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Autore: Duncneyforever    13/08/2020    1 recensioni
{Seguito di " Canone inverso - Behind enemy lines "}
Tratto dal testo:
Lui si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. " Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... "
~
" Questo non devi dirlo mai. " Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. " Perché morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te. "
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Reiner la prende tra le braccia; il corpo molle e rigido oscilla tra i muscoli che sono stati il mio nido d'amore, come un polpo che è stato sbattuto sugli scogli. Il viso contratto scivola oltre l'avambraccio, incagliandosi oscenamente nella piega del gomito...

Una scena così raccapricciante, con quei suoi occhi vitrei fissi su di noi, su me e Ariel, che questi si è dovuto voltare dall'altra parte per riprendere fiato. 

Anche io sono costretta a strizzare gli occhi un paio di volte, contrariamente a Reiner, che non patisce per la visione - tanto quanto, visto che ne è abituato -, bensì per me, per quella smorfia di puro orrore che ha preso possesso del mio viso contrito. 

Come potrebbe essere altrimenti? È morta, è morta cazzo e io ne sono responsabile

- Non è vero, non pensarlo nemmeno - mi sovviene Ariel, avendo intuito il principale motivo del mio turbamento. 

- "Angelo" mi chiamano - specifico, disgustata dal suono di quella parola, che per me ha assunto un significato atroce, il peso di una responsabilità troppo grande che mi sta spezzando le ginocchia. 

Sono in pezzi, annientata; riconosco di non essere nemmeno l'ombra della persona che ero stata. 

La mia stessa natura si è ammutinata, ritorcendosi a mio sfavore. 

- Aprimi la porta - si schermisce Reiner, con il freddo cadavere afflosciato contro il petto. Non oserebbe riferirsi a me con quel tono, tantomeno chiedermi un favore simile. 

Neanche Ariel tiene a farlo e scuote vigorosamente la testa, forte, pur nella debolezza degradante della sottomissione. È la prima volta che si nega, ma Reiner non è in vena di riconoscergli alcun diritto. Allora ritenta e, di nuovo, ottiene un secco rifiuto. 

- Non puoi chiedergli di assisterti. È disumano - intervengo, scossa dai singhiozzi. - Perché non possiamo seppellirla? Potremo andare lontano e... -

- E cosa?! Se qualcuno ci vedesse, lo sai cosa accadrebbe, vero? Ci fucilerebbero tutti! Volete davvero rischiare la vita per un'ebrea? È andata, gestorben! - Queste sue parole, pur dure, sono trascurabili; dentro di me so che lo sono, ma non voglio perdonargliele. 

- Permettici di darle una degna sepoltura; farò qualunque cosa tu voglia. - Devo insistere, guardare la bocca scarlatta di Naomi contorta in un ultimo grido, soffocato dal dissanguamento, e dire "no" a colui che nel lager è quanto di più vicino alla definizione di "dio". - Ariel, tu lo sai il kaddish? - Il ragazzo, all'udire il nome di quella preghiera, propria delle cerimonie funebri nel rito ebraico, ha uno spasmo repentino, che interpreto per assenso. - Tu gli consentirai di recitarlo e noi ci metteremo in disparte per la cremazione. - 

Soltanto estinguendo i nostri diverbi ideologici, riusciamo a metterci finalmente d'accordo. 

Reiner non ne era entusiasta, perché avrebbe saputo come spiegare il fatto di star bruciando un cadavere scomodo, ma non il resto. Per convincerlo, gli ho garantito che Ariel ci avrebbe impiegato poco e che avrebbe recitato i passi più importanti, senza trattenersi oltre. 

"E il fumo?" gli ho chiesto; "non sarebbe meglio seppellirla, a questo punto?" 

Un ultimo disperato tentativo da parte mia, represso con una freddezza che mi ha offesa e turbata. Poi ha ammesso che avevo ragione, che sarebbe stato poco pratico caricarsi me e Ariel in auto e mostruoso costringerci a condividere quello stesso spazio con una salma. 

Ci siamo recati nel bosco, in una zona limitrofa alla radura nella quale mi aveva condotta per vedere il tramonto. 

