Fanfic su artisti musicali > Big Bang
Segui la storia  |       
Autore: B_Yul    11/08/2020    0 recensioni
Londra, Dallas, Seoul.
Il futuro di YG incontra la famiglia più potente d'Inghilterra nell'ambito dello spionaggio politico.
I Myong e i Wallace, famiglie da cui proviene Thara, proteggono la loro pupilla inviandola alla ricerca della realizzazione di un sogno nascosto per salvarle la vita.
Riusciranno Jordan, Marvin, Claire e Jamie a proteggere la giovane e promettente signorina Myong?
Riferimenti a cose, fatti e persone puramente casuali e frutto della mia fantasia e passione per le avventure che abbiano a che fare con agenti segreti/spie in genere. Per quanto riguarda date, locations, riferimenti a coordinate geografiche e mezzi di trasporto ecc relativi alla città di Seoul, sarò più precisa possibile anche in base alla mia esperienza sul territorio.
Spero vi piaccia, è un refuso da sognatrice di una non più così giovane kpop stan. Consigli e critiche ben accette, polemiche e prese di posizione banali decisamente meno.
B_Yul
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Sorpresa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
 
Thara si guardò allo specchio, addosso un abito con scollo alla coreana e spacco vertiginoso, tacco 10 approvato per non sentire le lagne di Claire e Jeremy e make up fresco, messo a punto da una delle make up artists più pagate di Seul.
Si sentiva leggermente fuori posto, non esattamente una diva da copertina e continuava a guardare con dubbio i suoi strani lineamenti mischiati cercando di convincersi che non fosse poi così male. Ma avrebbe preferito andare alla sfilata da sola senza passare per il red carpet come le altre volte.
Non ero affatto un’amante di quelle passerelle, avevo la fobia dei flash ed ero troppo maldestra per affrontare i fotografi e il tappeto che strideva coi tacchi insieme. Avevo paura di cadere ogni volta e mi sentii ancora più fuori posto quando dallo specchio vidi Jiyong entrare nella sala. Non avevo un debole per i ragazzi con capelli e occhi scuri ma per i coreani un’eccezione l’avevo sempre fatta, hanno un fascino particolare, uno sguardo diverso, dei modi diversi. E Jyong era diverso. Se dovessi poi essere onesta ero diventata fan dei BigBang più per T.O.P che per G Dragon. Lo so, è insolito ma a me erano sempre piaciuti i ragazzi alti e quegli zigomi scolpiti, quel taglio d’occhi disegnato mi avevano fatto perdere la testa per quella musica poi. Ma a vederlo così, con lo smoking di Moschino e lo smokey eye leggermente accennato, le labbra perfette e la camminata elegante. Aveva un carisma che nessuno avrebbe potuto ignorare, una specie di aura intorno che si espandeva ogni volta che entrasse in un posto. E aveva ragione Claire, Moschino faceva proprio per lui.
“Dongsaeng ti sta bene quel vestito, smettila di snobbarti”
“Grazie. Beh… la limo dovrebbe essere qui sotto, vogliamo andare?”
“Sei nervosa?”
“Si vede? Odio queste cose”
“Odi queste cose o odi quando la tua amica ti dice con chi farle?”
Bingo.
“L’unico lato positivo di questa cosa è che non sarò sola. Perché se dovessi inciampare sarai formalmente obbligato a reggermi.”
“Tu dici? Forse dovrei portare i pop corn…”
“Non fare lo spiritoso ho dei tacchi molto più comodi e molto più alti da mettere se vuoi!”
Alzò le mani in segno di resa e rise: “Stai bene dongsaeng, davvero. Rilassati, passerà presto”
Diedi un ultimo sguardo veloce allo specchio con una smorfia tra il “forse hai ragione” e il “tanto guarderanno tutti te, sticazzi” per poi aggiungere: “Stai bene anche tu Jiyong. Aveva ragione Claire, sei un tipo da Chanel e Moschino”.
Rispose con un ghigno soddisfatto e aprì la porta. Mentre stavamo per uscire, però, fui investita da un vortice anche chiamato “Bambina” che dalle urla dell’uomo che la inseguiva doveva chiamarsi…
 
