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Autore: sweetstrvwberries    19/08/2020    1 recensioni
[Traduzione]
Un AU sulla particolare abitudine che Yato ha di fare proposte di matrimonio ad Hiyori.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiyori Iki, Yato, Yukine
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, recentemente ho letto questa one-shot molto carina e volendomi esercitare nella traduzione ho pensato perchè non provare a tradurla? E' la prima volta che faccio una cosa del genere per cui sono aperta a critiche, consigli ecc. 
Potete trovare qui la storia originale: https://archiveofourown.org/works/6798745
Ho per fortuna trovato l'account tumblr dell'autore/autrice, che mi ha dato l'ok per la traduzione (anche se in verità gliel'ho chiesto in anonimo. Comunque potete trovare la sua risposta sul suo profilo, fushiginokunino). Mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura (nonostante abbia controllato più volte) e nulla, buona lettura!



1996

"Hiyori! Sposami!"

Gli occhi blu e profondi di Yato erano fissi su quelli di lei, e sfoggiava un ghigno convinto nonostante il graffio sanguinante sulla guancia e il totale scompiglio dei suoi capelli. Hiyori s'accigliò.

"Yato, ho cinque anni." Distolse lo sguardo per rovistare nella sua borsetta di plastica rosa in cerca di un cerotto. La sua famiglia si era sempre assicurata che ne avesse in quantità, visto che i bambini finivano sempre col farsi male. Beh, più precisamente, Yato finiva sempre col farsi male. Oggi era come minimo la terza volta che era saltato trionfalmente dall'altalena per poi atterrare dritto sulla faccia. La normalità di questa ricorrenza era segnata dal fatto che il fratello maggiore di Hiyori, Masaomi, guardando i due dalla panchina di un parco nelle vicinanze, non si era neppure scomodato ad alzarsi.

"E va bene. Capirai quando sarai più grande. Però ricordati che io te l'ho chiesto per primo!" Yato incrociò le braccia e mise su un broncio mentre Hiyori centrava attentamente il cerotto sul graffio, facendo spuntare fuori la lingua nel concentrarsi. Finalmente soddisfatta di come l'aveva sistemato, ci premette sopra e indietreggiò, mettendosi le mani sui fianchi. 

"Yato, tu ne hai sei, di anni." 

"Esatto! Ecco perché sono così saggio!"

Si sentí uno sbuffo provenire dalla direzione della panchina. 

1997

Hiyori si alzò in punta di piedi e suonò nervosamente il campanello. Era sempre nervosa quando doveva incontrarsi con Yato a casa sua. Suo padre le metteva paura. E poi era già abbastanza ansiosa per il suo primo giorno di scuola. 

Con suo grande sollievo, era la sorella gemella di Yato, Mizuchi, che era venuta ad aprirle. Indossava un pigiama bianco, quindi Hiyori suppose che non sarebbe venuta a scuola con loro oggi. Mizuchi doveva stare spesso a casa: da che Hiyori era amica di Yato, sua sorella aveva giocato con loro solo un paio di volte. 

"Ah, ehm... ciao, Mizuchi-chan! C'è Yato? Oggi doveva, uhm, mostrarmi la strada per andare a scuola..." Hiyori giocherellava con un lembo della sua maglietta, cambiando più volte piede d'appoggio. 

Mizuchi annuí e rispose tranquillamente "Un attimo," prima di ritirarsi nuovamente nell'appartamento. 

Yato comparve dopo qualche momento, urlando, "A dopo, Mizuchi!" mentre si infilava le scarpe e correva fuori dalla porta. Non perse tempo a afferrare la mano di Hiyori e a partire, trascinandola quasi fuori dal marciapiede. 

"Sarà bellissimo! La scuola sarà molto più divertente rispetto all'anno scorso adesso che ci sei tu!" farneticò Yato entusiasta, facendo voltare l'angolo ad Hiyori per seguire la strada che portava alla loro scuola elementare, costeggiata da spettacolari alberi di ciliegio, che già cominciavano a disperdere petali," Dobbiamo andarci insieme tutti i giorni, ok? Oh, e devi dirmi cosa ne pensi della mensa scolastica, perché a volte ci servono queste verdure parecchio strane e -"

"Yato..." Hiyori tirò la sua mano finché non rallentarono il passo e si fermarono. Yato si girò per guardarla, confuso. Lei si fissava le scarpe (Mary Janes nuove di zecca, comprate da sua madre per l'occasione) e sembrava essere sull'orlo delle lacrime.

"Anche se andiamo a scuola insieme e tutto... non staremo nella stessa classe. E se non piacessi a nessuno? Se non fossi brava in niente?"

Yato non rispose per qualche secondo, e poi, con sua sorpresa e irritazione, Hiyori lo sentí ridere.

"Ehi, parlo sul serio!" finalmente alzò la testa per mandargli un'occhiataccia. 

"Scusa, scusa," disse Yato in fretta. "È solo che... non accadrà mai. Tu sei tipo mooolto più intelligente di me, ed io me la cavo." Si fece più vicino per toglierle un petalo vagabondo dai capelli. "E anche se non fossi brava in nulla, la gente ti apprezzerebbe comunque. Perché tu sei tu! E se non lo fanno, si sbagliano. E sono stupidi." concluse lui, compiaciuto.

"Grazie," mormorò Hiyori. Si sentiva leggermente meglio adesso.

"Di nulla! Ma farai meglio a non dimenticartelo: te l'ho chiesto prima di chiunque altro!" 

"Cosa?" 

"Te ne sei già scordata? Sei crudele, Hiyori!" Yato si sentiva giustamente offeso. "Va bene, te lo chiederò ogni volta che serve!" si schiarí la gola.

"Hiyori, vuoi sposarmi?" 

"Ooh, quello. Va bene, va bene, lo ricordo," rispose Hiyori, ridacchiando. 