Lui procedeva spedito, deciso a volersi sbarazzare del corpo il prima possibile, mentre noi camminavamo indietro, lenti e timorosi, come se ci stesse conducendo alla gogna. 

Ariel ha portato una zappa presa dal capanno degli attrezzi, ma è stato Reiner a scavare la buca di buona lena, conscio che essendo il più forte ci avrebbe impiegato di meno. 

Sotto il mio sguardo impietrito, da timorata di Dio, ha adagiato il cadavere nella fossa, domandandomi se per caso mi avrebbe fatto piacere salutarla per un'ultima volta. 

Proprio in quel momento sono crollata. Mi sono sciolta, non ci sono termini migliori per descrivere le vertigini, il senso di nausea, la perdita di equilibrio e infine il tonfo del mio corpo pulsante di vita, gravido di morte, che cadeva a terra inerme. 

Voci, voci; quella di mia madre, della mia migliore amica, di Friederick, quella dolce e vivace di Naomi che mi assillavano, forzandomi a tappare le orecchie per non sentire il suono che proveniva da dentro, dalla mia testa sfrigolante, e non da fuori. 

Avrei voluto urlare; cordicelle di saliva si sono appicciate al terriccio, mentre con la bocca spalancata e la gola muta, in silenzio, sfogavo il mio dolore. 

Reiner non poteva toccarmi, così ci ha pensato Ariel a frapporre la sua mano tra me e il fogliame e lasciarmi gridare senza dovermi curare delle conseguenze. Mi sono ripiegata sulle sue gambe fasciate dalla fantasia a righe, macabra, e ho pianto tutte le lacrime che avevo imprigionato troppo a lungo. 

- Amore mio... - mi si spezza il cuore nel sentirmi chiamare in quel modo, tuttavia mi esimo dal voltarmi e dal proferire parola. 

- Non pensare a me. Fai quel che devi; io non posso vederla tra quelle mura terrose - replico, scomparendo tra le mani amorevoli di Ariel. - Mi rialzerò quando la buca sarà colma, per onorare il suo vissuto. - 

Reiner rallenta il suo operato, anche nell'agitazione del momento, e mi regala un attimo di tranquillità, ancora un po', prima di vederla chiusa là sotto, privata del compianto dei parenti. 

Mi tocca ora; mi trovo davanti a quel punto che Reiner ha ricoperto di foglie. Ariel non è un rabbino, non sarebbe certamente valido per i loro canoni, ma si presta volentieri per recitare il kaddishReiner non lo aveva mai sentito; lo guarda con la coda dell'occhio, in un crescendo di imbarazzo, e tira indietro le braccia, torturandosi le dita incrociate. 

Non ho mai assistito a un funerale in vita mia e sono sicura di non volerci tornare. 

È una lode a Dio, non è una cattiva idea appellarsi a qualcosa di più grande in questa circostanza. 

- ... daamiran be'alma ve'imru amen. - Conclude, raddrizzando il busto. 

- Amen - gli vengo dietro, - e che riposi in pace. - 

- Dobbiamo andare, Sara. - Mi stringe a sé, da dietro, massaggiandomi le spalle, come se volesse riattivarmi la circolazione. - Andiamo. - 

No, ancora una cosa, ancora un attimo. Devo raccogliere una pietra dal terreno e appoggiarla sulla sua "tomba", come da rituale. Lo supplico senza parlare, girando in tondo vorticosamente alla pazza ricerca di una roccia grande a sufficienza. Sondo il terreno con le mani, tremando di gioia nel trovare un sassetto sferico, quasi perfetto, che mi porto al cuore prima di disporlo dove dovrebbe essere sepolto il suo. 

- Sei una brava ragazza - commenta Ariel, osservando indiscreto la camicia di Reiner, chiazzata orribilmente. 

La dovrà buttare, dovrà farsi anche una doccia per rimuovere ogni scia permeata oltre il lino bianco. 

Rientriamo a casa, suddividendoci tra le varie stanze: Ariel in soggiorno, a strofinare lo straccio su quella pozza sanguigna, noi al piano di sopra, dopo avergli lasciato in custodia i suoi vestiti. 

- Accendi un fuoco nel bidone di latta e bruciali. Posaci su il coperchio per non far diffondere il fumo. -

Il sangue è un liquido così invasivo che ha dovuto lasciargli tutto, anche i calzoni. Nudo ha salito le scale, è entrato nel bagno, convinto che lo avrei seguito. 

