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Autore: lapacechenonho    18/08/2020    3 recensioni
"Non succede mai niente di buono dopo le due di notte" e questo Lily lo sapeva bene.
Suo fratello James lo ripeteva sempre, come un mantra o una regola di vita e Lily aveva finito per crederci.
Sapeva che quando avevano bussato alla porta di casa sua così forte da farla sobbalzare sulla poltrona su cui si era addormentata non doveva aprire.
Sapeva che avrebbe dovuto ignorare la proposta che le era stata fatta.
Sapeva che erano le 2:30 e lei doveva chiudere la porta in faccia alla persona davanti a lei, andarsi a lavare i denti, mettere il pigiama e andare a dormire.
Sapeva che avrebbe dovuto fare tutte queste cose e invece aveva fatto l'opposto: aveva preso il mantello ed era uscita e adesso, alle 3 di notte, sotto la pioggia battente, era in un parco con la persona accanto a lei che scavava come un matto.
Storia parzialmente ispirata ad How I Met Your Mother.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Epilogo.
 
Erano passati quindici anni da quel giorno. Entrambi erano andati avanti con le loro vite: Lily si era sposata con un collega americano e Scorpius e Rose avevano avuto una bellissima bambina dal nome Daisy, come il fiore, spezzando così ben due tradizioni Malfoy. La prima, che vedeva i primogeniti Malfoy tutti maschi e la seconda secondo cui avrebbe dovuto avere il nome di una costellazione o stella. Draco non l’aveva presa molto bene, sebbene adorasse la nipotina molto più di quanto avesse adorato Scorpius, a detta del figlio.
C’erano anche stati degli intoppi nelle loro vite, Lily, infatti, era ormai vedova da tre anni. Suo marito era un Pozionista molto abile, forse un po’ troppo sicuro delle sue capacità, al punto tale da fare esperimenti decisamente pericolosi capaci di generare esplosioni in grado di ucciderlo. Nei tempi prima, Lily si era spesso recata in ospedale di corsa per qualche ustione del marito, lo aveva avvertito che prima o poi sarebbe successo l’inevitabile ma lui non aveva sentito ragioni e aveva continuato per la sua strada. Non avevano avuto figli, o meglio Lily era stata incinta ma aveva perso il bambino prima ancora che potesse dirlo a suo marito. Così, dopo aver perso marito e figlio, aveva deciso di accettare il posto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Ilvermorny come insegnante di Pozioni, posto che aveva abbandonato dopo solo un anno per tornare in Inghilterra, visto che in America non aveva più nulla da fare.
Scorpius, invece, era stato sposato con Rose per dieci lunghi anni. Poi le cose avevano iniziato ad andare male. Nessuno dei due sentiva più quello che provavano quando erano fidanzati o i primi anni del matrimonio, non c’era più quella complicità che per anni li aveva contraddistinti. Avevano avuto Daisy dopo tre anni dal matrimonio, era una pallina con i capelli biondi e gli occhi grigi ma con il cervello Granger e Scorpius avrebbe scommesso mille Galeoni che sarebbe finita a Corvonero una volta ad Hogwarts. Per un po’ di tempo la coppia aveva dato la colpa al lavoro, un po’ alla bambina che toglieva loro tutte le energie, poi alla vita sociale che dovevano mantenere, fin quando una sera non si erano seduti a tavolino e si erano parlati chiaramente: non si amavano più. Era successo a molte coppie, era successo anche a loro. Così avevano proceduto in maniera del tutto pacifica alla separazione e a giorni alterni tenevano la bambina che in un primo periodo aveva accusato male il colpo, ma quando aveva capito che avrebbe avuto doppi regali in tutte le occasioni, aveva accettato la cosa di buon grado. Adesso aveva 12 anni e, come aveva previsto bene il padre, era stata smistata in Corvonero, con immensa gioia della madre e della nonna.
 
