Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Do me a favor    18/08/2020    2 recensioni
Era andato da Ikea, in preda a una smania di shopping che non si spiegava assolutamente da dove fosse venuta, e non appena lo aveva visto, se ne era innamorato. Era per due persone, ma una riusciva a starci tranquillamente
sdraiata e, cosa più importante, era fucsia. Non poteva non comprarlo, era come se gli avesse urlato di farlo, implorandolo di liberarlo dalla prigione di mobili che era l’Ikea.
Coppia: Marco/Izou
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Eustass Kidd, Izou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prompt: 2. Mi sono infiltrato in casa tua alle due di notte perché ero ubriaco e pensavo fosse la mia!au
(Preso da una lista di prompt da una Challenge di Campo Mezzosangue)

Izou era talmente sicuro di aver fatto la cosa giusta, che quando aveva visto quanto fosse rosa il divano che aveva comprato – anzi, fucsia-, si era reso conto della grossissima cavolata che aveva fatto.
Era andato da Ikea, in preda a una smania di shopping che non si spiegava assolutamente da dove fosse venuta, e non appena lo aveva visto, se ne era innamorato. Era per due persone, ma una riusciva a starci tranquillamente 
sdraiata e, cosa più importante, era fucsia. Non poteva non comprarlo, era come se gli avesse urlato di farlo, implorandolo di liberarlo dalla prigione di mobili che era l’Ikea.
E si, aveva davvero fatto una grossa cavolata. Come avrebbe fatto a convincere Marco a scoparlo su quel divano? 
Ma soprattutto, come avrebbe fatto a superare lo stadio del “chattare 24 ore su 24” e passare a qualcosa di più… intenso?
Di certo non poteva andare da lui e dirgli “Hey, ti va di inaugurare il mio bellissimo Lycksele Lövås inculandomi?” Perché si, il divano -come tutti i mobili dell’Ikea d’altronde- aveva un nome.
Si lasciò cadere su di esso con un sonoro sospiro, per poi spostare lo sguardo sull’orologio appeso al muro.
Era mezzanotte, sarebbe dovuto andare a dormire se ci teneva a non avere due bellissime occhiaie in viso.
Ma, considerato che gli sarebbe risultato difficile addormentarsi pensando a quel dannato divano rosa, decise di optare per una lunga doccia rilassante, per calmare i nervi dopo la frustrazione causata dal recente acquisto.
Forse il divano era davvero la svolta che avrebbe fatto cadere Marco ai suoi piedi, chissà?
Mentre l’acqua scorreva sulla sua pelle, bagnando anche i capelli corvini, posò lo sguardo sul suo riflesso che appariva leggermente deformato sul dorso del rubinetto della doccia. Gli faceva la faccia allungata, quasi a forma di pera, ma nonostante tutto le rughe di stanchezza non mancavano di mettersi in mostra sul suo volto, segnato da oramai un paio di mesi di instancabile lavoro.
Faceva un lavoro neanche troppo difficile, per carità, ma gli occupava talmente tante ore che oramai dedicava proprio sporadicamente del tempo per se stesso.
Gli piaceva lavorare in libreria, quando era piccolo aveva sempre guardato con ammirazione le persone che potevano trascorrere intere giornate in quei posti e venire addirittura pagate per farlo!
Peccato che quando era piccolo aveva completamente ignorato l’aspetto fastidioso della situazione: le persone.
Beh, non tutte le persone, ovviamente, solo quelle rumorose.
Quelle che quando parlano alzano la voce, o che magari ti rivolgono la parola ruminando la gomma da masticare. Chomp chomp chomp
Per non parlare dei bambini, i bellissimi, piccolissimi, e rumorosissimi bambini, che per chiamare la mamma si mettono a piangere urlando come scimmie indemoniate
Però, si. A Izou piaceva il suo lavoro, e ancora di più gli piaceva leggere. Aveva sempre pensato che nelle librerie esistesse una magica atmosfera che non riusciva bene a spiegare, ma che era la stessa che gli aveva permesso di conoscere Marco. Un incontro fugace, che però non aveva impedito a Izou di provare un’istantanea attrazione nei confronti di quel ragazzo dai capelli ad ananas, nonostante in quel momento la loro “relazione” fosse arrivata a un punto morto, per così dire.
Uscendo dalla doccia si rese conto che appoggiato alla mensola sopra al lavandino c’era ancora un pacchettino color verde mela risalente ai tempi del Natale precedente, il kit di bellezza che gli aveva fatto Koala per Natale.
