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Autore: Mary P_Stark    14/08/2020    2 recensioni
Liza Wallace è la nuova Geri del branco di Clearwater e, a discapito della sua giovane età, dimostra fin da subito di avere un potenziale enorme; il rapporto davvero unico con i suoi Huginn e Muninn, i magici corvi al servizio del Sicario Umano del branco colpisce fin dall'inizio l'intero branco. Questo suo potenziale verrà subito messo alla prova quando, a sorpresa, giungerà a Clearwater una famiglia proveniente da New York. I Sullivan sembrano una famiglia normale, almeno all'apparenza, ma il figlio Mark e suo padre Donovan metteranno in allarme il branco a causa del loro comportamento sospetto. Saranno dei temuti Cacciatori, o qualcun altro si cela nell'ombra, più pericolo e subdolo, tentando di portare lo scompiglio nel branco di Lucas, Devereux e Iris? (particolari della storia presenti nei racconti precedenti della Trilogia della Luna)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Luci del Nord - Spin Off Trilogia della Luna

(seguito di "Claire de Lune")

Prologo

 

Capodanno 2018 – Clearwater

 

 

La mezzanotte sarebbe scoccata entro breve e quell’anno così incredibile, così pieno di sorprese e cambiamenti, sarebbe terminato.

Liza Wallace stentava a credere che, solo una settimana prima, la sua vita fosse stata quella di una normale e, francamente, noiosa sedicenne nata in una delle tante megalopoli americane.

Certo, lei aveva sempre potuto affrontare ogni evento della vita sapendo di avere le spalle coperte e ben protette, forte di una famiglia unita e benestante. Forse proprio per questo, però, il suo senso di avventura e di sfida non si era mai esaurito, rendendola sempre irrequieta e restia a rimanere ferma.

A scuola aveva sempre stentato a mantenere l’attenzione su ciò che non le interessava, con il risultato di dover essere spesso richiamata dagli insegnanti. A un certo punto, era stata paventata persino l’idea che lei potesse soffrire di ADHD.

Sindrome da deficit dell’attenzione.

La semplice parola che Lucas Johnson aveva pronunciato al loro primo incontro, sotto una delle nevicate più incredibili che quella zona ricordasse, aveva messo fine a tutto.

Alla sua disattenzione.

Alla sua irrequietezza.

Alla sensazione di non avere un posto per sé, nel mondo.

Geri.

Quella piccola parola, di sole quattro lettere, aveva rivoluzionato il suo mondo. Se, da una parte, aveva messo la parola ‘fine’ al suo microscopico desiderio di diventare un lupo – i Geri erano tutti neutri –, dall’altra le aveva dato quella risposta che aveva sempre cercato senza saperlo.

Spiegava, finalmente, perché niente l’avesse mai entusiasmata davvero, perché nessun possibile futuro le fosse sembrato completo, o adatto a lei, perché ogni cosa le fosse sempre parsa fuori fuoco, sbagliata.

Ovviamente, sua madre era quasi impazzita per l’ansia e il panico, mentre suo padre si era fatto taciturno e pensieroso per giorni, ma tutto aveva iniziato a quadrare, nella sua mente.

Helen, per contro, non aveva fatto che sorriderle orgogliosa fin dal primo momento, forse subodorando quanto, quella sorpresa giunta tra capo e collo, le stesse cucita addosso come un guanto, e fosse perciò perfetta per lei.

La presenza dei membri del Clan di Matlock era stata d’aiuto, poiché l’avevano rassicurata riguardo al suo addestramento. Diversamente, quel ruolo – per quanto perfetto per lei – le sarebbe apparso piuttosto spaventoso da affrontare, se avesse dovuto approcciarlo senza una guida.

Questo, per lei, si sarebbe tradotto in un ritardo negli studi – avrebbe infatti ricominciato il primo anno di liceo a Clearwater – ma a Liza non era affatto spiaciuto lasciar perdere il secondo semestre di scuola a L.A.