"Quindi, lo vuoi?" persisteva Yato. 

"Yato, no, ho sei anni." 

"Ed io sette!" dichiarò, come se ciò che aveva appena detto racchiudesse un significato profondo, prima di prendere la mano di Hiyori e ricominciare a camminare. Stavolta Hiyori gli tenne il passo, le sue paure dimenticate. 

2001

Hiyori sedeva al tavolo della cucina, dondolando i piedi coperti dai calzini avanti e indietro e masticando di tanto in tanto la matita mentre disegnava. Come Yato aveva previsto, Hiyori andava bene in tutte le materie, e lo superava in tutte – tranne che in una. Non riusciva a disegnare come Yato, non importava quanto ci provasse. Anzi, lasciamo perdere il disegno: Yato sapeva fare un po' di tutto. Era una cosa fantastica, ed Hiyori non voleva essere da meno. Sfortunatamente, Yato le aveva assicurato che era tutta questione di pratica, quindi lei stava per l'appunto, facendo pratica.

Hiyori presumeva che era ciò che stesse facendo anche Yato. Di sicuro era quello il motivo per cui non l'aveva visto durante tutte le vacanze estive. Il biglietto che le aveva premuto tra le mani, mentre si salutavano davanti al suo cancello l'ultimo giorno di scuola era di sopra sul suo armadio.

Vuoi sposarmi? 

Hiyori alzò gli occhi al cielo non appena lo aprí, ma nel frattempo gli sorrise. 

Era tutto normale allora; adesso, non sapeva cosa pensare. Aveva provato a chiamarlo, l'aveva cercato ovunque, ed aveva addirittura avuto il coraggio di andare a casa sua, ma nessuno le rispose quando bussò. Era come se fosse scomparso dalla faccia della Terra. 

Il telefono squillò, distogliendola dai suoi pensieri. Sasaki-san rispose dall'altra stanza, ma parlava troppo piano perché lei riuscisse a sentire. Curiosa - come al solito - Hiyori si alzò e andò a vedere cosa stesse succedendo, ma quando entrò nella stanza la chiamata era già terminata. 

"Sasaki-san, chi era?"

"Oh- Hiyori, cara..." 

La domestica si fermò per valutare le sue opzioni. Probabilmente non era la persona più adatta per spiegare una cosa del genere alla bambina. Ma Yato era il migliore amico di Hiyori, quindi sarebbe venuta a saperlo, in un modo o nell'altro. Era meglio farglielo sapere adesso, piuttosto che venire presi alla sprovvista più tardi. 

"Era il padre di Yato, chiedeva se lui stesse qui. A quanto pare è scappato da qualche parte e -" 

"Cosa? E perché?" intervenne Hiyori, sorpresa, "Yato non farebbe una cosa del genere." Dopo tutto, lui era spaventato da suo padre tanto quanto Hiyori. Yato non gli disobbediva mai. 

"Oh, tesoro," disse l'anziana donna, inginocchiandosi per poggiare le mani sulle spalle di Hiyori, "Non ti spaventare, ma... la sorella di Yato è morta questa mattina."

Hiyori aprí la bocca, ma non trovò nulla da dire. Era ovvio che sapesse cos'era la morte - era un soggetto inevitabile in famiglia - ma non le era mai sembrata una cosa che accadeva alle persone. Pazienti, estranei, certo, ma non persone. 

"... Perché?" riuscì a dire, infine. Questa si rivelò essere una domanda vana: non solo Hiyori non avrebbe mai avuto, neppure negli anni a venire, una risposta soddisfacente, ma era anche troppo sconvolta per concentrarsi sulle lunghe speigazioni e frasi fatte che la signora Sasaki le offriva, e sentí a malapena ciò che la donna le stava dicendo.

"... ed è per questo che il povero padre di Yato è così preoccupato adesso. Hai idea di dove possa essere andato, cara? Gli ho detto che l'avrei chiamato se avessi saputo qualcosa."

Hiyori uscì fuori dal suo stato di contemplazione nel sentire quelle parole.

"No," mentí.

Infatti, sapeva esattamente dove fosse Yato - e non avrebbe lasciato che suo padre lo trovasse prima di lei.
Non appena la sorvegliante, preoccupata, si diresse controvoglia in cucina per preparare la cena, Hiyori scivolò fuori dalla porta principale, e si lanciò in una corsa.

Quando arrivò al parco, trovò Yato
seduto su un'altalena - la sua altalena - la testa tra le mani, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Non piangeva, né si muoveva. Se non fosse stato per il posto, avrebbe avuto l'aria di uno molto più grande di undici anni. Hiyori, ancora senza fiato, avanzò senza esitazione.

"Yato," lo chiamò, dolcemente.

"H-Hiyori?" Yato alzò la testa, gli occhi grandi. Dopo un attimo, chiese, "Come sapevi che ero qui?"

"Lo sapevo e basta," rispose lei, "ma sta' tranquillo, non l'ho detto a nessuno. Non dovrai tornare a casa prima di quando vorrai." Prese posto sull'altra altalena. Diversi minuti passarono in silenzio.

"Mi dispiace," cominciò Yato, "sei venuta fin qui per trovarmi ed io -"

"Non fa niente. Non devi parlarmene per forza. Se ti va puoi farlo, però."
E così passarono altri minuti.

"E' che -" Yato faticava a trovare le parole per esprimere la sua frustrazione, "È come se... la gente continua a dire cose tipo 'era inevitabile' e 'non c'era nulla da fare' ma... io non credo sia giusto." Hiyori non diceva nulla, ma neppur distolse lo sguardo, quindi continuò, "Sarebbe potuta guarire! Ne sono sicuro!" La sua voce si fece più forte mentre parlava, "Non era nemmeno così malata, all'inizio! Disegnavamo sempre insieme! Tutti i giorni! Proprio come prima! E lei stava bene!"