Si strinse attorno a sé l’accappatoio rosa a cuoricini. Ogni volta che usciva dalla doccia rimandava l’apertura di quel pacchetto, e ogni volta che lo faceva si sentiva in colpa, perché erano passati diversi mesi da Natale e ciò lo rendeva un pessimo amico.
Quello che lo rendeva ancora più pessimo era il fatto che la settimana dopo Natale, quando Koala gli aveva chiesto se lo avesse già provato, lui aveva risposto che sì, lo aveva provato, e gli era piaciuto talmente tanto che aveva pensato di ricomprarne un altro!
Beh, non poteva più permettersi di temporeggiare. Mai come in quel momento si sentì bisognoso di bellezza, e se su quel kit veniva assicurato che diventavi “bellissima nel giro di trenta minuti!” valeva la pena provare.
Così eccolo lì, seduto sul Lycksele Lövås, indosso il suo accappatoio e in mano il suo kit, mentre l’orologio segnava l’una del mattino. Beh, d’altronde quando Izou decide di farsi una lunga doccia rilassante, la doccia in questione dura come minimo tra i trenta e i novanta minuti. 
Decise di accendere la televisione, per concedersi la compagnia di un sottofondo sommesso. Succedeva spesso che si mettesse a guardare la televisione nella tarda notte mentre faceva asciugare lo smalto.
Se era abbastanza fortunato riusciva a beccare il suo programma preferito: Ru Paul’s Drag Race, che trasmettevano puntualmente quando la maggior parte di persone andava a dormire.
Quel giorno era stato estremamente fortunato, perché mentre leggeva il foglietto delle istruzioni si rese conto che stavano proprio iniziando a trasmetterlo in quel momento.
Prese dal pacchetto un piccolo contenitore con della crema verde, e durante la sigla iniziale iniziò a mettersela sul viso, massaggiando delicatamente coi polpastrelli, come da istruzioni.
Purtroppo anche la fortuna aveva un limite, perché tempo un paio di minuti che si accorse che stavano trasmettendo una puntata che aveva già visto. Ovviamente Izou non si fece scoraggiare, anche perché sapeva che non erano tanti altri i programmi interessanti da guardare.
“Ah, io l’ho sempre detto che Ongina aveva del potenziale per vincere… e invece!” Sospirò Izou mentre i suoi occhi giacevano fissi sullo schermo.
Conosceva bene quel canale televisivo. Era il solito tipo di canale che dopo ogni quarto d’ora metteva una pausa pubblicitaria di almeno cinque minuti, dove in quell’arco di tempo ripetevano almeno tre volte lo stesso spot pubblicitario. Una vera rogna.
Come previsto dunque, dopo il primo quarto d’ora il programma si interruppe per lasciare spazio alla publicità.
Quello che invece Izou non si aspettava affatto, era che per la prima volta avessero trasmesso qualcosa che aveva la parvenza di essere utile.
“Hai paura che ti derubino la casa? Di perdere tutti i tuoi beni di valori? NON TI PREOCCUPARE!”
Izou inarcò un sopracciglio. “Sono tutt’orecchi” disse a nessuno in particolare.
“Puoi usare i comuni attrezzi che hai in casa: coltelli, forbici, deodorante… anche un mazzo di chiavi può andare bene! Se hai un sistema di sicurezza poco efficiente, fai sempre bene a dormire con un occhio aperto!”
Successivamente apparve l’immagine di un uomo con un passamontagna che, dopo aver rotto la finestra di un appartamento, veniva accecato con dello spray deodorante.
“Bah… l’ultima frase sembrava più una minaccia” constatò il moro.
“Ovviamente, se volete essere certi di stare al sicuro, installate il nostro nuovissimo sistema di sicurezza basato sulle nuove tecnologie e dal prezzo modestissimo! Correte nei negozi”
Certo, era vero che nel suo appartamento non ci fosse neanche una piccola telecamera di sicurezza, e bisognava ammettere che in quanto a difesa personale Izou era allo stesso livello di un recipiente per l’insalata, ma in tre anni che viveva lì non aveva mai avuto a che fare con attentati o rapine.
In ogni caso, era assurdo pensare che qualcuno potesse entrare a casa tua spaccando la finestra, come avevano mostrato sullo schermo pochi minuti prima; era un metodo chiassoso e anche doloroso. Solo un pazzo maniaco poteva farlo.
Era impossibile che potesse succedere a lui… giusto?
All’improvviso si rese conto che non si poteva mai escludere l’evenienza, perché le persone fuori di testa le potevi incontrare ovunque. Un brivido gli percosse la schiena e un senso d’inquietudine gli attanagliò le budella.
