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Autore: Tindomiel    16/08/2020    2 recensioni
Il dialogo più divertente in assoluto del meraviglioso "Il corsaro nero" è fatto di botte e risposte prive di didascalie.
Che cosa succedeva quindi, mentre Emilio di Ventimiglia era affacciato sulla piazza di Maracaibo, a contrattare per la sua vita e il rilascio del notaio, del conte di Lerma, di suo nipote e del servo?
Una cosa è sicura: Carmaux, Wan Stiller e Moko si saranno dovuti impegnare perché le loro risate non risuonassero in tutta la piazza.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Corsaro Nero sedeva da qualche minuto, placidamente affacciato alla finestra del notaio di Maracaibo, contemplando la folla sottostante come se la cosa non lo riguardasse.
A quel punto, un tenente della guardia cittadina si fece avanti con l’aria di chi poco si raccapezzi in una situazione bizzarra e chiese:

"Ma chi siete voi, dunque?"

Gli occhi nerissimi del signore di Ventimiglia si posarono sul suo volto e vi rimasero tanto a lungo che l’uomo se ne sentì turbato.

"Un uomo che non vuole essere disturbato da chicchessia, nemmeno dagli ufficiali del governatore." fu l’altera, e un poco beffarda, risposta.

A quelle parole, il tenente stava per replicare con un colpo di pistola, ma si vide costretto dalla circostanza a desistere.
Quel pazzo, chiunque fosse, aveva nelle proprie mani le vite del notaio, del conte di Lerma e del nipote di questi, dunque doveva usare prudenza per trattare con quell’uomo in nero che già ad una prima occhiata l’aveva inquietato, quasi fosse un uccellaccio del malaugurio posatosi su Maracaibo per fare compagnia agli appiccati della piazza.
E tuttavia non seppe trattenere troppo la propria rabbia, ché replicò, la voce strozzata:

"Vi intimo di dirmi il vostro nome."

Il Corsaro, che l’aveva tenuto per tutto il tempo delle sue elucubrazioni sotto il suo sguardo vivido e scintillante, non riuscì a trattenere un sorriso leggero e beffardo, che spuntò bianchissimo tra la barba nera e curata.
Poi però scosse il capo.

"A me non garba affatto." replicò con somma sfrontatezza.

Carmaux, Moko e Wan Stiller se ne stavano acquattati lì vicino, intenti a fare colazione annaffiando generosamente degli ottimi vini spagnoli un pezzo di lamantino, dovettero colpirsi il petto con i pugni e occupare la bocca con il meraviglioso bianco del loro ospite per evitare di ridere troppo fragorosamente.
Quel temerario d’un corsaro era l’uomo più eccezionale del mondo!

Ma poco dopo giunse la risposta indignata del tenente, che stava perdendo la pazienza.

"Vi costringerò."

Quei noiosi soldatucci! Proprio non sapevano inventarsi di meglio? Un sorriso soave, da gatto sornione, comparve sotto i baffi del fiero scorridore del mare, e una scintilla divertita baluginò nei suoi occhi.
Scosse il capo e replicò, sempre mantenendo la voce e il contegno inalterabili e distaccati:

"E io farò saltare la casa."

A quelle parole si udì il gemito disperato del notaio e i tre fidi del Corsaro Nero gemettero per le risate.
Anche il tenente sorrise, evidentemente poco convinto da quella minaccia inaudita.

"Voi siete pazzo!" esclamò, beffandosi del cavaliere di Ventimiglia.

Il quale ricambiò quel sorriso e, con un gesto elegante, di chi raccolga prontamente un elogio troppo grande, replicò:

"Quanto lo siete voi."

A quelle parole tuttavia l’ufficiale s’infervorò.

"Ah! Insultate?" esclamò, offeso e già con una mano sul pomolo della spada.

Ma il Corsaro Nero scosse il capo ponendo ambedue le mani dinanzi sé, quasi a voler allontanare un sospetto infamante:

"Nient’affatto, signor mio, rispondo."

Diede un’occhiata all'interno della casa e vide il conte di Lerma che seguiva la scena partecipandovi con le espressioni dei suoi occhi, che parevano baluginare ora di sorpresa ora d’ammirazione per quel filibustiere che ancora non comprendeva se fosse pazzo o solo dotato d’inaudito sangue freddo.
Pareva perfino che si fosse dimenticato della sua condizione di prigioniero, si avvide il capitano della Folgore con uno slancio d’ammirazione.
E tuttavia nuovamente la voce del tenente tornò a tuonare, ormai deposto il tono prudente di poco prima:

"Finitela! Lo scherzo è durato troppo!"

Il Corsaro Nero, che pareva essersi dimenticato di quel tale, tornò a voltarsi verso di lui con un’espressione seccata sul volto alabastrino.

"Lo volete? Ehi, Carmaux .... Va’ a mettere fuoco al barile di polvere!"
   
 
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