Ripartire in una nuova scuola, con nuovi compagni, non le sarebbe costato molto e, anche se sarebbe risultata di un anno più vecchia rispetto ai suoi compagni, non vi avrebbe fatto caso.

Ora che sapeva qual era il suo ruolo, tutto avrebbe preso la giusta connotazione nel suo mondo rinnovato. E se qualcuno avesse provato a bullizzarla per questo suo ritardo negli studi… beh, avrebbero scoperto presto di che pasta era fatta Liza Wallace.

«Pensieri profondi, Liza?» mormorò al suo fianco Duncan McAlister, Fenrir del branco di Matlock, marito di Brianna e padre del piccolo Nathan.

Levando lo sguardo a scrutare gli occhi smeraldini dell’uomo, lei scosse il capo, sorseggiò il punch che teneva in mano – Dev lo aveva fatto molto leggero per evitare ubriacature – e, con lo sguardo perso nella notte che circondava la casa dei Saint Clair, mormorò: «Più che altro, mi domandavo cosa sarebbe successo se Iris non avesse mai avuto quell’incidente con il licantropo. Io non vi avrei mai conosciuto, né avrei scoperto il mio ruolo nel mondo.»

«Ho scoperto a mie spese, e più volte di quante mi piaccia ricordare, che il nostro destino non appartiene interamente a noi. Possiamo lottare, possiamo mettere i bastoni tra le ruote al Fato – e a volte ci andrà anche bene – ma, se una cosa deve accadere, accadrà» le sorrise comprensivo, poggiando la forte mano sulla sua spalla. «Se non fosse capitato ad Iris, forse avresti incontrato un lupo tu stessa, e avresti comunque acquisito questo ruolo. Quando hai certe cose nel sangue, esse emergono, prima o poi.»

«Quindi, insito in me c’è anche il desiderio di uccidere?» domandò lei, tremando leggermente al solo pensiero.

Per quanto l’investitura a Geri le avesse fatto piacere, quel particolare del suo ruolo le dava ancora da pensare. Era forse una sanguinaria, in realtà?

Duncan, però, le sorrise e scosse il capo, replicando: «Quando conoscerai Branson, ti renderai conto di quanto poco lui sia propenso a snudare le armi. Non lo fa mai a sproposito, anche se adora i suoi gioiellini in argento.»

Liza ghignò divertita e il licantropo, ammiccando, proseguì dicendo: «L’istinto che ti guida sono la caccia e la ricerca fine a se stessa, non il sangue. Huginn e Muninn, i tuoi occhi e la tua memoria visiva, saranno le estensioni di tale propensione e, grazie a loro, sarai anche gli occhi e le orecchie di Lucas, laddove lui non sarà in grado di arrivare.»

«Quindi, non sarò solo una versione in gonnella dell’ispettore Callaghan» chiosò lei, facendolo scoppiare a ridere.

«Mi stupisce che tu lo conosca, giovane come sei!» esalò l’uomo, tergendosi una lacrima d’ilarità.

«Mai sottovalutare una cinefila come me» scrollò le spalle la giovane terminando di bere il punch.

Duncan le sorrise divertito e, dandole un buffetto sulla guancia, chiosò: «Andrai benissimo. Inoltre, hai la fortuna di avere un Fenrir di buon cuore, perciò i motivi per farti sfoderare le armi saranno veramente pochissimi, a mio parere.»

Liza assentì più tranquilla e, quando Nathan trotterellò accanto al padre per farsi prendere in braccio, lei li osservò con un sorriso speranzoso dipinto sul volto.

Duncan sapeva il fatto suo, perciò poteva fidarsi delle sue parole.

Si sarebbe affidata a Branson e da lui avrebbe imparato a essere una brava Geri e, cosa più eccitante di tutte, sarebbe diventata una addestratrice di corvi.

Non sapeva dire esattamente perché, ma la sola idea la faceva trepidare di aspettativa.

***

Marzo 2019 – Clearwater

La neve era così alta che Liza stentava ad avanzare, pur dovendo soltanto seguire le tracce lasciate da Branson sull’imponente strato di manto nevoso caduto in quei giorni.

