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Autore: pippobaudo_    10/08/2020    1 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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LUNEDI’ 10 AGOSTO 2020
 
COURTNEY
'Heather! Perché non mi hai svegliata?!' sbraitò Courtney spalancando violentemente la porta del bagno. 'C-che cosa ti sei messa in faccia?'.

Sotto lo spesso strato di crema verdognola Heather corrugò la fronte in un’espressione di rabbia. 'È una maschera, non lo vedi? Almeno una volta al mese per distendere la pelle' disse l’asiatica. Poi osservò l’altra: 'Ti servirebbe, hai delle occhiaie… hai pure il segno delle pagine sulla guancia'.

'Non chiudo occhio da giorni per studiare quei maledetti casi' rispose Courtney. 'Perché diamine non mi hai svegliata?! Tra mezzora devo essere in studio!'.

'Allora muoviti' fece Heather iniziando a limarsi le unghie.

'AHHHH'. Courtney, urlando, uscì dal bagno sbattendo con forza la porta alle sue spalle. Si diresse in camera a darsi una sistemata, non prima d’aver preso qualcosa da sgranocchiare dalla cucina.
Fortunatamente aveva già preparato tutto l’occorrente la sera prima: si vestì con una semplice camicetta bianca che risaltava sulla sua carnagione abbronzata, dei pantaloni neri tenuti fermi da una cintura dello stesso colore e delle ballerine; si lasciò i capelli sciolti e si mise solo un filo di trucco sul viso per non sembrare troppo volgare.
Salutò velocemente la coinquilina e si avviò verso lo studio “McCord”, quello per cui apparentemente aveva iniziato a lavorare.
Le settimane trascorse dopo il suo incidente erano state alquanto movimentate e spericolate, ancora non credeva di essere stata in grado di fare tutte quelle cose, illegali per giunta; e ora, ironia della sorte, si stava recando in uno dei più prestigiosi studi ad apprendere come applicare la legge in un’aula di tribunale.
In poche parole, la vecchia e noiosa Courtney Barlow era tornata a governare.
Giunse nel luogo indicatole dal padre: era un palazzo alto e piuttosto antico, fatto interamente di pietra, ad eccezione dell’ambiente interno ovviamente, in cui le più varie tonalità di marrone dei mobili in legno accoglievano chiunque varcasse la grande porta in vetro. Courtney si guardò intorno, estasiata dall’imponenza dell’edificio, sarebbe stata bene là dentro.

O almeno così credeva fino a quando una voce femminile non richiamò la sua attenzione.
'Bene, bene, bene… guarda un po’ chi ha deciso di tornare'.

Courtney sgranò gli occhi: 'TU!'.




Quanto detestava Emma Chang.
 
 
 
 
 
DUNCAN
Più di una settimana era passata e lui era rinchiuso là dentro, nella casa degli orrori di Gwen; alla gotica, infatti, piaceva cimentarsi nella creazione di nuove e sempre più terrificanti opere d’arte che poi venivano esposte in ogni dove all’interno dell’abitazione. La camera concessagli dalla proprietaria era, forse, la stanza meno inquietante di tutte: le pareti erano bordeaux scuro, simile a sangue; da un lato, primeggiava un’alta libreria nera colma di libri e dvd horror, varie tele raffiguranti paesaggi e ritratti raccapriccianti, colori e pennelli di ogni tipo sparsi qua e là. Dalla parte opposta, invece, vi era una scrivania, sopra la quale era posata una grande teca contenente gli animaletti domestici di cui Gwen si occupava amorevolmente: due lucertole, Angus e Vampira. Infine, accanto all’armadio (nero anch’esso), si trovava il letto, coperto da lenzuola grigie, su cui lui era beatamente sdraiato.
Non poteva lamentarsi della sua nuova sistemazione, il carcere era di gran lunga peggiore ma c’era da dire che almeno lì era concessa un’ora di svago in cortile mentre lui ora aveva un brutto terrazzo in cui andare solo a fumare.
Affamato, scese le scale e si recò in cucina dove la ragazza che lo ospitava era intenta a leggere un libro sull’arte moderna: indossava una semplice T-shirt bianca, lunga fino alle ginocchia, con qualche buchetto sulle maniche, e degli shorts; i capelli erano tenuti insieme da un elastico nero, legati in una piccola coda di cavallo.
'Donna, che c’è per pranzo? Sto morendo di fame' parlò Duncan sedendosi di fronte a Gwen e poggiando i piedi sul tavolo.

