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Autore: Kaiyoko Hyorin    09/08/2020    2 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“Many days and many nights,
awake beside the campfire’s glow,
with the hope of seeing the morning light
and finally your destination.”
[ There and Back Again, Wind Rose ]




Katla li aveva condotti alla grotta in cui era nascosto il tesoro dei troll ma si era rifiutata di entrarci una seconda volta, rimanendo ad attendere fuori il ritorno dei suoi compagni. Quando Thorin le era passato accanto, entrando, l'aveva a malapena guardata e le aveva rivolto una breve frase di monito che l'aveva fatta irrigidire.
– Hai disobbedito ad un mio ordine: che sia l'ultima volta.
Lei, trattenendo la tensione nata dalla severità di quell'avvertimento, aveva sviato a sua volta lo sguardo di lato, imbronciandosi.
Che nano ostinato!
Nell'attesa che gli altri tornassero alla luce del sole dopo aver depredato quel buco puzzolente, lei si appoggiò semplicemente alla parete esterna, incrociando le braccia sotto il seno e ripensando all'epilogo di quella piccola disavventura.
Aveva ricevuto commenti di apprezzamento per il coraggio e l'indole battagliera dimostrati, e Fili e Kili l'avevano affiancata uno per lato e le avevano battuto ognuno una mano per spalla, congratulandosi con la loro allieva come se fosse stata un membro di famiglia. Soltanto uno fra i nani era rimasto in disparte, vicino a Gandalf, col quale aveva scambiato qualche parola in una spiccia conversazione privata: Thorin Scudodiquercia.
Quando la folla si era diradata un poco e lei era stata in grado di vederne la figura, i loro occhi si erano incrociati, ma quello che si erano scambiati era stato uno sguardo indecifrabile, che aveva mantenuto alto il muro che il nano aveva innalzato fra loro. E lei ora si ritrovava a dover combattere con un crescente malumore, insoddisfatta ed amareggiata.
– Tsk.. se non gli basta, vorrà dire che la prossima volta farò anche di più – borbottò fra sé e sé.
In quel momento riemerse dalle profondità della terra lo hobbit, il quale sembrava averne avuto abbastanza dell'aria stantia di quell'antro, a giudicare dal colore verdastro del suo volto. Lei gli sorrise e lui, dopo un momento per riprendere fiato, le si fermò al fianco.
– Grazie... per prima – esordì, un po' goffamente, con una sincerità assoluta – Sei stata molto coraggiosa. Io non credo sarei riuscito a fare ciò che hai fatto tu.
Intenerita dalle parole del piccolo mezz'uomo Kat si ritrovò a sorridergli con la medesima gentilezza da lui usata nei suoi riguardi.
– Io invece credo di sì – gli disse, convinta – Credo fermamente che anche tu, sotto tutti quegli strati di stoffa e ricci hobbit, abbia il coraggio che serve per arrivare in fondo a quest'impresa. Devi solo avere pazienza e vedrai che al momento giusto lo troverai.
Bilbo parve sorpreso di quelle parole, ma poi non mancò di annuire e donarle un nuovo mezzo sorriso riconoscente, mentre si passava le mani sul panciotto. Nel silenzio che seguì, accompagnato dai rumori dei nani che stavano armeggiando per seppellire l'oro rinvenuto, Kat si ritrovò a dar voce ai propri pensieri, cedendo all'impulso di confidarsi con qualcuno.
– Se non ci fossi stato tu, non credo sarei riuscita a fare quel che ho fatto – ammise, abbassando lo sguardo sul terreno ed incassando leggermente il capo fra le spalle, lasciando spazio alla propria amarezza nella voce – ..d'altra parte, sembra che il nostro capo non abbia affatto cambiato parere sul mio conto, nemmeno dopo stanotte.
Inizialmente lo hobbit parve preso alla sprovvista, ma dopo un istante in cui altalenò lo sguardo castano da lei al buco oscuro in cui gli altri si stavano attardando, parlò con rinnovata schiettezza.
– Io credo.. – esordì, soppesando le parole – credo che Thorin non ce l'abbia davvero con te – tentò di rassicurarla – è solo che, con tutta probabilità, non ha mai avuto a che fare con una donna come te. A dirla tutta – e a questo punto sfoggiò uno dei suoi sorrisi auto-ironici di quando qualcuno si prende gioco di sé stesso – nemmeno io ho mai incontrato qualcuno come te. N-non che abbia mai incontrato molti del tuo popolo, in realtà... credo... credo che questa sia la prima volta che mi allontano tanto da Casa Baggins.