Yato guardò Hiyori, i suoi occhi quasi la supplicavano, come se avesse paura che lei non gli credesse. Ma lei annuì, incoraggiandolo a continuare, e si avvicinò per toccargli gentilmente la mano. Yato si accorse di quanto le sue nocche fossero bianche per l'aver stretto le catene così forte. Le lasciò andare, e piegò le dita mentre parlava.

"Ma è peggiorata. E io lo sapevo. Tremava tutta e cose così. E io l'ho detto a mio padre... gliel'ho detto," si alzò, e diede un calcio alla sabbia ai suoi piedi. "E lui non mi ha ascoltato. Non mi ha mai ascoltato. È tutta colpa sua!" Stava urlando al terreno adesso, "Non gli è mai importato! Ci ha sempre odiati, perché noi siamo rimasti qui, mentre la mamma se n'è andata! Bene, spero che adesso sia contento!" Anche Hiyori si era alzata, ma Yato era troppo preso per farci caso. "Ed io... avrei dovuto, non importava cosa diceva lui, avrei dovuto farmi ascoltare, farla portare dal dottore, o... o..."

Improvvisamente, sentí le braccia di Hiyori intorno alle sue spalle. Spalancò gli occhi dalla sorpresa, ma dopo qualche secondo avvolse le braccia intorno a lei anche lui. Ricambiò il suo abbraccio, premendo le loro guance una contro l'altra, e pian piano il suo respiro divenne meno irregolare. Poi notò che un lato della sua faccia era bagnato. Si staccò un poco.

"Aaah, Hiyori, perché stai piangendo?" chiese, andando leggermente nel panico. Erano state le grida? Erano state quelle, non è vero?

Hiyori tirò su con il naso, le lacrime le cadevano ancora sul volto. 

"Perché tu non lo stai facendo," rispose, "anche se sei così triste. Quindi piangerò per entrambi se devo!" Guardandola, Yato sentí il senso di colpa e la rabbia venire sostituiti da tutta la perdita, la tristezza, e la paura che non sapeva di star covando. Prima che se ne accorgessero, erano entrambi inginocchiati e Yato si mise a piangere assieme a lei.

"Hiyoriii! Adesso stiamo piangendo tutt'e due!" si lamentò Yato, ancora aggrappandosi a lei. Hiyori rispose con un mezzo singhiozzo e una mezza risata. E rimasero così, piangendo e tenendosi l'un l'altro, finché entrambi se la sentirono di stare di nuovo in piedi.

Tu, però, non lasciarmi mai. 
 

2002

Yato imboccò l'assai trafficata via di ritorno dalla scuola, ancora una volta coperta da uno strato di petali chiari, sovrappensiero. 

"Ehi, aspetta un attimo!" Hiyori corse fuori dall'entrata, la cartella le pendeva da una spalla. Ormai erano troppo grandi per tenersi la mano senza essere presi in giro dagli altri bambini, ma quando lei lo raggiunse, gli camminava comunque abbastanza vicino da far scontrare la sua cartella rosso fuoco quella nera di lui, mentre se la tirava sulla spalla. 

"Che diamine, Yato? Non mi hai dato neanche il tempo di allacciarmi bene le scarpe!" disse, portando in alto il piede con decisione, i lacci tutti penzolanti. Adesso lei era più alta di lui di qualche centimetro, avendo cominciato a svilupparsi per prima (con grande disappunto da parte di Yato). Yato si fermò. 

Quando Hiyori alzò lo sguardo dopo essersi allacciata la scarpa, notò che l'espressione di Yato era seria. Si tirò su, accigliata. 

"Ya –"

"Hiyori. Sposami." 

"Yato, per la millionesima volta –" 

"Stavolta é importante."

"Yato, me l'hai chiesto ogni anno per gli ultimi sei anni, e ti ho sempre detto di no," sospirò lei. 

"Beh, finché te ne ricorderai," disse, riprendendo a camminare. 

"Mi dici sempre anche questo." Hiyori lo raggiunse di nuovo. "Non mi dimenticherò."

"Me lo prometti?" 

"Eh?"

"Di non dimenticare. Me lo prometti?"
Non la stava guardando. 

"Che succede? Sei strano oggi."

Yato non le rispose per un bel po', continuando a camminare in silenzio. Hiyori lo sentí prendere un respiro profondo. 

"Me ne vado. Mi... trasferisco. A Tsushima."

"Cosa?" sussultò lei. "Nel Kyushu? Quando?"

"Non appena finisce la scuola. Papà voleva andarsene ieri, ma poi ha deciso di aspettare perché manca solo una settimana prima che finisca la prima media."

"Ma... è troppo presto!" 

"Eh, già." Continuava a camminare, senza guardarla. 

"E ti sta bene?" 

"No." 

"Ah." Hiyori si sentí mancare il terreno da sotto i piedi. Doveva essere sembrato evidente dal tono della sua voce, perché Yato si girò immediatamente verso di lei, sfoggiando un sorriso che chiunque altro avrebbe ritenuto sincero. 

"Beh, è una rottura, ma andrà tutto bene! Possiamo scriverci lettere e cose così, sarà divertente! Magari te ne manderò una con un piccione viaggiatore. Quanto ci vuole ad addestrare uno di quelli, comunque?" 

Hiyori lo ascoltava solo per metà. Pensava a Yato, che doveva sentirsi molto peggio di lei. Che ne aveva già passate fin troppe. Che aveva speso tutto il giorno facendo finta che fosse tutto normale, e che adesso le regalava quel sorriso buffo e vivace per farla sentire meglio. 

"Non mi dimenticherò di te. Te lo prometto."

