Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Elsie Haru    13/08/2020    0 recensioni
In un mondo lontano, 8 regni governano sul Grande Continente che popola il mondo di Lèsin Rove. La vita scorre serena e pacifica sul pianeta e da secoli ormai non vi sono più guerre tra i Regni e tra le razze che vivono in armonia e rispetto gli uni degli altri,ma un'ombra incombe sul futuro di Lèsin Rove. Qualcuno o qualcosa stà minacciando il futuro di Lèsin Rove e i Regni non saranno pronti ad affrontarlo,troppo adagiati sulla loro serenità e cullati dalla pace che regna potrebbero soccombere con facilità difronte ad un'attacco imprevisto. Riusciranno ad armarsi e prepararsi in tempo,prima che l'ombra li raggiunga?
Gli Eredi di Lèsin Rove è il primo di una serie di Racconti tratti da un'ambientazione da me creata e nata la bellezza di più di 20 anni fà. Il racconto Legends da me già proposto nonostante sia ambientato in un mondo differente si ricongiungerà poi nel tempo a questo che è il filone principale della narrazione.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ANNO 527

 

Alyssa Ready di Telnar - 15 anni

Chantal Ready di Telnar - 20 anni

Prudence Ready di Telnar - 19 anni

Orion Ready di Telnar - 22 anni

Zoe Ready di Telnar - 21 anni

Ederik Birmangh di Rusgar - 19 anni

Leine Birmangh di Rusgar - 21 anni

Dustin Birmangh di Rusgar - 23 anni

Tristan Vinnian di Ictar - 20 anni

Kieran e Morgan Vinnian di Ictar - 19 anni

Wainwrit Vinnian di Ictar - 17 anni

Joline Vinnian di Ictar - 11 anni

Vivien Lorcain di Pargaskor - 20 anni

Eriana Lorcain di Pargaskor - 9 anni

Frasier Theeros di Nedstar - 21 anni

Quinn Theeros di Nedstar - 19 anni

Iona Theeros di Nedstar - 16 anni

Xavier Fraystor di Avatar - 22 anni

Rhiannon e Kyrsen Fraystor di Avatar - 18 anni

Scarlet Leigh di Alturius - 17 anni

Hayleen Myron di Lobor

Nami Myron di Lobor

 

Regno di Avatar - Stagione del gelo

 

Kyrsen chiuse il libro che stava leggendo con una strana sensazione di disagio alla bocca dello stomaco.

Si agitò inquieta sulla poltrona dinnanzi al fuoco attirando l'attenzione di Nami che sollevò lo sguardo dal cuscino che stava ricamando per posarlo sulla cognata.

«Cosa ti succede Kyrsen?»

La giovane non staccò i suoi occhi dal fuoco mordicchiandosi un'unghia accigliata.

«Non so, una strana previsione di sventura mi ha colta all'improvviso.»

Le delicate mani dell'elfa strinsero la stoffa morbida.

«Xavier?»

Il suo novello sposo era partito da un paio di giorni per un'incursione, non propriamente amichevole sull'isola degli Avoral che a discapito degli innumerevoli ultimatum del loro Re continuavano ad attaccare i Regni di Lésin Rove. Il capo degli Avoral continuava a difendersi proclamando con forza l'estraneità della sua gente dai vili agguati a loro imputati, ma Xavier stanco delle lamentele degli altri Re aveva deciso di recarsi sull'isola con un piccolo esercito per rafforzare con pugno di ferro il suo veto di allontanarsi dal loro territorio e indagare più a fondo.

Kyrsen sedò i suoi dubbi scuotendo i riccioli neri.

«No, Xavier sta bene non temere.»

Nami sospirò di sollievo. Nonostante il suo matrimonio non fosse un idillio amava profondamente e silenziosamente Xavier e aspettava con ansia il suo ritorno rammaricata che lui non la considerasse mai all'altezza di accompagnarlo nelle sue missioni. Il marito sembrava aver scordato nell'istante stesso in cui l'aveva sposata che anche lei era un Cavaliere degli Dei e Nami era stata rilegata al ruolo di Regina, chiusa nella splendente dimora di RareShell proprio con una cosa rara e fragile da ammirare e proteggere.

Il secondo sospiro che le uscì dalle labbra non aveva nulla a che fare con il sollievo, ma Kyrsen era troppo persa nei suoi pensieri per accorgersi dei problemi di Nami e si alzò.

«Raimel?» la sua cameriera personale si staccò dall'angolo dove attendeva.

«Sì signorina.»

«Prendimi il mantello per favore.»

«Esci?»

Nami sollevò il volto per guardarla.

«Sì, ho bisogno di fare due passi.» Nami le sorrise teneramente.

«Copriti bene fa molto freddo.»

Kyrsen posò lo sguardo sul suo viso dolce e gentile. Nami era come un balsamo per le ferite profonde del suo animo tormentato dal dolore per la morte dei genitori. Si occupava di loro sorella con solerzia e affetto e Kyrsen era grata a Xavier per averla portata lì. Eppure, nonostante tutto, il rigido protocollo insegnato a Nami nella distaccata casata Reale elfica non le permetteva di avvicinarsi troppo a loro e i rapporti restavano freddi e lontani, ben diversi dal calore e trasporto in cui erano cresciuti.

Anche Xavier risentiva di quell'impassibile e distaccato comportamento della moglie, ma non stava a lei parlare a Nami, il fratello avrebbe dovuto risolvere quel problema ma Xavier era sempre lontano e indaffarato.

«Grazie Nami.» l'arrivo di Raimel la distolse dai suoi pensieri mentre la giovane annuiva con il capo sorridendole.

Kyrsen non aggiunse altro e uscì.

 

 

Regno di Ictar

 

Joline entrò a precipizio nel castello con la vista offuscata dalle lacrime, terrorizzata. Appena varcato il portone principale si scontrò con forza contro un giovane Cavaliere.

«Principessa!» due braccia forti la sostennero stringendola con calore.

«Ke… Kenric…»

Singhiozzando la ragazzina si aggrappò con le mani alla casacca dell'amico che non la lasciò andare come il decoro avrebbe voluto, ma scorse il suo viso con preoccupazione.

«Cosa è accaduto? Calmatevi.» la scena attirò l'attenzione di diversi domestici, ma Kenric non se ne curò, Joline sembrava davvero sconvolta.

«Kieran… Kie...ran.»

Il giovane la staccò un po’ da sé per guardarla meglio.

«Kieran? Cos'è successo a vostro fratello?»

Joline cercò di frenare il tremore che la invadeva, ma non vi riuscì, le parole strozzate dal pianto uscirono a fatica dalla sua gola.

«Era… Eravamo al recinto dei cuccioli… sta… stavamo am… ammirando…»

«Cosa sta succedendo qui? Conte, lasciate mia sorella.» la voce adirata e imperiosa di Tristan la interruppe e Joline vide il fratello discendere le scale.