Lily era seduta nel divano di Grimmauld Place. Non se l’era sentita di tornare a vivere dai suoi genitori, ormai abbastanza avanti con l’età, o di comprare un’altra casa, così aveva chiesto a suo padre di poter vivere nella vecchia casa Black e lui aveva accettato senza fare toppe storie, pur di avere la figlia di nuovo vicino a lui. E poi, pensò, vivere in un quartiere Babbano senza essere vista, non era per niente male.
Da due anni era riuscita a riottenere un posto al Ministero con grande gioia di Draco Malfoy che l’aveva accolta con un «Te l’avevo detto, Potter» e Lily aveva sorriso compiaciuta. Per quanto il suo ormai capo ai tempi l’avesse tampinata per farla restare, Lily non poteva non volergli bene.
La sua amicizia con Scorpius era un po’ altalenante. Lily nutriva ancora profondi sentimenti per il ragazzo – ormai uomo – ma era frenata dal senso di colpa verso il suo defunto marito. Lily lo aveva amato, su questo non c’era dubbio ma, nel profondo del suo cuore, sapeva di essersi solo accontentata e lo aveva capito nel momento in cui aveva attraversato il corridoio centrale vestita da sposa e aveva visto Scorpius con Daisy in braccio che la guardava sorridendo.
Giocherellava con le fedi tenute al collo da una catenina chiedendosi se quello che aveva intenzione di fare fosse giusto o meno verso suo marito. Una voce nella sua testa diceva che era – finalmente – l’ora di prendersi ciò che era suo, un’altra voce le diceva che forse sarebbe dovuta andare con i piedi di piombo perché lui aveva una figlia e non era più un ragazzino. Senza indugiare ulteriormente, prese il mantello, uscì di casa e si smaterializzò.
 
