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Autore: ciocoreto    16/08/2020    3 recensioni
Guardai le sue mani, prima di voltargli le spalle e andarmene: erano ferme, immobili. Con me erano sempre così.
«Perché resisti?»
Perché è giusto così. È meglio così.
{III classificata al Profumo d'autunno [drabble contest] indetto da LuNe_EFP sul forum di EFP.}
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi di questa storia appartengono a Haruichi Furudate. Essa non è stata scritta a scopo di lucro, ma soltanto per diletto personale.





Questa storia partecipa al Profumo d'autunno [drabble contest] indetto da Asia Dreamcatcher sul forum di EFP.





NdA: Non avendo ancora accettato la conclusione del manga, sfogo la mia frustrazione con un po' di sana KageHina. Ringrazio l'autrice di questo bellissimo contest che mi ha ispirata subito.
Le 6 drabble sono composte da 100 parole l'una.
Enjoy!






(icon by me)



Tempting Hands










«L'unico modo di liberarsi di una tentazione è cedervi. Resistete, e la vostra anima si ammalerà di nostalgia per le cose che si è vietata, di desiderio per ciò che le sue mostruose leggi hanno reso mostruoso e fuori legge.»
- Oscar Wilde





1.
Le mani di Hinata stringevano costantemente un pallone da pallavolo. Lo avvolgeva coi propri palmi sudati e ne seguiva i contorni con le dita. Osservavo quel movimento ogni giorno.
Mi chiesi se i suoi polpastrelli fossero ruvidi come i miei.
«Kageyama, alza per me!»
Che strane domande avevo iniziato a farmi.
Lo vidi saltare al di sopra della rete e il momento in cui il suo palmo colpì con violenza il pallone che gli alzai fu lo stesso in cui mi accorsi del calore bruciante al mio basso ventre.
Mi chiesi come sarebbe stato averle su di me, quelle mani.





2.
Oikawa gli parlava, Hinata sudava. Oikawa lo guardava, Hinata spalancava i suoi grandi occhi brillanti e pieni di desiderio.
Avevo imparato a riconoscere i movimenti delle sue mani: davanti al Grande Re non riuscivano a stare ferme.
Una morsa crudele allo stomaco mi fece piegare in due. Odiavo quella sensazione.
Lo vidi correre verso di me e afferrarmi per un lembo della maglietta.
«Il Grande Re è proprio un figo, Kageyama!» esordì entusiasta.
Lo colpii non troppo sgarbatamente sulla testa. Sentivo l'odore dei suoi capelli da quella distanza.
Repressi quella sensazione, la soffocai.
Avrei resistito. Con tutte le mie forze.





3.
«Baciami, Kageyama.»
La sua voce ancora mi rimbombava nelle orecchie. Me l'aveva chiesto leccandosi le labbra mentre guardava le mie.
Odiavo quel diavolo tentatore di Hinata e odiavo me stesso per il desiderio che avevo di prenderlo lì sul pavimento della palestra.
Ma non voglio. Anzi, non posso.
«Vai a casa, Hinata.»
Paura di rovinare, di perdere tutto. Paura di non essere all'altezza.
Faceva così anche con Oikawa? O magari con tutti?
Guardai le sue mani, prima di voltargli le spalle e andarmene: erano ferme, immobili. Con me erano sempre così.
«Perché resisti?»
Perché è giusto così. È meglio così.





4.
Lo bloccai contro il muro, entrambi i polsi stretti nella mia mano destra. I suoi occhi grandi si spalancarono.
«Kageyama?»
Il suo profumo mi invase i polmoni.
Non posso.
Quegli occhi, questa volta, guardavano me. Mi pregavano, mentre le sue mani si divincolavano fra le mie. Volevano toccarmi, mi cercavano smaniose.
Non posso.
Le sue guance si tinsero di rosa, mentre le sue labbra si aprivano e mi chiamavano.
Prendimi, Hinata. Prendimi se vuoi.
Lo liberai, troppo codardo per prendermelo da solo.
La sua bocca si avventò sulla mia, mi riempì con la sua lingua bagnata e prepotente.
Non posso.





5.
Voleva che fossi io a cedere miseramente. Voleva che gli dimostrassi quanto lo desiderassi.
Lo presi la sera del suo compleanno, negli spogliatoi della palestra, contro il suo armadietto, appena gli altri se ne andarono. Una goccia di sudore che dal suo mento era scesa fino alla scapola per fermarsi sul capezzolo del suo petto nudo mi aveva fottuto.
Sentii le sue unghie fra le scapole, mentre i muscoli del suo fondo schiena mi accoglievano caldi nel suo corpo. Strinsi le sue natiche fra le mani, eccitato nel scoprirle così dure.
«Tobio.»
Era il paradiso e l'inferno allo stesso tempo.





6.
Capii quale fosse la differenza.
Le mani di Hinata davanti al Grande Re fremevano, per poi sopirsi. Davanti a me erano lente, calme, ma mi cercavano sempre. Che fosse solo per un breve contatto, anche quando non c'ero sentivano il bisogno di avermi.
A scuola, in palestra, a letto mentre dormiva... Mi cercavano. E quando mi trovavano le sentivo quasi tremare.
Per quanto ci avessi provato, avevo perso contro me stesso. Pensavo che concedermi quella tentazione avrebbe reso tutto più semplice, dopo. La verità era che non ne avevo mai abbastanza.
Ma essere debole, in fondo, non era così male.











   
 
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