«Tristan…»

Joline lasciò Kenric che con disappunto seguì l'esile figura di lei scagliarsi tremante fra le braccia del fratello maggiore.

«Joline?»

Il volto sempre freddo e inespressivo del Principe si trasformò sotto l'effetto dell'amore e della preoccupazione.

«Kieran… Tri… Tristan… Kieran è stato assalito… è scomparso.»

«Cosa?»

«Sì… sì… il terreno ha tremato… gli… gli animali sono fuggi… ti, non… non ha potuto nem… meno… reagi… re, una sfera nera… lo… lo ha avvolto… una luce… come una… saet… ta lo ha colpito… ha… ha urlato poi è scom… parso!»

«Calmati Joline, calmati. Portate dell'acqua presto.»

Tristan scortò la sorella nel salone e la fece sedere seguito da Kenric.

«Devi calmarti piccola o non riusciremo a capire.»

Il conte si avvicinò, ma Tristan che non apprezzava affatto l'amicizia di egli con la sorella lo allontanò di malagrazia.

«Dove… dovete salvar… lo Kenric… dovete aiuta… rlo.»

La supplica della Principessa rivolta al cavaliere ferì profondamente il fratello mentre con espressione gongolante il Conte si inchinava ai suoi piedi.

«Lo salveremo, ma ora dovete prendere un bel respiro e tranquillizzarvi.»

Il maggiordomo arrivò con l'acqua e Tristan si volse per prenderla e per darsi un istante per incassare il colpo subito. La sua arte magica ormai era arrivata a livelli molto alti tanto che aveva percepito l'incredibile forza che aveva assalito il fratello prima dell'arrivo di Joline, ma al mondo intero doveva mostrare di essere un inetto e sfaticato Principe, poco avvezzo alle armi e ai combattimenti. Persino Joline lo considerava meno valente di quell'odioso Conte.

«Bevi mia cara, poi raccontarci quello che è successo.»

Passando tra Joline e Kenric, che si alzò per fargli spazio, si accomodò accanto la sorellina sorreggendole il bicchiere mentre lei annuiva scossa.

«Tristan, cos'è questo caos?»

Ryin Valerè entrò senza essere annunciato e nessuno dei due giovani presenti sembrò contento di quell'arrivo inaspettato, solo Joline rivolse al nuovo venuto un tremulo sorriso pieno di speranze.

«Principe Valerè meno male che siete qui… Kieran è stato rapito.»

 

 

Isola di Stoyan

 

Un lampo di una potenza inaudita squarciò la mente di Stethiel Karayan facendolo sobbalzare.

La fiala che aveva in mano cadde a terra frantumandosi e il liquido al suo interno si sparse tutt'attorno. Le gocce bluastre toccarono l'orlo della sua veste provocandone l'immediato scioglimento nel punto esatto con cui vennero a contatto e la stessa sorte toccò alle gambe del tavolo e al tappeto, ma il mago non se ne curò.

La potenza dell'aura dell'essere che aveva varcato i confini del suo territorio lo aveva colpito lasciandolo di stucco.

Chi mai poteva avere un potere così grande se non un essere superiore?

E se i suoi dubbi erano fondati,sulla provenienza di quel potere… cosa ci faceva su Ictar? Superando con una falcata rabbiosa il liquido che continuava a sfrigolare sul pavimento Stethiel fece scomparire il calderone acceso in mezzo alla stanza con un unico gesto e si avviò verso lo scrittoio. Posò la mano sulla sfera postavi sopra e in un attimo un servitore apparve nella stanza.

«Chiamatemelo.»

Si lasciò cadere sulla scranna cercando di concentrarsi su quella potenza avvertita , ma essa era già lontana e quasi inavvertibile persino a lui ora.

«Mi avete mandato a chiamare?»

Stethiel si alzò furibondo quando il nuovo venuto apparve magicamente davanti al suo tavolo. Si allungò fulmineo e lo afferrò per la gola trascinandolo per metà sopra il lucido legno scuro.

«Vi avevo già avvertito, ma voi non mi state a sentire. Entrate un'altra volta in questa stanza a questo modo e di voi rimarrà solo un vaghissimo ricordo in questo mondo.»

A nessuno era permesso muoversi con la magia nella sua torre, ma egli continuava a disubbidirgli. Il volto cadaverico del mago divenne scarlatto sotto la sua stretta mortale.

«Perdonatemi mio Signore.»

Stethiel lo lasciò disgustato,spingendolo via arrabbiato e allontanandolo così di diversi passi mentre questi si inchinava a testa bassa massaggiandosi il collo dolorante.

«È successo qualcosa di grave su Ictar, molto probabilmente a palazzo. Scopritelo, poi riferitemi.»

«Sì mio Signore sarà fatto.»

Arretrando fino alla porta la sua spia uscì velocemente. Presto la sua spavalderia e la sua sicurezza sarebbero scomparse e avrebbe imparato a capire che a lui doveva solo rispetto e completa devozione o l'avrebbe piegato con la forza. Stethiel si diresse verso l'armadio e con una formula magica lo apri, al suo interno sul ripiano centrale, una sinistra luce oscura brillò al riverbero della luminosità della stanza.

Su un cuscino di velluto rosso un bracciale argenteo con una pietra nera incastonata al centro vibrò quando lui allungò la mano per afferrarlo.

«E ora vediamo di scoprire se è davvero colui che ho intuito ad aver invaso i miei confini.»

 

 

Regno di Avatar

 

Kyrsen uscì nel giardino.

Il suo passo frettoloso produceva un rumore stridente sulla ghiaia gelata dal freddo. Quella brutta sensazione non accennava a diminuire, anzi, un'aura oscura e minacciosa sembrava aleggiare su tutta Lésin Rove.

Kyrsen si fermò dinnanzi alla fontana. Il primo gelo che come sempre era arrivato improvviso e fulmineo aveva ghiacciato gli zampilli provocando uno spettacolare gioco di ghiaccio al centro della lastra ghiacciata che prima era stata fresca acqua pura nella fontana. Il capo di Kyrsen scattò verso il cielo mentre la sua mano sinistra, dimora della White Sphere, prese a informicolirsi.

No, l'aura non aleggiava sul Lésin Rove, ma era qualcosa di più tangibile e si muoveva a velocità sorprendente verso di loro. Il suo sguardo corse al cielo limpido mentre una dolorosa emozione fatta di paura e frustrazione si impadroniva di lei.

Ma quei sentimenti così angoscianti non erano suoi, erano di un essere che chiedeva aiuto.

Mentre il suo corpo iniziò a tremare in preda a brividi di freddo e paura, Kyrsen cercò di concentrarsi sulla provenienza di quel disperato richiamo e in quell'istante l'oscurità la sovrastò. Ad un essere umano qualsiasi sarebbe stato impossibile vederla, ma lei nonostante la velocità estrema con cui si muoveva, lo vide.

