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Autore: Soul Mancini    19/08/2020    6 recensioni
[Raccolta di quattro piccole shot scritte in occasione dei compleanni dei Queen ♥]
Estate: tempo di sole e spensieratezza, tempo di giochi improvvisati per strada, di risate e di piccole avventure.
Brian, Roger, John e Freddie sono quattro bambini che abitano nello stesso vicinato e non vedono l'ora di animarlo con la loro allegria; sarà un'estate all'insegna di piccoli amici da accudire, programmi televisivi più o meno appassionanti, vecchie radio scassate e bauli che racchiudono infiniti mondi.
- La terza one shot, "La nostra nuova vecchia radio", si è CLASSIFICATA QUARTA al contest "Folclore d'Italia" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, Kidfic, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La nostra nuova vecchia radio


Happy birthday, John ♥






“Non è possibile che non funzioni… insomma, è accesa, non capisco proprio perché non si sente.” Brian sospirò e si passò una mano tra i riccioli folti e ribelli, per poi ruotare nuovamente alcune manopole della vecchia radio che stazionava di fronte a lui, sul gradino del marciapiede.
“Secondo me dovremmo aspettare Deaky, lui sa aggiustare sempre tutto” commentò Freddie, che osservava la scena in piedi e con le braccia incrociate al petto.
“Hai provato la rotella del volume?” domandò Roger con fare annoiato. Il bambino biondo, nonché proprietario della radio gialla e impolverata con cui Brian era alle prese, era seduto sul bordo del marciapiede lì accanto e si stava pian piano pentendo di aver riesumato quel vecchio rottame dallo scantinato di casa sua; avrebbe di gran lunga preferito sfidare i suoi amici in pedalate all’ultimo sangue, andare a comprare il gelato nella gelateria a qualche isolato di distanza o giocare a guardie e ladri, invece da quando Brian aveva visto la vecchia radio si era intestardito e voleva a tutti i costi farla funzionare. Lui onestamente cominciava a stufarsi ed era tentato di darsela a gambe.
“Ma certo, Roger! Mi hai preso per scemo?” ribatté il riccio esasperato.
Freddie si accovacciò accanto a lui. “Si sente una specie di fruscio… magari sono le casse a essere rotte” osservò, indicando i piccoli altoparlanti laterali.
“Ehi, mi è venuta un’idea!” Roger saltò in piedi all’improvviso e si esibì in un ampio gesto con la mano rivolto agli altri due bambini. “Spostatevi, mi serve spazio!”
Brian aggrottò le sopracciglia, dubbioso, ma si alzò lentamente e trascinò indietro anche Freddie. “Cos’avrà in testa?” borbottò tra sé.
Niente, neanche il cervello” replicò Freddie incrociando nuovamente le braccia al petto.
Roger si posizionò davanti alla radio e il suo viso si corrucciò per la concentrazione; qualche istante dopo le sferrò un forte pugno, facendola scricchiolare rumorosamente, e sollevò il braccio in aria con fare vittorioso, le dita ancora strette e le nocche arrossate per l’impatto.
“Roger! Ma ti sei bevuto il cervello?” sbottò Brian indignato, facendo un passo in avanti con gli occhi sgranati.
“Ma quale cervello? Te l’ho detto io che nella testa ha solo aria!” aggiunse Freddie, scuotendo il capo con fare altezzoso.
Ma Roger non li stava più ascoltando, troppo impegnato a girare bruscamente tutte le manopole per controllare se il suo metodo avesse funzionato. “No, mi sa che è proprio da buttare” osservò dopo alcuni secondi, rimettendosi in piedi.
“Certo, l’hai finita di rompere tu, genio” commentò Freddie con fare accusatorio.
“Ehi ragazzi, che combinate?”
I tre bimbi si voltarono di scatto, trovando John alle loro spalle che li scrutava curioso; erano talmente presi dai loro battibecchi che non si erano resi conto dell’arrivo del loro amico.
“Deaky, ti stavamo aspettando! Abbiamo bisogno della tua sconfinata intelligenza!” si illuminò il corvino, accostandosi a lui e trascinandolo per un polso proprio davanti alla radio.
Intanto quest’ultima continuava a diffondere un leggero mormorio che ricordava vagamente una tempesta di vento.
Il nuovo arrivato aggrottò le sopracciglia, intrigato. “Qual è il problema?”
“Ho trovato questa radio in casa mia, siamo riusciti ad accenderla ma non funziona, non si sentono le stazioni. Secondo te si può fare qualcosa?” domandò Roger, trattenendo uno sbuffo annoiato. Ormai aveva accantonato l’idea delle gare in bici e del gelato.
“Mmh, vedrò cosa posso fare” affermò John con il suo solito atteggiamento serio da genietto – che poco si addiceva al suo viso dolce e arrotondato da bambino – prima di accovacciarsi davanti alla radio gialla e prendere a esaminarla da tutte le angolazioni.
Roger sbadigliò teatralmente, senza preoccuparsi di coprirsi la bocca con una mano. “E noi cosa facciamo nel frattempo? Einstein è all’opera, noi stiamo a guardarlo?”
“Se sei tanto annoiato, perché non vai a procurarci da mangiare?” lo apostrofò Freddie, senza staccare gli occhi da John.
“Io?! Scordatelo!” replicò il biondo.
“L’unico che si lamenta sei tu” gli fece notare Brian, per poi spostare lo sguardo su Freddie e illuminarsi. “Fermo!”
Il corvino si irrigidì. “Perché?”
Brian gli si avvicinò e prelevò qualcosa dalla sua spalla, gli occhi che gli brillavano. “È un ragnetto!”