Non posso dire che avesse torto; ho bisogno di parlargli, urgentemente. 

- Sam e Fede? Li molliamo là, da Peter "il macellaio"? - Spaventata, mi approssimo alla doccia dov'è già entrato. I piedi sguazzano in un'acqua torbida, rossastra, dalla quale distolgo lo sguardo. 

- Lo sai che è impossibile. Non posso piombare lì pretendendo che mi consegni due ebrei italiani. Devi aspettare, prega Dio piuttosto. Non me. - 

- Viviamo in questa casa, la casa di quel mostro... - Spalla al pannello per reggermi in piedi, mi sento comunque mancare... e vado giù, più morta che viva.  

- Vuole salvare le apparenze. Per tutti loro sono più importanti della sostanza. - Si sporge per sorreggermi, infradiciandomi gli abiti dopo avermi stretta a sé. - Vieni, ti farebbe bene. Sei troppo ansiosa, sai che è dannosa per la tua salute. -  

- Sbrigati ad asciugarti e vieni di sotto. Dobbiamo discutere, tu io e Ariel. - Mi sottraggo a una sua carezza, come se non avessi saputo che non si sarebbe mai permesso di trarre profitto dalla mia debolezza. 

Più tardi, seduta al tavolo, con carta e stilografica in mano, scrivo i nomi di coloro che mi sono più cari, ciascuno su un rettangolino diverso, disponendoli, per il momento, in ordine casuale. 

Attendo che Ariel finisca di affumicare quegli avanzi di macelleria e che Reiner si rivesta, così da poterci raggiungere. 

La gola mi pizzica; sposto la stilografica da un punto all'altro, raddrizzo continuamente quei cartellini presa dal nervosismo, talvolta scambiandoli di posto, talvolta girandoli e rigirandoli tra i polpastrelli affettati dalla frenesia. 

Ariel è il primo a palesarsi; gli faccio segno di sedersi e lui esamina scrupolosamente i pezzi di carta, dove salta fuori il suo nome e quello di suo fratello. Dice di non capire, una reazione logica, ma devo per forza aspettare Reiner prima di iniziare a discorrere su quanto formulato. 

I capelli biondi gli ricadono sulla fronte, appiccicati alla pelle; scuote la testa, interdetto, accomodandosi al mio fianco. 

- Dubito che Schneider si fermerà. Ha ucciso Naomi, ha vessato te Ariel, ha tentato di eliminarvi tutti - bevo un sorso d'acqua, in evidente difficoltà; le parole fuoriescono con uno sbuffo, strascicate sulla lingua in panne. - Sono certa che abbia un piano, o meglio, che segua uno schema. - Reiner, da buon stratega militare, veterano dell'esercito regolare, non ne sembra sorpreso, ma Ariel... Ariel allunga il collo, strepitando per acciuffare il bigliettino che gli sguscia via dalle mani tremolanti, quello su cui ho scritto: "Maxim". 

- Ma ma... come fa a sapere che ho un fratello? - Domanda, con l'ingenuità di un bambino. 

- Siete stati schedati. Lui può spulciare tra gli elenchi, può vedere tutto. - Come se qualcuno gli stesse scorticando le retine, i suoi occhi si tramutano in due pozze di lacrime; le guance gli si incavano fin quasi a scomparire nella bocca, segno che buona parte del loro interno sia finito sotto i denti. 

Non so che cosa fare, non saprei neppure che cosa dire per tirarlo su. 

Non ho una risposta e mi appello a Reiner perché gliene fornisca una palliativa. 

- La Morte segue uno schema, basterà capire in quale ordine ha intenzione di ucciderli - esordisce, in un tono ben poco rassicurante. 

- Esattamente. - Spremo le meningi, ricordando i ragionamenti che mi avevano portata a determinate ipotesi. Sposto i cartellini con una lentezza inquietante, avendo persino paura nel disporli in un modo preciso... 

È irrazionale, ma proprio quella parte irrazionale mi suggerisce che non dovrei giocare in questo modo con le loro vite, che muovere quei dannati foglietti come se fossi una burattinaia mi rende altrettanto colpevole. 