Un manto denso e corporeo come nebbia, grigio come il fumo e al centro una sfera oscura accerchiata da una coltre di elettricità che come fulmini veloci e saettanti correvano attorno e all'interno della sfera. Fu come se il tempo si fosse fermato nell'attimo in cui quella sconosciuta forza era apparsa nel suo campo visivo e solo in un secondo momento Kyrsen si accorse che era proprio così.

La White Sphere era uscita dalla sua mano e fermato lo scorrere del tempo.

Stravolta dalle intense emozioni che la invadevano e dalla novità appena appresa sul potere della sfera sentì le ginocchia cederle. La ghiaia le ferì le carni, ma lei non se ne curò e tornò a concentrarsi sull'essere che soffriva e il suo volto gli apparve dinanzi come in una visione.

Trasfigurato dalla sofferenza il dolce viso di Kieran le apparve quasi irriconoscibile.

«Kieran!»

Alzò una mano d'istinto come per toccarlo, ma in quell'istante l'oscura forza che tratteneva l'amico si liberò del potere della White Sphere e scomparve veloce.

«Kieran!!»

Il cielo tornò sereno sopra di lei e mentre urlava il suo nome la sfera ritornò nella sua mano.

«Signorina! Principessa!»

Raimel sopraggiunse di corsa lasciandosi cadere al suo fianco e circondando le sue spalle scosse dal tremito del corpo incontrollabile.

«Principessa, cosa le è accaduto?»

Le parole si incagliarono nella gola riarsa mentre piegata su sé stessa Kyrsen cercava di riprendere il controllo di sé tenendo la mano sinistra stretta al petto.

«Kyrsen!»

Rhiannon si precipitò come un fulmine fuori dal castello.

«Cosa è successo? Kyrsen?»

La gemella la raggiunse in un baleno, doveva aver avvertito l'attacco psichico che l'aveva assalita.

«Kyrsen!»

Rhiannon le scostò i capelli dal viso per scorgere i suoi occhi dilatati e sconvolti.

«Kylie… mandate a chiamare il Cavaliere Mistico presto… Kieran è in pericolo di vita dobbiamo richiamare i Cavalieri degli Dei.»

 

 

StarlightSky - Regno di Telnar

 

«Mio signore una parola.»

Con passo svelto Knich Valerè raggiunse Orion al centro della corte.

«Sir che piacere vederla.»

Orion gli sorrise con calore allungando la mano per salutarlo, ma l'espressione seria e l'urgenza della sua voce lo bloccò.

«Che succede Valerè?»

«Un messaggio da Ictar, Ederik vi prega di leggerlo e agire in fretta. Fra meno di un'ora dovreste essere pronti.»

Il Cavaliere gli porse una pergamena che recava il sigillo rotto del casato dei Vinnian.

«Un messo di tal rango non può portare che gravi notizie.»

Knich chinò il capo.

«Aihmè lo sono altezza. Contatterò immediatamente Kryan, lui vi raggiungerà già informato del suo ruolo e degli eventi.»

«Grazie.» mentre il Cavaliere si allontanava Orion svolse il messaggio.

«Orion?» Alyssa appena giunta dall'addestramento gli si fece accanto. «Era Knich Valerè?»

Passandosi la mano ancora umida fra i capelli corti attese che il fratello finisse di leggere la missiva. La sua espressione era molto tesa e lo scambio di parole con Knich era stato veloce e conciso.

«Sì Alyssa era Valerè. Cattive notizie da Ictar. Kieran Vinnian è stato rapito da una forza oscura, Tristan chiede il nostro aiuto.»

«Maledizione!»

Alyssa si tese come una corda di violino pronta a scattare ad un suo ordine.

«Dobbiamo partire subito allora,avverto gli stallieri.»

«No, sarà Kryan a portarci ad Ictar con il potere dei Mistici e da lì inizieremo le ricerche.» la sorellina annuì.

«Meglio ancora, cerco subito Prue e Chantal.» si volse per correre a chiamare le sorelle ma Orion l'afferrò per la manica.

«Alyssa aspetta.» avvertì sotto le dita tutta la sua tensione attraverso il muscolo sviluppato dell'avambraccio.

Dopo la terribile esperienza della torre e del taglio di capelli si era buttata anima e corpo nel suo addestramento, ma lui sapeva che la Regina, loro madre, era sempre più contrariata da ciò. Zoe era stata un'eccezione alla regola per la corte di StarlightSky e i due regnanti non avevano nessuna intenzione di perdere un'altra figlia per colpa delle armi. Avrebbe dovuto fermarla prima, ma ogni volta che la vedeva combattere qualcosa l'aveva sempre trattenuto.

Alyssa era un fuoco ardente e ribelle e nonostante tutti i tentativi fatti per addestrarla al ruolo di Principessa nessuno era riuscito ad imbrigliarla in quel ruolo. Tanto che dopo la Torre non si era più fatta ricrescere i capelli per sfida e continuava a tagliarseli da sola,nonostante la disapprovazione e le continue punizioni dei genitori.

«Tristan dice che Ryin Valerè ha percepito una presenza di gran lunga più potente a qualsiasi mai sentita finora su Lésin Rove e richiede l'aiuto dei Cavaliere degli Dei.»

Ecco, l'aveva detto.

Nonostante non lo avesse potuto evitare si era aspettato però la sua reazione. Alyssa arretrò di alcuni passi sgranando gli occhi mentre accusava il colpo. Lei non era un Cavaliere degli Dei,non lo sarebbe mai diventata.

Per un attimo pensò che sarebbe scappata via infuriata. Negli ultimi tempi era divenuta molto più disciplinata e rispettosa e non si sarebbe mai sognata di fargli una scenata, specialmente in pubblico. Infatti, si volse per andarsene, ma poi tentennò e tornò a guardarlo decisa.

«Non farlo Orion, te ne prego.»

Le labbra piene e cesellate del fratello si serrarono in una linea dura pronto allo scontro, ma Alyssa non voleva litigare con lui.

«Non lasciarmi qui a struggermi per l'impotenza e la pena. Vi farò da scudiero e ti giuro che saprò farmi da parte nel momento del maggior pericolo. Avete bisogno di qualcuno che vi aiuti e io sono il miglior scudiero che tu possa avere.»

«Non voglio uno scudiero Alyssa, tu non lo sei e lo sai bene, verrò punito se ti farò partecipare a questa impresa.»

Il sorriso della sorella fu spontaneo e pieno di calore.

«Nessuno ti punirà Orion, tu sei il Primo, un gioiello troppo prezioso per essere toccato.»

Quel nome affibbiatogli tempo addietro come un marchio, una targa su un trofeo da esibire, lo infastidiva sempre.

«Sai cosa intendo.»

Alyssa annuì.

«Starò nelle retrovie con Ederik.» gli poggiò una mano sul petto allargando il suo sorriso mentre lui corrugava la fronte.

«Ederik non è un Cavaliere degli Dei e…»

«Verrà.»

Un luccichio sfavillante e accattivante illuminò gli occhi di Alyssa.