Freddie lanciò un grido tremendamente acuto e scappò via, andando a nascondersi dietro Roger e aggrappandosi alla sua maglietta azzurra. “Brian, ammazzalo! Ammazza quel mostro! Oddio, che schifo, ce l’avevo addosso… Roger, fai qualcosa!” continuò a strillare a pochi centimetri dall’orecchio dell’amico.
Il biondino se lo scrollò di dosso. “E cosa vuoi che faccia? Prima ti lamentavi di me e adesso vieni a cercare aiuto?” Poi posò gli occhi azzurri e sgranati su Brian, tenendo d’occhio l’animaletto che gli zampettava sul palmo della mano. “Portalo via. Uccidilo!”
Brian sorrise innocente. “Hai paura anche tu, Roger? Non è velenoso, non fa niente… vero, John?” E, detto questo, lanciò un’occhiata complice all’altro bambino, ma lui era talmente preso dall’esaminare la vecchia radio e armeggiare con le manopole che non se ne accorse e non rispose. John era fatto così: quando si concentrava nel fare qualcosa, soprattutto se l’attività lo appassionava, il resto del mondo scompariva e non lo sfioravano nemmeno le conversazioni dei suoi amici.
“Non mi interessa, fallo sparire!” sbraitò Freddie.
“Ha ragione lui!” concordò Roger. “E comunque non ho paura!”
“Bastava così poco per farvi andare d’accordo” commentò il riccio con una risatina, poi si chinò e lasciò scivolare via il ragno dalla sua mano. “Vai piccolo, mettiti in salvo.”
Non appena l’animaletto cominciò a camminare sull’asfalto, Freddie lanciò un altro grido stridulo – Roger fu costretto a tapparsi le orecchie con le mani mentre il volto gli si distorceva in una smorfia contrariata – e indietreggiò a grandi falcate, rischiando di inciampare sul gradino del marciapiede. “Fate qualcosa, quella bestia mi vuole uccidere!”
Ma fu costretto a bloccarsi quando la mano destra di John gli si posò su un braccio, mentre si portava l’indice della sinistra sulle labbra per intimargli di tacere. “Fermo!” sibilò.
“Ma John, il ragno…” tentò di protestare debolmente, ma le parole gli morirono in gola quando si rese conto che dalla radio si stava diffondendo una hit leggera ed estiva e il suono era solo leggermente disturbato.
Roger sgranò gli occhi e spalancò la bocca. “L’hai aggiustata! Come hai fatto?”
“Sei un genio!” aggiunse Brian entusiasta.
John si strinse nelle spalle. “Io non ho fatto niente, è tutto merito di Freddie.”
“Mio?” si sorprese il corvino.
John annuì con la sua solita calma. “Non vi siete resi conto che manca l’antenna? E come può una radio funzionare senza antenna?” cominciò a spiegare, indicando un angolino dove chiaramente un tempo c’era stata un’asticella, ma era stata spezzata e ora non restava che un breve frammento metallico. “Freddie, fermo com’è in questo punto, a fianco alla radio, adesso sta facendo da antenna umana. Infatti, se si trova la giusta posizione, si può usare un altro oggetto che funga da tramite per ricevere le stazioni.”
“Cioè, tu vuoi farmi credere che se mi allontano la radio non si sente più?” si sorprese il corvino.
“Provare per credere.”
Freddie fece un passo verso sinistra e improvvisamente la canzone che si diffondeva dalle casse venne sopraffatta da un fastidioso fruscio. “Che forza!”
“Ah, era tutto qui? Ma non hai fatto niente, ti sei solo accorto che mancava l’antenna! Avrei potuto farlo anch’io!” sbottò Roger, forse sentendosi un po’ stupido per non esserci arrivato prima.
“Il punto è che tu avresti potuto farlo, io invece l’ho fatto” lo liquidò in fretta John, mettendosi in piedi e stiracchiandosi.
Nel vedere l’espressione confusa e offesa di Roger, Brian scoppiò a ridere di gusto e strizzò l’occhio a John in segno di approvazione.
“Fossi in te, Rog, non sarei così ingrato: ora finalmente abbiamo una radio tutta per noi per ascoltare la musica!” si entusiasmò Freddie.
Tutta per noi?! Mettiamo in chiaro le cose: la radio è mia!” sbottò Roger, poi si avvicinò a Freddie e lo strattonò di nuovo vicino all’oggetto. “Tu intanto fai da antenna!”
“Ma io sono stufo di stare fermo in piedi, e poi non so dove è andato a finire il ragno e non voglio che quella bestia mi mangi! Dato che la radio è tua, dovresti essere tu l’antenna!” protestò lui, la voce acuta sovrastava di poco la musica alta.
“Che ne dite di andare a prendere un gelato alla gelateria qui vicino? Avremo tutto il tempo per ascoltare la musica con la nostra nuova vecchia radio” propose John, sia per far smettere i due di litigare sia perché cercare la soluzione al problema gli aveva messo un sacco di fame.
Roger spense la radio, si voltò verso di lui e gli scoccò un sorriso radioso. “John, amico mio, ora riconosco il tuo vero genio! Le tue sono sempre le idee migliori!”
“Hai visto, Roggie? È tutta una questione di necessità!” Freddie affiancò il suo amico e gli circondò le spalle con un braccio. “Come alla radio serve un’antenna per prendere le stazioni, tu avresti bisogno di un cervello per pensare, magari ti verrebbero delle idee sensate come a Deaky!”
Roger se lo scrollò di dosso e lo trucidò con un’occhiata. “Freddie Mercury, sei un uomo morto!”
Il corvino lanciò un grido e corse via, mentre il biondo partiva subito al suo inseguimento lungo la strada.
John e Brian si scambiarono un’occhiata perplessa, poi quest’ultimo commentò: “Sarà il caso di cercare un altro ragno, almeno riusciamo a fargli fare pace…”.




