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Autore: 8iside8    16/08/2020    1 recensioni
Questa ff è la quarta della serie "Il Vero Amore è sempre la risposta", consiglio di leggere le precedenti, perché sono in sequenza temporale e dalla prima la serie si discosta dall'originale dal ritorno dall'Oltretomba. Ora Emma e Killian hanno dei pensieri felici e, quasi cinque mesi dopo il matrimonio, un nemico estinto torna a Storybrooke. Scoprire come salvare la città che è vittima di sé stessa, sarà compito di Emma e del figlio, sempre più in gamba e sempre più eroe.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Vero Amore è sempre la risposta'
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«Killian, prendi il latte domattina?» 
Emma era in cucina a preparare la cena. Faceva a pezzetti le verdure da buttare in padella. Killian la guardava rapito. La maglia rosa antico non le nascondeva la pancia, che iniziava ad arrotondarsi. Il viso era luminoso anche quando era stanca e, dietro quegli occhi verdi, c'era la gioia costante di sapere che una vita stava crescendo in lei.  
«Certo, amore.» le rispose avvicinandosi a lei e baciandola sulla guancia. Prese i piatti e iniziò ad apparecchiare. Le lanciava sguardi di sfuggita.  
«Cosa c'è?» gli chiese lei sorridendo. Amava quel sorriso, sembrava che non gli bastasse mai.  
«Niente, ti guardavo.» rispose lui sereno.  
«Cosa?» s'informò Emma.  
«La meravigliosa donna che amo. Non mi stanco mai di guardarti.» Killian si era fermato e i suoi occhi penetrarono quelli della moglie.  
«Mi abituerò prima o poi a queste lusinghe.» rise. Che bella risata.  
«Spero di no, Swan.» era arrivato vicino a lei, che lo guardò lasciandosi avvolgere dalle sue braccia «Il mio punto forte nel nostro amore è di metterti in imbarazzo con dei complimenti sparsi nella giornata. Non voglio smettere di sorprenderti, perché è bello vederti sorridere mentre arrossisci.» 
Lei si allungò e lo baciò dolcemente, poi si bloccò spalancando gli occhi. Prese la mano di Uncino e la posò sulla pancia. Lui sorrise emozionato.  
«Era... Lei? Sta...» chiese Killian col fiato corto.  
«Sì. Sa che sono col suo papà e che ne sono felice.» disse lei, riprendendo a baciarlo.  
La porta di casa si aprì ed entrò Henry.  
«Ciao mamma, ciao Killian.» salutò sorridendo.  
«Ciao ragazzino. Come va?» chiese Emma riprendendo a tagliare l'ultima zucchina.  
Henry posò lo zaino di scuola per terra e andò ad aiutare Killian ad apparecchiare.  
«Oggi abbiamo fatto un incontro per capire il nostro futuro. Orientamento scolastico e lavorativo, insomma.» spiegò mettendo le forchette che gli passava il patrigno.  
«Cosa pensi di fare dopo la scuola?» chiese sua madre che buttava le verdure nella padella.  
«Non lo so. Hanno detto che dobbiamo pensare a cosa sappiamo fare bene e collocarlo nel lavoro più simile.» fece spallucce «Tuttavia, non credo di avere delle capacità applicabili al mondo del lavoro. Sono l'Autore di un libro di favole. Non è una cosa da mettere nel curriculum.» 
Emma girava le verdure con il mestolo di legno e lo guardava.  
«Henry, sei più che un semplice ragazzino. Sei una persona di buon cuore, ti piace aiutare il prossimo... Insomma, hai preso molto dai nonni. Credo che ci sia più di un lavoro che ti permette di farlo.» disse saggia la sua mamma bionda.  
Lui sorrise e annuì.  
«Potresti aiutare la gente, come faceva quel tipo in televisione ieri sera.» propose Uncino.  
«Quello era Sherlock Holmes...» rise Henry «Non so se sono tanto sveglio, ma penserò meglio a come applicare le mie doti altruistiche.»  
 
Mangiarono chiacchierando dei lavori dei tempi di Killian e quelli di quel mondo. Risero e si divertirono anche dopo guardando "Star wars", perché Uncino era curioso e faceva un sacco di domande. Henry cercava di dare al pirata una cultura cinematografica decente, mostrandogli ogni volta che poteva dei grandi classici del cinema NERD.  
Killian teneva la mano sulla pancia di Emma e lei sorrideva felice di vedere suo marito e suo figlio andare d'accordo.  
 
Nella biblioteca chiusa, uno scaffale tremava. Un libro faceva tremare gli altri. Era con una copertina color caffè e sembrava spingersi da solo verso la libertà. Un tonfo e la libreria smise di tremare. Il libro era a terra, aperto su una pagina che raffigurava una guerra antica e lontana. Il volume prese a brillare di luce rossa e si levò in aria. Quando tutto era tornato buio, un uomo, vestito solo di una tunica rosso sangue, era in piedi e si guardava attorno, spaesato. Aveva lunghi capelli neri e occhi castani che sembravano fiamme purpuree. Mosse le dita e non era più in biblioteca, ma davanti alla sua porta. Un corvo gracchiò ai suoi piedi e aveva un piccolo oggetto legato alla zampa. L'uomo gli porse il braccio e il volatile vi saltò sopra. Prese il pacchettino dal corvo, che volò via gracchiando ancora.  
Aperto il piccolo involucro trovò una pozione nera in una minuscola ampolla. Lui la stappò e la bevve, senza esitare. Il suo corpo vibrò tutto e spalancò gli occhi, sussurrando solo una parola.  
«No.» 
 