Il vederlo così impacciato fece di nuovo sorridere Kat, che apprezzò quel suo goffo tentativo di tirarle su il morale, tanto da decidere di trarlo d'impiccio chiudendo il discorso per lui.
– Ho capito. Ti ringrazio, Bilbo Baggins – affermò, allungando la mano destra per posargliela sulla spalla con fare confidenziale ed amichevole – e, per quel che vale, è lo stesso per me.
Si scambiarono un sorriso complice, mentre le basi di una bella e solida amicizia sembravano ormai essersi formate fra loro, quando la terra iniziò a vomitare i loro compagni d'avventura. Ed il primo ad uscire fu proprio Thorin Scudodiquercia, la preziosa Fendiorchi stretta in pugno, il quale non mancò di notare quel gesto, pur non attardandosi più di un secondo a squadrare la strana coppia ferma a parlare in disparte.
Subito dopo Gandalf uscì alla luce del sole recando seco un'arma per mano, avvicinandosi per consegnare la più piccola a Bilbo.
– Questa è della tua misura – affermò, prima di rivolgere anche a Kat uno sguardo e due parole – Tu invece, pare che ti sia già servita da te – alludendo alla corta spada elfica che le pendeva al fianco sinistro.
Katla di rimando sfoggiò un sorrisetto sornione dei suoi.
– ..non posso accettarla – negò Bilbo, la daga elfica in mano, palesemente a disagio, riattirando lo sguardo accigliatosi dello stregone.
– Sono stati gli Elfi della Prima Era a farla – ribadì il Grigio, con un cipiglio da maestro – significa che diventa di colore blu quando ci sono orchi nelle vicinanze.
Con ancora quel mezzo sorriso a delinearle le labbra, Kat decise di rincarare la dose.
– Un dono provvidenziale, Mastro Baggins – e gli fece l'occhiolino, per non perdere la confidenza appena guadagnata nonostante il modo formale con cui l'aveva chiamato – ..e non sei obbligato ad usarla, accettandola. In fondo, basto già io a far venire i capelli bianchi ai nostri amici nani! – e ridacchiò della propria stessa ironia, riuscendo a strappare un nuovo sorrisetto incerto nello hobbit e uno sbuffetto divertito allo stregone.
– Va bene – capitolò il giovane hobbit, sospirando con una nota di rassegnazione – ..allora la terrò con me. Grazie, Gandalf.
L'Istar gli sorrise di rimando e annuì con un cenno a Katla, come a ringraziarla, quindi passò oltre.
Lei e Bilbo tornarono a guardarsi ed a scambiarsi dei sorrisi fra il soddisfatto ed il sollevato, quando Oin, Gloin e Bofur riemersero dalle profondità della terra con casse e barilotti di vivande.
– Guardate cos'abbiamo trovato in fondo alla grotta! – esclamò il nano dall'ampio cappello, attirando l'attenzione dei presenti.
Con la medesima soddisfazione a delineare le loro espressioni, Oin e Gloin appoggiarono a terra le casse, aprendone il coperchio per metterne alla luce il contenuto. Avvicinatosi ad osservare, Thorin si chinò su di queste prima di sfoggiare un sorrisetto altrettanto vittorioso e battere una mano sulla spalla del più vicino.
– Ben fatto – si complimentò, prima di tornare a raddrizzarsi.
– Le abbiamo trovate oltre la porta di cui Bilbo ha recuperato la chiave – intervenne Oin – Ci sono birra, pancetta e formaggio e persino qualche uovo ancora intero.
Al ché Thorin annuì, tornando ad un'espressione un poco più riflessiva ma non meno soddisfatta.
– Portiamo queste cose alla fattoria: ritengo ci siamo meritati una colazione degna di questo nome.
I tre nani annuirono e ben presto tutti, dopo che l'ordine di Thorin di andare si fece sentire, presero ad avviarsi verso l'accampamento lasciato durante la notte. Tuttavia, Katla indugiò a seguire la Compagnia e quando Bilbo le rivolse uno sguardo interrogativo, lei abbozzò un mezzo sorrisetto, sfoggiando un'aria furbetta e cospiratrice.
