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Autore: fantaysytrash    10/08/2020    1 recensioni
[Vanilla!Centric | one-sided Pierre/Vanilla + Pierre/Chocola | Angst/Introspettivo + Elementi Fantasy | Missing Moments | Post-1x42] [Questa storia si è classificata terza al contest “Il Colore del Peccato” indetto da Laila_Dahl sul forum di EFP]
Vanilla si è lasciata alle spalle l’amicizia con Chocola, ma deve ancora competere con lei giornalmente per l’amore di Pierre.
Dal testo:
“La sua vita era stata in funzione di Chocola fin dall’inizio; non importava chi fosse la principessa reale, tutti parevano scordarsi di lei non appena la rossa interveniva in scena. Vanilla aveva cercato di mandare giù il boccone amaro che la sola vista della sua amica aveva finito per causare, ma nel suo animo non era mai riuscita a perdonarla davvero. E ora, anni dopo e in un contesto diametralmente opposto, Chocola era ancora la preferita, la prima scelta, l’opzione più desiderevole.”
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice

Io che scrivo 2K+ parole su un fandom ormai sconosciuto a tutti? More likely than you’d think.

Io devo sicuramente ringraziare Laila_Dahl per la possibilità di partecipare a questo contest e, soprattutto, per essere la prima giudice a conoscere Sugar Sugar; mi sono divertita molto a scrivere questa storia e, indipendentemente dai risultati del concorso, posso dirmi abbastanza soddisfatta del prodotto finale.

Come specificato nell’introduzione, la storia parte dall’episodio 42 ed è ambientata relativamente qualche settimana dopo la festa alla villa di Pierre. Su questo punto devo fare una specifica: a inizio fic Vanilla menziona come Chocola abbia catturato il cuore verde di Ian proprio durante tale festa. Come saprete, ciò tecnicamente non è avvenuto – in quanto Chocola in realtà ha preferito lasciarglielo – ma non ho trovato alcuna ragione per cui Vanilla dovesse essere a conoscenza di questo dettaglio dato che non era presente sulla scena al momento di tale decisione. In generale, comunque, si tratta di una storia più introspettiva che di vera contestualizzazione, quindi non è strettamente necessario avere gli avvenimenti citati ben presenti.

Detto questo, buona lettura!

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Moyoco Anno. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

GREEN HEART


Vanilla osservò il piccolo cristallo verde e lo rigirò delicatamente nel palmo della mano; aveva la stessa forma e dimensione di tutti gli altri cuori, ma la rarità con cui la strega li catturava lo rendeva estraneo e motivo di curiosità.

Non era stato facile da conquistare e nel complesso la ragazza riteneva che le intere giornate trascorse insieme a compagne di classe di cui sostanzialmente non le importava granché non valessero davvero la pena di tanta fatica. Tuttavia aveva intrapreso quella personale sfida come una sorta di gara contro se stessa: voleva dimostrare di essere in grado di suscitare tali sentimenti in un’altra persona, specialmente dopo il fallimento con Ian.

Il suo era stato l’unico cuore verde che avesse visto da quando era passata dalla parte dei Malefici, nonostante non fosse stato indirizzato nemmeno a lei ma fosse finito tra le mani di Chocola. E, naturalmente, era stato quello il vero fulcro di tutte le emozioni scatenatosi nell’animo di Vanilla.

La ragazza si era infatti resa conto di non aver mai davvero avuto amici propri, solo figure che la sopportavano in quanto sempre accanto a Chocola. E se c’era una cosa che la bionda voleva cancellare dalla memoria di tutti era il suo passato turbolento con l’altra pretendente al trono, quel finto rapporto di reciproca fiducia dietro cui si celava un divario di potere immenso.

Vanilla si era dunque cimentata in quel nuovo e assurdo progetto – dopotutto i cuori verdi non costituivano un punteggio così elevato e avrebbe potuto raccogliere cristalli neri con un decimo della difficoltà e il doppio dei risultati – anche per distrarsi da ciò che era successo l’ultima volta che un cuore verde si era palesato davanti ai suoi occhi.

