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Autore: Luine    16/08/2009    7 recensioni
La strega dell'oscurità guardò di nuovo là, dove vi era stato seduto Riven... lo Specialista continuava a fissare quel pacchetto orrendo regalatogli da Stella. Un San Valentino come tanti da festeggiare per le Winx. Tutto sembra normale, ma cosa succede se le Trix sono in libertà vigilata? E se una di loro usasse un Riven pieno di dubbi per arrivare al proprio scopo?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9


«Niente da fare!» questo il pronostico di uno sconsolato Timmy, che si accasciò sulla sedia, pronto a mollare.

«Non facciamoci prendere dal panico!» esclamò Tecna, però, continuando a digitare velocemente sulla tastiera di un computer secondario. «Mi è venuta un'idea per amplificare il segnale del localizzatore Alfa. Sono sicura che il cellulare di Riven risponderà se le onde Gamma saranno più alte!»

Timmy ci pensò su un attimo. «Sì...» ammise, infine, rimettendosi seduto composto ad una velocità supersonica, improvvisamente elettrizzato. «Potrebbe funzionare! Tecna, ti amo!»

Sul volto della fata della Tecnologia apparve un mezzo sorriso imbarazzato, ma ciò non la distolse dal suo lavoro. Continuò a lavorare, disturbata soltanto dall'incessante chiacchiericcio di Stella che, seduta sulle ginocchia del suo fidanzato, continuava a raccontargli chissà cosa ad un volume di voce basso ed inspiegabilmente eccitato.

Il povero Sky, invece, rimaneva seduto, in fondo alla navetta, a gambe e braccia incrociate ad aspettare che accadesse qualcosa.

«Sono stanco di aspettare!» confidò a Nabu, che era seduto al suo fianco. «Vorrei poter far qualcosa per ritrovare Riven, ma siamo impotenti e l'unica traccia che abbiamo non porta da nessuna parte!»

«Non disperare!» esclamò il mago di Andros, con un sorriso rassicurante. «Dobbiamo avere fiducia in Timmy e Tecna!»

Sky rispose con un mezzo sorriso, ma non era incoraggiato. «Già, non c'è altro da fare!» sospirò. Poi il suo sguardo cadde di nuovo su Brandon e Stella. «Vorrei essere spensierato come loro!»

«E io vorrei che tutto fosse finito per poter stare un po' solo con Aisha!»

I due sospirarono all'unisono. E proprio mentre lo facevano, le porte della navicella spaziale si aprirono e dentro piombò una affaticata Musa, gridando: «Riven? Cosa sapete di lui? Dov'è? Come sta?»

Sky e Nabu si alzarono in piedi, Tecna e Timmy, che stavano confabulando tra loro, voltarono le loro teste verso di lei, curiosi. Brandon e Stella distolsero la propria attenzione l'uno dall'altra per guardare con un certo disappunto colei che aveva interrotto il loro tubare.

«Ma che c'è?» volle sapere lei.

«Dov'è Riven?» ripeté Musa, senza guardare nessuno in particolare. Un secondo dopo, apparvero anche le altre due Winx che le erano corse dietro, ma nessuna delle due fece segno di aver riconosciuto il proprio ragazzo.

«Ecco...» Timmy guardò a terra, a disagio. «Lo stiamo cercando.»

«Perché? Cos'è successo?»

Stella parlò, confusa: «E' scomparso!» esclamò. «Però è strano...» continuò, portandosi una mano sotto al mento, seguendo un filo logico tutto suo.

«Cosa?» chiese Musa, tesa.

«Riven avrebbe dovuto chiamarti ieri sera... credevo che l'avremmo trovato qui con te, ma poi ho scoperto che nessuno l'ha visto!»

«Avrebbe dovuto essere con me?» ripeté la fata della musica, che ormai non ci capiva più niente.

«Beh, sì dato che...» Stella era sempre più confusa. Tutti guardavano lei e nessuno capiva.

«Dato che...?» la spronò Aisha, che poteva benissimo capire la tensione di Musa.

Stella sbuffò. «Doveva essere una sorpresa!» esclamò, in tono lamentoso.

«Stella, non è il momento per le sorprese!» la rimproverò Bloom. «Dai parla!»

La fata del Sole e della Luna sospirò e guardò Musa. «Ieri, quando ti ho visto quel completino in mano, te l'ho preso. Non è che mi piacesse, che sia ben chiaro, ma l'ho comprato lo stesso! Non abbiamo di certo gli stessi gusti. Dopotutto, tra noi sei, solo io ho la giusta classe!»

Musa sentì la rabbia crescere. «E cosa me ne importerebbe?» sbottò, stringendo i pugni e trattenendosi per non dargliene uno in testa. «Cosa c'entra con Riven?»

«Ehi, è importante!» replicò Stella, offesa. «L'ho comprato, dicevo. Ero d'accordo con Flora per farti allontanare dal negozio, una volta che avessi trovato qualcosa di tuo gradimento. E, quando te ne sei andata, mi hai fatto un enorme favore, così mi sono diretta alla cassa, mi sono fatta fare un pacchettino, poi ho chiamato Riven perché venisse a prenderlo. Poi ci siamo lasciati, quindi... immagino che, se Darcy ha fatto qualcosa, l'ha fatta prima che lui potesse chiamarti!»

A Musa si seccò la gola: Riven le stava facendo una sorpresa, una meravigliosa sorpresa di San Valentino! I rimorsi continuavano a salire: ecco perché non le aveva risposto, ecco spiegato il perché di molti suoi comportamenti. Ma Aisha le aveva detto che Helia aveva lasciato perdere la sorpresa per Flora per andare a salvarla, mentre Riven... sì, a questo punto non c'erano più dubbi: gli era sicuramente successo qualcosa.