E se mi sbagliassi? E se perdessimo tempo ad inseguire una pista sbagliata? 

Mi spingo indietro con la schiena, permettendo loro di dargli un'occhiata. La sequenza vede Naomi per prima, su cui ho tracciato una diagonale nera, scartandola dal resto delle potenziali vittime, poi Federico, Samuele, Maxim, Isaac e infine Ariel. 

Ariel, a rigor di logica essendone direttamente coinvolto, ricade impietrito sulla sedia, abbandonandosi ad una morte interiore, più lenta e più straziante di quella che lo attenderebbe. Lui, secondo i miei calcoli, è l'ultimo e sarebbe destinato ad apprendere della morte di suo fratello, prima di poterlo raggiungere.  

- In base a quale criterio? - Reiner interrompe il suo pianto disperato, alquanto freddo, rispetto all’interesse che, invece, credevo avrebbe manifestato. 

Se non ha alcun problema con lui, se può comprenderlo essendo anch’egli un fratello maggiore, allora perché si mostra tanto apatico? 

- Naomi era per lui la scelta più ovvia... una ragazza ebrea, carina per di più, non ce l’avrebbe mai fatta a resistergli e lui, che è convinto della purezza del suo sangue, non l’avrebbe mai lasciata vivere dopo aver abusato di lei. Federico è la preda più facile; è scostante, più debole fisicamente rispetto a Samuele, per cui eliminerebbe Federico e subito dopo Samuele, affinché non possa creargli problemi. - Ariel, a questo punto, ha smesso di respirare. Ora viene la parte più difficile. 

- E suo fratello? - Mi sprona l’ufficiale, trovandosi d’accordo con quanto avevo concepito. 

- L’ordine sarebbe dovuto essere questo - affermo, facendo scorrere il cartellino di Isaac sotto quello di Ariel, così che possa slittare all'ultimo posto. -  Rüdiger è un gran bastardo... ti colpisce dove sa di farti più male, portandoti via tutti coloro che ami. Ariel, tu sei la persona che ammiro di più, ma all'inizio non ti avevo collocato all’ultimo posto, perché lui sa perfettamente che... - Sto raschiando il fondo della bottiglia, riportando in superficie ferite fresche e dolori che avrei voluto seppellire sotto una coltre di sabbia. Reiner è ancora l’uomo che amo, ma non appena sente quel nome, lui torna ad essere il crudele persecutore dal quale vorrei tenermi alla larga. 

- Che? - Interloquisce, con una punta di sarcasmo pungente. 

- Lo sai. E lo sa anche Rüdiger che se tu non ci fossi io, probabilmente, mi sarei dedicata a lui. - Quello sguardo mi avvelena il cuore, tuttavia devo sorvolare, perché non è di noi che si sta parlando; è di loro e io farei qualunque cosa per i miei amici. - Ariel, dicevo che ho rivisto la mia posizione perché... ecco... perché Maxim e Isaac lavorano entrambi alla cava di carbone e potrebbe farne sparire due in un colpo solo, per ottimizzare i tempi. - 

Cala il silenzio tra noi; ho chiaramente sganciato una bomba che nessuno, tantomeno lui, sarebbe stato in grado di disinnescare. 

L’unica nostra speranza è Reiner... 

Ma lui non sembra propenso a volerci aiutare. 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

Mi scuso per la lunga attesa, ma ho preferito non scrivere per inerzia, ma solo dopo aver trovato un’idea che mi coinvolgesse a sufficienza. 

Non vi ho abbandonati fanciulli e fanciulle; il tempo che riservo alla scrittura è suddiviso tra la continuazione di questo "sequel" e la revisione su Wattpad, dove sto praticamente riscrivendo i capitoli per rendere la storia migliore. 

Non chiederei nulla se non volessi davvero coinvolgervi, ma per me il vostro parere è essenziale, per cui se qualcuno avesse consigli, cose che non vi sono piaciute nei capitoli scorsi (tutti, dall’inizio a questo), cose che avreste voluto fossero andate diversamente, carenze di qualcosa (azione ad esempio), non siate timidi ahah accetto consigli per migliorarla ^^. 

Alla prossima! 

 

 

 

  
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