Se avesse infatti dovuto individuare l’esatto momento in cui le cose avevano iniziato a peggiorare a vista d’occhio, la festa a casa di Pierre sarebbe stato sicuramente il punto da cui partire.

Non solo aveva fatto una figuraccia quando non era stata in grado di mantenere l’illusione dell’oceano, ma era stata Chocola stessa a doverla salvare prima che annegasse nel suo stesso sortilegio. La cosa più umiliante, tuttavia, era stato vedere Pierre gettarsi tra le onde per salvare la sua ex-amica, senza indugi o esitazioni, ma scattando come preso dall’istinto.

Entrambi i ragazzi erano spariti per diversi giorni e quando Vanilla aveva rivisto Pierre, questi non aveva dato alcuna spiegazione circa quanto era accaduto né dove fosse stato per tutto quel tempo.

A dir la verità, anche a distanza di settimane da quel giorno, il Principe dei Malefici era diventato distante, sempre immerso nei suoi pensieri, e Vanilla aveva ben presto scoperto di non rientrare nella cerchia di persone con cui egli si confidava, nonostante fosse a tutti gli effetti la sua regina.

Sembrava quasi che più tempo passavano insieme – a escogitare piani per farla diventare la nuova sovrana di Extramondo, a prepararsi per la guerra che sarebbe senz’altro scoppiata, a catturare il maggior numero di cuori neri – meno Pierre pareva considerare Vanilla come una sua pari.

Mentre la bionda ragionava sui sentimenti che invece crescevano sempre più in lei ogni volta pensava al Principe, venne destata dal rumore della porta d’ingresso che si apriva e chiudeva velocemente, segnalando l’arrivo di Pierre dopo giornate intere passate lontane dalla villa.

Prima che avesse il tempo di decidere se andargli incontro o ignorarlo ulteriormente, Pierre bussò alla sua stanza e fece capolino senza aspettare una risposta. La ragazza posò il cristallo verde sul ripiano della toletta e si girò verso il nuovo arrivato.

Il Principe era appoggiato allo stipite della porta in una postura apparentemente rilassata, ma Vanilla poteva scorgere la rigidezza delle spalle e la mancanza di calore nello sguardo. Era vestito in abiti eleganti, indizio che probabilmente si era trovato su Extramondo fino a quel momento, e tra le mani rigirava distrattamente una rosa rosso brillante.

Dalla sua posizione Pierre poteva vedere ogni particolare dell’antro e presto il suo sguardo ricadde sul piccolo gioiello accanto a lei e le rivolse un sorriso derisorio: “Hai forse catturato così tanti cuori neri da poterti permettere di distrarti con simili sciocchezze come l’amicizia di qualche umano?”

Vanilla non ripose; il tono di voce con cui Pierre aveva parlato indicava un malcontento e un’insofferenza di partenza che era meglio non alimentare.

“Sylvette mi ha riferito che ti sei un po’ lasciata andare durante la scorsa settimana, nonostante la tua forma fisica sia perfetta. Hai delle spiegazioni?” proseguì lo stregone, sollevando un sopracciglio curato in attesa di una risposta.

Vanilla si alzò improvvisamente, marciando verso la sua direzione e afferrandogli il polso della mano che ancora stringeva il fiore rosso.

Non sapeva esattamente cosa l’avesse spinta a una tale azione, ma la sua frustrazione per il modo distaccato con cui veniva trattata e la sua apparenza incapacità a suscitare nell’altro una sensazione che fosse un decimo di quella che provava nei confronti di Chocola le stavano veramente dando il voltastomaco.

“Qual è il vero problema, Pierre? Sto facendo tutto quello che mi hai chiesto, eppure non sembra essere abbastanza. Cosa vuoi da me?”

Pierre la considerò accuratamente, lo sguardo ceruleo che passava in rassegna ogni centimetro del corpo della bionda e che per il più breve dei momenti parve lampeggiare in un impeto di ira. Scrollò la presa della ragazza e quando parlò nuovamente la sua voce aveva assunto un tono diverso, freddo e distaccato che non ammetteva alcuna replica.