Un po’ di crema gli scivolò delle mani, per poi cadere sull’accappatoio.
Mentre si alzò per prendere lo smacchiatore, si mosse quasi automaticamente verso il bagno per prendere il deodorante.
Poi, come se fosse stato spinto più dalla paura che dal suo senso di razionalità, frugò nei cassetti della cucina per prendere un coltello.
Ritornò a sedersi, il deodorante da una parte e il coltello dall’altra.
E poi, come se non bastasse, iniziò a girarsi fulmineamente per controllare che non ci fosse nessuno dietro di lui ad attentare alla sua vita, alternando il movimento ogni dieci secondi.
Aveva cosparso la superficie del viso con la crema verde: mancava solo la ciliegina sulla torta. Prese un paio di cerchi verdi che assomigliavano molto a due fettine di cetriolo ma che in realtà erano solo cerchietti di plastica, e se li mise sugli occhi.
Mentre stava delicatamente poggiando sulle palpebre chiuse i cerchietti, sentì uno strano rumore, come di chiavi che giravano nella serratura.
Rimase all’allerta per un po’, per provare a capire se avesse sentito davvero il suono o se se lo fosse solamente immaginato, ma il rumore non si ripresentò più.
Prese a tastare il divano finchè non trovò il telecomando, e alzò il volume, per poi distendersi più comodamente sul suo magnifico Lycksele Lövås.



“E che cazzo!”
Kidd digrignò tra i denti qualche imprecazione proprio quando si rese conto che le chiavi che aveva messo nella serratura non stavano aprendo la porta.
Non solo aveva passato una serata di merda, ma adesso non riusciva neanche ad entrare dentro casa sua.
Quella sera era uscito in compagnia di Law. Avevano provato ad invitare anche gli altri, ma per un motivo o per un altro avevano tutti declinato, poiché avevano già un impegno.
L’idea era buona: una serata tra fratelli, solo loro due e la birra. E invece no, cazzo.
A un certo punto Kidd aveva iniziato a sbraitare contro Law per qualcosa che aveva detto -non ricordava neanche cosa- riuscendo a far incazzare anche Law che, dopo qualche minuto, aveva abbandonato il locale.
La serata era andata a puttane, con lui che era rimasto a bere, scolandosi chissà quante birre.
Ovviamente sapeva che dopo un po’ sarebbe passato, e nel giro di una settimanella sarebbe andato da lui e avrebbero chiarito tutto, lo sapeva. Ma in quel momento l’unica cosa che voleva fare era mandarlo deliberatamente a fanculo.
A fine serata aveva barcollato fino al portone del suo palazzo, vagando in uno stato che andava dalla tristezza alla rabbia.
Non era la cosa più giusta affogare i problemi nell’alcol, lo sapeva bene. Ma per una volta si era concesso di strafare, affidando al Kidd del giorno dopo le conseguenze della sbornia.
Anche perché quando gli succedeva di bere più del solito non aveva mai avuto problemi di “poca lucidità” o altro, anzi, Kidd sentiva di essere molto più efficiente da ubriaco che da sobrio, ed era una delle sue migliori qualità.
Quindi nel momento in cui realizzò che la chiave non funzionava, non si scoraggiò, e si mise a riflettere.
Capì in un istante il motivo per cui la porta non si apriva: c’erano dei ladri in casa.
Era ovvio, erano quasi le due di notte oramai, e le chiavi non funzionavano. Inoltre, se avvicinava l’orecchio alla porta riusciva quasi a sentire dei rumori, delle voci.
Con ogni probabilità i ladri avevano forzato la serratura, per poi richiudere la porta sigillandola, e adesso erano nel suo appartamento a fottergli qualsiasi bene di valore.
Cercò di ragionare, mentre faceva avanti e indietro per il pianerottolo. Come sarebbe riuscito a rientrare in casa senza allertare i ladri, e allo stesso tempo a coglierli nel sacco?
Fissò le chiavi che aveva in mano. No, era inutile provare ad utilizzare le altre chiavi che aveva, era sicuro di aver usato quelle giuste, e poi se avesse riprovato ad entrare i ladri avrebbero avuto il tempo di scappare, una volta capito che il padrone di casa stava rientrando.
Lanciò il mazzo e lo riprese al volo, o meglio, quello era il suo intento, ma essendo ubriaco i suoi riflessi erano piuttosto lenti, quindi il mazzo sfuggì dalla sua presa, cadendo silenziosamente sulla moquet del pianerottolo. 
No, non c’erano entrate nel retro o roba simile, quindi come avrebbe fatto ad entrare?