'Non ti aspetterai che ti dia una risposta' fece lei non distogliendo lo sguardo dal libro. 'Se hai fame cucinati qualcosa'. Duncan sbuffò, e, sconfitto, prese pentole e padelle improvvisandosi cuoco per la giornata. 'Lo sapevi che Geoff e Bridgette si sono sposati?'.

'L’ho sentito dire, le voci girano' buttò lì Duncan. 'E non sono stato invitato nemmeno al matrimonio precedente' e mescolò il sugo nella padella. Gwen sbatté il libro sul tavolo e si portò al fianco del punk.

'Non fare cazzate, Duncan! Non approfittare del fatto che Courtney non ricordi nulla per riprovarci' lo ammonì la gotica. 'So che ce l’hai ancora impressa nella mente ma lasciala in pace'. Il ragazzo grugnì fissando le alte fiamme del fornello.
 


LUNEDI’ 05 SETTEMBRE 2016
Stava tranquillamente rovistando tra la posta ma non aveva trovato granché: pubblicità e bollette varie; dopo un’ultima occhiata scocciata alle carte, aveva cominciato a incamminarsi per tornare nel proprio appartamento finendo però faccia a faccia con la ragazza che da un po’ di tempo a quella parte aveva riempito i suoi pensieri.
 
'DUNCAN!' quasi aveva urlato l’ispanica rendendolo sordo ad un orecchio. 'Che ci fai quaggiù?'. Il ragazzo si era limitato a mostrarle le scartoffie che teneva in mano.
Un imbarazzante silenzio era calato sui due vicini.
 
'Courtney' aveva cominciato lui un po’ impacciato. 'Volevo parlarti di una cosa'.
 
'Guarda che ora si è fatta, devo proprio scappare' aveva detto lei mettendo la propria mano sul pomello della porta.
Ma Duncan non aveva voluto sentire ragioni, aveva deciso di parlarle seriamente e di confessarle i propri sentimenti; così l’aveva fatta girare su se stessa, appoggiando la schiena di lei alla vetrata del portone, lo sguardo di lui incatenato al suo, le labbra dei due a pochi centimetri di distanza.
'D-duncan, d-devo veramente andare'.

'Ci metterò poco, promesso' e aveva posato il braccio sinistro contro la porta e la mano destra sul fianco della vicina. 'Non so come, ma tra noi c’è qualcosa, c’è chimica e non provare a negarlo'.
Lei aveva deglutito, leggermente in imbarazzo, il viso le si era imporporato e le pupille si erano dilatate. Duncan le si era avvicinato ancor di più, stanco di quell’attesa che a poco a poco lo stava divorando; senza attendere oltre l’aveva baciata.
E lei aveva risposto.
Con una ginocchiata.
Lì dove non batteva il sole.

E rossa in viso, se ne era andata.
Duncan aveva voluto rincorrerla e prenderla di nuovo tra le sue braccia, ma si era limitato a guardare la silhouette della spagnola correre verso la fermata dell’autobus, e salire su quest’ultimo prima che potesse partire. Era maledettamente bella in tenuta sportiva: pantaloncini corti e aderenti che avevano lasciato ben poco spazio all’immaginazione e una maglietta bianca a maniche corte con un accenno di scollatura. Dannazione.
Sospirando amaramente, aveva abbandonato lo stipite del portone ed era rientrato in casa.
 


Gwen lo destò dai propri ricordi: a quanto pareva, aveva bruciato il sugo.




 
§
 



'RILASCIATO? COME SAREBBE A DIRE RILASCIATO?' sbraitò.

'È quanto ci ha riferito la nostra fonte: Nelson ha trovato degli avvocati che sono riusciti a scagionarlo' spiegò una seconda voce.

'Due avvocatesse' lo corresse una terza voce maschile. 'Lindsay Mills e Elizabeth Gadon, dell’ufficio legale “Fleckman, Fleckman, Cohen and Strauss”'.
Si infuocò, aveva studiato ogni minimo dettaglio, la sua fonte poi gli aveva promesso di sistemare e nascondere qualsiasi discrepanza, quindi com’era possibile che fossero riuscite, due donne, a scagionarlo...? Non lo accettava, non ci voleva credere. 'Cercatele, voglio sapere tutto di loro, minacciatele se serve. Nel frattempo ho un’altra persona a cui pensare'.








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ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! 
Chiedo scusa per l'attesa e per avervi dato solo questo piccolo capitolo, ma i prossimi saranno carichi di contenuti... diciamo che questo è un capitoletto di transizione!
Come sempre grazie per dedicare il vostro tempo a questa storia, e grazie mille per le recensioni, siete fantastici :D
Alla prossima, un abbraccio!
   
 
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