«Io... io devo andare!» mormorò.

Sicuramente Darcy l'aveva catturato per mettere in trappola lei. Musa ne aveva la certezza perché, altrimenti, Riven sarebbe corso insieme a Helia ad Alfea.

Non disse altro, scattò fuori dalla navetta in direzione della scuola, veloce come il vento. Doveva parlare con Icy e Stormy. Doveva far confessare loro dove si trovasse Darcy. Solo così avrebbe trovato Riven.

Quella strega aveva sempre avuto una particolare predilezione per lui: l'aveva ingannato due anni prima e attirato dalla sua parte; adesso poteva voler colpire lui per far del male a lei, alle Winx e all'intera Fonterossa. Non le interessava se era una trappola. Sentiva solo che doveva salvare il suo ragazzo.

Gli alberi e le piante che la intralciavano non erano un problema: schivava gli alberi, saltava le piante e le radici e, qualche volta, cadde, strappandosi i pantaloni in più punti. Ma erano problemi senza alcuna importanza.

Sembrava che la distanza dai cancelli di Alfea si fosse allungata e che non riuscisse a coprirla nemmeno correndo più forte.

La milza le faceva male, il respiro le si era quasi mozzato. Quando cominciò a distinguere i cancelli della scuola, si chiese perché mai gli Specialisti avessero dovuto parcheggiare nella foresta invece che nell'enorme parco, dove stava la seconda navetta. Fece uno scatto, anche se cominciava a mancarle aria nei polmoni. Non vide niente: aveva un solo obiettivo ed era entrare nel cortile.

Arrivò. Anche l'aprirsi del cancello le sembrò più lento del solito: le stava facendo perdere del tempo prezioso. Cercò la navetta di Fonterossa con lo sguardo.

Quando la vide, corse verso di essa, si diresse all'entrata, ignorando gli sguardi interdetti dei Templari che ne erano a guardia, ma non poté fare lo stesso con le loro grandi mani che, improvvisamente, le si strinsero attorno alle braccia.

«Lasciatemi!» gridava, divincolandosi furiosamente. «Devo parlare con le streghe! Lasciatemi!»

«Non puoi entrare!» disse uno dei due. «Solo la Preside e gli Specialisti possono...»

«Ma io devo entrare! Devo parlare con le streghe!» gridò ancora Musa. «Lasciatemi subito oppure...»

«Basta!» gridò una voce autoritaria all'interno. La preside Faragonda fece la sua lenta comparsa e, Musa e i Templari, nel sentirla, smisero di lottare. La ragazza smise di scalciare, ma guardò la preside con uno sguardo battagliero; nei suoi occhi brillavano fiamme cariche di rabbia nei confronti delle streghe, le sue guance erano rosse e la sua fronte imperlata di sudore. «Che è successo?» domandò la preside, preoccupata. «Perché urli così, Musa?»

«Riven! Darcy è con Riven! Devo sapere dove si trovano!» lo disse a voce molto alta, velocemente, anche se aveva ancora il fiato corto. Anche le Trix avevano sentito e la fata le sentì ridere in modo sgradevole, tanto che il suo stomaco si contrasse per il terrore.

A un cenno di Faragonda, i Templari lasciarono andare la fata della musica che entrò nella navetta e si fiondò dalle due streghe legate e imprigionate dietro delle sbarre magiche. Al polso avevano un braccialetto verde smeraldo che bloccava i loro poteri. Ma, per quanto fossero impotenti, sui loro volti, in quanto a tracotanza, sembrava che fossero quelle con il coltello dalla parte del manico.

«Che c'è, fatina? Hai perso il tuo ragazzo?» ridacchiò, maligna, Icy.

«Dov'è Darcy?»

«Non lo so!» sbuffò Stormy, i cui capelli erano più ricci del solito e gli occhi esprimevano una rabbia incontenibile. «Darcy mi aveva detto di dirti che erano insieme nel caso fossi riuscita a sconfiggermi, ma, dato che lo sai già... come informazione è un po' inutile!»

«Dove?» replicò Musa, con maggiore veemenza, ignorandola, mentre il suo cuore scalpitava talmente furioso che sembrava volersi staccare dal suo petto.

«Non lo sappiamo! E, anche se lo sapessimo, non verremmo certo a dirlo a te, no?» replicò Icy, stringendosi nelle spalle.

Musa si avvicinò alle sbarre, con fare minaccioso. «Che cosa ha fatto a Riven? Voi lo sapete: vi dite sempre tutto! E, dato che ti ha detto di dirmi che sono insieme, ti ha anche detto dove si trovano!»

«Non l'ha fatto!» replicò Stormy, stringendosi nelle spalle, girando la testa da un lato.

«Stavolta ognuna ha fatto di testa sua!» continuò la strega del ghiaccio, seduta scompostamente a terra e fissando la fata con un ghigno cattivo. «Non che mi dispiaccia che il tuo ragazzo abbia tirato le cuoia. Era solo un povero stupido che si lasciava manipolare dalla prima donna che vedeva! Basta che abbia un bel paio di gambe e degli occhioni da...»

«Fata?» azzardò Stormy.

«Intendevo un'altra cosa, sorellina, ma lasciamo perdere!» Icy si voltò un secondo verso la sorella, poi tornò a guardare Musa. «Dicevo, il tuo ragazzo era uno stupido, che si vestiva da cafone e che...»

«Ora basta con questa storia!» gridò la fata, indispettita e indicibilmente fuori di sé. «Va bene! Ho capito: troverò un modo per trovarli da sola!»

Si voltò e se ne andò come era arrivata, scornata e frustrata. Cercò di ignorare più che poteva la risata malvagia della strega del ghiaccio. Ma era ancora al punto di partenza. Non sapeva dove era Riven e, se non avesse fatto qualcosa e subito, non l'avrebbe mai trovato.