«… e io sarò lì per proteggere le sue regali spalle.»

Si alzò sulle punte dei piedi e gli scoccò un raro bacio sulla guancia.

«Saremo pronte in un attimo.»

Alyssa corse come un fulmine nel castello lasciandolo al centro della corte con la pergamena ancora stretta nel pugno.

«Sarai la mia dannazione un giorno Ally.» sospirò concedendosi un mezzo sorriso poi si affrettò verso le scuderie.

 

 

Avatar - Città porto di Sinbur

 

Grazie alla magia di Knich Valerè, Principe dei Mistici si ritrovarono riuniti a Sinbur in meno di tre ore.

Kyrsen, Rhiannon e Nami li aspettavano già sul molo.

«Tristan.»

Nami si fece incontro all'erede di Ictar con fare accorato, fece per prendergli le mani ma qualcosa nello sguardo freddo e distaccato di lui la bloccò.

«Troveremo Kieran e tutto si sistemerà. Kyrsen continua ad avvertire il percorso che stanno effettuando e dirigerà la spedizione.»

«Molto bene, partiamo allora.» rispose lui secco senza nessun cenno di preoccupazione.

Nami lanciò un'occhiata oltre alle sue spalle verso il gruppo riunito che si scambiavano i saluti di convenienza.

«Morgan?» chiese quando non vide tra gli amici il volto del fratello.

Tristan scosse il capo.

«Non c'era tempo per avvertirlo!»

«Non avete avvertito il gemello?» lei lo guardò stranita.

«Io e Wainwrit bastiamo, è ora di partire.»

Senza aggiungere altro la lasciò e si avviò verso la goletta che li attendeva.

Nami rimase a fissare la sua schiena avvolta nei consueti abiti scuri, con cui amava vestirsi, avvertendo un opprimente senso di gelo.

«Nami.»

Sua sorella Hayleen la raggiunse abbracciandola.

«Hai visto?»

Nami la scostò da sé indicando con il capo l'erede di Ictar ormai a bordo.

«Non dire nulla Nami era da un po' che non lo vedevo, ma mi ha lasciata sgomenta.»

«Già, più tardi farò due chiacchiere con Orion. La sua freddezza e il suo distacco mi preoccupano.»

Hayleen annuì poi cercò il suo sguardo.

«Senti, ho parlato con Rhiannon e mi ha detto di Xavier, non pensi fosse il caso di andarlo a prendere?»

Gli occhi limpidi della sorella si incupirono.

«La missione a cui si è avviato è molto delicata. Se ci saranno peggioramenti lo chiamerò, ma penso che riusciremo a cavarcela anche senza di lui.»

«Ma Nami, Xavier non vorrebbe…»

«Hayleen basta.»

Il suo sguardo rovente e il tono glaciale della sua voce la bloccarono.

«So quello che è meglio per mio marito e il mio regno e posso cavarmela anche da sola, ora scusami ma devo parlare al capitano.»

Hayleen non cercò di fermarla. Ciò che Rhiannon le aveva confidato poco prima le avevano finalmente aperto un quadro molto concreto di quello che era il rapporto fra sua sorella e suo marito. Avrebbe desiderato però fosse Nami a confidarsi con lei, invece le aveva sempre temuto nascosti i suoi problemi.

«Una bella nave vero?»

Hayleen sobbalzò al suono della voce bassa e roca, stupita si volse per trovarsi dinanzi Wainwrit. Ammantato in una morbida veste nera il giovane ormai diciassettenne sembrava a proprio agio e tranquillo come se non fossero tutti lì in agitazione per la scomparsa del fratello.

Cercò di sorridergli nonostante l'aura malvagia scaturita da Eliban, il bastone donato al giovane dalla Dea del Male Demetra, le procurasse un lieve fastidio.

«Sì, è una bella nave.»

«È elfica vero?» indicò la scritta incisa sulla chiglia della goletta in armoniosi caratteri argentei.

«Sì, vuol dire Regina Nami.»

Il sorriso del giovane sembrò più cinico e beffardo che benevolo e compiaciuto come lui voleva mostrare.

«Che pensiero amorevole, è bello che due dei nostri cari amici abbiano trovato una unione così benedetta dagli Dei, non è vero?»

Hayleen non seppe cosa rispondere, perché il suo tono derisorio smentiva decisamente le sue parole.

«Vai a dare il tormento a qualcun altro tu.»

Rabbiosamente Rhiannon che aveva udito le sue parole allontanò Hayleen da Wainwrit che uscendo in una risata provocatoria si allontanò.

«Ai vostri ordini mia Signora.»

«Verme.»

Rhiannon strinse i pugni mentre egli si allontanava.

«Che succede Rhiannon? Possibile che nel Regno di Lobor siamo così estraniati dal resto del mondo da non udire o vedere cosa succede sul Lésin Rove?»

«Mi piacerebbe dirti che non è così tesoro, ma in realtà questo mondo sta cadendo in una fitta rete di intrighi malvagi che nessuno è in grado di svelare o sventare. Per quel che riguarda quel tipo, ti posso solo dire che è un serpente e non mi consola il fatto che la sua natura malvagia fosse l'unica in grado di ospitare i poteri della Dea Oscura, non mi piace, non mi piace per nulla.»

«Andiamo Rhiannon…»

Scarlet di Alturius si avvicinò a loro cercando di rabbonirla.

«Fa parte del gioco dell'equilibrio, servono persone come Wainwrit per equilibrare quelle come la nostra Chantal, lo sai. Questo non significa che sia un pericolo per noi o per il nostro mondo.»

«Sarà…» Rhiannon digrignò i denti mentre Wainwrit si apprestava verso la goletta. «…ma lo terrò d'occhio.»

 

 

La notte era calata da un pezzo quando Ederik trovò Alyssa sul ponte.

Incurante degli spruzzi gelidi delle onde del Mar Dorato la giovane fissava il buio orizzonte esponendo il viso al vento sferzante.

«E così l'hai convinto a portarti. Cosa avresti fatto se io non mi fossi unito al gruppo?»

Alyssa si volse nella sua direzione ammiccandogli con fare birichino.

«Avrei improvvisato direi, ma non avevo alcun dubbio sul fatto che nemmeno tu ti saresti lasciato mettere da parte. L'Ederik Birmangh di oggi non lascerebbe mai un amico in pericolo senza provare il tutto per salvarlo.»

«Non essere severa Lyssa nemmeno tre anni fa lo avrei fatto.»

Ederik atteggiò le labbra ad un piccolo broncio chiudendosi meglio il giaccone attorno al collo. Alyssa lo guardò con espressione poco convinta.

«Forse no, ma saresti rimasto nelle retrovie a borbottare.»

Ederik non replicò e lei tornò a fissare l'oscurità.

«Cosa credi sia accaduto Eddy? Cosa dicono i grandi cervelloni di sotto?»