– Non vieni? – le chiese lo hobbit.
– No, prima devo fare una cosa.. – gli rispose, prima di rassicurarlo – ..tu vai pure, io vi raggiungerò subito, vedrai!
E, seppur perplesso, il mezz'uomo annuì e si avviò, non mancando di voltarsi un'ultima volta ad osservare la ragazza che spariva nella direzione opposta.


Seppur nessuno di loro cantò o raccontò storie mentre la pancetta veniva rosolata a dovere ed il pane delle loro ormai scarse provviste distribuito di nano in nano, hobbit compreso, Thorin si rese conto che mancava qualcuno.
Passò in rassegna i presenti due volte con lo sguardo, prima di avvertire il disappunto mischiarsi alla confusione ed a un'irrequietezza crescente, e stava per saltar su e chiedere dove ella fosse finita quando Katla comparve sulla strada che costeggiava la boscaglia in groppa al suo pony.
– Che il cielo mi fulmini – gli tolse le parole di bocca Balin.
Dietro di lei, che conduceva la sua cavalcatura come meglio poteva senza sella né briglie, seguivano gli altri pony della Compagnia, gli stessi che Thorin credeva fossero andati perduti chissà dove, scappati troppo lontano per essere recuperati.
Il Principe dei nani si sollevò in piedi senza staccare lo sguardo dalla giovane donna, scorgendone l'ampio sorriso da ella sfoggiato, decisamente evidente su quel suo viso contornato di ciocche ribelli che ondeggiavano al ritmo dell'andatura tenuta dall'animale. Totalmente sorpreso, il nano tardò a muoversi, seguendola con lo sguardo mentre lei li raggiungeva e si fermava nel cortile dinanzi alle rovine della piccola fattoria, guardandoli con aria vittoriosa e fiera.
– Ta-dan! – esclamò, puntellandosi i fianchi con ambo le mani strette a pugno – Ho recuperato i nostri pony!
Il primo a reagire fu Kili, che scoppiò a ridere, ribattendo con un: – Lo vediamo, Piccola Furia! – a cui seguirono altre affermazioni simili insieme a commenti e domande su come avesse fatto.
Alcuni nani si avvicinarono ai rispettivi pony, ansiosi di reclamare le loro cavalcature, e persino Gandalf si accostò alla giovane ancora appollaiata sul suo piccolo cavallino nero, un sorriso benevolo sul volto barbuto.
– I miei complimenti, amica mia – la lodò – sei riuscita a risparmiarci una inutile e noiosa camminata attraverso le Terre Solitarie. Non è vero, Thorin?
Sentendosi interpellato e scorgendo l'occhiata in tralice carica di sottintesi dello stregone, Thorin lo ricambiò con uno sguardo penetrante di disappunto, prima di cedere.
– Sì, è vero – ammise, avanzando anche lui sul prato per accostarsi al pony della ragazza e spostare su di lei l'attenzione, mantenendo il proprio contegno abituale – Ben fatto.
E, per una volta, fu sincero con sé stesso e con lei, che sotto il suo sguardo arrossì in una maniera che gliela rese più bella di quanto già non fosse.
Perché era questo il reale pensiero di Thorin Scudodiquercia mentre la guardava, intento a fare i conti con la parte più orgogliosa e testarda di sé stesso. Quella parte che si rifiutava di vedere nella giovane donna che aveva di fronte la guerriera che poteva essere, giacché lui di femmine era poco pratico e di donne ancora meno. Tutto in lei lo affascinava e lo sorprendeva, continuamente, facendo crollare ogni giudizio o parere superficiale che il nano le riservava volta per volta.
La sera precedente l'aveva colpita duramente per darle una lezione sulla crudeltà del mondo, ma anche perché spinto dal bisogno di allontanarla da sé, di tenerla a distanza mentalmente, se non poteva farlo fisicamente più di quanto già non facesse. Perché lui era Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, Re sotto la Montagna, e lei una ragazza di un popolo lontano e completamente diverso.
Aveva tentato di intimidirne lo spirito, ma aveva fallito... e non se ne sentiva rammaricato nemmeno un po'.