♥ ♥ ♥


AUGURI DEAKYYYYY *_________*
Spero che questo regalo di compleanno renda giustizia al nostro caro bassista dato che, anche se le sue battute nella storia erano poche, è stato l’unico a trovare la soluzione a questo problema idiota XD
E lo definisco idiota perché, mentre Roger ha preso a pugni la radio, Brian ha provato a girare tutte le manopole e Freddie non ci ha nemmeno tentato, nessuno di loro ha notato che mancava l’antenna XD
Confermo per esperienza che a volte, quando ci si mette in piedi a fianco a una vecchia radio che non prende tanto bene, il suono migliora di colpo perché il nostro corpo funge da antenna umana! Ed è proprio notando questo fatto che mi è venuta l’ispirazione per questa storiella – forse di livello leggermente inferiore alle precedenti, ma spero ugualmente di vostro gradimento!
Potevo forse lasciarmi sfuggire l’occasione di far emergere il lato melodrammatico di Freddie e metterlo a battibeccare con Roger? Mi fanno morire questi due XD
Tra l’altro l’aracnofobia di Freddie non me la sono inventata, aveva davvero paura dei ragni e ho deciso di sfruttare questo dettaglio a mio vantaggio :P anche Roger a quanto pare non prova una particolare simpatia per questi animaletti, anche se nella storia ha cercato in tutti i modi di camuffare questa sua paura XD
Piccolissime note sul pacchetto del contest a cui questa storia partecipa – quasi mi vergogno ad aver consegnato questa roba a un contest, ma vabbè XD –: il pacchetto che ho scelto si basava su una leggenda che, quando l’ho letta, mi ha fatto morire dal ridere e che vi riporto di seguito:

La leggenda dell’uovo di Colombo
Gli ospiti del cardinal Mendoza, invidiosi per l’impresa di Colombo di scoprire le Americhe, cercarono di sminuire la sua opera, sostenendo che era alla portata di tutti. Indignato da queste affermazioni, Colombo prese un uovo e chiese agli spagnoli di metterlo dritto sul tavolo senza farlo cadere. Gli spagnoli non ci riuscirono; così il navigatore prese l’uovo, lo colpì delicatamente sulla base e lo lasciò sul tavolo in piedi. Arrabbiati per esserci riuscito, i nobili dissero che anche loro avrebbero potuto fare la stessa cosa. Ma Colombo replicò: «La differenza, signori miei, è che voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto».

Nonostante non fosse obbligatorio l’inserimento della leggenda o di sue parti all’interno della storia, ho deciso di rivisitare e inserire quest’ultima frase, facendola pronunciare da Deaky XD pare che il bambino sia dolce e indifeso, ma anche lui sa affilare la lingua quando sorge la necessità :D
E a proposito di “necessità”, questa parola era proprio un prompt contenuto nel pacchetto! So che forse è un po’ forzato e sbiadito, ma ho cercato di inserire il suo significato come “l’antenna è necessaria per far funzionare la radio”, quindi niente antenna niente musica XD
E niente, dovrei aver detto tutto! Scusate per questo notine chilometriche e spero che questa sciocchezza vi abbia almeno strappato un mezzo sorriso!
Grazie a tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti, a Vintage per il bellissimo contest, e ancora tantissimi auguri a Deaky – grazie per avermi stregato col tuo basso, portato in altri mondi, caricato di energia e fatto venire la pelle d’oca *____*
Ci si sente il 5 settembre per la storiella (l’ultima della raccolta T.T) dedicata a Freddie!!! ♥

   
 
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