“HARU!!” L’uomo farfugliò qualcosa e solo dopo che la bimba si bloccò incantata di fronte a: “GD GD GD!!” capii che fosse la figlia di Tablo e che quello che le correva incontro fosse lui. Farfugliarono qualcosa in coreano, Jiyong sembrò volergli dire di stare tranquillo, di non sgridarla e iniziò a giocarci un po’. Haru rideva, faceva inchini e lo abbracciava stampandogli enormi baci sulla guancia, non ero un’amante dei bambini ma quella scena mi fece sorridere, era pura, era quel tipo di amore misto ad ammirazione che solo i bambini sanno mostrare. Poi si avvicinò a me e puntandomi il dito disse: “ mannaseo pangapsumnida, ne ireumeun Haru imnida”. Capii per un qualche miracolo non richiesto e feci un inchino. Jiyong mi guardo di traverso: “Beh, allora fai finta di non capire!”
“No, è che ho qualche flash ogni tanto e non so neanche come. Mannaseo gippeoyo! ne ireumeun Thara imnida!”
Per quanto mi fossi sempre rifiutata, qualcosa in testa mi era rimasto di quelle origini.
Tablo sorrise e fece un inchino: “Scusami, so che siete di corsa ma quando sente Jiyong impazzisce e…”
“Stai tranquillo, Jeremy Scott non è un uomo impaziente, non gli interessa a che ora arriviamo, gli interessa vedere GDragon nei suoi pantaloni di pelle!”
Rise e mi tese la mano, Haru saltellava e continuava ad incantarsi di tanto in tanto di fronte a Jiyong: “Così è questo l’effetto che fai ai bambini eh. Secondo me Haru ci ha visto giusto. E poi i bambini vanno oltre. Ti ci vedo bene con due o tre figli.”
Sgranò gli occhi e sorrise, non era forse il suo piano A ma a nessun uomo coreano dispiaceva l’idea della famiglia. Mio nonno me lo diceva sempre, in Corea due cose sono importanti: i cari e i ringraziamenti.
 
Salutammo, era tardi tanto per cambiare quando dovevo andare ad una sfilata ma non mi importava molto, Claire avrebbe avuto il suo momento di gloria e questa era l’unica cosa che contasse per me, non certo gli orari di Moschino. Il vestito era decisamente troppo vistoso così come la pelliccia sintetica che mi avevano dato per coprirlo prima del Red Carpet, le scarpe troppo basse per la mia abitudine e Jiyong era troppo GDragon per essere il mio accompagnatore. Decisi quindi in quel preciso istante che avremmo comunque evitato le foto di coppia perché mi sarei sentita davvero, davvero, fuori luogo. Ero abbastanza tesa per come le cose si stavano mettendo a casa, sapevo che se mia madre avesse avvisato nonno Wallace sarebbe successo un bel casino. Andrew stava giocando col fuoco, Gregg e Marvin non avrebbero perso tempo.
Quando stavamo per uscire dal portone mi squillò di nuovo il telefono. Era Marvin. Decisi di rispondere ma sperai di riuscire ad essere più vaga possibile dato che le orecchie di Jiyong sembravano già fin troppo predisposte all’ascolto.
“Pronto?”
“Thara sono a casa tua. Stai tranquilla, lo abbiamo in pugno, l’idiota ha lasciato attivo il gps. Se ci fossero complicazioni chiama al secondo fisso, porterò i tuoi giù e lascerò su i cani e tuo nonno con Gregg e Jordan.
Jamie è in centrale, hanno trovato quello che cercavi, tra due settimane tuo nonno verrà a Seul per parlarti… stai tranquilla, buon lavoro e per qualunque cosa: ci siamo noi”.
 