2003

La giornata era ventilata. I capelli di Hiyori le svolazzavano intorno alla faccia mentre passava davanti al suo cancello principale. Si precipitò alla cassetta della posta, come aveva fatto ogni giorno delle ultime settimane. Era primavera. Sapeva che la lettera sarebbe arrivata. Era primavera. 

Aprí la cassetta nervosamente, e vide finalmente ciò che stava aspettando. Sorrise e strinse la lettera al petto mentre mentre si dirigeva verso la porta per non farla volare via. Una volta dentro, aprí la busta e tirò fuori i fogli di carta insolitamente doppi, correndo su per le scale. 

Carissima Hiyori 

Rise nel leggere il saluto. Yato l'aveva chiaramente scritto nella calligrafia più stravagante che riuscisse a fare, uno sforzo piuttosto vanificato dal fatto che non ci fossero kanji nel nome di Hiyori. 

Scusa se è passato così tanto tempo. Gli esami di scuola media sono più tosti di quanto pensassi! Il che è strano, visto che sono abbastanza sicuro che gli unici lavori qui siano "pescatore", "pescatore di ostriche" e "pescatore con barca più grossa". Devo impegnarmi, però, altrimenti non riuscirò ad entrare in nessuna scuola superiore quando tornerò a Tokyo. Tornerò, quindi cerca di non sentire troppo la mia mancaAAanzaa.

Hiyori fece una linguaccia alla lettera.

Volevo anche farti vedere com'è il mare qui, visto che me l'hai chiesto. C'è voluto un po'. Per questo c'è una seconda pagina.

Hiyori aveva cominciato a voltare all'altra pagina, ma vide solo un tuffo di colore prima che venisse fermata dalla frase successiva. 

Non guardare ancora! 

Neanche le avesse letto nel pensiero. Ovviamente, guardò lo stesso. 

Sulla pagina c'era un bellissimo disegno ad acquerelli di un tramonto, tutto di sfumature sul giallo e l'arancione. I profili di un'accozzaglia di case moderne e tradizionali, quasi nere per via della luce del sole, affollavano un pendio che finiva brutalmente nel mare. Nonostante lui non avesse detto nulla a riguardo, Hiyori era sicura che quella fosse la vista dalla finestra di Yato. Fece scorrere i polpastrelli sulla carta, chiedendosi se Yato stesse osservando un tramonto del genere in quel momento. Poi tornò alla lettera.

Hai guardato comunque, non è vero? Adesso sarai distratta dal mio genio e non ti concentrerai sulle cose importanti che sto per dirti. 

Hiyori alzò un sopracciglio. 

Quindi, ehi. Stai per cominciare le scuole medie. Scommetto che sei nervosa, dico bene? 

Come faceva a saperlo? 

Bene, non ti preoccupare! Sei super intelligente, e simpatica, e sarai davvero carina in quell'uniforme viola, anche se non ne sei convinta. Ti ameranno tutti. Sono il tuo migliore amico, quindi posso dirlo. 

Come faceva a dire sempre ciò che più aveva bisogno di sentire? 

E comunque, se mai dovessi sentirti sola, ricorda che ti sto pensando. 

Mi sposi? 

Con amore, Yato


2004

Yato sorrideva nel leggere la risposta alla sua ultima lettera. Cominciava in maniera prevedibile ( 'Caro signore, è con il più grande rammarico che rifiuto la vostra proposta, avendo solamente tredici anni d'età'... Hiyori sembrava determinata a non perdere la battaglia dei saluti all'antica), e il contenuto era banale, ma lui faceva tesoro di ogni assaggio che riusciva ad ottenere della vita di Hiyori. Lei sembrava felice: andava bene a scuola, e si trovava bene con le sue nuove amiche, Ami e Yama. Aveva anche sviluppato una bizzarra ma adorabile ossessione verso un lottatore MMA di nome Tohno (Yato si appuntò mentalmente di prenderla in giro più tardi.) Trovò che la fine della lettera ('Credo che ti piacerà molto la nuova attrazione a Capyper Land. Torna presto così potremo andarci insieme! Con amore, Hiyori') fosse arrivata troppo in fretta.

Si mise a lavorare alla sua risposta, scegliendo le parole attentamente per mantenere il tono allegro. La verità è che le mancava terribilmente. Odiava rimanere isolato lì, costretto a litigare con suo padre notte e giorno. Voleva tornare a casa. Tornare dove c'era lei.
Non aveva senso farla preoccupare per il suo conto, tuttavia. 

Aspettò per scrivere l'esordio fino all'ultimo, cercando in uno dei suoi libri finché non trovò una battuta appropriata. Sì, questa sarebbe stata perfetta. 

Non allarmatevi, Madam, nel ricevere questa lettera...

2005

Quando era sola di sera, Hiyori camminava spesso per il parco dove lei e Yato giocavano da piccoli. Era tranquillo dopo che i bambini erano tornati a casa, e poi trovava i familiari dintorni confortanti. La lettera di Yato più recente, ritirata dalla cassetta quella stessa mattina, era stivata sana e salva in una tasca interna della sua cartella. Era arrivata come da programma, e Hiyori non era affatto sorpresa di vedere Mi sposi? scritto dozzine di volte intorno ai bordi della pagina – ma era esattamente per questo che non poteva farla cadere dalla borsa. Se qualcuno dei suoi compagni avesse visto, l'avrebbero tartassata, lei avrebbe dovuto convincerli che Yato scherzava, e non l'avrebbero più lasciata in pace.

Mentre il suo sguardo vagava per il parco giochi, notò con un sobbalzo che non era da sola. C'era qualcuno sull'altalena di Yato, che stringeva le catene. Un ragazzo. Non si dondolava, sedeva e basta. E la sua postura – Hiyori conosceva quello sguardo. Non riusciva a capire se fosse perso nei suoi pensieri o se semplicemente cercasse di evitare di guardare i passanti, ma gli si avvicinò comunque.

