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Autore: _Niente_Paura_    10/08/2020    1 recensioni
Questa storia partecipa al contest "I colori del peccato" indetto da Laila _Dahl sul forum di EFP
Bicefalo è una serie AU che successivamente potrei riscriverla e stravolgerla completamente, forse sarà una cosa completamente diversa.
Questa è una serie fantasy, ma non v'aspettate nani ed elfi che si picchiano. La mia ispirazione prende ispirazione a Lovecraft e a tutto il fantasy che ne consegue, il così detto Dark Fantasy.
Pensate alla saga di Dark Souls, o Bloodborne. Ma anche Le cronache del ghiaccio e del fuoco (seppur sono stata ispirata in minor quantità da questa)
Ma anche il buon Dark ha svolto un ruolo importante.
TIC TOC
Detto questo buona lettura fellow undeads!
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Drakul Mihawk, Thatch, Vegapunk
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer!


Bicefalo è una serie AU che successivamente potrei riscriverla e stravolgerla completamente, sarà una cosa completamente diversa.


Questa è una serie fantasy, ma non v'aspettate nani ed elfi che si picchiano. La mia ispirazione prende ispirazione a Lovecraft e a tutto il fantasy che ne consegue, il così detto Dark Fantasy.
Pensate alla saga di Dark Souls, o Bloodborne. Ma anche Le cronache del ghiaccio e del fuoco (seppur sono stata ispirata in minor quantità da questa)
Ma anche il buon Dark ha svolto un ruolo importante.
TIC TOC


Detto questo buona lettura fellow undeads!





Bicefalo


Prologo di Sangue





Dracule Mihawk, questo era il nome stampato sulla lettera, era questo il nome dell'autore.
Una lettera bianca immacolata, con un timbro in cera rosso sangue. La teneva tra le mani il rinomato dottor Vegapunk quando s'apprestò ad andare al castello, su espresso invito del Duca Dracule.
Il castello era alto, immerso in una foresta di altissimi e spigolosi abeti. Una struttura quasi avorio si ergeva alta, dai tratti gotici e spigolosi. Le vette delle torri sfrecciavano alte verso il cielo, quasi a volerlo toccare, ed in cima vi erano gli stendardi della casata Dracule.
Era da tanto tempo che il Duca non metteva piede fuori dal castello, si vociferava d'una malattia assai rara, ed il Dottore bramoso di conoscenza era andato lì con l'intento di scoprir qualcosa.
Lo stesso Duca promise al dottore di rivelargli questa fantomatica malattia, e citando le sue parole: “Condividere delle conoscenze”.
Così, quando il dottor Vegapunk stava dinanzi quel portone massiccio, non esitò un sol attimo il Duca a farlo entrare.
Due servi aprirono la porta, questi riccamente vestiti, indossavano abiti in velluto di color viola.
Le porte si chiusero alle sue spalle e dinanzi a lui, dopo una rampa di scale di granito, vi era Dracule Mihawk.
La voce aggraziata e fine, ma al contempo rombante e fiera. Non sembrava essere malato dal portamento o dalla voce, aveva mantenuto quella certa eleganza e disinvoltura. Solo il viso era pallido ed il contorno occhi arrossato.
Ma nonostante questo il viso era quello di un giovane trentenne, eppure Vegapunk era consapevole che 30 anni non erano sicuramente i suoi anni, ne aveva molti di più.
Un volto bello e sottile, con zigomi alti e poche guance, una barba presente e ben curata di un nero corvino. I capelli folti e lunghi fino alla nuca, mentre gli occhi di un marrone così vivido da far raggelare il sangue, a tratti parevano essere dorati.
-Finalmente è giunto Dottore.- Disse il Duca con aria molto felice, lanciando uno sguardo fulmineo all'ospite, il quale indugiava ancora sulla figura asciutta e slanciata di Mihawk.
-Fa molto piacere essere accolti così calorosamente.- Sorrise mellifluamente il Duca, mentre si voltò le spalle.
-Prego, seguitemi Dottore, ho delle cose da mostrarvi.-