“Voglio che tu svolga il tuo compito come tutti gli altri Malefici. E non osare rivolgerti a me in questo modo; sei la regina della nostra specie perché così ho deciso, ma ripeti un’altra volta quello che hai appena fatto e nulla mi impedirà di sbarazzarmi di te.”

Vanilla deglutì al suono della sua voce così priva di emozioni, alla vista di quegli occhi funesti e troppo poco espressivi per capire i veri sentimenti che vi si celavano dietro.

Fece per uscire dalla stanza, ma prima di varcare la soglia si fermò, come preso da un secondo pensiero. Si voltò a guardare la strega da sopra la spalla, e il suo viso si contorse in quello che Vanilla avrebbe potuto giurare essere soddisfazione.

“Non sei stata la mia prima scelta e non sarai neanche l’ultima.”

Le sue parole furono come scaglie di ghiaccio per il cuore della bionda, che all’improvviso si sentì senza fiato e boccheggiante. No, si disse. Non starà insinuando certo che

Ma il pensiero morì ancora prima di essere terminato perché, sì, Pierre stava insinuando proprio quello: che avesse chiesto a qualcun atro di diventare la sua regina prima di riporre le sue speranze in Vanilla.

La giovane cercò invano di trovare un significato alle parole di Pierre che fosse diverso da quello più ovvio. Per quanto si sforzasse, tuttavia, c’era un’unica persona a cui il Principe si sarebbe potuto riferire: Chocola.

 

Il giorno successivo Vanilla si svegliò decisa a scoprire la verità sulla questione della sua posizione. Ci aveva rimuginato tutta la notte, chiedendosi se fosse davvero pronta a sopportare il peso che una tale rivelazione avrebbe potuto comportare, ma era infine giunta alla conclusione che non poteva passare il resto della competizione – il resto della vita – a riempirsi la testa degli stessi dubbi che l’avevano accompagnata durante l’infanzia.

La streghetta aveva deciso che l’unica cosa da fare fosse parlare con Chocola; tra tutte le caratteristiche certamente discutibili della rossa, infatti, la sincerità era sempre stata preponderante, e sarebbe stato facile carpire le informazioni desiderate.

Tale piano, tuttavia, si rivelò inutile. Perché quando Vanilla entrò in classe e setacciò l’aula in cerca di Chocola, la vide accerchiata da un gruppo di compagne che le stavano facendo i complimenti per il bellissimo fiore che portava tra i capelli.

Era una rosa rosso acceso, quasi mimetizzata dalla chioma fiammeggiante della ragazza, e assolutamente identica a quella che aveva visto tra le mani di Pierre la sera precedente.

Vanilla non ebbe bisogno di ulteriori chiarimenti – anche se una minuscola parte di lei cercò di ribattere che un semplice fiore non era certo una prova schiacciante – e lasciò subito l’edificio scolastico in direzione della villa dei Malefici.

Mentre camminava spedita per le vie della città, ebbe lo strano pensiero che lei e Chocola fossero proprio come le diverse parti di quella rosa; se la sua ex-amica era la corolla luminosa e raggiante, lei era invece lo stelo, sempre in secondo piano, pieno di spine che nessuno mai era disposto a sfiorare per arrivare alla parte meno pungente del suo animo.

Una volta arrivata a destinazione, Vanilla si fermò a riflettere per la prima volta nel corso di quella mattinata. Avrebbe voluto ridurre l’intera casa in cenere ma, oltre a essere poco pratico, non avrebbe sortito alcun risultato soddisfacente.

Si recò quindi nella sua stanza e per un attimo rimase a fissare quell’ambiente così candido, pulito e ordinato non diversamente dalla sua precedente sistemazione a casa di Robin.

Vanilla serrò la mandibola, afferrò l’oggetto a lei più vicino – un portagioie regalatole da Sylvette – e lo scagliò con forza dall’altra parte della camera, facendolo schiantare contro il muro dietro al letto.

Ignorò gli squittii di Blanca, decisa a mettere un punto fermo sulla questione; non avrebbe vissuto un’ora in più senza sapere la verità, chiara e diretta.