"Ehi."

Lui trasalí e la guardò spaventato, ma la sua espressione divenne ben presto irritata. 

"Che c'è?"

Sorpresa dal suo tono aggressivo, Hiyori disse la prima cosa che le venne in mente. 

"Non ti ho mai visto qui prima d'ora." 

"Sei la proprietaria di questo posto o cosa?" rispose lui sarcasticamente. Hiyori scrollò le spalle. 

"Ho solo pensato di salutare. Come ti chiami? Io sono Hiyori." Con suo grande dispiacere, Hiyori si era seduta sull'altra altalena. La guardò male per quasi un minuto, ma lei non dava segno di volersene andare. 

"Yukine. Non che ti riguardi." 

"Piacere di conoscerti, Yukine-kun," disse lei educatamente, dondolandosi delicatamente avanti e indietro. "Vivi nelle vicinanze?" 

"Adesso sì."

"Ah, quindi ti sei trasferito da poco? Da dove vieni?"

"Da qualche parte qui in giro," mormorò. Hiyori si spinse un po' più in alto. Passò i successivi cinque minuti cercando di fargli qualche domanda più socialmente accettabile, ma ognuna sembrava fruttare meno dell'altra. Quindi decise di rischiare. 

"Mi sembri solo." 

"Che ne sai tu?" disse lui, alzandosi. Poi, sorprendendo anche sé stesso, urlò, "Perché non te ne torni a casa e scrivi ai tuoi stupidi amici che probabilmente conosci da quando avevi cinque anni che brava persona che sei perché ti sei messa a parlare con il povero piccolo ragazzino al parco e mi lasci in pace!" Rimase lí, stringendo i pugni e respirando a fatica, guardando Hiyori trascinare i talloni per fermarsi. Merda. Si sarebbe arrabbiata? O forse avrebbe pianto? Perché l'ho fatto? Non è colpa sua. È colpa mia. È colpa –"

"Ehi, Yukine-kun." la guardava cautamente. Ecco che arriva. 

Adesso che erano entrambi in piedi, era evidente che lei fosse abbastanza più alta di lui. Hiyori notò che si era alzato sulla punta dei piedi per guardala meglio. Ma lei capiva perché era arrabbiato, e quanto solo e indifeso doveva sentirsi; anche se Yato non l'aveva mai detto, lei aveva sempre saputo che anche lui si sentiva così. Quindi sorrise. 

"Diventiamo amici." 

"Aspetta, che?" Yukine espresse la sua sorpresa buttandosi nuovamente sull'altalena, "non stavi ascoltando?" No, aspetta non era – "Che problema hai?" Perché faccio così?! 

"Andiamo," Hiyori gli prese la mano e lo tirò su, ignorando la sua sfuriata. Yukine aprí la bocca per protestare, ma finí per richiuderla prima che potesse sabotarsi ulteriormente. Al contrario, annuí. 

2006

Hiyori salutò gridando sua madre ed uscì fuori dalla porta il primo giorno dell'ultimo anno di scuola media. Era sicura che Yukine l'aspettasse davanti al suo cancello, come al solito, 
con la sua uniforme nera e un'espressione scocciata, magari accarezzando uno dei gatti del vicinato. Quella che la accolse, invece, era una scena per quale era completamente impreparata.

"Chi diavolo sei tu?" 

"Bada a come parli, moccioso," disse un ragazzo più alto, sogghignando.
"Tu sei Yukine, a giudicare dall'altezza e le guanciotte," lo canzonò, dandogli colpetti sulla faccia. "Qundi... uno studente di seconda media, adesso?" 

"Ugh, come lo sai? Inquietante! E toglimi quelle mani sudate di dosso!" Yukine sembrava pronto per uccidere. 

"Ehi! Rispetta i tuoi superiori!" 

"Brutto –"

"... Yato?" l'interruzione di Hiyori era calma, ma entrambi i ragazzi girarono la faccia verso di lei.

Era decisamente Yato, che indossava quella che era senza dubbio l'uniforme dell'affiliata scuola alla quale sarebbe andata lei l'anno successivo. Era molto più alto di come se lo ricordava l'ultima volta che si erano visti, il suo viso più maturo. Poi Hiyori notò come la sua giacca e cravatta viola si prestavano al suo nuovo aspetto, e perse il filo dei suoi pensieri quasi completamente. Fortunatamente, né Yato né Yukine sembravano essersene accorti. 

"Hi~yoriiiiii!" Yato fu a centimetri da lei in pochi secondi. Si muoveva con un'eleganza disinvolta che non aveva da bambino. "Sapevo che saresti stata carina in quell'uniforme!" Prima che Hiyori potesse reagire, Yato l'abbracciò forte. 

"Yato, non mi hai neanche detto che saresti tornato!" Le sue parole erano ovattate dalla sua giaccia, quindi agitò le braccia per dare enfasi. 

"Beh, neppure io ne ero sicuro fino a poco fa! E poi, ho pensato che in questo modo sarebbe stato più divertente! Sei sorpresa?" Hiyori, avendo usato tutta l'aria che non era stata fatta fuori dalla stretta zelante di Yato nel suo precedente tentativo di parlare, decise di annuire.

"Amico, la stai schiacciando," Yukine sottolineò, con immenso sollievo di Hiyori. Yato sembrò sorpreso da quella rivelazione, e allentò un poco la presa. Ma prima di staccarsi si abbassò per sussurrarle nell'orecchio. 

"Mi sposi?" 

Non appena Yato la lasciò andare, Yukine si avvicinò, lisciando velocemente una porzione della frangetta di Hiyori che era disordinata per via del contatto con la giaccia. 