Il corridoio lungo e stretto, quasi angusto, era pieno di specchi. Vegapunk incuriosito li scrutò con attenzione, ma senza chiedere nulla al padrone di casa. Questo d'altro canto sorrise alle reazioni del Dottore, quasi come un adulto farebbe con un bambino.
Senza troppi intoppi, si ritrovarono all'interno di quello che doveva essere un ambulatorio. Il Duca si mise a sedere su di un lettino e sorridendo indicò un cassetto.
-Dottore, mi faccia un prelievo. In quel cassetto ci sono le siringhe, e nel ripiano potrà notare l'alcool.-
-Mi perdoni Duca, ma lei ha l'aria di essere in salute. Mostra perfino meno anni di quanto lei abbia.-
-Dunque ricordi quant'anni abbia?- Mihawk l'osservò con aria di sfida, ma il dottore scosse la testa in segno di diniego.
-Invero no Duca, ma a mio parere non v'è nulla di strano. Il pallore sarà dovuto a qualche grave anemia ed alla mancata esposizione solare.-
-In parte è vero, suvvia fatemi il prelievo e giudicate voi stesso.- Annuì Vegapunk ed andò a sterilizzare l'ago per poi avvicinarsi al Duca e prendere con delicatezza il braccio e scoprirlo dalla bianca camicia.
Tirò la leva della siringa, facendo fluire il sangue all'interno del vetro, e con gran stupore notò fuoriuscire del liquido viola.
Estrasse la siringa velocemente, ed andò a verificare il colore sotto la luce fioca del sole. Nel mentre Mihawk l'osservava senza alcun stupore, privo di qualsivoglia espressione. Neanche una smorfia scappò dalle labbra.
-Ebbene dottore? È Viola?- Vegapunk annuì, seppur gli occhi li aveva fissi sulla fiala, quasi non credesse neanche ai suoi occhi.
Ora si voltò verso il Conte Dracule, il quale abbozzò un sorriso mellifluo.
-Sono molto lieto che abbiate deciso di venir qui e studiare la mia condizione.- Rispose scendendo giù dal lettino medico.
Notò il dottore come le iridi dell'uomo erano dorate come le collane più preziose. Le labbra violacee del soggetto, schioccarono in un sorriso beffardo.
-Siete nato così, Signor Dracule?-
-Oh! No, no … la mia è stata una mutazione.-
-Dovuta a cosa, Signor Dracule.- Sospirò l'altro, portandosi una mano sul mento, come a sorreggerlo.
-Ma come! Ancora non avete capito che c'è qualcosa che non va?-
-Io .. veramente ...-
-Questo sangue è una mutazione, dovuta alla mia espansione dei sensi. Con questi riesco a percepire altre dimensioni.-
-Mi sta forse dicendo, che lei abbia subito questa mutazione perchè è entrato in queste dimensioni?-
-Oh no caro Dottore!- Se la rise di gusto Mihawk, quasi a sbeffeggiarlo per la sua ingenuità.
-La prima dimensione, la seconda, la terza, la quarta e così via … coesistono nello stesso punto. Solo che ci sono creature che percepiscono più dimensioni di altre.- Vegapunk osservò l'interlocutore con uno sguardo crucciato, non che non capisse, anzi al contrario, stava magari capendo fin troppo.
Ebbe per un attimo la netta impressione che il cranio gli stesse per scoppiare, come se qualcosa volesse fuoriuscire da esso. Si portò una mano sulla testa, come ad assicurarsi che fosse tutto apposto.
Sorrise genuinamente Mihawk, guardando con indulgenza il dottore. Lo sguardo di capiva perfettamente ciò che stesse pensando, come se ci fosse passato anche lui. Un po' come l'adulto che ricorda i problemi infantili guardando un bambino.
-Si rilassi Dottore, non uscirà nulla dal suo cranio, è solo la verità che s'installa nella sua testa.-
-Ma ho scoperto tante verità nella mia vita, questa è la prima volta che mi accade.-
-Ma questa è la verità, non una qualsiasi.- Rispose con garbo l'uomo, che nel mentre era ritornato a contemplare il paesaggio aguzzo.
-Credo che per oggi possa bastare Dottore, non credo che riuscirebbe a reggere altra verità.- E detto ciò, l'uomo cominciò a camminare lungo il corridoio, invitandolo a seguirlo.


Specchi, simbolo di vanità per alcuni. Un sorriso genuino partiva dal volto di Mihawk, ogni volta che qualcuno faceva questo tipo d'osservazione.
L'uomo da tempo ormai trovava teneri i suoi simili, anche se a pensarci bene, non erano più talida tanto tempo. Lui adesso era altro, non aveva più i stessi bisogni.
E questo, in un primo momento destabilizzò il dottore geniale, per poi abbandonarsi anche lui alla verità.
Erano bastati pochi giorni, affinché Vegapunk abbracciasse la Verità. Ne era innamorato perdutamente, passando ormai i giorni ad ampliare le sue percezioni, a veder le altre dimenzioni, a saziare la sua incredibile voracità.
Così, Vegapunk, dentro una stanza vuota, soleva starsene solo. Affacciandosi ad uno specchio ovale con la cornice dorata.
Le pareti violacee, nessuna finestra, non c'era bisogno.
L'ingordo scienziato passava le giornate intere dinanzi lo specchio, dialogando con grandi esseri, che con ogni probabilità l'avrebbero attratto a sé, rendendolo completamente folle.
Folle ai nostri ingenui occhi, ma incredibilmente sapiente agli occhi di esseri più saggi, di piani superiori.
D'altro canto cosa poteva fare Mihawk? Era consapevole che stava privando il mondo di una mente così geniale, ma loro non lo meritavano, il suo posto era fra i suoi pari.
Sospirò dolcemente, adocchiando l'uomo dallo sguardo assente. Sembrava quasi stesse dormendo ad occhi aperti, proprio dinanzi l'immagine riflessa di sé stesso.
Gli occhi vitrei, che si perdevano in quel riflesso così nitido, quasi perfetto.
Chiuse la porta, lasciando l'uomo nella stanza viola, senza alcuna luce, senza alcun tipo di nutrimento. Non c'era più bisogno.
S'accinse ad entrare dentro una stanza, questa era di forma circolare. Una stanza dalle pareti violacee, esattamente come l'altra. E come l'altra stanza vi era uno specchio, incorniciato con una trama dorata. Si affacciò, guardando il suo riflesso.
La sua mente abbandonò il corpo, trascendendo quello che era lo spazio ed il tempo.
La sua psiche cominciò a vagare in spazi da noi comuni mortali inconcepibili, mentre scrutava e dialogava con gli esseri dei piani superiori. Anche Vegapunk era lì, dove lo spazio ed il tempo si toccavano fino ad annullarsi.