Un brivido di terrore le corse lungo la schiena, mentre una vocina maligna nella sua mente le diceva: “E se Icy avesse davvero ragione e Riven fosse morto?”. Si dette uno schiaffo: Riven era vivo; da qualche parte, ma vivo. Lei lo sentiva.

Il suo cuore lo sapeva.

Camminò per il giardino di Alfea, vide Flora ed Helia entrare dal cancello, lui che sorreggeva lei. Musa distolse lo sguardo: quella vista rischiava di farle ancora più male.

«Ehi, Musa!» a chiamarla era stata una ragazzina coi capelli color ghiaccio e la stava salutando con foga, gli occhi che brillavano di gioia. Musa avrebbe tanto voluto essere al suo posto, felice, così dannatamente senza problemi.

«Ciao...» disse, titubante: non ricordava il suo nome e, davvero, non aveva voglia di intavolare una conversazione. Ma quella non l'aveva capito: si era fiondata su di lei e l'aveva abbracciata, come se fossero state amiche da sempre. «Grazie, Musa! Mi hai salvata!» si staccò e le sorrise, ammirata. «Mi chiamo Aria! Quando sarò al terzo anno, vorrò essere una perfetta fata dei Venti, ma... ancora sono alle prime armi...»

«Capisco...» mormorò Musa, tenendo gli occhi bassi.

«Qualcosa non va?» domandò Aria, preoccupata. Giunse le mani e continuò: «Se posso fare qualcosa... non esitare a dirmelo! Sono in debito con te e farò qualsiasi cosa!»

Musa sorrise di fronte all'entusiasmo di quella ragazzina del primo anno. Le posò una mano sulla spalla e la guardò negli occhi.

«Sei molto gentile, piccola Aria, ma...» sospirò. «Non c'è niente che tu possa fare. A meno che...» ma non continuò: non vedeva perché oberare anche una ragazzina del peso nel suo cuore. Non ne aveva parlato con le sue amiche; perché aprirsi con una fata sconosciuta?

«A meno che?» la incalzò, però, quella fata.

Musa cedette, soprattutto per via dello sguardo speranzoso che le stava rivolgendo. «A meno che tu non possa dirmi un modo per arrivare al mio ragazzo, Riven.» fece scivolare la mano dalla sua spalla. «Sai, è...» deglutì, ma non bastò a sciogliere il nodo che si era formato alla bocca del suo stomaco. «E'... è scomparso.»

Gli occhi di Aria si sgranarono dallo stupore e lei si posò le mani sulle guance. «E' sparito? E com'è successo? Chi è stato?»

«Le Trix.» era l'unica domanda a cui era in grado di rispondere. Aveva voglia di piangere, ma si trattenne.

«Io...» la giovane fata abbassò lo sguardo. «vorrei aiutarti... mi viene solo un suggerimento, ma...» l'attenzione di Musa si concentrò davvero su Aria: poteva avere una soluzione. Per quanto stupida avesse potuto essere, sarebbe stato qualcosa a cui lei non aveva minimamente pensato. «Ecco...» Aria arrossì. «Puoi chiedere alla Pixie delle Chiavi... oppure... è...»

La Pixie delle Chiavi? Musa si batté una mano sulla fronte, dandosi mentalmente della stupida: Lockette! Ma certo! Chi meglio di lei per ritrovare Riven? La piccola Pixie di Bloom, sicuramente, avrebbe potuto aiutarla!

C'era solo un problema. Musa si guardò attorno, cercandola e sperando di trovarla in mezzo alle studentesse che stavano festeggiando l'ennesima liberazione di Alfea dall'assedio delle Trix.

«Musa!» la voce di Flora la fece sussultare e voltare verso il punto da cui essa proveniva. La fata dei fiori era in piedi e si stava reggendo da sola, davanti ad un apprensivo Helia. «Che succede?»

«Sto cercando Lockette!» tagliò corto.

«Lockette?» domandò Flora, perplessa.

«Ti sono stata d'aiuto davvero?» mormorò con voce piccola Aria, incredula.

Musa la guardò, come se non si fosse ricordata solo in quel momento della sua esistenza. «Io... sì, credo di sì. Grazie, piccola Aria!»

«Ma che cosa...»

La fata della musica corse via e non stette ad ascoltare quello che Flora aveva avuto da dire: spiegare sarebbe stato troppo lungo e avrebbe perso solo un sacco di tempo, sottraendolo a Riven e facendone guadagnare a Darcy.

Quella strega avrebbe potuto essere dovunque, nell'universo di Magix.


***


Riven si risvegliò con un terribile mal di testa. Fece per portarsi una mano sulla fronte, per massaggiarla, e, straordinariamente, ce la fece. Stupito da questo, aprì gli occhi e guardò il proprio polso su cui stavano ancora i segni dei lacci che l'avevano tenuto legato.

Perché Darcy l'aveva liberato? Cosa era successo?

Decise che non aveva importanza: se era libero, qualcosa doveva essere accaduta. Forse gli Specialisti e le Winx erano riusciti a trovare Darcy e a catturarla, ma, in quel caso...

Riven si alzò in piedi, pensieroso: in quel caso, non avrebbero dovuto trovare anche lui? No, non l'avrebbero mai abbandonato, neanche quello sprovveduto di Brandon.

Si guardò intorno, cercando uno spiraglio in quelle pareti rocciose che lo circondavano: era in uno degli ultimi nascondigli di Valtor, così come gli aveva raccontato Darcy, oppure non più?

Si diresse verso quella che, ad istinto, scelse come via d'uscita.

Doveva tornare a Fonterossa, come prima cosa e poi dare l'allarme, come, stupidamente, non aveva fatto la sera prima.