Si riferiva alla riunione tenuta dai membri più anziani dell'ordine dei Cavaliere degli Dei.Non erano in molti purtroppo, senza Xavier e Frasier, Orion, Vivien e Nami erano i più esperti e autorevoli fra loro. Suo fratello era molto preoccupato.

«Sono ancora chiusi nella sala del capitano. Prima di lasciarci Knich ha parlato di una potenza magica proveniente probabilmente da un demone o uno stregone molto potente.»

«Karayan?»

Ederik scosse il capo.

«No, Stethiel non c'entra, Ryin Valerè ne ha verificato l'estraneità. I Mistici non escludono che possa essere stato aperto un portale, ma al di fuori di quelli del nostro mondo. La cosa strana è che non vi è ne movente né traccia di qualsiasi riscatto o rivalsa sulla casata di Ictar.»

Alyssa scrollò il capo lentamente.

«Assurdo. Questa cosa sembra che voglia attrarci intenzionalmente in qualche luogo e noi non possiamo far altro che assecondarla.»

«Già.»

Ederik iniziò ad avvertire brividi prolungati di freddo, avrebbe voluto scendere sotto coperta, ma sperava che Alyssa avesse qualcosa per lui.

«Lyssa non è che…»

Il sorriso sornione che le aleggiò sulle labbra gli fece capire che lo aveva intenzionalmente tenuto sulle spine.

«Oh già, tieni.» gli allungò furtiva una lettera e lui velocemente la nascose in tasca.

«Sei malefica.» borbottà bonariamente e lei scoppiò a ridere.

«No sono troppo buona, se Orion lo venisse a sapere non mi aiuterebbe più con mia madre.»

Ederik si fece serio e le passò una mano sulla guancia.

«Lo so Lyssa e noi te ne siamo immensamente grati, lo sai.»

La mano gelida di lei salì a coprire la sua mentre il suo sorriso si spegneva.

«E voi sapete che sarò sempre qui per voi, ma mi raccomando Eddy stai attento con Prue o potrebbe restare molto ferita.»

«Lo farò piccola.»

Ederik le scoccò un sonoro bacio sui corti capelli umidi poi si avviò verso il caldo riparo della sua cambusa.

Alyssa sospirò tornando a guardare il mare. Erano anni ormai che faceva da corriere tra sua sorella e Ederik per il loro scambio amoroso di missive e quando poteva,faceva sì che i due potessero incontrarsi di nascosto,come quella notte. Aveva preso la cuccetta con Prudence proprio per lasciarla libera di vedersi con Ederik. Alyssa era consapevole del perché Orion non fosse d’accordo con quell’amore ma non poteva far a meno di sperare che il tempo avrebbe cambiato le cose,dando modo ai due di potersi sposare felicemente.

«Sarà una lunga notte.»

«Come mai petalo di rosa? Non riuscite a chiudere occhio?»

Gli occhi di Alyssa si socchiusero in due fessure infastidite mentre cercava di ignorare quella presenza irritante.

«Sparite Willard.»

«Cucciola, non dovreste saltare dalla gioia per aver finalmente l'opportunità di stare un po' con me e per la gratitudine, visto che vi ho portato questo!»

Con il suo solito fare spensierato Willard le allungò un giaccone di cuoio.

«Non lo voglio e ora portate le vostre parole sdolcinate e i vostri modi stucchevoli nella vostra cuccetta.» Willard fece una smorfia.

«Ah che acidità elevata in una così piccola e minuta creaturina.»

Senza farsi intimidire l'afferrò per le spalle e la costrinse a voltarsi verso di lui.

«Lasciatemi, che fate?!»

I muscoli di Alyssa si tesero sotto le sue dita e Willard si bloccò per un attimo stupito sino a che lei non alzò lo sguardo tormentato su di lui, allora le sorrise dolcemente.

«Rilassatevi piccola cerbiatta, non c'è nessun cacciatore pronto a mettervi con le spalle al muro, non dovete sempre essere così combattiva. Venite qua e non fate storie.»

Non senza fatica le avvolse il giaccone attorno le spalle.

«Smettetela Willard vi conosco e…»

«Appunto.» lui le diede una leggera scrollata sempre mantenendo un tono gaio e il sorriso sulle labbra.

«Mi conoscete cucciola, sono io, Willard, il buffone di corte, con me non avete bisogno di erigere quella stupida barriera, vi ho vista muovere i primi passi lo sapete?»

La fronte di Alyssa si corrugò maggiormente.

«E voi non eravate nemmeno decenne allora non iniziate a farmi delle prediche ora.»

«Allora voi smettete di fare i capricci.»

Willard le allacciò il giaccone attorno alla gola in modo un po' burbero e Alyssa lo lasciò fare poi lui le passò una mano tra i corti capelli facendole sgranare gli occhi.

«Smettete di tenere rigide quelle spalle e serio questo bel visino, avrete tempo per crescere e addossarvi i pesi del mondo credetemi e se inizierete così presto a nascondervi dietro questa durezza arriverà un giorno in cui non riuscirete più a scrollarvela di dosso. Siete giovane, coraggiosa e carina. Sorridete petalo di rosa e rilassatevi, stanotte non dovete affrontare nessun demone.»

Le tirò sul capo il cappuccio poi con decisione la fece volgere e appoggiare la schiena sul suo petto e senza aspettare una sua reazione infilò le mani nel giaccone che le pendeva sulle spalle.

«Coraggio piccola, bando ai formalismi e concediamoci un po' di calore in questa buia e fredda notte senza sogni.»

Lentamente la sua voce gaia e rilassante sortirono l’effetto voluto e dopo poco la sentì abbandonarsi contro di lui. Quella creatura così indomita e ribelle non avrebbe dovuto essere piegata con la forza e l'esilio, ma purtroppo Alyssa stava vivendo l'adolescenza in un mondo caoticamente in evoluzione e attorno a lei la gente era poco incline e priva di tempo per gestire come si deve una crescita turbolenta come la sua.

«Pensate davvero che io sia carina? O la vostra è un'ennesima parola smielata e bugiarda atta a dar aria alla vostra bocca da damerino lezioso.»

In un altro momento Willard sarebbe scoppiato a ridere per la sua sciarada velenosa, ma si limitò a risponderle serio.

«Perdinci se lo penso Principessina. Nessun brutto abito o taglio di capelli potranno negare la vostra acerba bellezza, se non credete a me chiedetelo ad Arion. Perché credete che abbia disubbidito agli ordini di Ederik e si sia imbarcato di nascosto se non per proteggere la sua amata splendida Lyssa?»

«Che cosa? Arion è qui?»

Alyssa fece per voltarsi, ma lui la trattenne.

«Non preoccupatevi per lui e non accentuate la sua vergogna correndo ad assistere alla lavata di capo umiliante che Moran gli sta propinando. Domani potrete bastonarlo come sempre e sarà già più di buonumore.»

Nonostante tutto le sue parole le strapparono un sorriso e Alyssa tornò ad abbandonarsi contro di lui.

«Va bene Willard, allora vi concederò per un altro po' l'onore della mia compagnia.»