"Quindi questo è Yato. È sempre così strano?" chiese Yukine, e poi si girò verso Yato, "Non afferrare così la gente di punto in bianco! L'hai quasi soffocata! Guarda, ha la faccia tutta rossa!"

"Va bene, mamma," biascicò Yato, alzando gli occhi al cielo. Dopo un momento, portò il polso all'altezza del viso, gli occhi sgranati in una finta sorpresa.

"Oh no, si é già fatta ora? Non vorremo arrivare tardi il primo giorno di scuola," disse, e senza aspettare una risposta da Hiyori, si girò e cominciò a camminare più velocemente possibile.

"Ma che – neanche ce l'hai un orologio!" urlò Yukine, costretto a correre per sostenere l'andatura decisamente più veloce di Yato.

Recuperando il senno, Hiyori camminava dietro di loro. Andava semplicemente a passo svelto, ma riuscì a raggiungerli quando Yukine inciampò su Yato, che trascinò il più piccolo giù con lui, facendo atterrare entrambi dolorosamente per terra. A metà tra il divertito e l'esasperato, Hiyori tese una mano ad entrambi. 

2007

Tutti e tre sedevano su un telo sotto il ciliegio preferito di Yukine, ammirandone i fiori e godendosi il tepore della serata primaverile. Yukine aveva detto che gli ricordava un'amico. Non aveva aggiunto altro, e gli altri due non lo forzarono. A Yukine piaceva questo loro aspetto. 

Yato si appoggiò contro l'albero, le gambe stese di fronte a lui. Stava bevendo da una lattina di birra non alcolica. Fece una smorfia. 

"'Sta cosa sa di grano e disperazione." 

"Te l'ho detto," rispose Yukine compiaciuto. "E poi che senso ha bere birra non alcolica?" 

"Per fare pratica per quella originale! Mi mancano solo tre anni per arrivare ai venti, dopo tutto! E poi, per l' hanami devi bere birra. È una regola. Fece un altro sorso, tossendo un po' questa volta." Eeeurgh, fa davvero schifo però. Volete favorire?" 

"No," gli altri due dissero all'unisono. Yato mise un broncio. 

Dopo un minuto di silenzio, disse, 

"Ehi, Hiyori, vuoi sposarmi?" 

"No," rispose lei, "passami le Pringles." Yato fece spallucce e prese il tubo vicino a lui, poi glielo lanciò. 

"Grazie."

"Ch –T– T-Tu – Cosa?" gli altri due si girarono verso Yukine, confusi. La sua faccia era di un rosso acceso, e stava indicando Yato con una mano tremolante.

"Che c'è?" chiese Yato. 

"T-tu le hai appena chiesto di sposarti," disse Yukine, gli occhi spalancati. Hiyori rise. 

"Scusami, ho dimenticato di avvertirti. Lo fa ogni anno, ma lo dice scherzando."

Hiyori tornò a seguire le ultime patatine sul fondo del tubo, ma a Yukine non sfuggí lo sguardo infranto sul volto di Yato. 




"Tu sei realmente innamorato di Hiyori, non è così?" Yukine chiese a Yato, non appena la porta dell'appartamento si chiuse dietro di loro. "Il 'vuoi sposarmi' é serio."

A un certo punto, Yukine aveva semplicemente cominciato a seguire Yato a casa sua. Quest'ultimo ne era rimasto sorpreso all'inzio, ma visto i suoi trascorsi, non sentí mai il bisogno di chiedere al più piccolo come mai non volesse tornare a casa la sera. L'appartamento era per una persona, quindi un po' strettino per entrambi, ma a Yato non dispiaceva. Aveva anche speso i soldi che conservava da diversi mesi per comprare un altro futon (dicendo a Yukine che in realtà l'aveva sempre avuto). 

"Certo che lo è!" disse Yato, più forte di quanto Yukine s'aspettasse. Poi, più piano, "certo che lo sono." Strinse i pugni.

"Allora perché non glielo dici più direttamente la prossima volta? Tipo chiedile di uscire o qualcosa così." Yukine si tolse le scarpe con fatica, traballando un poco. "Sono abbastanza sicuro che è così che fanno le persone normali."

"'Iki Hiyori, sono stato follemente innamorato di te da che avevamo cinque anni'. Sì, è proprio normale. Sono sicuro che non se sarà affatto spaventata. Perché non andare direttamente da lei e dirle, 'Lo so che è passata solo una settimana di scuola e ti hanno già chiesto di uscire in due, ma mi sono rimasti tipo cinque yen interi dopo aver pagato l'appartamento che ho preso per scappare dalla mia situazione familiare incasinata, quindi sono chiaramente la scelta migliore'? " sospirò, e poi continuò, a bassa voce, "... E se poi mi dicesse di no?"

"Ok, voglio dire, non hai tutti i torti e probabilmente dovresti cercare di formularlo in modo da non sembrare uno squilibrato. Ma non credo ti direbbe no. E anche se fosse, cioè, a quanto pare le hai chiesto di sposarti tipo," si fermò, contando, "più di dieci volte ormai, e lei ti ha risposto 'no' tutt'e dieci le volte. Non mi sembra che ti dia tutto questo fastidio." Yukine aprí la porta del soggiorno e si sedette sul tatami. Yato lo seguí.

"È diverso. È ovvio che rifiuti. Chi accetterebbe una proposta di matrimonio così, dal nulla?"

"Quindi," Yukine cominciava ad essere esasperato, "glielo stai chiedendo in un modo che praticamente la costringe a dirti di no perché... hai paura che ti dica di no?"

"Beh, detto così sembra stupido."

2008

[12:32] Mi sta decisamente dando buca. 

[12:33] Vado a cercarla? 

[12:35] ODDIO sono passati già 5 minuti!!! 

[12:36] 6 minuti

[12:37] 7 minuti

[12:38] Non posso credere che mi abbia scaricato solo perché non ci sei anche tu! 

