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Autore: Crudelia 2_0    08/08/2020    5 recensioni
[Storia partecipante al contest “The turning point -Love edition” indetto da CatherineC94 sul forum di Efp.]
L'aveva chiamato attraverso lo specchio, e osservando il suo viso riflesso si era accorto di quanto fossero simili — e condannati. E non gli importava di quanto Severus si potesse bagnare per raggiungerlo, la rabbia che gli scorreva nelle vene gli sussurrava che anche lui avrebbe dovuto soffrire, che entrambi avrebbero pagato il prezzo per quell'avvenimento che avrebbe spezzato ciò che fra loro non c'era, ma avrebbe potuto essere.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lucius Malfoy, Severus Piton | Coppie: Lucius/Severus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Storia partecipante al contest “The turning point -Love edition” indetto da CatherineC94 sul forum di Efp.


◾Nickname: Crudelia 2_0
◾Coppia: Lucius/Severus
◾Bonus: Sì   ̶  Specchi gemelli
◾Note: la storia può essere interpretata come un what-if?   ̶  e se Severus e Lucius avessero avuto una pseudo-relazione prima che quest’ultimo si fidanzasse con Narcissa? Per il contest bisognava raccontare il punto di svolta (positivo o negativo) di una coppia, spero di aver colto nel segno e non essere andata completamente fuori tema.
 
 
 
 
Ciò che avrebbe potuto essere
 
 
 