Willard sorrise scuotendo leggermente il capo.

«Come siete magnanima mia signora.»

 

 

 

«Ciao stupenda visione.»

Scarlet si fermò nell'atto di rientrare nella cabina che divideva con Rhiannon e Kyrsen, all'arrivo di Quinn.

Un intenso rossore le salì alle gote mentre nella penombra lui si avvicinava con passo felpato. All'età di diciannove anni ormai, l'amico d'infanzia, aveva perso i lineamenti infantili e ora sulla sua mascella squadrata spuntava persino un filo di barba che lo rendeva ancora più uomo.

A differenza di suo fratello Frasier, Quinn, nonostante la corporatura sviluppata restava molto snello e aggraziato e il suo viso deciso era comunque dolce e morbido. Lei lo preferiva alla scultorea figura di Frasier. Da giovani aveva sempre accolto le sue attenzioni con una risata allegra e una battuta di spirito. Perché ora le parole le morivano in gola e si sentiva in fiamme? Per la miseria doveva aver assunto la tonalità scarlatta dei suoi capelli!

«Ciao Poeta.»

Si appoggiò alla porta mentre lui con disinvoltura le depositava un bacio lieve sulla guancia accaldata.

Speriamo non si noti troppo in questa luce fioca,il mio rossore.

Scarlet rimase immobile mentre le parole con cui era solita apostrofarlo un tempo le sfuggivano di mente. Certo che era davvero cambiato. Quando erano più giovani Quinn era solito corteggiarla in maniera sfacciata e spropositata. Le sue lodi alla sua bellezza e i canti e le poesie che le dedicava erano così enfatizzati da rendere il loro interludio sempre un gioco scherzoso, ma ora era cambiato.

Da quando lo aveva incontrato quel pomeriggio Quinn non faceva altro che guardarla come se volesse mangiarla con quello sguardo intenso e carezzevole. Le sue parole ora, erano più mirate e misurate, atte ad un vero e proprio corteggiamento e Scarlet si era ritrovata spiazzata di fronte a quel nuovo Quinn.

«Cavoli mia cara sei diventata sfuggente come un pesce, non siamo ancora riusciti a stare soli un attimo tutt'oggi.»

«Beh Quinn…» Scarlet si passò nervosamente una mano tra i capelli «… non è che siamo propriamente in gita di piacere, questa situazione ci ha resi tutti tesi e frenetici e ci sono tante cose da valutare e sistemare.»

«Certo lo so.»

Il suo sorriso seducente le fece salire le farfalle nello stomaco mentre lei parlottava veloce come un'imbranata.

«Però ora siamo soli e senza fretta.»

«Non proprio, Kyrsen mi sta aspettando ma possiamo parlare un po' se vuoi. Dimmi, come hai fatto a far venire Iona con noi? Tua madre non sarà stata molto contenta.»

La smorfia che stravolse il suo bel sorriso e arricciò le sue labbra morbide, confermarono le sue parole.

«Nostra madre non è affatto contenta dell'investitura di Iona a Cavaliere degli Dei, ma per non contraddire Re Odion di Rusgar, visto che Frasier non è potuto venire, ha deciso di assecondarmi, ma mi ha fatto chiaramente capire che se le succederà qualcosa mi scuoierà vivo.»

«Già, conoscendo la Regina Iona posso ben immaginare.»

Scarlet iniziava a sentirsi a suo agio mentre parlavano del più e del meno, ma ad un certo punto Quinn si fece più vicino.

«Ma ora basta parlare di cose futili, non è esattamente il momento più propizio lo so, ma c'è un tarlo che mi gira per la testa da un po' di tempo. Una cosa che riguarda te e il mio futuro…»

«Da… Davvero?»

Il cuore le saltò in gola mentre Quinn le accarezzava una guancia. I suoi occhi si erano incupiti e il suo respiro le solleticava la pelle.

«Abbiamo sempre scherzato molto da ragazzini su di noi, ma ci tenevo a dirti che anche se giocando con le parole, io ho sempre impresso un fondo di verità ad ogni cosa che ti ho detto. L'ho capito in uno splendente giorno di sole quando mi sono reso conto che quel tarlo che mi rodeva aveva grandi occhi verdi e lucenti capelli di fuoco. Ora però mia dolce Scarlet, devo capire se quello che penso sia vero e se tu…»

Mentre le parlava con voce bassa e sensuale i suoi occhi si incatenarono ai suoi facendole vibrare tutti i sensi. Il suo capo intanto si abbassava sempre di più lentamente verso di lei e Scarlet con il cuore in tumulto dischiuse le labbra pronta a ricevere il suo bacio.

«Milady…»

Il suono metallico della voce di Etienne, uno dei suoi cavalieri, la fece sobbalzare mentre Quinn socchiudeva gli occhi contrariato lasciandosi sfuggire un gemito simile a un breve ringhio.

«Credo sia ora che vi ritiriate, nevvero Principe?»

Scarlet lanciò un'occhiata di fuoco oltre a Quinn verso Etienne che fermo, appoggiato al legno del corridoio nell'ombra, dava l'impressione di essere lì da parecchio tempo. Furiosa, ma conscia di non potere e non riuscire ad esprimere il suo furore in siffatto momento, Scarlet inghiottì rabbiosamente l'ingiuria che le era salita alla gola.

«Certo Sir avete ragione, Milady deve riposare ora.»

Con estrema compostezza e noncuranza, Quinn le sollevò una mano depositandovi un bacio.

«Buonanotte mia adorata.»

«Buonanotte Poeta.»

Sorridendogli con calore Scarlet aspettò che si fosse allontanato prima di volgersi verso l'ombra con cui si mescolava Etienne.

«Vado a dormire ora, potete accucciarvi davanti all'uscio se lo desiderate. Tanto il vostro unico obiettivo è farmi da cani da guardia giusto!? Siete la mia dannazione voi quattro, vi detesto.»

Detto ciò marciò decisa nella sua stanza furente e piccata.

 

 

Roccaforte di Tipekeeper - Regno di Rusgar

 

Knich Valerè camminava nervosamente lungo il camminatoio della sua roccaforte.

Gli uomini di guardia agitati dal trambusto delle ultime ore continuavano a lanciarsi occhiate furtive muovendosi a disagio ogni qual volta lui passava loro accanto. Sapeva di non dare un bello spettacolo, ma tutta quella situazione lo stava facendo uscire di senno. Dopo aver teletrasportato i Cavaliere degli Dei con i loro poteri aveva rispedito i Mistici ognuno nel loro regno ammonendoli di raddoppiare lo stato d'allerta.

Da dove proveniva siffatta potenza?

«Knich ho bisogno di te.»

La voce melodiosa della Dea Ares gli si insinuò nella mente e come ogni volta lui non tentennò nemmeno per un istante e si affacciò alla corte.

«Sellatemi un cavallo presto.»