La prima volta che lo aveva incontrato, Liza si era quasi innamorata di quell’aitante cuoco dal fisico eccezionale e il sorriso troppo simile a quello di Tom Cruise in Top Gun.

Quando, però, il cervello aveva ripreso a funzionare nella sua mente di diciassettenne allupata – facendo parte di un branco di lupi, era esilarante il solo pensarci – era riuscita a non apparire una completa deficiente.

Forse sapendo di sortire questo effetto, o forse non accorgendosene proprio, Branson non le aveva detto nulla, né aveva tentato di lasciarsi andare a qualche battuta. Si era limitato a farle alcune domande per conoscerla meglio.

Per tutto il tempo che avevano passato assieme dal suo arrivo a Clearwater, Branson le aveva parlato degli aspetti prettamente tecnici del loro lavoro. Le aveva messo di fronte la necessità di imparare tutto sulle armi da taglio e da fuoco, sulle arti marziali, sia classiche che miste, e sulla preparazione fisica più in generale.

Le aveva spiegato come prendersi cura dei corvi che, entro breve, sarebbero stati i suoi Huginn e Muninn, e cosa sarebbe avvenuto una volta che Brianna li avesse legati a lei tramite il potere di Madre.

Essendo la loro quercia sacra ancora piccola e priva di poteri, il tramite con Madre per l’investitura a Geri sarebbe stata Brianna, grazie al suo ruolo di wicca. La loro giovane quercia avrebbe avuto in seguito altre occasioni per essere il tramite con la Creatrice di tutte le cose, ma all’investitura di Liza avrebbe dovuto pensare qualcun altro.

A quei primi aspetti teorici, erano seguite le lezioni pratiche di karate e kenpo, oltre a diverse sessioni al poligono di tiro, a cui si era accodato anche il nuovo capo della polizia locale, il licantropo Curtis Ahern.

«Erano meglio le lezioni al chiuso…» si lagnò Liza, arrancando nella neve come un panzer dai cingoli divelti.

Infradiciata fino alle ginocchia ma ben decisa a non arrendersi, Liza stava seguendo il suo mentore attraverso il bosco, alla ricerca di un nido di corvi da cui poter rubare un paio di uova.

Quella parte l’aveva un po’ angustiata, ma Branson l’aveva rassicurata sul fatto che né i genitori, né i piccoli stessi avrebbero sofferto per questa separazione.

Branson si sarebbe assicurato di trovare un nido con diverse uova, in modo che i corvi non restassero senza pulcini, e i piccoli sarebbero cresciuti protetti e amati, e avrebbero avuto l’imprinting con Liza.

Quando Liza vide Branson levare un pugno, neanche fossero stati a una dannata esercitazione militare, lei bloccò i suoi passi, si accucciò istintivamente – come se si aspettasse un contrattacco coi kalashnikov – e mormorò: «Cos’hai visto?»

«Corvus brachyrhynchos» sussurrò lui, indicando un ramo di abete.

«Parla come mangi!» soffiò tra i denti Liza, facendolo sogghignare.

La parte che aveva trovato più ostica, e obiettivamente un po’ inutile, era stato imparare i nomi latini dei corvi che si trovavano in quella zona. Non aveva capito esattamente la motivazione di quegli studi, giungendo alla segreta convinzione che Branson fosse un amante di ornitologia a prescindere dal suo ruolo.

«E’ il corvo che stiamo cercando noi. Vedi, lassù, su quel ramo? C’è il maschio, e ci sta tenendo d’occhio. Se ci avvicineremo ancora, ci attaccherà di sicuro.»

«Ergo, che facciamo?» mugolò preoccupata, non avendo nessunissima intenzione di venire punzecchiata da un uccello, o peggio. Aveva idea che gli artigli di un corpo potessero fare davvero molto male.

Branson si limitò a fischiare con un tono modulato ad arte e, come apparsi dal nulla, i suoi Huginn e Muninn fecero la loro apparizione, gettandosi contro il maschio della coppia.

