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Autore: TheMemesQueen    14/08/2020    0 recensioni
Julie e Orlando, nonostante il divario caratteriale, hanno qualcosa in comune che li rende uguali.
La scienza dice che due poli uguali non possono essere attratti fra di loro, ma l'algebra c'insegna che il risultato di due numeri negativi è un numero positivo.
Sarà lo stesso anche per loro?
Nel frattempo, che tipo di spettacolo teatrale faranno alla fine dell'anno? Chissà...
(Questa storia può contenere argomenti sensibili. Leggete con cautela.)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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"Mi chiamo Julie Ferrara, ho quindici anni e sono al terzo liceo...no, non va bene."

La ragazza riprese fiato e guardò nuovamente lo specchio dove era riflessa la sua immagine.

"Sono Julie Ferrara e ho quindici anni, frequento la terza classe della sezione B."

Si fermò per qualche secondo, senza sapere cosa aggiungere.

"Uff." sospirò.

Era la quinta volta che provava a fare il 'monologo per presentarsi al gruppo teatrale della scuola' -così lo aveva chiamato-.

Ormai era metà ottobre e il primo incontro si sarebbe tenuto fra qualche giorno.

La castana si buttò sul letto, mugolando.

A un certo punto, il suo cellulare squillò a ritmo della canzone impostata.

Prese il telefono, che mostrava il nome 'Annahhh' sullo schermo. Rispose alla chiamata.

"Ehi, Anna." disse Julie.

"Ehi, Juju! Come va col monologo?" chiese l'amica dall'altra parte del telefono.

La castana sospirò. "Da schifo."

Quella mattina, Julie non era andata a scuola non solo per via delle mestruazioni, ma anche per il fatto che aveva avuto un'epitassi improvvisa, ed entrambe le erano venute alle tre del mattino.

Anna rimase in silenzio per qualche secondo, per poi parlare. "Hmmmmm. Che ne dici se ci prendiamo una granita?"

"Granita pomeridiana post-estate? Ci sto." rispose Julie.

"Va bene. La vuoi come al solito?" domandò Anna.

"Si. E ricordati la brioche." aggiunse la castana.

"Ci vediamo tra dieci minuti!" esclamò l'amica.

"A tra dieci minuti." Julie chiuse la chiamata, con un sospiro.

Sentì delle fitte abbastanza fastidiose alla pancia.

'Perché proprio due giorni prima del gruppo dovevi venirmi?'

Andò verso il bagno, per prendere la pillola che serviva a calmare i dolori mestruali.

Ci aveva messo sopra un post-it per distinguere la scatola dalle altre.

Dopo aver preso la pillola, andò in cucina a prendere un bicchiere dalla credenza, metterci l'acqua, per poi mettere la pillola in bocca e bere.

Si sdraiò sul divano, accendendo la televisione.

"Castle a me." disse.

Guardando la programmazione, si rese conto che iniziava tra mezz'ora.

"Vabbè, continuo Evangelion."

Prese il cellulare e sbloccò lo schermo.

"Se non sbaglio ero arrivata all'episodio sette."

Dopo aver avviato l'episodio, iniziò a pensare.

'Ho finito i compiti per domani, e mancano due settimane al compito di chimica. Poi c'è quello d'inglese e infine quello di fisica. Il gruppo teatrale è il martedì e il giovedì pomeriggio dalle quindici alle diciasette. Probabilmente mi dovrò portare le cose da studiare, più i soldi per il pranzo.'

Poi le venne in mente una cosa. 'Poi c'è quella cosa inutile dell'alternanza. Duecento ore in tre anni. Che palle.'

Dopo qualche minuto, il campanello suonò e la castana mise in pausa l'episodio per andare a vedere chi era.

Attivò lo schermo che si trovava vicino alla porta, che era collegato alla telecamera puntata sulla porta d'ingresso.

Dopo aver visto che era Anna, aprì la porta con le chiavi.

Davanti a lei c'era una ragazza alta quanto lei, dagli occchi azzurri, con i capelli biondi che le arrivavano fin sopra al bacino.

Indossava una maglietta bianca, dei jeans neri e delle scarpe da ginnastica grigie.

Teneva con le mani un vassoio incartato da cui si potevano vedere due oggetti cilindrici che tenevano in semi-tensione la carta.