Si era lasciato giocare da Darcy una seconda volta. Era caduta nella sua trappola facilmente, aiutato dalla propria maledetta indecisione.

Musa...

Chissà cos'avrebbe detto lei.

Riven si chiese se avesse dovuto raccontarle dei baci che aveva dato alla strega. L'avrebbe ferita soltanto.

«Dannazione!» gridò, digrignando i denti. Calciò via un ciottolo e continuò la sua solitaria camminata.

Era anche disarmato e questo lo portava ad essere più teso e vulnerabile.

Riven.

Quel sussurro lo fece sussultare e ruotare su se stesso, cercando chi avesse potuto chiamarlo. Ma non c'era nessuno sul livello della strada, né più in alto o più in basso.

Si disse di esserselo immaginato, ma tenne tese le orecchie comunque.

Riven.

Era sicuro. Aveva sentito qualcosa.

Riven, da questa parte!

«Chi sei?» chiese, a voce alta.

Riven, da questa parte!

«Dimmi chi sei!» insistette lui.

Riven.

Il sussurro si fece un po' più alto, ma rimase comunque tale.

«D'accordo.» tagliò corto lui. «Se proprio non vuoi dirmi chi sei, dovrò scoprirlo da solo!»

E, così dicendo, cominciò a correre nella direzione dalla quale credette che provenisse la voce. Avrebbe trovato colui – o colei – che tentava di giocargli un brutto tiro.

Ma tutto ciò che trovò fu un vicolo cieco, una specie di stanza circolare di pietra, al centro della quale galleggiava a mezz'aria una strana sfera di energia violacea.

«Ma che diavolo...»

La sfera di energia, come se l'avesse sentito, si avvicinò lentamente a lui.

L'ora è vicina. La vendetta sta per compiersi, sussurrò la voce.

Riven non capì il senso di quelle parole, preso com'era dall'osservare la sfera che, lentamente, cambiava forma, formando scintille dorate.

La sua mente cominciò ad annebbiarsi, era come se si fosse improvvisamente calato in un sogno. Allungò la mano sull'oggetto di energia che aveva preso il posto della sfera e la sua voce si unì a quella della sfera, per formare un sinistro e sibilante coro:

«L'ora è vicina. La vendetta sta per compiersi


***


Musa trovò Lockette in mezzo ad alcune studentesse del secondo anno che festeggiavano con un rumoroso girotondo. Stava partecipando anche Chatta, quando la fata della musica irruppe nell'allegro gruppetto e quasi rapì Lockette.

Dovette spiegarle più volte perché voleva il suo aiuto solo perché parlava troppo velocemente ed ansimando. Quando, finalmente, ci era riuscita, la Pixie delle Chiavi mostrò la propria preoccupazione:

«E se non dovessi riuscirci?»

«Andiamo, Lockette!» sbuffò Chatta. «Sei l'unica che può riuscirci!»

«E se dovessi sbagliare? Riven potrebbe...»

Chatta le lanciò un'occhiata di rimprovero. «Hai mai sbagliato?»

«Ma...»

«Vuoi dire che non mi vuoi aiutare a trovare Riven?» sbottò Musa. Ma cambiò atteggiamento, vedendo che la piccola fata si stava spaventando: «Ti prego, Lockette! Ti prego, sei davvero l'unica a cui posso rivolgermi: se Timmy ancora non c'è riuscito, dubito che potrà fare molto altro, ti prego! Si tratta di Riven.» Grosse lacrime cominciarono a rigarle il volto inevitabilmente. Non poté fare niente per fermarle, anche se così rischiava di mostrarsi ridicola e debole di fronte a tutte le fate di Alfea.

Lockette, a quella preghiera accorata, non poté non rispondere. Posò una mano sulla mano tesa di Musa e la guardò con dolcezza. «Non è che non voglio aiutarti, ma tu sei debole!»

«Io sono a posto!» tagliò corto Musa. «Io devo salvare Riven!»

Lockette si ritrovò con le spalle al muro. «D'accordo allora. Farò tutto il possibile!» promise.

Fu così che Lockette si mise davvero all'opera e lei e la Winx si librarono in volo.

«E le altre?» volle sapere Lockette, prima di partire verso la foresta di Selvafosca.

«Avverti le altre!» chiese Musa a Chatta, per evitare altri ripensamenti.

«Ma... è più sicuro se...»

«Non c'è tempo, adesso!»

Non si curò delle sue proteste delle due Pixie; costrinse Lockette a guidarla e nessuna delle due poté contraddirla.

Era vero: non si sentiva al massimo delle forze, soprattutto dopo aver richiamato il potere dell'Enchantix, ma non si sarebbe tirata indietro neanche se fosse stata in punto di morte. Per le persone che amava, avrebbe corso il rischio.

Volò a lungo rasente agli alberi. Più volte le si appannò la vista e fu costretta a rallentare, se non a fermarsi.

«Te l'avevo detto di...» provò Lockette.

«Andiamo!» tagliò corto Musa, scacciando la Pixie che provava ad avvicinarsi a lei. «Io sto benissimo!»

Lockette smise di provare a convincerla a tornare indietro, ma ogni tanto lanciava occhiate preoccupate in sua direzione, pronta a soccorrerla come poteva.

Musa, dal canto suo, tenne duro per non dare a vedere la propria debolezza: aveva quasi paura che la Pixie di Bloom potesse farle un brutto scherzo e portarla dalla parte opposta a quella in cui si trovava Riven, pur di salvarla.

Ma a Lockette non venne quest'idea, perché proprio Musa, guardando in basso, notò i capelli rossi del ragazzo spuntare da sotto una coltre di alberi, in una radura. La cosa che non andava, però, era la strana energia negativa che gli aleggiava intorno.

