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Autore: Shireith    08/08/2020    0 recensioni
In un universo in cui i miraculous non sono mai esistiti, le cause che portano al decesso di Émilie Agreste sono ben altre, ma non per questo meno dolorose. Adrien, come lo era un tempo sua madre, è un pianista; Marinette, una violinista.
Dal primo capitolo:
«Ehi», esordì in tono amichevole, sollevando appena una mano quando lei si volse per vedere chi le stesse rivolgendo la parola. «Scusami, ma non ho potuto far a meno di sentire quello che ha detto la bambina. Sei Marinette, l’amica di Alya?»
Lei parve squadrarlo a fondo, come se si stesse sforzando per decretare se quel completo estraneo fosse o meno degno della sua fiducia. «Sei Adrien?» inquisì dopo un attimo.
Annuì. «Sì, l’amico di Nino.»
La vide riallinearsi in uno scatto repentino, un po’ goffo, e sulle sue labbra affiorò un largo sorriso. «Oh, ciao! Scusami, non pensavo fossi tu.»

{Adrien/Marinette; mini-long; Musician!AU vagamente ispirata a Bugie d’aprile}
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Un bambino rise.
«Com’è che si fa, mamma?»
Una donna rispose.
Le sue dita si mossero, agili e scattanti.
E poi – una melodia.
 
21 febbraio,
un anno prima
 
 Il pianoforte era di un nero smagliante, con i tasti bianchi e neri, e le note, tracciate su di uno spartito bianco, brillavano di un intenso inchiostro nero. Tutt’intorno a lui, il mondo appariva pieno di colore. Da una parte, una delle pareti della stanza era sostituita da un legno di un marrone chiaro. L’ampio poster che figurava in cima alla testiera del letto era di un verde acceso. I dischi sugli scaffali del soppalco sembravano i tasselli di un mosaico.
 Fuori, intanto, la pioggia battente frustava le ampie vetrate da cui solitamente filtrava una grande quantità di luce. Se anche fosse stato limpido, il cielo, non avrebbe avuto importanza: Adrien non si sarebbe voltato a osservare quello che accadeva al di là del vetro, né avrebbe visto i colori del giorno.
 Non c’era più nessun colore. Così come il pianoforte, i tasti e lo spartito, anche il resto era in bianco in nero. Gli sembrava di essere sprofondato nell’abisso di un oceano che si estendeva in tutte le direzioni, senza mai incontrare terra. Quell’ampia vetrata, che da sempre aveva irradiato la stanza fin dalle prime ore del mattino, gli sembrava ora un ostacolo – un vetro chiuso, ben sigillato, spesso abbastanza da scacciare tutti i suoni.
 Lentamente, come i passi strascicati di un uomo in fin di vita, due dita percorsero una decina di tasti; non fuoriuscì nessuna melodia – almeno, lui non la sentì. C’era un silenzio straziante, opprimente, che dilaniava l’anima.
 Ritentò.
 
Come aveva detto che si faceva, la mamma?
 
 Sforzò la memoria. Sì, così, Adrien – ricordava quello stesso giorno come se non fossero passati anni. Mosse le dita, senza che nessuna risata di bambino le precedette. Nessuna donna che parlava, nessuna melodia che fuoriusciva da quei tasti che, ne era certo, lui aveva premuto.
 La stanza era la stessa, ma il presente era troppo diverso dal passato; lontano e inafferrabile – il passato; vicino, doloroso, tremendamente reale – il presente.
 Un ragazzo, seduto al pianoforte, suonava le stesse note di quel giorno di tanti anni prima. Ma il bambino, ormai ragazzo, non rideva, né la voce di una donna poteva più infrangere il silenzio di quelle quattro mura.
 Era tutto finito.
 Due gocce salate gli caddero dalle guance e s’infransero contro il nero del pianoforte – lo odiava, lo odiava, lo odiava; non voleva più vederlo, più toccarlo. Lasciò, Adrien, che le lacrime imitassero la pioggia e cadessero copiose, incurante di preservare immacolato il preziosissimo strumento dono della mamma.
 Se proprio lei, la mamma, era morta, possibile che lo stesso fosse successo anche a lui? Era dunque quella, la morte – nero, silenzio?
 
 
Note 🞍 Adrien: pianista, madre deceduta.
 Io: Be’, questo è sicuramente un segno – devo scrivere questa AU ispirata a Bugie d’aprile!
 Sì, penso di odiarmi. Primo, perché rivedere il sopracitato anime mi fa male nell’anima. Secondo… perché rivedere il sopracitato anime mi fa male nell’anima. Terzo, perché tecnicamente avrei tante altre bozze da finire, eppure eccomi qui.
 Poco male, dai. Perlomeno sono finalmente riuscita a pubblicare il primo capitolo di questa idea che mi porto avanti da mesi. Per vostra informazione, si tratterà di una mini-long; saranno quattro, forse cinque capitoli al massimo, e non saranno eccessivamente lunghi. Ringrazio preventivamente chiunque voglia imbarcarsi in questa bella – credo? – avventura con me e vi do appuntamento non so a quando; devo ancora decidere! Non temete, comunque: porterò sicuramente a termine il progetto – odio lasciare le long a metà.
Shireith
   
 
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