“Ok, sei sicuro che i dati siano reali? Del gps intendo”
“Li abbiamo fatti verificare in centrale. E a Dallas”
“A Dallas? Sei un genio. Un genio Marvin, vi hanno risposto subito vero?”
“Si, si ricordano di nonno Jedong! Ahah! Andrà tutto bene Thara. Stai tranquilla”.
“Grazie. Siete impeccabili come sempre, aggiornatemi sugli spostamenti e chiamami quando vuoi. Ciao, buon lavoro e saluta gli altri”.
Jiyong mi osservava dall’alto del suo profilo da creatura fiabesca, col naso all’insù e gli occhi inquisitori in cerca di risposte che forse non avrebbe mai ricevuto, né quel giorno, né mai. Mi passai una mano tra i capelli per essere sicura che non perdessero subito volume e dissi: “Che c’è?”
“Niente dongsaeng. È tutto a posto?”
“Si, stai tranquillo”.
“Ma io sono tranquillo, lo chiedo solo perché se sei una criminale ricercata o una potenziale tale magari dovremmo informare gli altri per evitare qualche scandalo più forte di quello della marijuana. Qui tendono alle manie di persecuzione e…”
“Jiyong. È tutto a posto”.
Accettò con un cenno poco deciso la risposta secca ma aggiunse di un fiato: “Dongsaeng, però una cosa devo dirtela”.
“Cosa?”
“Quando è tutto a posto, gli occhi non hanno quell’aspetto. Anche se li ho visti per la prima volta ieri.”
 
Jiyong mi faceva sentire osservata anche quando non c’era. Lo trovavo strano quello sguardo, come di uno che nonostante le parole, sapesse dai movimenti se qualcosa fosse fuori dal comune o perfettamente nella norma. Era acuto, doveva gestire troppe cose per non esserlo e mi prese la mano per farmi salire in auto facendomi sentire la stretta più forte quando l’autista mise in moto e si avviò verso la sfilata.
Arrivarono con un corteo di fotografi e fans ad accoglierli, G Dragon era senz’altro il personaggio più atteso dalla stampa asiatica li riunita, si vociferava non sarebbe stato solo e, si sa, in questi casi si fa prima a ricamare sulle circostanza che ad ammettere semplicemente chi fosse con lui: un’addetta ai lavori. Ricca, bella, famosa, importante, potente. Ma pur sempre un’addetta ai lavori.
Era agitato Jiyong, il leader aveva paura di sfilare in compagnia e lo si percepiva dai lineamenti tesi, dal sorriso forzato sul red carpet, dal fatto che si voltasse di tanto in tanto a guardarla forse perché lo aveva lasciato andare, non aveva ritenuto opportuno mettere su una scena inutile per far parlare i giornalisti, a Claire sarebbero bastati i due o tre scatti ufficiali a bordo passerella per ricevere l’attenzione che, infondo, Thara aveva sempre saputo meritasse.
Non ero mai stata il tipo di persona particolarmente attratta dagli orpelli, la moda era affascinante, mi piaceva stare con tutta quella gente così famosa e così poco credibile in quelle circostanze, lo trovavo un paradosso quanto meno affascinante quanto poco opportune certe “super star” conclamate potessero apparire col vestito sbagliato, magari scelto proprio da loro per osare una sera, quella sera che però diventava una pecetta di nastro nero isolante sulla loro carriera. Avevo visto giornalisti e gruppetti di pettegole ridere per anni per una svista e mi faceva pena quella gente tutta accalcata per un momento di gloria. Ma mi facevano ancora più pena quando cercavano di oscurarsi a vicenda e poi bastava lui, un qualunque G Dragon, un profilo disegnato a far scomparire decine di gambe chilometriche e spacchi vertiginosi. Sorrisi, forse con un filo d’involontaria cattiveria e mi sentii profondamente soddisfatta di quella firma messa per YG.
“Thara ,Thara! Da questa parte!!”
Mi voltai con un insolito sorriso verso la macchina fotografica e li lasciai scattare quanto volessero, scambiai un’occhiata veloce con Jiyong che si avvicinò lentamente e mi si mise accanto: “Dovremmo sfilare insieme o sbaglio, dongsaeng?”
Mi porse il braccio, ci incastrai il mio senza pensarci troppo e sentii il mio sorriso cambiare, la sua tensione ora era diventata anche la mia: “Oppa non credo che le tue fans la prenderanno bene forse sarebbe meglio…”
Mi zittì. Con mio disappunto, ma ci riuscì: “Non mi interessa adesso, pensa a Claire e cammina, hai le gambe lunghe, non andare di fretta o non verranno bene in foto”.
“Ma…”
Trattenne la risata e aggiunse: “E poi a me non dispiace. Quindi non protestare” per poi portarmi via dai fotografi e gliene fui piuttosto grata perché era già andata troppo per le lunghe la cosa, avevo urgentemente bisogno di qualcosa di alcolico per superare la vista di tutte quelle galline che gli si sarebbero appollaiate intorno. Uno spettacolo desolante: “Vado a cercare Claire”.
 
