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Autore: milla4    11/08/2020    8 recensioni
Arthur Finnegan era amato da tutti, le sue piccole dita ossute erano capaci di copiare fedelmente qualsiasi cosa gli capitasse davanti. Era un pittore nato, tutti lo dicevano.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Una linea sottile'
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Arthur Finnegan era un artista nato, sin da piccolo con i  piccoli occhiali sul naso e i gretti capelli rossicci se ne stava sul suo sgabello a osservare, dalla finestra, la sottile linea che ostinatamente divideva mare e cielo, divertendosi, poi, a trasportarla su tela grazie all'attrezzatura che suo padre gli aveva regalato un giorno al ritorno da uno dei suoi viaggi. Amava quel ragazzo, il Signor Finnegan, aveva un'innata voglia di vivere!
E così nel tempo, tutti nella cittadina avevano cominciato ad amare ed apprezzare il ragazzo che con le sue piccole e lunghe mani sapeva catturare i colori del mondo.

Arthur si alzò dallo sgabello, tenne fisso lo sguardo sul suo ultimo dipinto cercando di notare  le piccole imperfezioni che avrebbe dovuto correggere l'indomani. Il Sole era quasi tramontato, il cielo era cosparso di colori di varia tonalità su cui spiccava il rosaceo madreperla. Sbadigliò, erano soltanto le otto di sera ma aveva passato le ultime dieci ore seduto lì, senza muoversi di un millimetro se non per pause inerenti a bisogni più urgenti: era questo che doveva fare ogni singolo giorno, talvolta se preso dal lavoro si era dimenticato persino di mangiare. Ma ora aveva gli occhi arrossati e stanchi per la fatica, non avrebbe fatto nulla di buono in quello stato. Scrutò attentamente la propria creatura e, dopo averne trovato i difetti e poi appuntati mentalmente si diresse in camera, chiudendosi per quella notte la vita alle spalle.

La mattina seguente lo sgabello era fermo ad aspettarlo, Arthur creò i colori umettendo i pigmenti con l'olio e li dispose sulla tavolozza di ceramica, regalo di suo padre. Con ancora il pane di segale in bocca ricercò i difetti trovati la sera precedente quando un fatto ne catturò l'attenzione. Qualcosa di strano era accaduto al suo quadro, poteva sembrare nulla ma il suo occhio da esperto notò subito che la linea d'orizzonte sembrava essere avanzata, mangiandosi il mare.  Arthur era impietrito, ma la razionalità insita nel suo essere umano gli fece comprendere che aveva lavorato troppo in quei giorni e la stanchezza gli aveva fatto commettere quell'errore grossolano. Sospirò: fortunatamente era ancora recuperabile. Prese a dare piccole pennellate per sfumare e cercare di riformare l'acqua mancante, quando si accorse che il mare nel dipinto sembrava scomparire sempre più. Cominciò a sentire caldo, il viso arrossato, la figura minacciosa del Sole che tendeva a farsi più vicina: ora non era più un cruccio di pittore, era la realtà. Nel panico cominciò a muovere freneticamente il pennello per cercare di respingere l'avanzata dell'orizzonte ma tutto sembrò vano, mai una volta aveva pensato di allontanarsi e lasciare la sua creatura ora preda di una forza ingovernabile. Il Sole ormai era vicino, la pelle cominciò a cadergli dalla faccia, grida spezzate di dolore e di paura uscivano dalla sua gola ustionata. Era pronto a morire, poi qualcuno da dietro lo abbracciò, cercando di fermarlo, Arthur tentò di alzare il pennello ma un liquido trasparente gli fu iniettato nel braccio. 
E l'orizzonte tornò al suo posto.




 
Note: allora, deve prima ringraziare il gruppo Caffè e Calderotti per avermi accolta ma soprattutto a Jodie Graham per aver creato questo prompt (Orizzonte) così semplie ma particolare allo stesso tempo che mi ha permesso di creare una piccola storia ma, secondo me,  convincente. Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna (Iscrivetevi, ve lo consiglio!)
È stata un'impresa rimanere nelle 500 parole di una flash, ma ce l'abbiamo fatta!


Spero sia comprensibile

a presto

milla4
   
 
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