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Autore: Suzerain    09/08/2020    0 recensioni
[Storia partecipante alla "Corsa delle 24 ore, VIII edizione" indetta dal forum La Torre di Carta]
Persino nella penombra, ha l’impressione che quell'ambrato sia in grado di guardargli dentro.
{128 parole}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Un'ultima volta, il cielo.
Autrice: Suzerain.
Ambientazione: Caeles – parte prima.
Personaggi: Neriah De Rouvroy, Rilas Herschel.
Prompt: #49. Voglio guardare il cielo.
Desclaimer L'universo di Caeles è proprietà intellettuale mia e di lorentzade, e così i suoi personaggi e le situazioni narratevi.
Note dell'autrice: Questa è invero una scena particolarmente importante della storia, per cui dovrei picchiarmi per averla scritta sottoforma di drabble scemotta (...). Ovviamente, ci si auspica che quando arriverà il momento di scrivere più seriamente questa scena all'interno della storia vera e propria, non avrò il contaparole a limitarmi (non avete la benché minima idea di quanto abbia tagliato, perché pur tenendomi stretta con le descrizioni era venuta una cosa immensa /ride)  <3 
Ad ogni modo, non mi era mai capitato di scrivere qualcosa di originale per la Corsa, e ci tenevo a farlo, anche e soprattutto visto quanto il prompt in questione fosse perfetto. Spero che si capisca comunque qualcosina... ? Almeno la depressione di Neriah, suvvia (...).


Non dovrebbe sorridere così – glielo dice, con rabbia. Non è giusto finisca così  lo ribadisce, Neriah, prendendogli le mani nelle proprie, guardandolo negli occhi. Persino nella penombra, ha l’impressione che quell'ambrato sia in grado di guardargli dentro. Con tutta probabilità lo fa; perché nel sorridere, Rilas solo l’abbraccia e fa appoggiare contro di lui.
Ha la voce ferma. Gli ripete che non c’è altro modo
– chiede di non serbare rancore, poiché persino placare le ire d’un popolo stanco è dovere d’un re. 
«… Non c’è davvero niente che vuoi?» 
Lui esita.
«Vorrei guardare il cielo. Fallo con me.»
Seggono sulla panchina d’una cella che non gli si addice, lo sguardo verso quell’unico spiraglio. 
Per la prima volta, prova dopo tanto tempo il desiderio di piangere.
   
 
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