Dovevo assolutamente spiegarle situazione o non sarebbe stata preparata al suo ritorno in Inghilterra.
Dovevamo essere tutti pronti ad ogni evenienza, pace o scontro che si prefigurasse, non avrei permesso a nessuno dei miei di rischiare la vita per un nanetto spocchioso di buona famiglia.
Lo lasciò li tranquilla del fatto che anche se probabilmente l’avrebbe odiata, avrebbe trovato compagnia in breve tempo, c’erano decine di persone in cerca di un contatto con lui, di un’intervista, di una sveltina anche, ma non sembrava in vena, cercava di distribuire equamente sorrisi tra modelle e giornalisti mantenendo un profilo basso, seppur fallendo perché ad ogni passo che faceva, si trovava circondato di gente.
 
Scovai Claire nel back stage e le feci segno di uscire velocemente, che non avevo voglia di essere raggiunta da Jiyong. Non capì, ovviamente e uscì tutta impettita chiedendomi coma ci fosse di sbagliato in me, ero li con: “sembra una statua da quanto è bello, mi spieghi tu che problemi hai? Sei una figa anche tu stasera ma sei troppo tesa Thara! Che succede?”
 
Abbassai lo sguardo e da sotto lo spacco del vestito, feci spuntare il mio IPhone incastrato nel reggi calze.
Lei per un attimo rimase confusa, mi guardava smanettare col telefono in attesa di una risposta finché non aprii l’app giusta e le misi lo schermo sotto gli occhi.
Guardò finalmente consapevole di cosa stesse accadendo e del motivo per cui non fossi esattamente nel mood giusto quella sera.
“è troppo vicino Thara”
Annuii.
“Lo so, ma non sono soli. Marvin e Gregg sono li, Jordan verrà con Gregg e nonno tra due settimane e Jamie è nella centrale di Scotland Yard. Non capisco perché questo ragazzo abbia deciso di morire”.
 
Sgranò gli occhi a quell’affermazione, non aveva capito fino in fondo cosa sarebbe accaduto se Andrew, figlio di Mark Douglas, acerrimo rivale in affari dei Wallace, avesse tentato ancora una volta di prendere informazioni su Thara. O di prendere Thara, come aveva già tentato una volta rischiando di giocarsi una gamba.
 
“Mio nonno non sarà così clemente sta volta Claire, deve fermarsi o resterà seppellito nel mio giardino. E sappiamo che nessuno lo verrà a sapere. Marvin ha allertato la squadra di Dallas. Se vuoi chiamare Jordan  puoi farlo, le linee sono pulite. Ma stai attenta.”
Claire annuì, mi diede un foglietto giallo con su scritto un numero: “Questa è la talpa di Toronto. Jordan l’ha trovato analizzando i dati trasmessi dalla sede di Marvin a Washington. C’è un grosso capitale in ballo, le nostre quote sono salve ma dobbiamo evitare infiltrati. Stai attenta ai coreani, il sig. Yang sa perfettamente cosa succede nel sotto scala della Casa Bianca. Chiaro?”
Sorrisi, avevo sospettato che Yang potesse sapere chi fossi ma non poteva sapere fino in fondo. La mia politica del silenzio ora sarebbe stata ancor più efficace.
 
Marvin e Gregg: agenti speciali per la protezione dei dati riguardanti la sicurezza nazionale
Jordan: fratello di Claire, amico di Gregg e Marvin, ex di Thara ma in buoni rapporti con lei e la sua famiglia senza nessun secondo fine, da anni al servizio di Lord Wallace.
Jamie: Sorella di Marvin, agente segreto dello squadrone di Dallas, biologa specializzata dell’Area 51 e potente, potentissimo hacker in grado di infiltrarsi in ogni cervello digitale esistente.
Per allentare la tensione mi guardai intorno, mi avvicinai al suo orecchio e le dissi: “Bom si fa di coca e Dara non sa cantare ma shhh, vediamo come va a finire”.
Scoppiò a ridere, per fortuna, di li a poco la sfilata sarebbe iniziata e volevo che fosse consapevole di tutto ma felice per la grande chance che stava sfruttando, meritava di star bene, aveva sofferto tanto per la nostra situazione complicata. Avevamo quel tipo di legame basato sul farsi forza a vicenda, avevamo però generato così tanta forza in due da mettere su un impero con un capitale doppio di quello che i nostri nonni ci avevano lasciato. Ero così fiera di quella “famiglia”, nonostante l’ansia, l’anomalia, il non potersi mai sentire come gli altri coetanei. Eravamo più forti di qualunque esercito … ed eravamo praticamente nell’esercito ma questo è un dettaglio.
 