«Cosa può essere?» si chiese, planando cautamente: avrebbe rischiato di vomitare, se fosse scesa in picchiata. Lockette provò a richiamarla, ma Musa ignorò le sue premure e le chiese di rimanere nascosta e di vedetta, per quando sarebbero arrivate le altre. Perché Musa sapeva che sarebbero arrivate: il loro legame magico gliel'avrebbe detto.

Arrivò alle spalle di Riven, che si era voltato e si guardava intorno, quasi fosse stato spaesato.

Decise di palesarsi. Se avesse avuto qualche problema, avrebbe usato la polvere di fata per liberarlo, ma prima doveva scoprire quale fosse il problema per poter spezzare in tutta sicurezza l'incantesimo. «Riven?» lo chiamò. Il ragazzo si voltò di scatto.

Solo allora Musa si rese conto che, in mano, aveva una spada fatta di energia oscura.

Fece un passo indietro, preoccupata: quello sguardo carico di stupore non aveva senso. E neanche quello di cattiveria che sostituì il primo. Sentì un brivido correrle lungo la schiena ed era una sensazione per niente piacevole.

«R-riven, va tutto bene?» chiese, cauta. Nella sua voce ci fu una nota di spavento.

«Andrà meglio quando ti avrò infilzata!» ribatté lui, con veemenza.

Quelle parole colpirono Musa più di un colpo di spada. «Cosa? Riven, ma cosa dici? Sono io... Musa!»

Provò a tendergli una mano per fargli vedere che non aveva intenzioni cattive, per ricordargli chi era veramente. Era chiaro che era stato suggestionato.

Avrebbe dovuto usare la polvere di fata, ma non ebbe il tempo di mettere in pratica le proprie intenzioni: Riven aveva fatto uno scatto felino verso di lei con la spada tratta, con tutta l'intenzione di ferirla.

Musa riuscì a scansarsi, ma a scapito della propria salute: la sua testa cominciò a vorticare, tanto che i suoi occhi videro il mondo vibrare e i contorni di Riven si fecero sfocati. Scosse la testa giusto quell'attimo che le servì per vedere che il suo ragazzo la stava di nuovo attaccando.

«Muori!» gridò, alzando la spada sopra la testa e poi abbatterla su di lei. Musa scattò in alto.

«Riven, ma cosa fai? Ti prego, svegliati, sono io!» gridò. Si portò più in alto, per stare fuori dalla portata della sua spada.

«Vieni giù, vigliacca!» le disse, però, indicandola con la punta dell'arma. «Combatti ad armi pari!»

«Riven...» mormorò Musa, stringendo tra le mani l'amuleto con la polvere di fata. L'avrebbe usato e allora...

Un violento giramento di testa le impedì di mettere in pratica l'idea: l'amuleto le cadde dalle mani, le sue ali si fecero ancora più pesanti. Le sembrò di essere tornata dentro la sfera di Stormy. Sentì il terreno soffice sfiorarle le gambe, dalle ginocchia ai piedi.

«Saggia decisione la tua. Ora preparati a morire!» disse Riven, freddamente. Musa sgranò gli occhi: lo vide caricare verso di lei, gridando con tutto il fiato che aveva in gola. Non poteva finire così: sarebbe morta per mano di Riven.

Trovò la forza di scansarsi solo per spirito di conservazione, ma sentì lo spostamento d'aria prodotto dall'arma: aveva rischiato grosso, stavolta.

«Vuoi continuare a scappare così, dannata?»

«Non sto scappando! Voglio solo sapere chi è che ti controlla!»

Riven si girò verso di lei, tenendo la spada dietro la testa, pronto a colpirla con un fendente.

«E' Darcy, vero?»

Musa cercò con gli occhi la polvere di fata. La trovò grazie al riverbero del sole che si abbatté sulla superficie liscia del gioiello: era poco lontano da lui. Avrebbe dovuto raggiungerlo e l'unico modo che aveva era prendere tempo, distrarlo dal prezioso che avrebbe potuto salvarlo.

«Cosa c'è?» la provocò. «Hai paura di morire, dannata?»

Musa si tenne la testa. Aveva bisogno di vomitare. «Io... ho paura di farti del male, Riven!»

Riven scoppiò in una fragorosa risata maligna, fece un balzo verso di lei, sollevando la spada oltre la testa. «Ma vallo a raccontare a qualcun altro!» gridò e spiccò un salto, per impedirle la via di fuga dall'alto, ma Musa si parò, girando su se stessa verso la propria sinistra e le mani incrociate sul petto. Cercò di ignorare il giramento di testa; barcollò in direzione dell'amuleto.

Era più vicina: nel tempo che lui avrebbe usato per preparare un nuovo attacco, lei ne sarebbe stata nuovamente in possesso e allora avrebbe potuto salvarlo.

Ma non aveva contato la grande preparazione fisica degli Specialisti: Riven si era ripreso in fretta e, mentre lei si lanciava verso l'amuleto, aveva lanciato la spada. L'aveva ferita e la spada colpì proprio l'amuleto, facendolo schizzare via dalla portata della fata, che cadde a terra, in ginocchio.

Musa sentì il dolore nel proprio cuore, più che sulla mano sanguinante: Riven l'aveva ferita senza alcuna pietà. Cominciò a tremare e a piangere. Non c'era niente che potesse fare, ormai. Era chiaro che lui si era dimenticato di lei, che la suggestione era troppo forte e che Darcy lo stava controllando, nascosta chissà dove.

«Dove sei, Riven?» chiese, ormai allo stremo delle forze. Oltre alla debolezza per via dello scontro con Stormy, anche il sangue che scorreva annebbiava la sua vista e la privava delle forze. «Ti prego, svegliati, amore mio!»