[12:39] Sono quasi passati dieci minuti! 

[12:40] Morirò da solooo

Yato era seduto alla loro solita postazione pranzo sul tetto, sorseggiando un succo di frutta con più aggressività di quella probabilmente necessaria, e messaggiava Yukine. Dieci minuti fa, rannicchiato nel suo futon, Yukine ignorava i messaggi di Yato come meglio poteva. Era già malato; non aveva bisogno di mal di testa aggiuntivo. 

La porta di metallo pesante si aprí ed Hiyori si affacciò con aria stanca. 

"Hiyori! Sei in ritardo di undici minuti! Dove sei stata?" Yato si spostò per farle spazio mentre lei si sedeva. 

"Oh... emh, da nessuna parte! Avevo solo... dimenticato una cosa," disse, evitando il suo sguardo e armeggiando con il nodo di stoffa del suo bento. Aveva il viso assai rosso. Yato alzò un sopracciglio. 

"Ok, adesso dimmi cos'è successo, ma non una bugia." 

"Ugh..." Hiyori sospirò, poi alzò le spalle. "Dichiarazione d'amore." 

"Cosa? Di nuovo?" 

"Già, a quanto pare è la stagione o qualcosa del genere," sbuffò. "Beh, almeno questa volta ho avuto più di una conversazione col ragazzo. L'altro anno è stato tipo, 'tizio, mi conosci da tre secondi, calmati.' Insomma, apprezzo il sentimento e tutto... ma dio, è così imbarazzante ogni volta." Si sventolò con una mano, cercando di far ritornare la faccia ad un colorito normale.

"Cosa gli hai detto?" Era una domanda stupida, lo sapeva. Però...

"Lo sai, il solito. 'Scusa, ti vedo solo come un amico', 'Mi piace già un altro', bla bl–"

"È la verità?" chiese Yato, troppo velocemente. 

La faccia di Hiyori tornò ad essere rosso fuoco, e poi si scurí di altre tre toni. Le era scappato di bocca, ovviamente. Non aveva intenzione di dirlo. 

O forse ce l'aveva? Non c'era forse una parte di lei che sapeva esattamente cosa stesse facendo? E adesso era bloccata in una conversazione che non era sicura fosse pronta ad avere. 

"A-Ah, io, ehm, beh i-io, aaah..." Non ce la faceva. Hiyori nascose la faccia con le mani ed emise uno stridio strozzato. 

Quello è un 'sì'. 

Yato la guardò preoccupato. Non l'aveva mai vista così. Di solito Hiyori gli dava un Jungle Savate quand'era imbarazzata. O arrabbiata. O delle volte solo perché. Oh no, ho rotto Hiyori. Cercò di rimanere calmo. 

"Èee tutto a posto?" le chiese. 

Nessuna risposta. Le picchiettò la spalla. Lei sobbalzò. 

"Sto bene!" squittí. 

"Allora vuoi toglierti quelle mani dalla faccia?" 

"No," la risposta gli giunse ovattata. 

Yato pensava a un modo per farla sentire meno imbarazzata. Non gli venne in mente nulla. Infatti, adesso era lui in imbarazzo. Oltre che ansioso. In più con il cuore un po' spezzato. Quindi optò per il classico metodo "fa' finta che sia tutto a posto e spera che le passi". Avrebbe funzionato. Probabilmente. Auspicabilmente. 

Sospirò e si lasciò andare contro la catena della recinzione. Raccolse tutta la sua forza di volontà per far sí che le sue parole suonassero il più disinvolte e disinteressate possibile. 

"Quindi, a lui l'hai detto?" 

Lei scosse la testa. Altri gridolini seguirono, via via sempre più alti, come un bollitore. Yato si chiedeva se di lì a poco avrebbe cominciato a cacciare fumo dalle orecchie. Hiyori invece sperava che la testa le esplodesse e basta. 

"Perché no?" 

"Non posso." 

"Ma perché?" 

Hiyori mosse le dita, il giusto per poterlo guardare con l'occhio che aveva scoperto. 

"È imbarazzante." 

"Probabilmente non imbarazzante quanto camminare con le mani in faccia per il resto della tua vita," le fece notare lui. 

Hiyori sospirò. 

"Ho paura, va bene?" 

"Oh, andiamo, non fa paura," le disse con finta allegria. Bugiardo. È terrificante. "E sono sicuro che gli piaci anche tu," a chi non piacerebbe? "quindi non c'è nulla di cui preoccuparti." 

Sei così... 

Bella. 

E' snervante.

Ti amo.

Ti amo. 


Ci fu una lunga pausa. Hiyori prese diversi respiri profondi, i più profondi che potesse, mentre le mani le coprivano comunque ancora la faccia. 

"Lui... dice sempre cose che mi fanno credere di piacergli. Ma non riesco a capire se è serio o no. Non... non credo che riuscirei a sopportarlo se mi dicesse 'Stavo solo scherzando' o qualcosa del genere." 

"Cosa? Se si è messo a scherzare su una cosa del genere, non è degno di te a prescindere!" disse Yato sprezzante. Sembrava molto offeso. "Non puoi semplicemente dire a qualcuno che lo ami e non essere serio a riguardo." 

Hiyori finalmente lo guardò dritto negli occhi. 

"Quindi, stai dicendo che... tu non lo faresti?" 

"Certo che n–" Cazzo. Questo era il momento più scomodo in assoluto per faglielo sapere. Ma non le avrebbe mentito. Questa volta, sospirò. "L'ho sempre pensato. Ogni cosa che ho detto." Si rifiutò di guardarla negli occhi, passandosi una mano tra i capelli. 

"Ah..." 

Che idiota inconsapevole. 

"Beh mi... um, fa piacere," concluse lei. Si girò per guardarla. Sembrava... sollevata? Gli stava sorridendo. E arrossiva. E stava giocando con una ciocca di capelli. E – ...oh. Ohhh. 