Non poteva essere piegata o scoraggiata perché quel suo animo, dotato della stessa fiera caparbietà che animava il popolo dei Nani, rifulgeva in quei suoi occhi grigio-verdi con la medesima compatta solidità dell'acciaio.
– Grazie – replicò lei semplicemente, pur non riuscendo a nascondere una certa soddisfazione per il risultato ottenuto.
Sembrava in attesa di qualcos'altro, ma lui non le avrebbe concesso nulla di più ed inarcò un sopracciglio al notarne la strana staticità.
– Non scendi?
– Oh.. sì, sì certo – replicò Katla, con un leggero sussulto, come cadendo dalle nuvole.
Thorin la osservò non riuscendo a non abbozzare un mezzo sorrisetto divertito, sospettando di essere lui stesso la ragione del disagio e dell'improvvisa goffaggine d'ella. Si spostò un po' più indietro sul dorso dell'animale e scavalcandolo, saltò giù con un balzello, ma incespicò sul terreno irregolare ed il Principe di Erebor si allungò per riflesso verso di lei, ritrovandosela fra le braccia ancor prima di rendersi realmente conto di cosa era appena accaduto.
Kat, le mani saldamente aggrappate ai suoi avambracci, spalancò le palpebre con sorpresa e socchiuse le labbra in un'espressione che lasciò trapelare il suo turbamento, e lo stesso Thorin, altrettanto stupito, si ritrovò a sbarrare lo sguardo di diamante.
Bloccato da una nuova tensione che gli impediva di avvicinarla ulteriormente così come di lasciarla andare, il nano sondò quel suo viso dalla pelle chiara, indugiando in quell'iridi che tanto ai suoi occhi parevano particolari nel colore come nella limpidezza, e passarono invero pochi secondi, tanto intensi da apparire un'eternità ad entrambi, prima che Kat interrompesse il silenzio fra loro.
– ..scusa – mormorò, con voce sottile ed incerta.
L'erede di Durin strinse le labbra, tornando consapevole della realtà circostante e della sua stessa identità.
– Fa' attenzione – le rispose, non riuscendo comunque ad usare alcun rimprovero nella propria voce, prima di fare un passo indietro e sottrarsi alla sensazione di deja-vù che lo aveva assalito.
Vincendo la propria stessa riluttanza la lasciò andare e lei, annuendo, le gote rosse come due meline, indietreggiò di un passo a propria volta, ristabilendo una distanza più consona ed al contempo, per il nano, oltremodo fastidiosa.
Determinato a non dare ascolto a tali emozioni, Thorin si volse verso i compagni ancora sparpagliati per il prato, rivolgendosi a tutti con il consueto tono di capo e condottiero.
– Dato che abbiamo di nuovo i nostri pony, ripartiremo a mezzogiorno – e già prese ad avviarsi verso il fuoco ed i pochi lì riuniti, prima di esclamare imperioso: – E, Bombur.. tocca quelle uova e te la farai a piedi da qui ai Monti Nebbiosi!


Impiegarono altri due giorni ad attraversare le Terre Solitarie, durante i quali l'abituale chiacchericcio che fino a quel momento aveva animato la Compagnia venne meno. Ognuno dei suoi appartenenti aveva iniziato ad avvertire la tensione nell'aria e la percezione di un pericolo più vicino di quanto si sarebbero augurati, così la marcia proseguì più silenziosa e persino Katla non canticchiò nemmeno una nota a mezza-voce.
Procedeva in coda al gruppo, accompagnando Bilbo e scambiando con lui soltanto qualche parola, più per noia che per vera propensione ad infrangere il silenzio che li avvolgeva. Persino durante l'ora dei pasti le cose non migliorarono, giacché le vettovaglie non erano più così abbondanti a causa delle piogge che avevano inzuppato i loro bagagli, e gli unici a cibarsi a sazietà furono ben presto soltanto i pony.
Comunque, durante ogni momento libero, la ragazza s'addestrava con la sua nuova piccola spada elfica e persino Bilbo aveva preso parte alla cosa, col pretesto di ammazzare il tempo ed ignorare i borbottii del suo piccolo e capiente stomaco hobbit.
Fu la mattina del terzo giorno che, quando ancora stavano caricando i pony per riprendere il cammino, Kat si ritrovò abbastanza vicina da ascoltare la discussione in corso fra Thorin e Gandalf, discosti dal resto della Compagnia.