 

Raggiunse il Tempio Sacro degli Dei in breve tempo e come al solito entrò dal retro dove il Chierico di Hamon viveva e preservava i Sigilli del Tempio. Come d'abitudine bussò alla porticina e poco dopo la runa incisa sopra ad essa brillò di luce dorata proprio come il sole Shaen che rappresentava. Ogni volta che qualcuno si presentava al tempio, una delle rune sul portone si attivava,in base alla benevolenza o meno del suo visitatore,dando modo al chierico di capire chi o cosa volesse udienza.

Dopo il chiaro sintomo di benevolenza dell'essere che chiedeva udienza, il Chierico aprì magicamente l'uscio.

«Che ora infausta per una visita Principe Valerè.»

Knich entrò nella salettina con urgenza.

«Perdonatemi maestro, ma ho premura di interrogare la mia Dea su una questione della massima urgenza.»

«Non dovete chiedere perdono Cavaliere, vi è stato fatto dono del grande privilegio di far uso di questo sacro luogo e potete farlo quando volete.»

Il canuto uomo si allontanò verso il fuoco del camino mentre Knich come d'abitudine si toglieva mantello e armi per poggiarli sul tavolo principale. Quel vecchio a prima vista moribondo era il più potente Chierico del Bene esistente su Lésin Rove e sorvegliava da decenni quel luogo prezioso, dono dell'Imperatore ai suoi Regnanti e omaggio privato alla casata di Rusgar.

«Sono pronto.»

Il Chierico annuì poi senza muoversi dal caldo angolo in cui era andato a sedersi intonò una preghiera. I sigilli della porta che davano al Tempio si aprirono e ringraziando ancora il sant'uomo Knich entrò.

Era già stato decine di volte in quel luogo, dove i Re e i ritenuti più meritevoli da essi, potevano recarsi per interrogare gli Dei, ma ogni volta si soffermava qualche istante ad ammirare la volta celeste magica che faceva da infinito soffitto di quel Tempio. Lo faceva sia per ammirarne la bellezza, sia per rassicurare sé stesso, finché il firmamento non fosse cambiato egli sapeva che il suo mondo, Dàrin Rove era ancora collegato con Lésin Rove e al sicuro.

Senza ulteriori indugi si avviò verso il centro del salone, ignorando quella volta le pareti affrescate dietro le colonne di marmo che raccontavano la vita sul Lésin Rove mutando nel corso degli anni per dare vita alla storia del mondo come un grande libro illustrato.

Quando giunse dinanzi all'altare dorato, dopo aver superato il circolo degli otto troni si inchinò dinanzi ad esso a capo chino.

«Sono qui Mia Dea.»

Quand'ella apparve il Tempio fu illuminato da un bagliore di intensa luce rossa e quando essa si affievolì lui poté alzare lo sguardo. In tutto il suo divino splendore Ares stava in piedi al centro dell'altare.

I suoi minuscoli piedi scalzi all'altezza dei suoi occhi sembravano vellutati tanta la perfezione della sua pelle.

«Knich, mi sei mancato.»

Il viso del giovane si illuminò riscaldato da quel sorriso speciale dedicato solo a lei.

«Sono passati solo venti giorni mia Dea.»

«Troppi. Se non sono io a chiamarti tu non mi invochi mai.»

Con fare aggraziato si chinò leggermente porgendogli la mano e lui si alzò. Afferrandole leggermente le dita la sostenne mentre come se scendesse invisibili scalini fatti d'aria lei scendeva dall'altare.

«Non mi sognerei mai di disturbarla senza un motivo grave, voi lo sapete.» mentre il consueto formicolio si impadroniva del suo corpo propagandosi dalle dita che lei stringeva, lui si sentì beare in ogni cellula del suo corpo.

«Non smetterò di dirti che devi cercarmi ogni volta che lo desideri. Non fosse solo per il piacere di conversare con me.»

Knich fece per scortarla verso un trono, ma lei lo trattenne con una lieve pressione delle dita poi lo lasciò, lui cercò di mitigare il solito disappunto per quella perdita rafforzando il suo sorriso.

«Sareste costretta a trasferirvi a Tipekeeper allora perché bramerei sempre la vostra presenza.»

Ares sorrise irradiando di luce divina il suo cuore.

«Sono troppo dispendiosa per te mio adorato e ora bando ai convenevoli perché è della scomparsa di Kieran Vinnian che dobbiamo parlare.»

La felicità che ella era solita donargli si smorzò dinnanzi al brusco risveglio della realtà in cui lo ripiombò.

«Già, ancora non riesco a capacitarmi di come una simile potenza abbia potuto attaccarci indisturbata senza che io me ne sia accorto. Devo agire in fretta, temo per i Cavalieri degli Dei.»

«Non dovrai fare nulla invece.»

Ares bloccò le sue parole con tono severo

« E non accorarti per ciò che è successo, nonostante le tue facoltà non avresti potuto far nulla per impedirlo, ciò che è in ballo va oltre alla tua comprensione e il tuo ruolo in questa faccenda è limitato al minimo. Se i Cavalieri degli Dei usciranno indenni da ciò che li attende avranno un futuro radioso, se no, saranno caduti valorosamente, nel tentativo di dimostrarsi degni.»

Un brivido freddo corse lungo la spina dorsale di Knich.

«Immagino che ogni domanda o recriminazione sia futile...»

Ares annuì poi aprì una mano e quattro sfere azzurre simili ai globi planetari appartenenti ai Mistici,con i quali loro si muovevano tra i mondi e tra i regni, scesero dalle sue dita legati ad altrettanti cordoni neri.

«Questo è il tuo compito Knich, rintraccia Xavier Fraystor, Dustin Birmangh, Zoe Ready e Frasier Theeros comunicagli che devono raggiungere i loro compagni e grazie a questi potranno farlo. Basterà concentrarsi su una delle persone partite e vi si ritroveranno accanto. Nessuna domanda, alcuna spiegazione.»

Knich afferrò le sfere mentre la sua mente lavorava febbrilmente cercando di ricomporre l'intricato puzzle con i pochi elementi a sua disposizione.

«Perché non Morgan Vinnian?»

Ares sorrise furbescamente scuotendo il capo.

«Niente domande Knich e ora con mio rammarico ti lascio, dovrai svolgere il tuo compito non prima del sorgere di Resteres, ma con più velocemente lo porterai a termine maggiore saranno le possibilità di salvezza dei Cavalieri degli Dei.»

«Non prima del sorgere di Resteres? Non subito?!»

Ares sembrò non sentirlo nemmeno mentre la sua figura prendeva già ad affievolirsi.

«Arrivederci Knich caro.»

Nonostante il suo tentativo di bloccarla Ares si portò una mano alle labbra lanciandogli poi un bacio simbolico mentre la sua figura scompariva definitivamente nell'etere.

 

 

Mar Dorato - La Regina Nami

 

Prima ancora che la corsa di Alyssa si arrestasse davanti alla sua porta Orion era scattato in allerta pronto e vigile. La sorella irruppe con foga facendo sobbalzare Tristan intento a leggere un libro.

