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Autore: mask89    17/08/2020    10 recensioni
Naruto è in esilio auto inflitto, ma un omicidio, legato a delle circostanze misteriose, lo costringe a ritornare a Konoha, dove sarà costretto ad affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Minato/Kushina, Naruto/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter X
 

Aveva, finalmente, tutti gli accessi e le autorizzazioni che gli servivano per poter calibrare al meglio il software che aveva ideato. Ma, concentrarsi su quelle stringhe di codice, quella sera, gli risultava alquanto difficile. I suoi pensieri erano altrove. Erano diretti verso Sakura, ad essere sinceri. Un decennio per cercare di dimenticarla, ed era sicuro di esserci riuscito, per poi veder crollare le sue certezze in meno di una frazione di secondo. Gli era bastato specchiarsi in quegli occhi, bellissimi a suo parere, per sentire il Naruto adolescente emettere un vagito e riaffiorare in superficie. Aveva cercato, con tutte le sue forze, di uccidere quella parte di sé che, a quanto pare però, era riuscita a sopravvivere. Stava per alzarsi dalla sedia per dirigersi verso il mobile-bar, alla ricerca di conforto, quando notò una notifica sullo schermo del suo pc da scrivania. Abbandonò i suoi propositi, non era qualcosa che poteva tranquillamente ignorare. Era l’invito ad una videochiamata da parte di Tasso, sulla loro chat clandestina. Aprì il link per la videoconferenza.
«Ciao Gaara, non pensavo che rispondessi subito al messaggio che ti ho inviato. Ci hai messo soltanto ventiquattro ore.» Si pentì immediatamente della sua ultima affermazione.
Il ragazzo, dall’altra parte dello schermo, si limitò a guardarlo con il suo sguardo vacuo.
«Qui sopra sono Tasso, ricordatelo bene, Volpe.»
«Si, scusami.»
«E comunque, anche io, qui, ho il mio bel da fare. Ti ricordo che te ne sei andato all’improvviso, lasciandomi un bel po’ di cose da sbrigare…e non mi riferisco al negozio.»
«Ti ho chiesto di vederci per questo motivo.» L’espressione del biondo si fece seria. Il rosso rimase in silenzio, in attesa che, il suo compagno di scorribande informatiche, continuasse il discorso. «L’operazione “Scudo di sabbia” è temporaneamente sospesa.»
«Cosa?» Rispose sorpreso il suo interlocutore.
Naruto ridacchiò, non gli capitava spesso di vedere delle reazioni sul volto di Gaara. Ricordò la prima volta che lo aveva visto di persona; si era convinto che avesse qualche tipo di paresi facciale, solo dopo molto tempo, aveva scoperto che, anche lui, era capace di esprimere delle emozioni.
«Sei impazzito per caso? Hai dedicato oltre un anno a questo lavoro, ed ora mi dici va sospeso?»
«Non sono impazzito. Ci sono delle novità e voglio metterti al corrente. Inoltre, ipotizzo che la nostra attività investigativa e ciò che sta accadendo qui, in qualche modo, anche se non so ancora come, siano collegate.»
«Volpe, ci sto capendo ben poco. Non è meglio se riepiloghi dall’inizio la situazione?»
Naruto annui con la testa. Il suo amico aveva ragione, era meglio procedere con ordine.
«Come ben sai, facevo parte, per meglio dire, faccio tutt’ora parte, visto che le mie dimissioni non sono mai state ratificate, di un’agenzia per la sicurezza nazionale. Ricordi l’uomo che mi ha parlato in negozio?» Lo vide annuire con la testa. «È stato il mio maestro, mentre l’attuale capo è stato il mio mentore. Per farla breve, c’è stato un omicidio all’interno della nuova sede dell’organizzazione. È certo che l’omicida è un adepto al culto di Jashin, a causa del massacro che ha perpetrato…» Notò Tasso sgranare gli occhi. «A quanto pare li conosci…»
«Qui la leggenda dei monaci assassini è famosa, ma non nel modo in cui credi.»
«Cosa vuoi dire?»
«Che, secondo la tradizione, questi monaci uccidevano solo se necessario o per mantenere la pace nella regione. Insomma, erano una specie di guardiani dello status quo e non dei pazzi omicidi a sangue freddo…e poi, il più giovane di questi monaci…dovrebbe aver passato da un pezzo i sessant’anni. Ti stai sbagliando.»
«No, le prove che abbiamo in mano portano a loro. Inoltre, l’assassino non è una persona in età da pensionamento…»
«Quello che mi stai dicendo è molto strano. Cosa vuoi che faccia?»