Spalancò gli occhi: ma certo! La fottutissima finestra!
Uscì di corsa dal palazzo, per poi fare il giro dall’esterno e arrivare davanti a quella che, era sicuro, fosse la finestra dell’appartamento.
Fortunatamente era al piano terra, quindi per arrivare alla finestra gli sarebbe bastato fare un salto.
Stette un paio di minuti ad osservarla. Come cazzo sarebbe entrato?
Se avesse saltato si sarebbe potuto affacciare dalla finestra, ma poi i ladri lo avrebbero sicuramente visto e avrebbero chiamato la polizia.
Rimase un secondo in silenzio per poi ghignare. Non avrebbero chiamato nessuno! Erano ladri, non potevano di certo chiamare la polizia e dire che il padrone della casa che stavano derubando si stava riappropriando del suo cazzo di appartamento.
Si guardò intorno: gli serviva qualcosa che potesse creare l’effetto sorpresa, così che i ladri non avrebbero avuto il tempo di reagire e lui li avrebbe ammortiti con un colpo.
Lo sguardo si soffermò su un vaso di fiori appoggiato al muro, con intento decorativo.
Senza pensarci due volte prese l’oggetto e ne tirò fuori i fiori.
Come cazzo gli venivano queste idee geniali?!
Sorrise compiaciuto, con uno sguardo assassino negli occhi. Si, l’alcol gli faceva questo effetto, e nessuno sarebbe sfuggito all’ira di Eustass Kidd, neanche dei fottutisismi ladri del cazzo.
Agguantò saldamente il vaso con la mano sinistra, per poi afferrare il cornicione della finestra con l’altra.
Si appoggiò coi piedi sul muro e, poco prima di entrare in azione, sussurrò “Buona fortuna, stronzi”
Si diede la spinta, per poi scivolare per terra emettendo un tonfo sommesso. Ok, era davvero troppo ubriaco.
Al secondo tentativo gettò il vaso violentemente contro la finestra, liberando un urlo animale dal profondo della gola.
Come previsto, la finestra si crepò. Saltò e diede una gomitata, aiutato dalla spinta che aveva usato per saltare, e la frantumò in mille pezzi.
Rotolò sul pavimento della casa, appoggiando le ginocchia sui pezzetti di vetro, e si alzò subito dopo.
Il rumore aveva attirato l’attenzione della persona che stava nel suo appartamento, che nel mentre era sobbalzata in piedi emanando un urlo acuto piuttosto femmineo.
Sbattè un paio di volte le palpebre per poter adattare l’occhio alla luce della lampada, e nel giro di un paio di secondi riuscì a mettere a fuoco la persona che stava davanti a lui.
Corpo rosa fluorescente circondato da macchiette rosse, volto verde e gli occhi come due cerchi enormi verdi, con dei tentacoli neri che collegati alla testa giacevano sulle spalle. Un alieno, in poche parole.
Spaventato dalla creatura di fronte a lui, Kidd optò per qualcosa di molto ragionevole come urlare a squarciagola per poi chiedere in maniera pacata e cortese. “CHE CAZZO SEI?!”
Quello si passò una mano sulla faccia, facendo cadere i due cerchi verdi che stavano sugli occhi, per poi chinarsi e prendere qualcosa che Kidd dedusse la frazione di secondo successiva essere del deodorante, che gli stava spruzzando addosso.
“CHE CAZZO STA SUCCEDENDO”
Si chinò per poter evitare lo spruzzo di deodorante, cadendo successivamente per terra dato che l’alcol che aveva in corpo non gli permetteva di essere poi così tanto scattante.
Un movimento veloce, e sentì poco dopo una punta acuminata sulla gola. “Che ci fai a casa mia, maniaco?” Disse la persona che lo stava tenendo fermo con un piede sulla schiena.
“Che ci fai tu a casa mia, ladro del cazzo!” Urlò il rosso sollevando il volto quel poco che gli permetteva il coltello puntato alla gola per poter fronteggiare il suo aggressore. Poi si guardò intorno per riconoscere i mobili della casa che gli permettevano di dimostrare che fosse sua.
La struttura delle pareti era la stessa, la grandezza del salotto in cui si trovavano anche.
Televisore appoggiato alla parete, parquet beige chiaro, divano rosa…
Un momento, divano rosa?
Che ci faceva un fottutissimo divano rosa a casa sua?! 