Comparve esattamente dove aveva pensato: sotto il Monumento ai Caduti a Godric’s Hollow.
Il giorno del matrimonio di Scorpius lei gli aveva detto di andare lì se avesse sentito la sua mancanza e chissà se lo aveva mai fatto in tutto quel tempo, se l’aveva mai pensata o se si era accontentato di ricevere qualche gufo che nel tempo era diventato sempre più sporadico fino a ridursi alle feste comandate e ai compleanni. Si sedette su uno dei gradini del monumento fissando il vuoto e senza pensare a nulla di preciso mentre il vento freddo di ottobre muoveva le foglie cadute dagli alberi. Sarebbe potuta andare a trovare i suoi genitori, ma non ne aveva voglia, sentiva che in quel momento sarebbe dovuta rimanere lì, in attesa di qualcosa.
E quel qualcosa, o meglio qualcuno, arrivò.
Circa mezz’oretta dopo una figura asciutta, leggermente stempiata dall’età ma ancora affascinante si avvicinò a lei. «Lily?» chiese stupito. La donna rimase a guardarlo per un attimo. Era bello come quando avevano quindici anni, anche se c’era qualche ruga intorno agli occhi e la barba era leggermente incolta (e Lily lo sapeva che la teneva di proposito così). «Che ci fai da queste parti? Sei andata a trovare i tuoi?» Lily si alzò pulendo il tessuto dei jeans.
«No» rispose semplicemente. «Sai, una volta ho detto ad un amico che ogni volta che avesse sentito la mia mancanza sarebbe potuto andare nel luogo dove ci siamo incontrati per sentirmi più vicina. Stavolta era lui a mancare a me, quindi sono qui» spiegò senza vergogna. Quasi le venne da ridere pensando a lei ventenne che si faceva scrupoli su quali parole usare e quali no.
«Sai, credo di conoscerlo questo amico» rispose Scorpius con un sorriso beffardo avvicinandosi a Lily.
«Ci sei mai venuto? Mentre io ero in America, quando abbiamo smesso di sentirci. Ti sono mai mancata?» domandò cercando di dare una risposta ai suoi dubbi.
«Ogni giorno. Venivo qui ogni giorno per circa dieci minuti e immaginavo di parlarti di quello che era successo, della mia giornata, delle cose che non andavano con Rose, di Daisy…»
«Perché non mi hai più scritto all’improvviso?»
«Perché tu avevi tuo marito, io avevo mia moglie, mia figlia. Mi sembrava di essere inopportuno» Lily sospirò appoggiandogli una mano sulla guancia. Non si parlavano così sinceramente probabilmente da quindici anni.
«Tu non saresti mai stato inopportuno e lo sai. Non lo sarai mai» chiarì.
«C’è una cosa che ti devo dire» cominciò sedendosi sui gradini seguito da Lily. «Il giorno del tuo matrimonio, quando ti ho visto andare all’altare, avrei voluto esserci io al posto di Tyler» a Lily si mozzò il respiro in gola mentre cercava di convincersi che non era un sogno ma stava succedendo veramente. «E forse è la stessa cosa che è successa quando tu flirtavi con Peter mentre io e Rose sceglievamo le fedi» ammise abbassando la testa. Lily sorrise ricordando il momento che sembrava appartenere a secoli precedenti.
«Perché mi dici ora queste cose?» chiese. Scropius alzò le spalle.
«Perché me le sono tenute dentro per troppo tempo, perché ho quarantuno anni e mi sono accorto solo ora che non ho mai smesso di amarti da quando ne avevo diciassette. Che sono stato un coglione perché non mi sono accorto di quanto forti fossero i miei sentimenti per te fino a quando non ti ho persa definitivamente. Non mi è bastata l’America, ho dovuto proprio vederti sposare un altro. Credo di aver capito un po’ come ti sei sentita tu il giorno del mio matrimonio. Credo che da quel giorno siano iniziate ad andare male le cose con Rose e sono un codardo perché ho preso in giro te, me, lei, mia figlia e tutte le nostre famiglie. E ti chiedo scusa ma ti amo e me ne sono reso conto solo adesso e non posso farci niente.
«Se io penso a chi vorrei trovare la mattina accanto a me, immagino te. Se io dovessi immaginare un’altra donna nella mia vita, immaginerei te. L’unica donna che Daisy potrebbe accettare, saresti tu, perché sei la sua zia preferita, anche se ti ha vista poco. E sei anche l’unica donna che Rose potrebbe accettare perché sa che tu non mi feriresti mai. Se io dovessi scegliere una donna con cui passare il resto della mia vita, sceglierei te».
Scorpius aveva fatto il suo discorso quasi senza prendere fiato e Lily non era riuscita a trattenere le lacrime che ormai le rigavano il viso. Chiamò Scorpius per farlo girare verso di lei. «Sei l’unico uomo che vorrei» disse solamente.
Fu un attimo. Niente sguardi che passano dalle labbra agli occhi, niente labbra inumidite, niente di niente. Solo uno scontro di labbra, la mano di Scorpius nei capelli di Lily e quella di Lily sulla nuca di Scorpius, le labbra sorridevano mentre continuavano a sfiorare la loro metà perfetta. I cuori di entrambi battevano all’impazzata, due cuori che per troppo tempo di erano cercati, che si erano avvicinati senza mai sfiorarsi e che adesso erano l’uno contro l’altro che battevano in sincrono creando la musica più bella di tutte. Una musica che aveva aspettato ventisei anni per essere suonata e che, erano sicuri, avrebbe continuato a suonare per molto tempo.
 
“Cause if one day you wake up and find that you're missing me
And your heart starts to wonder where on this earth I could be
Thinkin' maybe you'll come back here to the place that we'd meet
And you'll see me waiting for you on our corner of the street”

(The man who can’t be moved – The Script)
 
Angolo autrice.
E anche questa storia è conclusa.
Grazie a tutte le persone che l’hanno recensita, in particolare a Reader02 e danyazzurra che hanno dedicato un po’ di tempo alla storia dal primo capitolo. E grazie anche a chiunque l’abbia inserita tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite.
Confesso che in realtà non sarebbe dovuta finire così ma una notte mi sono messa ad ascoltare i The Script e la storia ha cambiato finale, se c’è un “happy ending” è solo merito loro.
Grazie ancora a chiunque abbia letto anche un solo capitolo o frase di questa storia.
A prestissimo,
Chiara.
   
 
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