– ..non lascerò avvicinare elfo alcuno alla mappa che mi è stata tramandata da mio padre – stava affermando con palese irritazione il nano, impuntandosi contro lo stregone, che di rimando ricambiò il suo sguardo truce con uno altrettanto contrariato.
– Ma Re Elrond conosce molte cose e senz'altro potrà dirci ciò che noi ancora ignoriamo.
– Qualcun altro nella Terra di Mezzo saprà farlo.
– Thorin, ti prego di ripensarci. Non siamo lontani dalla Valle di Imladris, se solo..
– La decisione è presa – ribadì, inflessibile, Thorin – Non cercherò l'aiuto degli Elfi.
I due rimasero tesi a fronteggiarsi per una manciata di secondi, poi lo stregone, sbuffando come una ciminiera, diede le spalle al nano e si avviò a grandi passi verso il suo cavallo bianco. Passando accanto a Kat, lei colse l'occhiata frustrata che le rivolse ed allora serrò le labbra in una smorfia piatta e tesa, prima di tornare a volgere gli occhi sul capo della Compagnia.
Il Principe dei Nani stava montando in sella in quel momento e, dopo essersi sistemato sul suo pony, diede secco l'ordine di rimettersi in viaggio; e la ragazza si ritrovò a chiedersi se fosse il caso di mettere da parte le proprie insicurezze e provare a parlargli. Era evidente che le cose stavano prendendo una piega a lei ignota, giacché Radagast il Bruno ancora non si era visto e le alte vette delle Montagne Nebbiose erano ormai prossime di fronte a loro.
Esse si levavano verso il cielo scure, le pendici brulle e desolate, più di quanto ella stessa s'era aspettata fossero, giacché non vi erano più alberi a spezzarne la pendenza per lo più regolare dei fianchi. Kat era a conoscenza dell'esistenza di profondi crepacci a tagliare quei declivi, invisibili ed infidi ad occhio inesperto, per questo, quando finalmente uscirono dalle Terre Solitarie, si era aspettata che lo stregone grigio passasse avanti per guidarli, ma ciò non avvenne.
Era già metà mattina e l'ora della merenda, come aveva fatto notare un avvilito Bilbo, era già passata da un pezzo, quando Thorin diede l'inatteso ordine di fermarsi.
– Ma che succede? – domandò il mezz'uomo, cercando di sporgersi sulla groppa del suo pony per lanciare uno sguardo avanti.
Katla, che allungò il collo per lo stesso motivo, scambiò un'occhiata con l'amico.
– Non saprei...
Dal suo punto di vista non riusciva a vedere molto: il pendio brullo pareva continuare imperterrito la sua ascesa verso la vetta e nei dintorni ella non scorse alcun indizio su un pericolo imminente. Poco dopo però, appena Thorin fece deviare la Compagnia dal percorso fino a quel momento intrapreso annunciando che dovevano tornare indietro, ella venne colpita da un sospetto che le venne poi confermato da un'occhiata di Gandalf stesso, che eppure rimase trincerato dietro ad un silenzio offeso.
Allora, mordendosi il labbro inferiore con gli incisivi, Kat tornò a cercare Thorin con lo sguardo e prese la sua decisione. Spronò Niki ad accelerare il passo ad un trotto più sostenuto e superò la colonna di nani fino ad arrivare in testa, passando oltre persino Fili e Kili, i cui sguardi sorpresi e perplessi le si puntarono addosso come dardi di cerbottana. Lei, ignorando il peso di quegli occhi sulla propria schiena, si accostò al pony di Thorin e ne sostenne lo sguardo color ghiaccio non appena esso si posò su di lei, tradendo sorpresa e perplessità, ma anche un pizzico di contrarietà.
– Sei certo che sia questa, la strada giusta? – gli chiese, cercando di celare il proprio nervosismo.
Parlargli, da quando gli era inciampata fra le braccia, era divenuto ancor più difficile, ma sapeva di doversi far passare l'imbarazzo se voleva andare avanti in quell'avventura.
Thorin, come da programma, parve non gradire la sua domanda, ma si guardò bene dal farglielo presente e, tornando ad osservare la via di fronte a loro, le rispose: – Il sentiero fra queste montagne è più insidioso di quanto sperassi, ma ci basterà continuare verso Est e giungeremo alla sua fine.