«Stai zitta, stupida!» sibilò Riven.

Musa alzò lo sguardo su di lui, che si era fermato davanti a lei; nei suoi occhi c'era una muta supplica. «Riven...»

«Stai zitta!» con un calcio, la fece finire lontano, facendola urlare di dolore.

Le lacrime di Musa non lo smossero, il suo dolore non lo toccò: che razza di incantesimo aveva compiuto Darcy per renderlo così violento? La fata si rimise in piedi, a fatica. Tutto il corpo le doleva, ma non si sarebbe mai data per vinta.

«Riven... ascoltami...»

«Taci!» con un balzo, Riven aveva raggiunto la spada e l'aveva ripresa. Gliela puntò di nuovo addosso. «Sei pronta a morire?»

Musa tirò su col naso. «Io...» chiuse gli occhi e si strinse le mani sul cuore. Tremava molto, aveva paura. Era inutile negarlo. «Io ti amo, Riven!» gridò, tra le lacrime.

Nel momento in cui abbassò la guardia, forse colto di sorpresa proprio da quelle parole, fu lei a trovare la forza di fare uno scatto. Si gettò su di lui e lo abbracciò stretto, mentre posava le labbra, velocemente, prepotenti sulle sue. Non avrebbe mai permesso a Darcy di portarglielo via, mai.

Chiuse le ali su di lui, sperando che quello bastasse. Sentì la resistenza di lui farsi più debole.

Per favore, Riven, pregò. Svegliati!


***


Riven cominciò a sentirsi intorpidito. Stava succedendo qualcosa dentro di lui, qualcosa di meraviglioso; cominciò a vedere il proprio buio mondo rischiararsi, mentre un calore dolcissimo lo riempiva dalla testa ai piedi.

Riprese i sensi molto lentamente. Sentì un dolce profumo e due labbra strette alle sue, due braccia che gli avvolgevano il corpo con tenerezza. Le dita che stringevano una strana spada violacea si aprirono, lasciandola cadere e i suoi occhi si posarono sui capelli scuri della ragazza, sulle palpebre abbassate. Sentì le sue guance umide di pianto contro le proprie.

Musa.

Che cavolo aveva fatto?

La strinse a sé, rispondendo con trasporto a quel bacio, sentendosi stranamente bene. Era tutto perfetto, in quel momento.

«Riven...» sospirò Musa, non appena si separarono. La strinse di più, per farle capire che la sentiva, che la ascoltava. «Riven, lo sapevo che saresti tornato da me!»

Reclinò il capo sul suo petto.

Ma Riven non si sentì meglio, anzi: il suo senso di colpa rischiò di sopraffarlo.

«Mi dispiace.» fu tutto ciò che riuscì a dire.

Musa alzò lo sguardo su di lui e sorrise, stancamente. «E' finita.» mormorò.

«Sì.» confermò Riven, accarezzandole la nuca. «E' finita.»

Ma non era finita davvero: la spada cominciò a trasformarsi nuovamente e stavolta le crebbero due braccia e due gambe; il filo si trasformò in un profilo di donna, sulla punta crebbero lunghissimi fili di capelli violacei. Ben presto, la spada rivelò essere proprio la strega Darcy.

«Ora è finita!» dichiarò, allungando una mano e materializzando una sfera nera su di essa.

Riven fece scattare la testa e Musa si voltò, sgranando gli occhi, terrorizzata.

«Ma cosa...»

«Addio, piccioncini!» disse Darcy, il volto sfigurato dalla cattiveria. Scagliò la grossa sfera, ridendo sguaiatamente, su Musa: li avrebbe colpiti entrambi. Era tutto perfetto. Aveva avuto la sua vendetta, un po' diversa da come l'aveva immaginata, ma comunque l'avrebbe avuta. Sperava solo che le sue sorelle fossero state fortunate come lei.

«Attenta, Musa!» gridò Riven, spingendo via la fata della musica. La sfera nera colpì in pieno il ragazzo che urlò di dolore e fu sbalzato lontano, contro un albero.

«Riven!» gridò Musa, sconvolta, mentre lo guardava cadere. «Alzati Riven! Ti prego!»

Ma lui non la sentì, rimase paralizzato a terra. Il grido terrorizzato di Musa provocò solo uno sbuffo pieno di disprezzo da parte di Darcy.

«Ha avuto quello che si meritava! Adesso preparati anche tu, Musa.»

La fata la guardò piena di odio. Cercò di rimettersi in piedi, doveva andare da Riven, sapere cosa gli era successo. «Maledetta strega!»

«Non urlare, tanto lo raggiungerai presto!» rispose l'altra, indifferente. Musa cercò di spostarsi, ma il suo corpo sembrava non riuscire ad ubbidirle. Si gettò a terra, piangendo disperatamente, quando sentì l'energia positiva delle sue amiche avvicinarsi. Sì, ne era sicura, erano lì! Alzò lo sguardo e le vide.

«Bloom!» gridò, sorridendo.

«Hai finito di farci soffrire, strega!» gridò la custode del fuoco del drago. Scese in picchiata, seguita da Stella, Flora, Aisha e Tecna e, tutte insieme, circondarono Darcy che cominciò a guardarsi intorno, spaesata e spaventata.

«Oh, no! No! No!» gridò, capendo cosa sarebbe successo. Le fate cominciarono a girarle intorno e l'ultima cosa che Musa sentì, prima di svenire, fu il loro grido: «Convergenza della polvere di fata!»

Adesso, era davvero finita.


***


Riven si svegliò baciato dalla luce mattutina del sole nell'infermeria di Fonterossa. Accanto a lui, piegato sul letto, usando le braccia come cuscino, c'era Brandon che dormiva. Lanciava qualche grugnito ogni tanto e, una volta, Riven lo sentì mormorare il nome di Stella.

