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Autore: 8iside8    15/08/2020    1 recensioni
Questa long è il seguito de "La Spada della Vittoria" e di "Una vita per una vita", facenti tutte e tre parte della serie "Il Vero Amore è sempre la risposta. Tutti i fatti sono ambientati dopo il ritorno dall'Oltretomba e i racconti vanno letti in sequenza, perché sono profondamente collegati.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Vero Amore è sempre la risposta'
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La porta di Granny si spalancò.  
La Fenice, in forma umana, entrò e andò spedita al tavolo di Emma. Non disse nulla, fece un gesto con la mano e una fiammata nera avvolse sé stessa ed Emma.  
La Salvatrice si trovò a cadere in un pavimento che non era quello della tavola calda. Era nella foresta attorno a Storybrooke.  
«Hai detto di voler parlare.» spiegò la Fenice sedendosi a terra davanti a Emma.  
«Sì, voglio capirti, Rea.» confermò la Salvatrice.  
«Allora ti parlo un po' io. Mia madre si chiamava Gea. Eravamo le ultime due Fenici rimaste. Le nostre piume servono in molti incantesimi potenti e oscuri, anche se siamo creature di luce, quindi abbiamo cercato di nasconderci fra gli umani per non essere perseguitata. Per molto tempo è andato tutto bene, poi io sono cresciuta e i miei poteri iniziavano a manifestarsi, solo che non ero in grado di controllarli. Noi Fenici attraversiamo questa fase di rivelazione dei poteri e dura una decina di anni. Per questo mia madre andò da Tremotino e si fece dare un cimelio per proteggermi. Sapeva che una cosa del genere costava molto, quindi lasciò intendere all'Oscuro Signore che era l'ultima della sua specie, così avrebbe accettato la sua piuma come pagamento.  
Mia madre era consapevole che non sarebbe stata impunita questa truffa, quindi mi spiegò che Tremotino avrebbe cercato vendetta e di non farmi prendere. Ho tenuto fede alla parola data a mia madre e ho sopportato di nascondere i miei poteri e il mio odio. Ho stretto i denti ogni volta che sono stata picchiata, venduta come schiava. Ho sopportato solo perché sapevo che avrei potuto uccidere con un solo fiato tutti.  
Poi sono venuta qui, perché sapevo che c'era la Salvatrice, tu. Ho pensato che mi avresti dato il lieto fine, la vendetta. Invece sono arrivata e da te ho avuto solo dei tentativi di farmi desistere. Adesso ti ho detto tutto, sperando che tu stia dalla mia parte.» 
Emma aveva ascoltato ogni parola e si sentì così simile a lei.  
«Rea... Mi dispiace per quello che hai passato. Io sono finita in questo mondo che avevo solo pochi minuti di vita e ho ritrovato i miei genitori solo a ventotto anni. Ero piena di rabbia, li ho odiati per avermi abbandonata, ma ho capito che il loro amore era più grande del mio odio. Come quello di tua madre, che ti voleva al sicuro. Io ho lasciato che la luce prendesse il posto dell'oscurità.» 
«Tu non sai cosa sia l'oscurità.» la interruppe Rea con rabbia.  
«Invece lo so bene. Ho ospitato dentro di me l'oscurità del Signore Oscuro. Ho fatto del male, ma ne sono uscita, grazie a Killian e la mia famiglia.» 
«Non ho la fortuna di avere una famiglia. A me resta solo L'Oscurità.» mosse pigramente le dita ed Emma fu trasportata di nuovo sul divanetto da Granny.  
 
Uncino era alla porta.  
«Vado a cercarla...» stava dicendo ai suoceri, ma si fermò guardando alle loro spalle «Swan!» corse al tavolo e l'abbracciò tanto forte da sollevarla da terra.  
«Emma!» Biancaneve e David si avvicinarono.  
La Salvatrice disse loro tutto quello che si erano dette lei e Rea.  
Gold era arrivato e si avvicinò per essere ragguagliato.  
«Signorina Swan, ti ringrazio. Come mi devo comportare adesso?» chiese.  
«Ora devo riuscire a convincerla.» rispose Emma con semplicità.  
 
«Tremotino! Fatti vedere!» 
Rea lo stava chiamando dal centro della strada.  
Emma guardò tutti e le girò la testa. Si sentì chiamare, ma ormai la voce di Killian era lontana.  
 
«Emma Swan.»  
Si trovava in una caverna fatta di pietra di luna. Era seduta su una sontuosa poltrona tappezzata con pelliccia bianca e soffice. Davanti a lei c'era una bellissima donna, bionda con occhi azzurro ghiaccio.  
«Sigyn!» esclamò Emma vedendola «Dove siamo? Non è la caverna di Loki.» 
«No, cara. Questa è la mia dimora. Ti ho portata qui in sogno perché devi sapere una cosa. Quando ho dato la mia benedizione al tuo cuore per contenere la Spada della Vittoria, ho reso cuore e spada la stessa cosa. Il cuore è tuo, quindi...» 
«Quindi io sono la Spada.» guardò Sigyn «Grazie.» 
 
Emma si svegliò e scattò in piedi. 
«Devo parlare con Rea.» disse guardando tutti.  
«Troppo tardi, Tremotino è uscito.» Uncino le indicò la porta.  
«Killian, ti fidi di me?» gli chiese. Aveva bisogno di sentirglielo dire per trovare la forza di fare quello che andava fatto.  
«Certo Swan.» rispose lui guardandola apprensivo.  
«Allora restate tutti qui.» disse solo, prima di uscire.  
 