La sincerità insita in quelle parole colpì Katla e la indusse a proseguire nel proprio intento.
– Gandalf conosce la via e sa' orientarsi bene fra queste pendici – gli fece notare, piuttosto diplomaticamente, tenendo gli occhi chiari fissi sul profilo del nano.
L'espressione seria in cui era atteggiato gli donava risolutezza, ma c'era qualcosa in lei che reclamava la vista di uno di quei suoi rari ed inattesi sorrisi e le fu difficile restare concentrata sul presente. Ci pensò l'occhiata di sbieco di Thorin a trattenerla, comunque.
– Se non ricordo male, anche tu hai affermato di saper orizzontarti piuttosto bene – ribatté.
– Be', sì.. è vero – ammise, presa in contropiede da quell'osservazione, prima di tentare con una nuova agitazione interiore di rimediare – ma non ho mai percorso queste terre e, sebbene conosca la regione grazie alle mappe che ho studiato e consultato in precedenza, converrai con me che il calcare queste vie in prima persona è una cosa ben diversa.
Il nano al suo fianco, pur insoddisfatto, parve doverlo riconoscere a propria volta, perché esternò un mugugno d'assenso. Così Kat, rianimandosi un poco grazie all'opinione concorde di lui, abbozzò un mezzo sorriso incoraggiante in sua direzione.
– Lascia che sia lo stregone a farci strada – tentò quindi di convincerlo ancora una volta – ..il nostro viaggio è ancora lungo e non possiamo permetterci di perderci fra queste gole, o peggio.
Nel breve silenzio che seguì non scorse alcun mutamento sul volto di Thorin, il quale perdurò a cavalcare con quell'aria inflessibile e seria che tanto gli era propria, finché finalmente non tornò a volgere il suo sguardo penetrante su di lei.
– Non posso ribattere a tanta ragionevolezza... – affermò con pacatezza ed una nota di arrendevolezza, sorprendendola nuovamente – Hai ragione: non possiamo permetterci di cadere in uno dei crepacci che tagliano le pendici di queste montagne.
Quando, poco dopo, Thorin chiamò Gandalf, Kat avvertì in petto una sensazione di contentezza ed orgoglio che le fecero battere più forte il cuore e furono la causa di un ampio sorriso che le si aprì in volto. Il suo entusiasmo non venne del tutto ignorato, perché per un solo istante ella credette di vedere un lievissimo mezzo sorriso increspare le labbra del nano, prima che lo stregone grigio trottasse rapido accanto a loro per prendere il posto che gli spettava. Bastò quel vago accenno da parte del principe nanico a farle sfarfallare il cuore nel petto e, quando l'istante seguente Gandalf le passò accanto, il sorrisetto che le rivolse sotto i baffi era carico di soddisfazione e compiacimento.
Da quel momento in poi la Compagnia procedette con più accortezza sotto l'attenta guida dello stregone, il quale di tanto in tanto doveva fermarsi per cercare le pietre bianche che segnavano il sentiero. Avevano appena superato l'ennesima gola che, infida e ripida, si era parata loro innanzi, quando il pony montato da Kat iniziò a sbuffare e scalpitare, rendendole improvvisamente molto più arduo il proseguimento. Con uno sguardo in tralice ella si accorse che anche Thorin, cui era rimasta a procedere silenziosamente al fianco, aveva qualche problema con la sua cavalcatura.
Poi un ululato si levò nel vento, facendo accapponare la pelle alla ragazza e portando il capo della Compagnia a tirare a sé le briglie mentre voltava di scatto la testa nella direzione da cui quel suono lugubre era sopraggiunto.
– Mannari! – esclamò con decisione Thorin, avvisando tutti del pericolo.
– Correte! – esclamò altrettanto imperioso Gandalf, spronando il suo cavallo al galoppo.
Gli altri non se lo fecero ripetere e lo imitarono, lanciando al galoppo le loro cavalcature sull'erba secca. Kat, col cuore in gola, si ritrovò a lottare per non venire sbalzata di sella e, grazie al cielo, il suo pony sembrava del tutto intenzionato a seguire quello di Thorin, mantenendosi in formazione in quella fuga a rotta di collo.