La sua vita era stata in funzione di Chocola fin dall’inizio; non importava chi fosse la principessa reale, tutti parevano scordarsi di lei non appena la rossa interveniva in scena. Vanilla aveva cercato di mandare giù il boccone amaro che la sola vista della sua amica aveva finito per causare, ma nel suo animo non era mai riuscita a perdonarla davvero. E ora, anni dopo e in un contesto diametralmente opposto, Chocola era ancora la preferita, la prima scelta, l’opzione più desiderevole. Vanilla non riusciva a sopportarlo.

Una volta localizzato Sylvette – la sua ultima speranza di trovare un po’ di serenità –, lo mise subito con le spalle al muro, puntandogli un dito accusatore contro e pronunciando finalmente ad alta voce quelle parole che le erano rimbombate in testa per più di dodici ore.

“Chocola era la prima scelta per la posizione di Regina dei Malefici?”

Il servitore non sembrò scomporsi di fronte all’entrata burrascosa, ma si limitò ad alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo e a indirizzare un’occhiata a malapena incuriosita nella direzione della nuova arrivata.

“Sono la tua regina,” sibilò questa impaziente quando le fu chiaro che Sylvette non era in procinto di parlare. “Rispondimi.”

Il servitore fece un cenno del capo, cauto e lento, ma c’era qualcosa nella sua postura che indicava una certa curiosità verso ciò che stava per accadere.

Vanilla inspirò profondamente, cercando di focalizzare la sua attenzione su un qualunque oggetto presente intorno a lei, passandosi velocemente una mano tra i capelli come in cerca di un appiglio.

“Be’, non importa,” disse fingendo una sicurezza che in realtà non possedeva. “Ora ci sono io, e tutte le altre pretendenti a questo titolo si staranno mangiando le mani per l’invidia.”

Tentò un sorriso tirato, cercando di ignorare il modo in cui i suoi stessi occhi parvero allargarsi e le sue mani iniziarono a gesticolare farneticamente.

“E Chocola sa che tutti i suoi sogni non hanno possibilità di avverarsi, quindi alla fine ho vinto io.”

Sylvette la considerò con attenzione, calmo e privo di espressione come al solito. Vanilla aveva sempre creduto ci fosse qualcosa di snervante e fastidioso nella sua persona, un vuoto profondo dove ci sarebbe dovuto essere un carattere.

“Tanti dicono di essere invidiati, ma pochi ammettono di essere invidiosi,” proferì solennemente. Poi, alla vista di una Vanilla assai confusa e particolarmente irritata, aggiunse: “Hai perso questa sfida; accettalo con un po’ di grazia. Se resti bloccata nel passato non riuscirai a svolgere un lavoro adeguato per la tua nuova posizione.”

Vanilla avrebbe voluto mettersi a urlare, gridando i peggiori insulti verso Pierre, verso Chocola, verso sua madre. Ma Sylvette aveva ragione su una cosa: ora che era la Regina dei Malefici aveva delle norme da seguire e degli obiettivi da portare a compimento.

Senza proferire parola si allontanò dall’altro stregone per dirigersi ancora una volta in camera sua. Serrò la porta e, senza prestare attenzione ai cocci del portagioie ancora per terra, andò a sedersi alla toeletta al centro della stanza, sul cui piano il cristallo verde era ancora posato.

La ragazza osservò il riflesso che la pietra le restituiva della sua stessa immagine e si chiese se fosse veramente passato solo un giorno da quando ne era entrata in possesso. Alzando lo sguardo sul vero specchio appeso al muro, Vanilla si rimirò per qualche istante, prima di emettere un grugnito mal celato e recarsi invece verso la grande biblioteca presente nella villa. Era tempo di lasciar perdere certe sciocchezze e focalizzarsi su ciò che contava davvero: la vittoria del trono di Extramondo, la vittoria della guerra, la vittoria di Pierre.

Con un tocco del suo scettro Vanilla archiviò il nuovo cristallo nell’apposito contenitore, dove si sarebbe ammucchiato insieme agli altri. Mentre camminava a passo lento per i lunghi corridoi, tuttavia, la strega non poté fare a meno di pensare a come il verde avrebbe sempre costituito la pila più corta. L’unico vero cuore verde che aveva era il proprio, colmo d’invidia da un’intera vita passata in disparte.

   
 
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