Le opzioni erano due: o il tipo che in quel momento lo stava bloccando al pavimento con un piede aveva una mania per installare divani rosa nelle case che derubava, oppure…
“Questa non è casa mia” mormorò Kidd, liberando un colpo di tosse. “E ti vuoi levare, cazzo?!” Alzò la voce cercando di liberarsi. Non essendo l’altro un tipo molto forte e resistente, dopo qualche secondo cedette e scostò il piede.
Si alzò barcollando, mentre l’altro disse. “Beh, finalmente te ne sei accorto. Perché hai fatto irruzione nel mio appartamento?”
Sembrava piuttosto calmo, per aver appena subito un attacco di panico causato da un tizio urlante che è entrato a casa sua spaccando la finestra. Forse aveva capito che alle due di notte solo una persona ubriaca che aveva sbagliato appartamento poteva fare una cosa di simile.
Abbassò lo sguardo, notando che comunque il coltello lo aveva lasciato puntato a pochi centimetri dal suo petto. Ok, non aveva completamente abbassato la guardia.
Kidd sospirò, lasciandosi cadere rumorosamente sul pavimento, ignorando le schegge di vetro cosparse ovunque. “Sono entrato nell’appartamento sbagliato, cazzo. Ah, merda. Prima quello stronzo di Law, poi questo”
Alzò lo sguardo, notando che il proprietario non era affatto un alieno, ma un tipo che aveva della crema verde in faccia e che stava indossando un accappatoio rosa. “Devi sapere che sono ubriaco fradicio. L’alcol ha sempre fatto questo effetto, mi rende incredibilmente stupido, è sempre così”
Il moro si passò il polso sul volto stanco senza dire niente, e dopo qualche secondo in cui stette fermo ad osservarlo, abbassò il coltello e gli offrì la mano. “Senti, ora che ci siamo chiariti, che ne dici di aiutarmi a pulire il pavimento? Io sono Izou, comunque”
“Ok” si sporse ed afferrò la presa. “Io sono Kidd”



“Quindi stavi dicendo, questo Matthew…” esordì Kidd, mentre stendeva i piedi fuori dal Lycksele Lövås e posava le mani dietro la nuca, incrociando le dita.
Erano entrambi seduti sul divano. Fortunatamente il kit di bellezza era per due persone, e Izou aveva deciso di condividerlo gentilmente con Kidd. Quest’ultimo aveva gli occhi chiusi per via dei finti cetrioli, ma senti chiaramente un sospiro alla sua destra. “Si chiama Marco”
“Giusto, questo… Marco” proseguì gesticolando con una mano, nonostante nessuno dei due potesse vederlo. “È innamorato di te ma non vuole scopare”
L’altro sussultò. “Come faccio a sapere se è innamorato di me?! Questa è un’affermazione a cui sei arrivato tu”
“Beh, di certo se vi scrivete sempre vuol dire che o è un ragazzo molto paziente che non ha le palle per dirti che gli hai rotto il cazzo, oppure che gli piaci davvero”
L’altro non rispose, perciò continuò. “Sai cosa? Potresti dirgli di quello che è successo stanotte, così magari si offrirebbe di ripararti la finestra e tu potresti approfittarne per fartelo ficcare nel culo”
Ovviamente Kidd si era già offerto di riparare completamente la finestra -era un tipo molto orgoglioso di sé ma quando capiva di avere torto marcio cercava sempre di recuperare la situazione- ma nonostante ciò Izou aveva gentilmente reclinato, dicendo che non ce n’era bisogno e che tanto quella finestra era vecchia e che quindi prima o poi avrebbe già mostrato segni di cedimento.
Il moro scoccò la lingua sul palato. “Se glielo dicessi probabilmente ti denuncerebbe, ma di per sé è un’ottima idea. Magari posso dire che l’ho rotta io per sbaglio o cose così”
Kidd sorrise quel poco che gli permetteva la maschera oramai solidificata. “Il vecchio Kidd non fallisce mai. Vedi? Questo è l’effetto dell’alcol, mi rende un cazzo di genio”
 

Angolo autrice:
Ciao! Questa è la prima volta che pubblico una storia su efp , quindi pensavo di iniziare al meglio con un tragico primo incontro tra Izou e Kidd, non in senso di ship, da come si sarà dedotto leggendo la storia.
Fatemi sapere se sono riuscita a rappresentare in maniera abbastanza accurata i personaggi, perché ho avuto seri dubbi mentre scrivevo, soprattutto il punto di vista di Izou.
Se avete suggerimenti
o miglioramenti non esitate a farmi sapere, sono alle prime armi con la scrittura (e soprattutto col fandom di one piece), quindi mi fa piacere capire come migliorare!
Detto questo,
Alla prossima <3
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Do me a favor