La paura le attanagliò lo stomaco con forza quando, il respiro corto, deviò lo sguardo verso la propria destra e, fra le rocce, scorse la scura sagoma di uno degli orchi in groppa ad un Mannaro Selvaggio al loro inseguimento. Li avevano già raggiunti.
– Thorin! – chiamò, in avvertimento, ed il nano davanti a lei si voltò a cercarla con lo sguardo, pur restando proteso sopra il dorso del suo pony.
Bastò questo perché cogliesse il messaggio.
– Non fermatevi! – urlò, continuando a spronare la propria cavalcatura.
Fu a quel punto che un grido nel vento giunse dalle loro spalle e Kat riconobbe in esso la voce di Bilbo, il cui pony era appena stato centrato da una freccia. La ragazza, il cui respiro le si era già fermato in gola, si voltò appena in tempo per vedere il piccolo hobbit venire sbalzato via di sella mentre il suo animale crollava a terra ed agì d'istinto, tirando violentemente a sé le briglie di Niki.
– Bilbo! – urlò trafelata, attirando l'attenzione di Gandalf e dei nani.
Cercando di aver ragione del proprio pony recalcitrante, Katla si lanciò verso il loro scassinatore mentre il resto della Compagnia prorompeva in grida di richiamo ed esclamazioni concitate. L'aveva ormai quasi raggiunto e s'era già sporta sulla sella, pronta ad allungare la mano per afferrarlo al volo, quando un Mannaro Selvaggio balzò da dietro il più vicino sperone di roccia e si avventò contro il suo pony, l'orco sulla sua groppa che strideva d'esultanza e malignità. Kat si ritrovò senza neanche rendersene conto a terra, rotolando nella polvere mentre il suo povero piccolo cavallino dal manto morello cadeva sotto le zanne della bestia, e non seppe mai quale fortuna le fece evitare la letale lama della orribile creatura che lo cavalcava.
L'impatto col suolo le tolse il respiro e, boccheggiando, quando aprì atterrita gli occhi chiari e constatò di essere ancora viva, vide le figure di Gloin, Oin e Dwalin lanciarsi sul nemico che l'aveva assalita, mentre una freccia ben piazzata, probabilmente da Kili, centrava il mannaro dritto in un occhio, facendolo crollare a terra con un guaito animalesco. Un'ombra la sovrastò quindi, ed una mano salda la sollevò di peso, strappandole un gridolino prima che si rendesse conto che era stato nient'altri che Thorin a rimetterla in piedi.
– Sguaina la spada! – le ordinò con foga, la voce talmente alta da sovrastare tutte le altre, prima di voltarsi a fronteggiare un altro orco in carica – Udâmai, ifrid ib-bekar![1]
Al comando del loro zio, Fili e Kili le furono subito accanto e deviarono all'ultimo una freccia vagante che stava per colpirla, mentre il principe nanico scattava per affondare la lucente Orcrist nel ventre di uno dei loro nemici. Con le orecchie colme del clangore della battaglia ormai in corso, Kat, cercando di mantenere il panico che l'aveva assalita sotto controllo, fece come le era stato detto ed al contempo cercò con lo sguardo il mezz'uomo.
In pochi secondi se lo trovò al fianco, malconcio ed impolverato, ma vivo ed altrettanto allarmato, mentre il resto della Compagnia, abbandonati i pony, si raccoglieva intorno a loro. Di Gandalf, si rese conto la ragazza osservando le massicce figure dei nani che le facevano da scudo, non sembrava esservi più traccia.
– Dov'è Gandalf? – risuonò incrinata la voce di Ori, esprimendo la sua stessa preoccupazione.
– Ci ha abbandonato – rispose qualcun altro amaramente, forse la voce di Nori, mentre tutti indietreggiavano verso uno dei massi più grossi dei paraggi per avere un fianco riparato.
L'orco più prossimo, a cavallo del suo mannaro ringhiante, avanzò minaccioso verso di loro e quando il sasso scagliato da Ori lo colpì sul muso, quello non fece una piega. Kat, a quella vista, gli occhi spalcanti e l'arma in pugno, deglutì ma tentò di controllare i propri nervi, ignorando la vocetta nella sua testa che le ripeteva che sarebbe morta. Ora che se li ritrovava davanti, gli orchi erano ancor più terrificanti di quanto si sarebbe aspettata, con quella pelle grigiastra e le zanne esposte alla vista. I loro lineamenti non erano così deformi come erano stati rappresentati nel suo mondo, ma incutevano altrettanto timore, arcigni e solcati da espressioni malevole, e vivere quell'esperienza in prima persona era senz'altro diverso dal guardarla dall'esterno.