«Sono qui, Rea.» Tremotino camminava verso il centro della strada.  
La Fenice Nera sorrideva.  
«Bene, allora posso avere la mia vendetta.» 
Dalle sue mani emersero due fuochi neri, vibranti e dall'aria gelida.  
«Sì, se è questo che ti serve per trovare la pace, sono pronto a morire. Voglio solo essere certo che non sarà un altro peso sterile sul tuo cuore.» spiegò lui.  
«Non lo sarà, te lo assicuro.» e le fiamme nere partirono per colpirlo. Tremotino aveva chiuso gli occhi e aspettava l'impatto. Che non arrivò.  
«Rea!» 
Tremotino aprì gli occhi e vide una chioma bionda che gli sbarrava la visuale.  
«Rea! Non farlo!» Emma si era frapposta tra loro e le fiamme erano sparite a contatto con lei.  
«Levati! Non voglio fare del male a te!» le gridò la Fenice, gli occhi così brillanti che sembrava di guardare dentro due lampadine.  
«Lo so che non vuoi farmi del male, come so che non è Tremotino che vuoi uccidere. Tu vuoi far fuori il tuo senso di colpa e pensi che ucciderlo ti farà stare bene, ma non è così.»  
Fece un passo verso Rea.  
«Tu sei ancora quella bambina. Sei ancora una giovane Fenice che vuole fare la cosa giusta, solo che il tuo cuore è offuscato dal dolore e dalla rabbia. Lascia che io ti aiuti.» 
Fece altri due passi.  
«Stai lì! Salvatrice, stai lì!» le stava urlando Rea ormai isterica, ma Emma fece altri due passi e aveva superato metà della distanza.  
«No, non ti lascio sola. Lì sei sola, ma io sto venendo da te e non lo sarai più, te lo prometto. Guarda…» aveva sollevato la sua piuma scarlatta «C'è ancora speranza…» 
Fece ancora un passo.  
«Cosa ne sai?» chiese Rea con rabbia.  
«So cosa vuol dire non avere una madre.» disse Emma e ora era a un solo passo dalla Fenice «So che puoi avere l'amore che cerchi.»  
Le tese le braccia e lei rimase a fissarla per interminabili secondi, poi scoppiò a piangere ed Emma l'abbracciò.  
Una luce bianchissima venata d'oro le avvolse entrambe e dalla Fenice uscirono fiamme nere che sbiadivano, lasciando il posto a un meraviglioso vermiglio. Sembrava un piccolo tramonto sulla strada.  
Si udirono tante voci urlare il nome della Salvatrice, compresa quella di Gold che la chiamava col nome di battesimo.  
Quando le fiamme si spensero, Emma era inginocchiata per terra, ricoperta di cenere. Tra le sue braccia c'era un neonato che piangeva con tutte le sue forze. Lei si alzò con cura di non far male alla piccola creatura e la portò a Tremotino.  
«Se vuoi fare ammenda per il tuo passato, puoi cominciare con lei. Ti presento Rea.» gli disse.  
Lui aveva gli occhi lucidi.  
«Emma, io non so come ringraziarti. Lo farò. Le darò tutto l'affetto che le ho tolto.» 
Tese le braccia ed Emma vi posò la piccola Rea.  
 
«Swan!» Killian la chiamava e lei corse nel suo abbraccio.  
«Sei sempre fantastica.» le sussurrò «Come hai fatto a farlo?» 
Lei lo baciò e si toccò il petto.  
«Quando sono svenuta ho parlato con Sigyn e mi ha detto che non mi ha solo dato la Spada, ma che è tutt'uno col mio cuore, quindi io sono la Spada della Vittoria. Sapevo che non mi sarebbe accaduto niente, perché il bracciale di Frigg mi proteggeva. Non ho mai messo in pericolo né me né la bambina.»  
Killian la baciò ancora.  
«È per questo che so che sarai una madre meravigliosa.» 
 
Regina aveva spiegato ad Henry che era tutto a posto e lui era corso dal nonno per vedere la neonata Fenice.  
Poco dopo qualcuno busso alla porta e Regina aprì.  
«Ciao Emma! Uncino! Credevo che foste a festeggiare.» le disse invitandola ad entrare. 
«Sì, ma prima dovevo fare una cosa.» rispose entrando seguita dal marito che restò in silenzio. 
«Di cosa si tratta?» chiese la mora incuriosita.  
«Siamo amiche ormai da un pezzo e siamo due brave madri, per questo ho pensato che, se dovesse succedermi qualcosa, non vorrei che mia figlia non potesse godere della tua persona.» Regina la scrutava confusa ed Emma proseguì «Insomma, vuoi essere la madrina della nostra bambina?»  
Regina era rimasta a bocca aperta e gli occhi si erano inumiditi.  
«Emma... Io... Sì, certo! Certamente! È un onore!» 
Le due si abbracciano, in una pace che non aveva a che fare con i mostri assenti, ma era una questione di anime una volta in tempesta e ora quiete. Killian godeva di un altro miracolo della sua meravigliosa moglie.  Finalmente, forse, erano tutti felici e contenti.  



*Eccoci qua! era l'ultimo capitolo di questa ff. Non è finta la storia, però, quindi mi farebbe piacere avere le opinioni di chi dedica del tempo a leggere quello che sto scrivendo. Sono già pronta con il racconto successivo della serie spero che sia gradito, domani inizierò a pubblicarlo. Grazie a tutti coloro che mi hanno fatto l'onore di leggere questa serie.*
   
 
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