Ne seguì uno starnazzare incredibile, oltre a un gran svolazzare di piume, ma questo permise a Branson di risalire l’abete in fretta e furia – dimostrando a Liza delle insospettabili doti di scalatore – per poter prelevare due delle sei uova che l’uomo trovò nel nido.

Quando tutto fu avvenuto, Branson si affrettò ad avvicinarsi a Liza, che teneva a tracolla una borsa termica e, nel sistemarle sul morbido cuscino di ovatta, mormorò: «Non preoccuparti. Staranno tutti bene. Tu non vuoi fare loro del male, ricordalo.»

Lei assentì pur avendo le lacrime agli occhi e, senza attendere oltre, insieme si allontanarono dal nido appena depredato, permettendo anche a Huginn e Muninn di fare altrettanto.

Branson, a quel punto, levò un braccio perché Huginn potesse posarvisi e, rivolto al suo corvo, domandò: “Com’è andata? State bene?”

“Sia il maschio che la femmina erano davvero tosti, ma sono lieto che tu sia riuscito a prendere le due uova. Con genitori così forti, anche i pulcini saranno di ottima razza.”

“Tuo fratello è okay? Sembra avere una remigante un po’ storta” chiese poi Branson, lanciando un’occhiata al secondo dei suoi corvi.

“Niente di importante. Quel che mi preoccupa, però, è la piccola Geri. Sembra molto addolorata.”

Sorridendo, Branson non si stupì di quella singolare confessione. Da quando erano sbarcati a Clearwater, uscendo stanchi e tramortiti dalle gabbie in cui erano stati costretti a viaggiare, i due corvi si erano subito incapricciati della giovane Liza.

Più che volentieri, si erano prestati a fare da cavie nei suoi tentativi di prendersi cura di loro e, spesso e volentieri, si erano appollaiati accanto a lei durante i suoi studi all’aperto assieme a Branson.

Geri l’aveva trovata una cosa assai strana – tendenzialmente, i suoi corvi erano assai schivi – ma, avendo già avuto la riprova del loro amore per le giovani donzelle (Eirwyn di Talgarth era stato l’esempio lampante), aveva preso per buono il loro comportamento.

“E’ solo in ansia per i due corvi cui abbiamo preso le uova. Quando vedrà nascere i pulcini, si sentirà meglio” lo tranquillizzò Branson.

“Uhm, forse avresti dovuto lasciarla a casa.”

“Muninn… ti stai comportando da chioccia. E non mi pare tu sia una gallina. O sbaglio?” lo prese in giro Branson.

Muninn gli gracchiò contro, levandosi in volo per poi svolazzare a bassa quota per pizzicarlo col becco e Geri, ridendo, lo scacciò via con un gesto del braccio, attirando così l’attenzione di Liza.

«Perché fa così?»

«L’ho preso in giro» celiò l’uomo, facendola sorridere.

«Anch’io potrò parlare con loro?» domandò a quel punto lei, stringendo al petto la borsa termica.

«Certamente. E chissà, magari riuscirai a fare anche altro» scrollò le spalle lui, incuriosendola.

Accelerando il passo quando iniziarono a discendere dal monte dove si erano recati per la caccia, calando progressivamente la loro altitudine, Branson le spiegò: «Non so quanto crederci, ma si narrava di Geri in grado di vedere a distanza, grazie ai corvi, e non solo quando erano a contatto diretto con loro.»

«Sarebbe fico, se ci riuscissi» accentuò il suo sorriso Liza, ritrovando la serenità.

“Ecco. Contenti?” ironizzò Branson, rivolto a Muninn che, nel frattempo, si era appollaiato su una sua spalla.

“Prega che succeda quel che hai detto, sennò tornerà triste.”

“Non è una lattante, sai?”

“Ha diciassette anni appena compiuti. E’ ancora una bambina” sottolineò il corvo, gracchiando contrariato.

Liza rise nel vedere Muninn così irritato e, rivolta a Branson, disse: «Non ti chiederò per cosa state discutendo, ma sembra davvero furioso.»