«Semplice, usa tutti i nostri mezzi per carpire tutte le informazioni su di loro.»
«C’è anche dell’altro, vero?»
«Si…la vittima, è il capo dell’organizzazione che sgominai un anno e mezzo fa…»
«Non è possibile…» Disse Gaara incredulo.
«Già…»
«Pensi di coinvolgere anche Piovra, a questo punto?»
«Si, il momento sarebbe giunto prima o poi…»
«Ora capisco perché pensi che il tutto sia collegato…Vuoi che ci pensi io a contattarlo?»
«Si. Ti metto a capo dell’operazione.»
«Va bene, ci penso io.»
«Gaara …grazie.»
«Non devi ringraziarmi, chi tocca uno di noi, tocca tutta la famiglia. Non avremo un legame di sangue, ma siamo fratelli.» Il rosso chiuse la chiamata, senza dare possibilità di replica al biondo.
Naruto si lasciò andare pesantemente contro lo schienale della poltrona. La situazione si stava complicando, più del previsto. Era meglio mettersi subito all’opera.

 
Da quanto lei e Ino, ovvero la sua migliore amica, non trascorrevano una serata insieme? Da troppo tempo, si rispose Sakura. Fra turni massacranti, impegni vari e una sequela di sfortunati eventi, non erano riuscite a trovare un ritaglio di tempo, da dedicare a loro due, negli ultimi mesi. Quella serata, sembrava ad entrambe un autentico miracolo. Il locale che avevano scelto, per quell’occasione, era un luogo abbastanza insolito per i loro gusti. Non erano avvezze a frequentare pub dove i principali avventori fossero uomini, alquanto rudi; la birra scorreva a fiumi e la musica, principalmente rock, sovrastava le voci di chi si apprestava ad assaporare quella bevanda. Sakura era leggermente spiazzata, si sentiva a disagio in quel locale; ma, dopotutto, erano pochi i luoghi in cui poteva definirsi a suo agio e questi, principalmente, si potevano ridurre: all’ospedale, alla biblioteca universitaria e al suo appartamento. Un’autentica vita spericolata se, ovviamente, la si paragonava a quella di monaco buddhista. Ino, piuttosto, sembrava apprezzare quel luogo. Certo, non era sicuramente un’assidua frequentatrice di birrerie, ma quel posto le piaceva. Si appuntò mentalmente di ringraziare il suo amico Choji. Aveva centrato perfettamente il locale che aveva in mente, per passare la serata con Sakura Ma, tutto considerato, non doveva essere stupita che il compagno di vecchia data, ci avesse visto bene. Quell’uomo era un’autentica cintura nera nel consigliare locali carini, di tendenza e dove, soprattutto, non si rischiasse di lasciare buona parte, del già esiguo, stipendio. 
La bionda prese per il polso l’amica e la trascinò verso il tavolo che, il banconista, le aveva indicato. Vista la quantità di gente lì presente, prenotare non era stata un'idea malvagia. Ed era soltanto giovedì! Cominciarono a sfogliare distrattamente i menù, con le diverse varietà di birra, ma ci rinunciarono ben presto; compresero che, per loro cercare di capirci qualcosa, era alquanto arduo. Si sarebbero lasciate consigliare dal cameriere, come spesso accadeva quando andavano in un posto nuovo.
«Allora fronte spaziosa, da quanto non passavamo una serata sole noi due?»
Sakura la fulminò con un’occhiataccia, odiava quel nomignolo, che lei le aveva affibbiato dalle elementari. Tuttavia, quel gesto, aveva suscitato la risata ilare della sua controparte.
«Fin quando continuerai a chiamarmi con quell’epiteto?»
«Finché non mi stancherò, il che, probabilmente, non accadrà mai!»
«Gentilissima, come sempre.»
«Lo sai, che se hai bisogno di una parola di conforto, non devi rivolgerti a me.»
Questa volta sorrise, sapeva benissimo che, quella frase, era falsa. Nessuno più di lei, nel periodo più brutto della sua vita, le era stato accanto.
«Grazie.» Vide che la squadrava con aria dubbiosa. «Per essermi stata vicina, in questi ultimi mesi…»
«E perdermi lo spettacolo di Sakura depressa? Giammai!» E le sorrise dolcemente.
Si portò una mano al viso disperata. Cercare di ringraziare quell’idiota della sua amica, a volte, risultava veramente impossibile. Probabilmente, provare a scalare una montagna a mani nude sarebbe risultato più facile. Stava per risponderle per le rime, quando un cameriere interruppe quel momento idilliaco. Vide che stava posando due birre sul tavolo, insieme a dei salatini.