Thara uscì velocemente dal back stage per tornare verso il bordo passerella, Jiyong la aspettava seduto con una mano poggiata sul posto accanto, si guardava intorno sorridente ma incerto, non sapeva dove fosse e nonostante non fosse mai stato un tipo troppo dipendente dalla compagnia a quel tipo di eventi, stavolta era diverso, non voleva tutta quella attenzione solo per sé. Il Re voleva dividere lo scettro, evento raro, anzi: mai accaduto.
Ma le gambe di Thara non tardarono ad avvicinarsi, era li che si faceva spazio tra modelle più basse di lei e fotografi ormai impazziti dal quantitativo sorprendente di high society presente, lei sorrise ancora a qualche flash prima di scorgere Jiyong e vederlo farle un cenno con la mano. Decise di allungare il passo e uscire da quel groviglio glam per mettersi li, accanto a lui e passargli il programma della sfilata come se fosse davvero il centro del loro interesse. Claire era seduta accanto a Jeremy nella prima fila opposta alla loro, sorrideva anche lei, in modo decisamente meno forzato degli altri due e applaudiva ogni uscita come se avesse disegnato lei i modelli e partorito le modelle. Thara si sentì cinica per quel pensiero ma era davvero contenta per l’amica. Si chiese comunque quando sarebbe arrivato il momento dell’alcol visto che accanto a Claire sedeva il suo capo: un viscido umanoide di 50 anni e belle speranze che ogni tanto tornava alla carica provando a portarsi a letto tutte le sue dipendenti. A parte Claire, con lei aveva smesso quando Thara le aveva fatto portare a lavoro un oggettino di un cm produttore di ultrasuoni che applicato sul fondo della scrivania del capo gli aveva causato un’emicrania lunga una settimana. Piccolo particolare: gli ultra suoni venivano attivati da Claire ogni volta che entrasse nel suo ufficio e, questo, aveva spaventato il povero uomo ignaro della vera identità della sua prediletta.
 
“Dongsaeng ti vedrei bene con quello addosso!”
Trattenne la risata nel dirmelo ma scoppiai a ridere io, in mezzo a tutta quella gente così seria forse non eravamo proprio stati accorti ma il vestito di sintetico composto da pezzi apparentemente assemblati a caso contornati dal bomber con scritto “Barbie” non mi permise di mantenere il contegno dovuto.
“Non farlo mai più quando sono sovrappensiero, se Claire mi vede ridere mi ammazza”
“Non fa niente, non volevo continuassi ad avere l’altra espressione. Non ti dona, va meglio così”.
 
Sorrisi tenendo lo sguardo basso e provai un filo di imbarazzo perché ero abituata a persone molto più distaccate e quell’essere osservata nei minimi dettagli mi faceva strano.
“Stavo solo pensando…”
“Non stavi pensando al business, non serve che tu lo dica. C’è così tanto tempo dongsaeng, devi goderti i momenti di svago, metti la testa off ogni tanto, mh?”
 
Annuii, aveva ragione. Non capii come, ma aveva ragione. Provai di nuovo a lasciarmi alle spalle le preoccupazioni e le paranoie, era tutto sotto controllo per il momento e non volevo farmi rovinare l’umore, volevo godermi la sfilata, l’after party e il letto, cosa quest’ultima che ultimamente mi teneva con gli occhi sbarrati fino all’alba. Volevo solo un po’ di pace, un momento di silenzio in testa, che il mio cervello potesse decidere di prendere alla leggera almeno qualche ora della sua esistenza. Stavo di nuovo pensando troppo, lui sorrise e i nervi, per un attimo, si distesero.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Big Bang / Vai alla pagina dell'autore: B_Yul