"Sono arrivata!" esclamò lei.

"Traffico?" chiese Julie.

"Eh, si." rispose Anna.

La castana la fece entrare, chiudendo la porta a chiave.

La bionda posò il vassoio incartato sul tavolo, mentre Julie prese le tovagliette della colazione.

"Visto che sono qui, mi daresti una mano con chimica?" chiese lei.

Nel frattempo, Julie aveva tolto la carta che copriva il vassoio. "Certo."

Mentre mangiavano, iniziarano a parlare delle lezioni.

"Il prof Kraus ha detto che la settimana prossima ci porta in laboratorio." disse la bionda.

Julie sorrise per un attimo, per poi continuare a mangiare. "Evvai!"

"Ricordati della giustificazione per domani."

"Mica me la scordo." disse Julie.

"Mi piace ricordarti le cose." disse Anna, con un sorriso. Poi prese il diario che si era portata dietro.

"Hanno dato dei compiti per casa-"

Mentre lo prendeva, delle bustine caddero dalla borsa.

"Ehi, ti sono caduti i palloncini da sesso." disse Julie.

Anna, mentre li prendeva, si mise a ridere. "Ma non puoi chiamarli preservativi e basta?"

La castana sorrise. "No."

Julie prese una delle bustine. "La posso aprire?"

"Fai pure." disse Anna.

La castana aprì la busta, trovandosi tra le mani un preservativo color magenta.

"Allora, è colorato come un palloncino." se lo mise sul dito indice. "Lo puoi infilare dentro qualcosa, come un palloncino."

Poi provò a gonfiarlo, senza successo.

"Niente, non ce la faccio."

Anna stava ridendo per tutto il tempo.

"Ma tipo, Davide non dovrebbe metterselo questo?" disse, posando il preservativo sul tavolo.

"Si, ma diciamogli che l'ho aperto credendo che fosse una delle bustine di zucchero che mi porto sempre dietro." rispose Anna.

"Non diciamogli nulla di questo pompino indiretto." replicò Julie.

Anna si mise a ridere nuovamente.

----

"Come va con i dolori?" chiese la donna mentre stava uscendo i piatti dalla credenza.

"Si sono calmati." rispose Julie, mentre stava prendendo le posate per mangiare. "Papà quando arriva?"

"Tra dieci minuti è a casa." disse la prima.

"Mamma, l'acqua sta bollendo."

La donna aprì il coperchio e, dopo aver messo il sale, ci mise la pasta per poi segnare undici minuti sul timer.

Julie si era sistemata lo zaino per le materie del giorno successivo.

Quando il timer era quasi sul punto di suonare, qualcuno suonò al citofono.

Dopo aver visto chi fosse, Julie aprì la porta a suo padre e al suo fratello minore.

"Ciao papà."

"Julieee!"

Il bambino riccio abbracciò sua sorella.

"Harry, calma!" disse la castana.

Suo padre ridacchiò e chiuse la porta. "Ciao."

Dopo che salutò la moglie, l'uomo si tolse il cappotto e lo mise sull'appendiabiti.

Nel frattempo, Julie aveva portato suo fratello dentro il salone.

La castana si era sempre chiesta come mai lei e suo fratello avessero dei nomi non italiani.

La risposta era semplice, la loro madre adorava i nomi stranieri, in particolare quello anglofoni.

La ragazza si ricordava come, ai tempi delle medie, durante le ultime lezioni d'inglese, dovevano leggere alcuni pezzi di 'Giulietta e Romeo' in lingua originale e spesso le toccava fare la parte di Giulietta.

A lei non piaceva molto l'opera, preferiva 'Macbeth'.

Suo fratello ricordava abbastanza quel cantante inglese per via dei suoi capelli ricci.

Se avesse avuto gli occhi azzurri anziché verdi, sarebbe stato la sua versione in miniatura.

Julie era nata con gli occhi grigi, invece.

A detta sua, era una cosa affascinante.

Sin da piccola, adorava immergersi nella lettura di enciclopedie, libri scolastici e narrativi.

A causa di ciò, era sempre stata un passo avanti agli altri suoi compagni di classe.

Come diceva la sua maestra delle elementari, sapeva le cose già prima di sentirle.

Adesso Julie era lì, a mangiare la pasta preparata per la cena.

   
 
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