelli? un po' sì XD ma sta idea mi stava tormentando su una possibile scena della s4, e ho dovuto scriverla per toglierla proprio dalla mente
alla fine ho deciso per un finale fluff, perché gli Hannigram si meritano un finale così u.u

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^_^

 
   
 
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