Sbuffò, spazientito: quel ragazzo era proprio fissato.

Si posò una mano sulla fronte fasciata e guardò il proprio corpo mezzo nudo, anch'esso pieno di lividi e ferite coperti da garze.

«Ehi, svegliati!» scosse Brandon senza grazia, non appena nominò di nuovo la fata del Sole e della Luna. Brandon scattò a sedere.

«Non mi sono addormentato! Ho solo appoggiato la testa!» disse, a scanso di equivoci.

«Sì, certo...» rispose Riven, come se non avesse visto fino ad allora il contrario.

Brandon si stropicciò gli occhi. «Allora, come stai?»

«Sono stato peggio...» in realtà, anche fare il più piccolo movimento lo faceva male stare male.

«Ah, bene. Credevamo che Darcy ti avesse fatto una qualche maledizione, ma Saladin ci ha assicurato che stai alla grande!»

Brandon sorrise e gli diede una pacca sulla spalla che riscosse le proteste di Riven.

«E stai più attento!»

«Oh, scusa. Vado a chiamare gli altri.»

«Bah.»

Riven girò la testa verso la finestra dalla quale poteva vedere benissimo le chiome degli alberi della foresta di Selvafosca. Non aveva voglia di vedere nessuno, anche se era molto curioso di sapere cosa fosse successo.

L'ultima cosa che ricordava era che stava parlando con Musa. Guardò il palmo della propria mano, quella con cui le aveva accarezzato i capelli. Si chiese se non fosse stata tutta un'illusione creata dalle troppe magie che Darcy gli aveva scagliato contro.

Non ebbe il tempo di pensarci di più, che l'intera squadra di Specialisti, capitanati da Sky, più tutte le Winx e Nabu, si erano riversati nell'infermeria.

«Ehi! Fate piano!» li ammonì l'infermiera, che era seduta su un letto e stava mangiando biscotti.

«Sì, non si preoccupi.» rispose Sky.

«Riven!» gridò, invece, Stella, avvicinandosi a grandi passi verso di lui. «Ci hai fatto prendere un colpo! La prossima volta che ti fai rapire, ti prego, diccelo prima!»

Lo Specialista rispose con una smorfia disgustata. «Perdonami, se ti ho scomodato dal tuo bellissimo week end, Stella... ma sai com'è. Quando le streghe attaccano...»

«Oh, finitela!» chiese loro Sky, posando una mano sulla spalla di Stella che stava per ribattere. «Siamo felici di vedere che stai meglio, Riven.»

Il ragazzo si strinse nelle spalle. «Credevi che non mi sarei ripreso?» chiese, arrogante.

«Beh, direi che stai bene, se ce la fai a fare lo sbruffone anche ora!» scherzò Musa, ai piedi del letto.

Riven la guardò per un secondo, guardò il suo sorriso sereno, anche se molto debole e stanco. Avrebbe voluto farlo anche lui, ma c'erano troppe persone e non avrebbe mai perso la faccia per un semplice sorriso.

Tutti i suoi dubbi erano spariti insieme a quell'incantesimo. Si sentiva un vero idiota, adesso, e in colpa per quel che aveva fatto.

Guardò verso Sky, per evitare di far vedere alla fata quanto c'era nel suo animo. «Che diavolo è successo? Come ci avete trovati?»

Fu Timmy a rispondere. «Tutto merito di Tecna: se non avesse avuto quella meravigliosa idea di infittire la frequenza delle onde Gamma, a quest'ora ti staremmo ancora cercando!» disse, esaltato.

«Ah, ottimo...» rispose sarcastico Riven. «E dove eravate, quando Musa e io venivamo attaccati dalla strega?»

«A dire il vero...» Aisha lanciò un'occhiata carica di rimprovero a Musa. «la tua ragazza, qui, ha preso Lockette e l'ha costretta a farsi dire dov'eri, senza avvertirci! Siamo rimasti indietro!»

«Vi ho mandato Chatta!» cercò di giustificarsi Musa.

«Sì, ma ormai tu eri scomparsa!» la rimproverò Flora. Anche lei era molto stanca e Helia stava dietro di lei con aria eccessivamente preoccupata. «Ci hai fatto stare tanto in pensiero!»

«Avessimo pensato prima a Lockette...» sospirò Bloom, scuotendo la testa. «Mi sento una sciocca!»

Sky le posò una mano sulla spalla. «Eravate reduci di una battaglia molto lunga. Anche noi Specialisti abbiamo le nostre colpe.»

«Che è successo?» volle sapere Riven.

«Beh, c'è stata una battaglia ad Alfea...» cominciò a raccontare Tecna, ma Stella la interruppe. Si mise tra Riven, Sky e Bloom, che erano i più vicini al letto.

«Ehi, perché non lasciamo che Musa racconti tutto a Riven, mentre noi ci facciamo un giro per Fonterossa?» balzò su Brandon e lo prese per un braccio. «Che ne dici, Ciccino?»

«Ehm... adesso?»

«Sì, adesso!»

Brandon fece un sorriso tirato, guardando tutti gli altri. «Ehm... o-ok.»

«Su, coraggio, ragazzi!» li spronò Stella. «Tutti fuori!»

«Ma... veramente...» provò a protestare Nabu. La fata del Sole e della Luna gli scoccò un'occhiataccia che avrebbe gelato il sangue nelle vene di chiunque.

«Ho detto: andiamo!» disse, categorica.

Bloom ridacchiò. «Andiamo, altrimenti Stella si arrabbia!»

«Ma... ecco...»

«Veramente...»

Inutili e deboli furono le proteste di Riven e Musa che, in pochi minuti, furono completamente soli in quell'infermeria. Persino l'infermiera era scomparsa.