Emma si era alzata e le sembrava che il mondo fosse magnifico. Erano diverse settimane che si sentiva felice, non le era mai capitato prima. Aveva avuto un meraviglioso lieto fine e un altrettanto lieto inizio.  
Killian la raggiunse in salotto, dove lei era a coccolata sul divano a bere un te.  
«Buongiorno, amore.» le lasciò un bacio sulla pancia e andò e versarsi del caffè.  
«Buongiorno.» aveva risposto lei sorridendo.  
«Oggi siamo liberi tutti e due,» iniziò Uncino «quindi potremmo iniziare a pensare alla bambina.» 
«Non ci pensiamo già tutti gli altri giorni? Poi per me è difficile non farlo, ho un promemoria piuttosto evidente proprio qui.» Emma rideva e si indicava il ventre.  
«Sì, ma ci sono questioni più pratiche, come preparargli la cameretta.» si sedette accanto a lei.  
«Sì, direi che è ora.» convenne la bionda. 
Killian la conosceva bene, c'era qualcosa che non andava.  
«Emma...» la chiamò dolcemente «qual è il problema?» 
Lei gli sorrise ancora.  
«È una cosa sciocca...» era in imbarazzo e lui la adorava.  
«Dimmela lo stesso, magari ci facciamo due risate insieme.» la invitò Uncino.  
«Ecco... Da qualche mese non stiamo facendo niente ed è tutto tranquillo. Ho paura che, appena faremo qualcosa di rilevante, potrebbe spezzarsi questa pace. Una pace in cui sto bene. Con te, Henry, la mia famiglia, la mia pancia...» si torceva le dita, nervosa.  
Killian la scrutava e capì che diceva la verità. Lui lo capiva sempre quando lei mentiva, ma non lo faceva più da tanto tempo.  
«Amore, se sei preoccupata non lo facciamo, ma se cambi idea e vuoi provare a fare qualcosa di rilevante, io sono qui.» la strinse a sé.  
 
Henry era da Granny e stava mangiando uova e pancetta. Pensava a cosa regalare alla mamma, perché a breve sarebbe stato il suo compleanno. Emma non ne aveva ancora festeggiato uno come si deve, sia a Storybrooke che nel mondo senza magia.  
Sentì una vibrazione, come quella delle magie liberate, e si guardò attorno. Niente sembrava cambiato e nessuno sembrava essersene d'accordo. Sapeva che allarmare la città non era una buona idea. Finì in fretta il pasto e uscì di corsa dalla tavola calda.  
Niente nella città sembrava diverso. Tutti erano indaffarati.  
Poi... Poi vide Eolo che entrava nello studio di Archie in lacrime. Accelerò il passo. Pochi metri dopo c'era Leroy, che si guardava riflesso in una vetrina. Aveva gli occhi grandi e spaventati.  
«Leroy!» lo chiamò il ragazzo. Il nano si voltò a guardarlo senza dire nulla.  
«Cosa stai facendo?» gli chiese Henry.  
«Stavo pensando alle mie scelte, alla mia vita. A quello che ero e a quello che sono diventato.» spiegò lui con tono piatto.  
«Sei una brava persona.» tentò Henry.  
«Forse,» rispose Leroy «ma se prima ero un sognatore e ora sono così burbero, non è che rischio di diventare solo? Di allontanare i miei fratelli? E Biancaneve?» si stava agitando, dicendo quei pensieri ad alta voce.  
«L'affetto della nonna non lo perderai mai e neanche quello dei tuoi fratelli!» obiettò Henry.  
«Forse...» sussurrò Leroy, per nulla tranquillizzato.  
Il ragazzo, sempre più convinto che ci fosse qualcosa di strano, riprese a correre.  
In pochi minuti era a casa di Regina. Entrò in casa e la trovò in salotto, seduta sul divano.  
«Ciao, Henry.» lo salutò cupa.  
«Ciao, mamma.» la guardava col sospetto che anche lì non fosse tutto a posto «Cosa fai?» le chiese.  
«Sto riflettendo...» rispose Regina posando il gomito sul poggiolo e il mento sulla mano «Sto pensando che purtroppo non sarò mai felice. Sono diventata buona, sono andata in cerca dell'Autore, mi sono affidata alla Salvatrice, ma... Ho paura che il mio lieto fine non arriverà mai.» 
«Mamma...» disse calmo Henry «Lo sai che non è così.» 
Regina non rispose. Il ragazzino iniziò a capire.  
«Credo che ci sia un maleficio sulla città.» 
Regina si voltò di scatto.  
«Di cosa parli?» gli chiese seria.  
«Prima ero da Granny e ho sentito un'energia strana... Quindi ho deciso di venire qui, ma nel tragitto ho visto Eolo entrare da Archie piangendo e Leroy che triste, ha detto che ha paura che i suoi fratelli si stanchino di lui. Ora sono qui e tu stai rimuginando sulla paura di non avere un lieto fine. Qualcuno sta facendo paura a Storybrooke.» 


*Ciao a tutt*! Sono tornata con il quarto racconto della serie "Il Vero Amore è sempre la risposta". Spero che vi piaccia, lasciate un commento per dirmelo. Domani posto il secondo capitolo! Ciao!*
   
 
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