«Ehm, credo che abbia sbagliato tavolo?! Noi non abbiamo ancora ordinato.»
«Nessun errore signorina! Questo giro lo offre il ragazzo che è di turno al bancone…»
Le due si voltarono, immediatamente, verso l’uomo in questione. Un ragazzo moro, leggermente pallido di carnagione, probabilmente della loro stessa età. Sakura osservò che le stava osservando ed in particolar modo, il suo sguardo, era puntato sulla sua amica. Poi le fece un occhiolino.
«A quanto pare abbiamo fatto colpo…» Commentò ironica, in modo tale che la sentisse solo Ino.
«Come se bastasse una birra per far colpo su di me!» Disse a denti stretti. Poi si rivolse al cameriere. «Ringrazialo da parte nostra, è stato un gesto molto carino.»
«Allora…» e si affrettò a cambiare il discorso «non hai nulla da dirmi?»
«Cosa dovrei dirti di nuovo?!» Rispose allarmata.
«Del fatto che, primo: ieri hai piantato in asso le tue tirocinanti… Secondo: sembravi una furia fra le corsie dell’ospedale… Terzo: un certo ragazzo biondo, professore presso il dipartimento di informatica… Ora, fai un po’ tu…L’ordine non è essenziale!»
«Come hai fatto a sapere tutto ciò?» Chiese allibita.
«Diciamo che le tue tirocinanti e la cara Tsunade, si sono lasciate sfuggire qualcosa…»
«Io le uccido!»
«Certo, potrei anche aiutarti. Però, prima mi raccontami tutto!»
Sakura la guardò di sbieco. Altro che serata solo loro due, a rinvangare i vecchi ricordi. Quella grandissima “stronza” della sua amica le aveva teso una trappola, con i fiocchi. Da quanto era diventata così stupida? Sospirò. Ormai era lì. Conosceva Ino, non avrebbe mollato la presa per nessun motivo al mondo. Tanto valeva bere subito quell’amaro calice.
«Naruto è tornato!» Vide la bionda aggrottare la fronte. «È lui il misterioso biondo, il bel professore di informatica…» Si stupì, nell’osservare, come l’espressione della sua amica fosse passata dal perplesso alla stupita nell’arco di pochi secondi.
«Quel Naruto?»
«Sì», pigolò. Non poté impedire alle sue guance di arrossire.
«Quel casinista, testa quadra, che ti è stato costantemente “appiccicato” dalle elementari alle superiori?»
«Sì», con l’imbarazzo che diventava sempre più evidente.
«Quindi, tu hai combinato tutto quel macello per rivederlo?»
«Sì». Era sicura, ormai, di essere diventata bordeaux. Desiderò ardentemente di essere inghiottita dalla terra; ma, quel pavimento in granito, non mostrava nessuna crepa, anzi, sembrava più solido che mai. Bevve un lungo sorso di birra, per cercare di recuperare quel poco di dignità che le era rimasta.
«Interessante…molto interessante! E, oltre a dire solo sì, sai articolare qualche frase più complessa?»
Sakura ignorò la frecciatina. Era consapevole, di essere molto lontana dal soddisfare la sete di notizie di quell’arpia bionda.
«Non riesco a spiegarmi cosa mi sia successo, figuriamoci se riesco a dirlo ad alta voce…»
«Tu provaci…»
«Ti ricordi che, lo scorso weekend, ho partecipato a quel convegno?» La vide annuire con la testa. «Ecco, rientrata a casa, ero talmente stanca da gettarmi di peso sul letto e…»
«E…» Disse incuriosita la donna.
«Praticamente, il cervello, anziché farmi riposare, ha cominciato a divagare sulla mia situazione attuale; per poi…» Bevve un altro lungo sorso di birra per darsi coraggio. «Ecco, fra il divagare dei pensieri, ho riconsiderato Naruto, il nostro rapporto, quando è andato via, le mie vane ricerche per rimettermi in contatto con lui. Ero convinta di non rivederlo mai più…E poi, all’improvviso, quella foto…È stato troppo, lui era lì. Dovevo vederlo!»
«Capisco…» Asserì seriamente la bionda. «Ma, ancora, non riesco a trovare il motivo del tuo comportamento.»
«Ino, lui mi è mancato terribilmente in tutti questi anni! Non puoi immaginare neanche quanto! Scoprire che era a pochi metri da me, mi ha scombussolata…»
«Ok, capisco cosa vuoi dire, ma…»
«Ma…»
«Come dire, la reazione mi sembra un tantino eccessiva per un amico, per quanto caro.»