«Ragazzi se fossi in voi mi catapulterei sul ponte all'istante, quello che è appena apparso è uno spettacolo che non vorreste perdervi ne sono sicura.»

Tristan chiuse il libro di scatto e Orion raccolse la spada seguendola a ruota, perché prima ancora di aver finito la frase la sorellina era scomparsa nuovamente veloce come un fulmine. Orion li trovò tutti sul ponte raggruppati gli uni accanto agli altri in attonito silenzio, rotto solo dallo sciabordio delle onde contro la chiglia.

Si avvicinò a Ederik e non appena lui lo vide gli fece un cenno con il capo.

«Amico mio ci siamo, Kyrsen dice che l'aura finisce lì.»

Facendosi largo raggiunse Kyrsen e Rhiannon accanto a Quinn e Vivien, i primi ad aver raggiunto le due gemelle. Da quel punto la vista era ancora più sconvolgente.

A qualche centinaia di metri dalla prua della Regina Nami un immenso arco di nuvole temporalesche si ergeva creando un imponente portale offuscato all'interno da una coltre di nebbia fittissima. Dalle nubi scaturivano lampi e saette che si infrangevano nell'acqua sottostante e al centro del mare sotto l'arco un vortice nero come la pece vorticava minaccioso.

«Dobbiamo fare scendere i marinai.»

Chantal si avvicinò facendo risuonare sulla superficie del legno il ticchettio di Sorivan.

«Cosa?»

Ancora soggiogato dalla vista del portale, Orion scosse il capo per schiarirsi le idee.

«Dobbiamo far scendere i marinai, Arion e Alyssa. Non perdiamo tempo, dobbiamo proseguire. Tentennare non modificherà l'imponenza di quell'arco verso cui dobbiamo dirigerci, ma dobbiamo salvaguardare la salvezza di questi marinai e degli indifesi. Grazie a Kyrsen e Rhiannon noi troveremo un modo per tornare indietro.»

«Io non scendo non provarci Tilly.»

Alyssa scansò in malo modo Quinn per portarsi davanti alla sorella.

«Ally.» risoluta Chantal fece un passo avanti, ma Orion si frappose tra loro.

«Hai ragione non c'è tempo per gli indugi e nemmeno per irrisolvibili litigi. Siete tutti d'accordo?»

Ignorando lo sguardo ammonitore di Chantal e quello soddisfatto di Alyss,a passò in rassegna i volti dei compagni che pur con qualche riluttanza annuirono.

«Le coste dell'isola di Lett non sono distanti i marinai potranno raggiungerle facilmente.»

Orion aspettò il consenso di Nami che approvò la scelta.

«Io rimango.»

Il capitano si fece avanti avvicinandosi a Nami.

«Con l'aiuto dei vostri amici riuscirò a portare la Regina Nami anche nel Regno dei Morti e ritorno, ma non abbandonerò né lei né voi mia Signora.»

Nami ponderò la sua risposta poi annuì ringraziandolo con una breve stretta di mano.

«Vi ringrazio Davis, preparate le scialuppe allora e che gli Dei accompagnino noi e i vostri uomini.»

 

L'attraversata del portale fu relativamente facile, il vortice li risucchiò verso il centro, i fulmini schivarono sfiorandole le cime degli alberi della nave ma senza mai colpirli e la nebbia li avvolse come un manto gelido che penetrò sotto le armature e le vesti. Kyrsen chiuse gli occhi stringendo la mano di Rhiannon, tendendo ogni suo senso pronta a percepire ogni minimo segnale di pericolo.

Fu come se l'aria attorno a loro divenisse tangibile e si fondesse con le cellule del suo corpo prima comprimendole soffocandola poi espandendosi nell'infinito scomponendosi in miliardi di particelle. Il silenzio l'avvolse nella sua totale pienezza così spaventosamente asettico e opprimente poi sotto le sue palpebre esplose un caleidoscopio di colori e un calore improvviso cancellò istantaneamente ogni traccia di umidità.

La mano di Rhiannon tornò ad essere qualcosa di tangibile e confortante, finché le sue dita non si strinsero attorno alle sue in modo convulso e allora aprì gli occhi. Un'esclamazione di stupore le uscì spontaneo dalle labbra ora socchiuse.

«Ditemi che sono svenuto e sto sognando.»

Arion diede voce per primo al pensiero collettivo mentre, come un gruppo di bimbi davanti ad un nuovo balocco, gli amici fissavano il mondo che si espandeva attorno a loro nella sua immane bellezza.

Erano approdati davanti ad una spiaggia bianchissima e attorno alla nave l'acqua era di un limpido fuori dal comune. Nemmeno le famose coste di Avatar potevano vantare un paesaggio così spettacolare. Blocchi di granito simili a quelli che delimitavano i confini dei Regni di Lésin Rove, fluttuavano sulla superficie del mare e da essi scendevano rigogliosi getti d'acqua.

Tra i verdi alberi che crescevano oltre la spiaggia, uccelli di ogni forma e colore volavano in armonia riempiendo l'aria di canti melodiosi e briosi.

Orion si schiarì rumorosamente la gola riscuotendo i compagni che iniziarono a parlare quasi all'unisono.

«Calma ragazzi, calma.»

Il Principe erede di Telnar saltò su un mucchio di corde per elevarsi al di sopra degli altri alzando le mani per riportare l'ordine. Quando tornò il silenzio portò l'attenzione su Kyrsen.

«Cosa puoi dirci? Avverti ancora la scia dell'aura di Kieran?»

Kyrsen si concentrò evitando gli sguardi puntati su di lei poi annuì e volgendosi verso l'entroterra puntò un dito.

«Verso sinistra… è dolorante e angosciato.»

«Dobbiamo fare attenzione quindi e non farci ingannare dall'aspetto tranquillo di questo luogo.»

Vivien prese parola e parecchi annuirono d'accordo con loro.

«Qualcuno dovrebbe restare qui nel caso non tornassimo indietro. So di farvi un torto, ma proporrei Rhiannon, Hayleen e Arion. Non mi dispiacerebbe nemmeno se lasciaste di guardia anche Moran e Konrad, Ederik.»

«Perché io?»

Rhiannon diniegò contrariata.

«Puoi usare i tuoi poteri per capire come possiamo ritornare nel nostro mondo e grazie al potere di Kyrsen sarete sempre in contatto. Hayleen può trasformarsi grazie alla Dea Shany in un falco nel caso fosse necessario rintracciarci in fretta. Arion ti pregherei di non discutere ulteriormente e rimanere a proteggere la nave.»

L'espressione bellicosa del suo ex scudiero si distese in un segno di comprensione e accettazione.

«Se qualcuno di voi vuol dire la sua si faccia avanti.»

Come sempre le sue decisioni furono accettate senza ulteriori indugi.

«Molto bene allora, andiamo a salvare Kieran.»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Elsie Haru