 
Pioveva. Fitto, insistente.
Il ticchettio sui vetri era l'unico suono nella casa, creava echi scomposte che si perdevano tra i grandi saloni e gli alti soffitti. Cullato da quel suono rotto dai tuoni, immerso nella penombra spezzata dai lampi, Lucius aspettava.
Le lunghe dita colpivano la coscia ad un ritmo regolare e costante, mentre l'altra mano reggeva un bicchiere di liquido ambrato che aveva appena assaggiato. Gli occhi grigi erano puntati davanti a sé, persi nel vuoto, a fissare ricordi lontani che aveva conservato fino a quel momento con un segreto tocco di speranza.
Il protagonista di quei pensieri era colui che stava aspettando, l'unico che avesse mai definito amico: Severus.
C'era stato un tempo in cui Severus era stato per lui poco più di uno sconosciuto, ma era stato prima che notasse la passione che brillava nei suoi occhi: una luce nebulosa, astratta, una fiammella quasi invisibile come il riverbero della luna sulla superficie di un lago, tanto sfuggevole quanto profonda. Indicava la voglia di rivalsa, conoscenza, potere.
Sotto la pelle troppo pallida e dietro gli occhi troppo neri c'era un'intelligenza viva e brillante, fonte di commenti dal sottile sarcasmo che Lucius apprezzava con particolare divertimento. Era stata l'ironia ad unirli, il mezzo che entrambi usavano come arma.
Era un rapporto nato tra sorrisi a mezza bocca e  bicchieri di gin, tra discorsi sulla conquista dei babbani e  dibattiti politici. Avevano impiegato anni per allinearsi su quell'intima amicizia che adesso li legava, tanto da condividere una coppia di Specchi Gemelli — il segreto del successo di ogni missione  portata a termine per l'Oscuro Signore.
Tuttavia, se Lucius avesse dovuto essere sincero con se stesso — e in un mondo in cui mentiva a chiunque almeno con sé avrebbe dovuto esserlo — non poteva nascondere il perenne senso di insoddisfazione, di desiderio, di brama, che  sempre lo coglieva in compagnia di Snape. Se fosse stato bravo a mentire a sé quanto lo era con chiunque altro l'avrebbe ignorato, ma sapeva fin troppo bene quali implicazioni portava quella sensazione: l'amicizia di Severus non gli bastava.
Doveva far forza su se stesso — una forza violenta, straziante — per non toccarlo, per  non allungare una mano per richiamare la sua attenzione. Stringeva i denti quando si accorgeva che una bestia selvaggia gli graffiava il petto se lo vedeva parlare con qualcun altro, voltava la testa quando lo trovava così vicino da provare la voglia di stringerlo, fingeva disgusto quando scorgeva uno dei suoi sorrisi sghembi e l'istinto di affondare i denti in quelle labbra era più forte di lui.
Era riuscito a resistere ignorando quelle emozioni affogando l'immagine di Severus in bottiglie di whiskey, ricordando a se stesso che era un Malfoy, un nobile e, soprattutto, un uomo. Ma ora che il dovere come unico erede era venuto a bussare alla sua porta, il rimorso — o il desiderio — aveva iniziato a ruggire dentro di lui, all'altezza dello sterno, in un posto che lui si rifiutava di definire cuore.
L'aveva chiamato attraverso lo specchio, e osservando il suo viso riflesso si era accorto di quanto fossero simili — e condannati. E non gli importava di quanto Severus si potesse bagnare per raggiungerlo, la rabbia che gli scorreva nelle vene gli sussurrava che anche lui avrebbe dovuto soffrire, che entrambi avrebbero pagato il prezzo per quell'avvenimento che avrebbe spezzato ciò che fra loro non c'era, ma avrebbe potuto essere.
L'arrivo di Severus gli fu annunciato da un elfo tremante che non ricevette risposta, dopodiché i passi risuonarono contro il tappeto pregiato sporcandolo di acqua e fango.
«Spero sia qualcosa di importante per avermi chiamato a quest'ora e con questo tempo». Severus gettò il mantello su una poltrona con noncuranza, poi andò a servirsi dalla bottiglia che Malfoy teneva affianco.
Lucius non rispose, ma seguì con gli occhi ogni movimento dell'uomo. Ammirò le sue mani mentre si versava da bere, con la sicurezza di poter toccare come suo ogni oggetto presente. Scese con lo sguardo lungo le spalle larghe, accarezzò con le iridi la curva della colonna vertebrale, che troppo spesso aveva immaginato rabbrividire sotto le sue dita, sotto le sue labbra.
«Mi sono fidanzato con Narcissa Black».
Fu un sibilo velenoso, la disperazione spuntata di chi non vuole compassione né pena. Ingoiò con un sorso il contenuto del bicchiere, senza riuscire a spegnere la rabbia.
Severus si bloccò. «Congratulazioni?»
Alzò gli occhi per trovare quelli neri di Severus — neri come il cielo coperto dalle nuvole, neri come il cielo che piangeva.
«Facciamo un brindisi, allora, anche se non mi sembri trop–»
«Non me ne frega un cazzo», lo interruppe con forza, alzandosi di scatto.
Severus chiuse la bottiglia con gesti misurati, tranquilli. Si prese il suo tempo prima di parlare, con voce carezzevole e suadente. «Se è quello che devi fare lo farai, come sempre».
Lucius digrignò i denti, facendo un altro passo avanti fino a portarsi a pochi centimetri da Severus. Prima che potesse pensare alzò una mano e la affondò tra i capelli neri, portando i loro volti a sfiorarsi.
«E noi, Severus?», mormorò sulle sue labbra, il fiato reso bollente dal desiderio di annullare quella distanza e baciarlo fino a togliergli il respiro.
«Non c'è mai stato nessun noi», rispose continuando a guardarlo negli occhi, sfoggiando un coraggio che Lucius si trovò ad odiare.
«Ma avrebbe potuto esserci, lo sai».
Nel guizzo che vide negli occhi di Severus capì che lo sapeva, che le sue non erano state illusioni e speranze di un pazzo.
«Sei ubriaco, Lucius», disse mentre riprendeva il mantello, andandosene prima di sentire risposta.
Lucius crollò sulla poltrona, la fronte sui pugni chiusi. C'era stato un tempo in cui lui non era legato ad una matrimonio che vedeva senza prospettiva e accarezzava l'idea di toccare la bocca di Severus con successo e senza remore.
C'era stato un tempo in cui Severus avrebbe potuto essere qualcosa di più, mentre ora rimaneva con l'impronta di due stivali bagnati e il pensiero di ciò che avrebbe potuto essere.
   
 
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