«Ti darei ragione se si fosse trattato di una qualsiasi altra persona; ma, con Naruto, un discorso del genere non può essere fatto. Ciò che ho condiviso con lui, probabilmente, non l’ho condiviso neanche in tutti gli anni con cui sono stata fidanzata con Sasuke …»
Non riusciva a credere alle proprie orecchie! Possibile che Sakura avesse fatto un’affermazione di quella portata? Probabilmente, non se ne era accorta neanche lei…Aveva appena ammesso, candidamente, che Naruto, nella sua vita, era stato più importante di Sasuke. Si guardò bene dal rimarcare quell’aspetto, doveva lasciarla parlare…
«E, quando l’ho visto…è diventato veramente un bell’uomo, sai? Le tirocinanti non mentivano affatto. Comunque, quando l’ho incontrato l’ho schiaffeggiato…»
Una risata eruppe dalla bocca della bionda. Chissà perché se lo aspettava. Tipico di Sakura picchiare Naruto, per un qualsiasi motivo, anche il più futile.
«E poi l’ho abbracciato…»
Il riso le si smorzò. Guardò il bicchiere della sua amica, non aveva bevuto tanta birra, per iniziare a dire cavolate. L’aveva abbracciato, questo sì che era interessante!
«E che altro è successo?»
«Nient’altro. Un uomo è entrato nel suo ufficio, interrompendo quel momento.»
«E cosa hai intenzione di fare?»
«Cosa vuoi dire?»
«Non mi vorrai dire che, dopo tutto questo, non hai intenzione di rivederlo o di parlarci?»
«Eh no no…è che non so come, sono passati più di dieci anni.»
«Fammi capire! Perché, voglio essere sicura di non essere impazzita all’improvviso. Dopo dieci anni, ti butti fra le sue braccia e ti preoccupi del come? Vai da lui e chiedi di fare una pausa pranzo insieme, una cena, una birra, insomma, una qualsiasi cosa, no?»
«E se lui non mi vedesse più come una sua cara amica? O che sia impegnato? Non è così facile…»
«Sakura Haruno, da quando sei diventata così prudente! E poi, parliamo di Naruto! L’hai detto tu stessa; avete condiviso tanto, non può di certo averti dimenticata. Nel caso fosse impegnato, non vedo il problema. Vuoi vederti come amica, giusto?»
«Certo!» Si affrettò a dire imbarazzata.
«Appunto! Siamo nel duemila venti. Non ci vedo nulla di male se un uomo, anche se impegnato, esce con un’amica, magari per bere una birra.»
«Dici?»
«Certo!» Sperò di essere stata abbastanza convincente. «Che ne dici di andare? Si è fatta una certa.» Si avvicinarono alla cassa per pagare il conto, ad aspettarle c’era il misterioso benefattore.
Ino bloccò Sakura con il braccio, voleva affrontare quello sfrontato personalmente.
«Ti ringraziamo per il gesto, ma non siamo abituate ad accettare doni da sconosciuti.»
«Ma io non sono uno sconosciuto, sono il barman!»
«Appunto, pagati la nostra consumazione e basta.» Lo sguardo non ammetteva repliche.
Il ragazzo capitolò. Sorrise soddisfatta. Stava per andare via, quando si sentì chiamare.
«Aspetta!» Era lui che l’aveva chiamata. «Almeno...Accetta questo» e le consegnò un cartoncino arrotolato.
Ino guardò perplessa il moro, però, decise di vedere cos’era. Srotolò il plico e rimase senza fiato. Era un ritratto a matita di lei e Sakura, che le ritraeva mentre ridevano. Prese una biro dal portapenne, vicino alla cassa, ed un tovagliolo. Scarabocchiò qualcosa sopra e lo passo all’uomo.
«È il mio numero!» Disse prima che l’uomo potesse aprire bocca. Gli diede le spalle. «Aspetto una tua chiamata…»
Il barman rimase imbambolato nell’osservarla, mentre usciva. Quella lunga coda bionda l’aveva ipnotizzato. Lentamente, un sorriso si formò sulle sue labbra. 
 

Spazio autore:

Ciao, bentrovati.
Come promesso, sono tornato dopo ferragosto. Spero abbiate trascorso delle piacevoli vacanze.
Come sempre, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Ringrazio chi ha deciso di mettere la storia nelle seguite, da ricordare e preferite e a chi ha lasciato un commento.
Inoltre, vorrei ringraziare chi leggerà e vorrà lasciarmi un commento.
A presto!
Mask.
   
 
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