«Non farci caso. I corvi sono molto umorali» scrollò le spalle l’uomo.

Per diretta conseguenza, Muninn defecò sulla spalla di Branson e quest’ultimo, bloccandosi a metà di un passo, borbottò: «Ma che bastardo…»

Liza scoppiò a ridere di fronte a quell’ammutinamento bello e buono e, per il resto della giornata, sorrise divertita di fronte ai continui battibecchi tra il suo maestro e Muninn.

Forse fu questo, o forse furono le coccole di Huginn, ma il malessere provato nella foresta scemò fino a scomparire. Quella stessa sera, quando si infilò tra le coltri e osservò ammaliata le due uova all’interno dell’incubatrice, sorrise serena e speranzosa.

Sarebbe stata una brava allieva e avrebbe accudito al meglio i suoi pulcini, facendoli diventare i più grandi Huginn e Muninn di sempre.

***

Maggio 2019 – Clearwater

Liza non era sicura se, il momento più bello per lei, fosse stato il primo volo di Huginn e Muninn, o se l’evento di quella sera l’avrebbe surclassato magicamente.

Lo avrebbe valutato a mente fredda il giorno seguente l’investitura, ma non era certa che le emozioni provate nel veder veleggiare i suoi due corvi per la prima volta, potesse essere battuta da qualcos’altro.

Abbigliata con un lungo e scuro abito nero – che ricordava le ali dei suoi due corvi – e una semplice coroncina di campanule sui capelli castani rilasciati sulle spalle, Liza discese le scale della veranda di casa Saint Clair per raggiungere la piccola quercia del loro Vigrond.

Lì, Liza trovò diversi alfa giunti per l’investitura e, infine, vide Brianna, intenta ad accarezzare i sottili rami della quercia sacra già ricoperti di foglie. I suoi occhi ambrati fissavano amorevoli la piccola pianta e, dalla sua bocca piegata in un sorriso, uscì un mormorio pieno di aspettativa.

«Sarà una splendida serata, mia piccola amica.»

Così sarà… grazie per aver preso su di te il peso di questa investitura. Non ne sarei davvero stata in grado.

«Si fa questo e altro, per gli amici.»

Mia madre come sta? E’ sempre in vita?

«E’ una pianta forte, e il botanico che abbiamo chiamato ci ha detto che vivrà ancora molti anni» la rassicurò Brianna prima di veder avanzare Liza tra due ali di folla.

Per quell’evento così speciale, tutto il piccolo branco era stato accolto nel novello Vigrond di Clearwater. All’attivo, contando sia i licantropi che coloro che non lo erano, il clan di Lucas poteva annoverare quasi ottanta membri.

Per un branco appena nato, e con la Triade al completo, era davvero un bel gruppetto di anime variopinte e dalle variegate abilità.

La nonna di Rock – e völva del branco – sorrise a Brianna e quest’ultima, replicando al sorriso, disse: «E’ una serata fausta, per la nostra Geri.»

«Gli spiriti non potrebbero essere più lieti» assentì l’anziana.

Tergendosi lacrime copiose coi molti kleenex che teneva tra le mani, la madre di Liza si strinse al marito nel vederla scorrere dinanzi a lei con insolita grazia e Richard, dando un bacio sulla tempia della moglie, mormorò: «Sembra proprio un’altra persona, eh?»

«Non le ho mai visto prendere niente così sul serio» assentì Rachel prima di sorridere a una orgogliosa Helen, che stava applaudendo sommessamente al pari di molti altri dei presenti.

Trovando il tempo per una strizzata d’occhio a Branson, che sollevò i pollici in segno di vittoria, Liza infine raggiunse Brianna e lì, inginocchiandosi a terra e reclinando il capo, dichiarò con voce limpida e sicura: «Chiedo a te, Madre, di concedermi questi due corvi, che io ho chiamato Huginn e Muninn, perché siano il mio Pensiero e la mia Memoria. Chiedo a te, Madre, di essere per loro guida e amica, madre e sorella, finché la tua mano non vorrà per sé uno di noi. Chiedo a te, Madre, di darmi la forza per essere un Geri degno di tale nome, ora e fino al mio ultimo respiro.»