Teach, il sol sentire quel nome, causerà in futuro tante emozioni, prettamente negative.
Il Conte, appena vide l'ombra di quell'essere immondo, quasi ebbe un sussulto. Cosa diavolo stava facendo quell'uomo lì dentro? Voleva forse rubare il segreto della conoscenza?
Ma a che scopo, cosa l'avrebbe trattenuto dal diventare pura pazzia?
Così si pose lì dinanzi lui, con un tono fermo e deciso cercò di farlo desistere.
-Che intenzioni hai, malevolo individuo?- Con sdegno uscivano le parole di bocca, mentre gli occhi dorati erano fissi su quella figura deformata.
Quale disgustosa creatura aveva difronte, come mai aveva quella corporatura così strana ed innaturale.
L'uomo rise, e pian piano la risata diveniva sempre più tetra, come fosse un rombo di un tuono.
Il Conte Mihawk, d'improvviso si tinse in volto di uno scuro rabbioso. Come osava tale individuo poter bramare quella conoscenza ed usarla per scopi così malvagi. Teach era lì dinanzi a lui, con ormai chiare intenzioni malevole. La rabbia ribolliva nelle gelide vene del Conte. Doveva trovarlo quel dannatissimo Teach. Ma dov'era? Ritornò alla terza dimensione, traendo un profondo respiro, come se fosse riemerso dalle profondità marine.
Dov'era Teach? O meglio, quand'era Teach?
Non ci volle molto a capire che doveva mettersi in marcia, alla ricerca di questo fantomatico ladro.
Marshal D. Teach, un uomo alto, dalla carnagione scura ed un mento estremamente lungo. Aveva una corporatura tonda, quasi al limite dell'anormale. Portava vestiti da contadino, da persona di una classe sociale molto povera. Gli occhi neri ed in volto vi era stampato un ghigno malevolo.


-Conte, cos'è che avete visto?- Chiese il Dottore, il quale frettolosamente si stava preparando. Infilò i lunghi piedi dentro dei comodi scarponcini, mentre frettolosamente adocchiava l'altro, il quale mormorava biascicando con ardore parole d'odio.
-Se non potrò piegare gli dei del cielo, allora piegherò quelli degli inferi.-
parole chiare e distinte arrivarono come saette all'orecchio di Vegapunk
-Cosa diamine avete detto?- Chiese questo assai stranito. Allora Mihawke si voltò verso quest'ultimo, mostrando uno sguardo arcigno e malevolo.
-Teach, Teach non deve assolutamente farlo. O gli inferi se lo inghiottiranno.-
-Chi? Cosa avete visto?- Ancor più perplesso, osservava il Conte, il quale piazzandosi dinanzi uno specchio tese una mano davanti.
La mano entrò all'interno della superficie, ma ciò sembrò non stupire Vegapunk.
-Ecco lo squarcio...-
-Lo squarcio dello spazio-tempo.- Sbuffò il Conte. -E Teach non deve assolutamente venirne a conoscenza.-
-Ma chi è questo Tech?- Chiese l'altro avvicinandosi.
-Non c'è tempo, volete venire con me?- Non esitò un istante il dottore ad addentrarsi all'interno, seguito dal Conte.


Le mani tremanti del conte, avevano da poco lasciato la presa sulla pietra insanguinata. Il rumore delle lancette dell'orologio provocavano un leggero fastidio nella mente del Conte, il quale era seduto su di una roccia.
Di fianco, una pietra robusta, anch'essa ricoperta di sangue. E ancora lì vicino, il corpo di un bambino. Teach diceva di chiamarsi.
-Quand'è che si diventa assassini?- Chiedeva Vegapunk che occultava il cadavere sotto gli occhi del Conte.
-Questo è scritto nei geni? E se così fosse dovremmo ucciderli fin da bambini?- Una smorfia simile al sorriso.
Il rumore delle lancette, monotono, stantio. Come il respiro del Conte, il quale non osò più proferir parola, tanta la rabbia se lo era consumato.


-Voleva rubarmi il tempo. - Continuava a ripetersi Mihawk, il quale incassó la testa tra le manil, sussurrando chissà quale parole di rimorso. Se solo non l'avesse accecato l'ira.



 
   
 
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