– Mantenete le posizioni! – li esortò di nuovo la voce di Thorin, risuonando alta sopra i ringhi che riempivano l'aria circostante.
I nemici li stavano rapidamente circondando, si rese conto la ragazza, stringendo con tutta la forza che aveva l'impugnatura della propria lama. Era il momento di lottare, non di farsi prendere dal panico e soccombere, si disse, e si era appena ripromessa di dare mostra di tutto il coraggio che aveva, quando il cappello a punta dello stregone grigio fece capolino da un anfratto fra le rocce alle loro spalle.
– Da questa parte, sciocchi! – se ne uscì, levando il suo bastone per aria.
Quindi scomparve e tutti i nani, già voltatisi a guardarlo con tanto d'occhi, si lanciarono verso le pietre ed il varco insito fra queste. Il primo a raggiungere il riparo fu Bilbo, dietro al quale seguirono Bofur, Ori, Nori, Dori e Oin. Kat indugiò un solo secondo, scoccando uno sguardo ansioso a Thorin che si stava attardando per consentire loro un minimo di copertura, ma tanto bastò perché due paia di mani la sollevassero di peso e la lanciassero all'interno del passaggio.
Rotolando sul pietrisco, la giovane ignorò i graffi e le contusioni, prima di rimettersi in piedi e voltarsi di scatto, in attesa degli ultimi rimasti. Subito Fili e Kili la raggiunsero, rivelandosi gli artefici del suo piccolo volo, ma ella non provò alcun risentimento o desiderio di rimostranza verso i discendenti della Stirpe di Durin, l'animo stretto dall'ansia mentre i nani rimasti si precipitavano al riparo.
Dov'era Thorin?
Un guaito ed un tonfo anticiparono la comparsa del capo della Compagnia, il quale scivolò dentro con un unico balzo, la Fendiorchi sporca di sange nero in una mano e l'ascia nanica nell'altra, facendole così ritrovare il respiro fino a quel momento trattenuto.
Quindi il suono di un corno si levò limpido nell'aria, all'esterno del solco scavato nella roccia dalle intemperie, ed i nani tacquero, prestando orecchio ai rumori della battaglia che sembrava stesse avvenendo in superficie.
– Non vedo dove porta questo percorso – giunse la voce di Dwalin un paio di istanti più tardi, dall'altra estremità del passaggio fra le rocce – ..lo seguiamo o no?
Voltandosi tutti in sua direzione, neanche attesero l'assenso del loro capo per avviarsi in tutta fretta dietro al nano dal capo tatuato. Quando gli occhi di Kat e Thorin si incrociarono, quello le fece cenno di procedere e lei si incamminò dietro agli altri nani, cercando di controllare l'affanno del proprio respiro mentre imboccava la stretta gola che serpeggiava fra le solide pareti di pietra.
Il cuore le batté all'impazzata, colmandole le orecchie e distraendola dallo scalpiccio dei passi di chi la anticipava e di coloro che la seguivano, facendola sprofondare nella tempesta che aveva assalito la sua mente sottoforma di pensieri sconnessi ed immagini di ciò che era appena avvenuto. Tutto era accaduto troppo in fretta perché ella avesse avuto il tempo elaborare, ed ora che era spinta ad avanzare senza un lamento soltanto grazie alla necessità di tener salva la vita, la sua testa era nel caos più totale.
Un caos che si placò soltanto quando, guadagnato finalmente l'esterno, si fermò insieme ai suoi compagni ad osservare meravigliata la Valle Nascosta che verdeggiante si dischiuse dinanzi a loro, illuminata dalla calda luce del tramonto.
E, in quella nuova quiete, l'Ultima Casa Accogliente di Re Elrond le parve lo spettacolo più bello che avesse mai visto.



continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
[*] = facendovi click con il mouse aprono il link al video cui il testo fa riferimento (musiche, canzoni, ecc).


» Note:
1. "Udâmai, ifrid ib-bekar!" = "Compagni, preparate le armi!" in lingua khuzdul.

   
 
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