La fata si schiarì la voce e, con gli occhi bassi pieni di vergogna, andò a sedersi nella sedia che, prima, aveva occupato Brandon.

«Non mi interessa la battaglia.» esclamò Riven.

«O-ok...»

«Darcy mi ha suggestionato.»

«Sì.» ammise Musa. «Faragonda ti ha esaminato, insieme a Saladin. Ha detto che ti ha fatto diversi incantesimi per annullare la tua volontà e che poi... ha usato l'Incantesimo Finale delle streghe. Loro possono usarlo una sola volta ogni dieci anni... anche Darcy e Stormy hanno usato il loro. Grazie alla loro rabbia.»

Riven rispose con un «mh» distratto: non gli interessava molto come aveva fatto. Era più che l'aveva fatto, che ci era riuscita, di nuovo, a ferirlo profondamente.

Vide Musa stringere i pugni sulle ginocchia. «Ora sono di nuovo a Roccaluce.»

«Bene.» disse Riven: non gli importava.

«Se non le avessi provocate, ieri pomeriggio...»

Il ragazzo non capì, ma non aveva molta importanza: «Avrebbero trovato un altro pretesto.» cercò di consolarla.

Musa alzò gli occhi su di lui. «Riven, ascolta...»

«Sì, cosa c'è?»

«Ecco...» la ragazza non riuscì più a guardarlo. «Volevo dirti che... è stato molto carino da parte tua, organizzarmi la festa di San Valentino...»

«Musa...» Riven chiuse gli occhi: doveva farlo. Doveva parlarle.

«No, aspetta, fammi finire!» continuò lei. Le sue nocche divennero bianche, da quanto stringeva forte i pugni. «Tu l'hai fatto per me, perché sapevi che lo desideravo, ma... non tutti gli innamorati sono uguali! E... e poi... non è il San Valentino che dice quanto si ama una coppia!»

Riven si vergognò mortalmente di se stesso. «Mi dispiace.» mormorò, facendo seguire a queste parole un lungo sospiro.

Musa alzò gli occhi e lo guardò, sorpresa. «E di cosa?» volle sapere.

Lo Specialista posò lo sguardo sulla fata seduta, sul cui volto era possibile scorgere una profonda preoccupazione. Si era comportato da verme, se ne rendeva conto solo in quel momento, vedendola al suo capezzale. Musa era una ragazza speciale. A volte si chiedeva cosa ci faceva con un cretino come lui.

«Io... ehm... ecco, sì: la festa di San Valentino non te l'ho organizzata.» riuscì a confessare, ma non ad andare avanti.

«Co-cosa?»

«E' una storia molto lunga...» disse, piano.

«Io voglio ascoltarla!»

Riven non poté impedirsi di sorridere: Musa era proprio come lui, una testarda. Decise di riaprire gli occhi e si mise seduto, anche dopo le accese proteste della fata. Sorrise, disse che stava bene, poi la guardò dritto negli occhi.

«Sei sicura di avere un paio d'ore da spendere così?» chiese, con un ghigno sarcastico. Lei si limitò a rispondergli con un'occhiataccia. Riven cedette: era chiaro che ce le aveva. «Ok... ok... però preparati, sarà una storia lunga!»

«Non ho fretta: Faragonda mi ha dato un permesso speciale!»

Riven annuì e raccolse tutto il coraggio. Avrebbe dovuto raccontarle tutto, dal suo dialogo con Brandon, il pomeriggio precedente, fino a quando si era lasciato suggestionare da quella sfera di energia violacea. Non avrebbe tralasciato il più piccolo particolare, neanche della propria vergognosa indecisione. Se dovevano stare insieme o meno, era una cosa che dovevano decidere insieme e, se lei avesse voluto continuare la loro relazione, lui sarebbe stato più che disposto.

A volte si sentiva da meno, sentiva di non meritarla, ma, appunto, era una cosa da decidere insieme.

Abbassò lo sguardo e cominciò a parlare. Era il momento della verità.


FINE



Dopo un anno, sono riuscita a concludere questa storia. Devo ammettere che è stato un po' triste metterle la parola fine: mi sono divertita un mondo a scriverla e a condividerla con voi che siete state puntualissime nel leggere e nel commentare. Mi avete dato una carica in più nel vedere che, tra alti e bassi, tutto il mio lavoro non è stato da buttare (almeno fino allo scorso capitolo).

Non mi ero mai cimentata nel genere e mi chiedevo cosa sarebbe venuto fuori.

Spero che, alla fine, sia qualcosa di decente. XD

Ho voluto lasciare un finale aperto per dare la possibilità ad ognuna di pensare ad un suo “finale”. Cosa avrà risposto Musa? Come si sarà sentita? Beh, a vostro gusto!
In realtà, quello che volevo fare era molto più complesso: volevo fare in modo che il capitolo finale fosse un collegamento a quello iniziale, così che la storia risultasse “ciclica”. Anche questo era un esperimento. A voi dire se ci sono riuscita o meno! ^^

Come al solito, commenti positivi e negativi sono bene accetti (soprattutto i negativi).


Un ultimo, sentito GRAZIE a tutte voi: Daidouji, mileybest (com'è andato l'ultimo capitolo? Spero di non aver smorzato il tuo entusiasmo! XD), BabyDany94, bellezza88, gaiaRB, MUSICAL (l'idea era sempre stata quella di scrivere una Riven/Darcy, ma alla fine non ce l'ho proprio fatta e sono tornata al canon XD), LaBabi, Safira la maga per aver inserito la loro storia nei preferiti, nelle seguite o per aver (sempre o meno) commentato. Ognuna sa a quale categoria appartiene. :)

Arrivederci, ragazze. E ancora grazie.

Luine.


  
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