Brianna, a quel punto, poggiò una mano sopra il capo reclinato della giovane, chiuse gli occhi e dichiarò: «Madre ti ha ascoltato, figlia della Terra e della Luna. Possa tu essere guida e amica, madre e sorella, donna e Geri, ottemperando a tutti questi compiti con il massimo della dedizione e dell’onore. Il cuore, la mente e l’anima di Huginn e Muninn sono tuoi, come il tuo cuore, la tua mente e la tua anima sono loro. Alzati, Geri Liza Wallace, Maestra dei Corvi.»

La giovane obbedì, tornando a poggiare i piedi nudi sulla fredda erba umida che circondava la piccola quercia sacra. Ciò fatto, risollevò lo sguardo per puntarlo in quello di Brianna che, ammiccando per un attimo, mimò la parola ‘grande!’, prima di dire seriosa: «Il potere di Madre scorrerà in te, d’ora innanzi, permettendoti di essere un tutt’uno coi tuoi corvi. Prendili sulle tue braccia e lasciati guidare da loro, come loro da te.»

Liza, allora, levò le braccia nude e, subito, Huginn e Muninn si andarono a posare sui suoi avambracci, stringendo gli artigli sulla sua carne morbida ma senza ferirla.

Subito, le terminazioni sinaptiche del cervello di Liza rischiarono il corto circuito ma, sostenuta dalla stessa Brianna, riuscì in qualche modo a rimanere in piedi e accettò, poco alla volta, quel nuovo legame, quella nuova magia.

Sbattendo le palpebre per la sorpresa e l’eccitazione, poté scorgere il mondo attraverso tre prospettive separate e riunite contemporaneamente. Fu abbastanza destabilizzante, nei primi attimi ma, ben presto, il nuovo legame le permise di riordinare quelle molteplici informazioni.

Dopo qualche minuto, lo sguardo di Huginn si unì a quello di Muninn e al proprio, nella sua mente, creando un’immagine d’insieme molto più dettagliata del reale.

Lanciati quindi in aria i corvi, questi si involarono sopra di lei e, subito, la percezione visiva di Huginn scomparve, ma non quella di Muninn. Il corvo della Memoria rimase aggrappato a lei, permettendole di vedere il Vigrond dall’alto e con una prospettiva schiacciata ma particolareggiatissima.

«Brianna…» mormorò ansiosa Liza, allungando una mano per cercarla.

Lei le fu subito accanto, al pari di Branson, che accorse vicino alla sua allieva nel momento stesso in cui la vide impallidire.

Liza, però, prevenne qualsiasi loro domanda ansiosa e, scoppiando in una risata nervosa, ansimò eccitata: «Vi vedo… vi vedo da lassù

Indicando Muninn, Liza abbracciò con forza Branson l’attimo seguente e Geri di Matlock, emozionato da quell’eventualità divenuta realtà, la fece volteggiare un paio di volte in un’allegra giravolta, esclamando: «Ce l’hai fatta, Liza!»

Lei rise, tornò a toccare terra ancora scossa dalle risate e, stringendosi nuovamente a Branson, lasciò che la consapevolezza di quel nuovo potere le invadesse ogni particella del corpo.

La sua carriera di Geri era finalmente iniziata.


 





N.d.A.: eccoci nuovamente nel regno dei miei licantropi americani. Liza è finalmente divenuta una Geri a tutti gli effetti e, a quanto pare, il suo essere tale, le ha donato doti davvero rare e che hanno sorpreso anche personaggi navigati come Brianna e soci. Ci sarà qualche motivo perché, proprio ora e in questo branco, è apparso un simile concentrato di potere? Ovviamente, lo scopriremo presto! Per ora, vi dico ben tornati e buona lettura! P.S.: AVVISO AI NAVIGANTI! LA STORIA E' UN CROSSOVER CON I RACCONTI SUI FOMORIANI.
  
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