OH MIO DIO. Yato aprí la bocca per parlare, ma non gli uscì nulla. Si indicò con un dito, la bocca aperta. Hiyori annuí, e sorrise.

"Aspetta, sei davvero sorpreso?" 

"Emh, sì!? Credevo che tutta questa conversazione fosse... ma... Gah! 

"Ah, io... credevo fosse ovvio." 

"... Beh, non saprei, io credevo che chiederti di sposarmi undici volte fosse ovvio." 

Ci fu più o meno un minuto in cui si fissarono e basta, le facce rosse come barbabietole. Poi Yato disse l'unica cosa che riuscì a pensare. 

"Quindi... mi sposi?" 

Hiyori si avvicinò. 

"Nah," gli rispose con un sorriso. 

Quando la campanella suonò, nessuno dei due avava consumato il pranzo. 

2009

"Scusate l'attesa!" 

Dopo quella che era sembrata un'eternità china su libri di testo, Hiyori si era diplomata alla scuola superiore e aveva superato i test di ammissione per le università che aveva messo in lista. Naturalmente, Yato e Yukine erano lì per congratularsi con lei. Li salutò mentre usciva dalla struttura, il diploma in mano, splendida nel suo kimono rosa a stampa floreale e hakama viola scuro. 

"Congratulazioni per il diploma, Hiyori!" dissero all'unisono, abbracciandola entrambi. 

"E anche per essere entrata all'università," aggiunse Yato. "Speravo quasi che diventassi una lottatrice di MMA e che vincessi i campionati, così avrei potuto dire di conoscere una persona famosa, ma va be', credo che il dottore sia figo comunque." 

"No, no, niente discorsi sulle carriere lavorative, lalalalaaaa" intervenne Yukine, prima che Hiyori potesse replicare. Decise di fare una linguaccia a Yato, per poi rivolgersi al biondo. 

"Non hai nulla di cui preoccuparti, Yukine-kun! Sei intelligente abbastanza per fare qualsiasi cosa tu voglia!" 

"Eh, è quello il problema: non riesco ancora a scegliere," si lamentò Yukine, incrociando le braccia, "Vorrei essere uno scemo come Yato, così le mie opzioni sarebbero più limitate."

"Ehi!" 

"Non adesso, voi due," li rimproverò Hiyori, facendosi in mezzo ai ragazzi prima che potessero dare spettacolo. "Se aspettiamo troppo non troveremo un posto dove sederci. Dovevate offrirmi il pranzo per una volta, ricordate?" 

"Certo, Hiyori! Parli come se stessimo cercando di svignarcela o cose così," si lamentò Yato, che si era sottratto a promesse simili non meno di una dozzina di volte prima di allora. "Ma prima," disse, afferrando le mani di Hiyori, "parlando del futuro: vuoi sposarmi?" 

"N–" Hiyori aveva quasi rifiutato senza mezzi termini, ma si trattenne. Yato le fece i migliori occhioni da cucciolo che potesse fare. Yukine finse un conato di vomito. 

"Non ancora." 

Yato si illuminò come un albero di Natale. 

"Adesso, se non avessi così fame..." Hiyori continuò. 

"Oh sì, per l'amor di dio, muoviamoci e prendiamo del cibo," disse Yukine, ansioso di evitare di essere soggetto ad altre effusioni in pubblico. Venne accontentato... più o meno. 

"YUKINE!" urlò Yato, praticamente attaccandolo, "hai sentito? Ha detto... ha detto... hai sentito che ha detto?" 

"Yato, ero esattamente qui," gemette Yukine. 

"Ma hai sen–" 

"Yato! Scollati!" 

2016

Hiyori, a piedi scalzi, arrivò al solito albero per prima, i suoi sandali col tacco pendevano dal cinturino che teneva in mano. Yato si fermò qualche metro dietro di lei, guardandola mentre ammirava i fiori di ciliegio sulla sua testa. Quando Hiyori notò che Yato non l'aveva ancora raggiunta, corse verso di lui per 
trascinarlo con la mano, ma lui fu più veloce. 

"Yat–augh!" 

Yato lasciò cadere la busta di plastica del supermercato che stava tenendo e la sollevò per i fianchi, facendola girare mentre lei si teneva alle sue spalle per non cadere, finché ad entrambi girò la testa. Quando finalmente la mise giù, caddero sull'erba, ridendo a perdifiato.

Non avevano un telo su cui sedersi, essendo questa un'aggiunta improvvisa al loro appuntamento, ma non aveva piovuto nell'ultima settimana e il terreno era asciutto abbastanza. Parlavano di tutto e di niente. Hiyori era felice di essersi liberata dell'università, ma Yato, appoggiato all'albero mentre beveva la sua birra (stavolta vera – un netto miglioramento) era distratto. Lo era stato per tutta la serata. Ripensò alla conversazione che aveva avuto prima con Yukine.

"Quindi, qual è la vera ragione per cui non vieni?" Yato non aveva detto nulla in presenza di Hiyori quando Yukine aveva detto loro che sarebbe stato 'impegnato con il lavoro' quella sera, ma era stata una bugia davvero trasparente. C'erano solo lui e Yukine allo studio, quindi sapeva con certezza che nessuno dei loro progetti correnti era lontanamente urgente. 
"Dobbiamo festeggiare Hiyori che ha ottenuto la licenza medica! È una cosa importante, lo sai?" 

"Sì, lo so, e giuro che mi farò perdonare dopo, ma credo davvero che dovreste essere solo voi due. Avevi intenzione di chiederglielo a breve, no? Fallo stasera." 

Yato non rispose per un minuto, giocherellando con la matita.

"Sì... volevo, ma..." sospirò, "non so." 

"Smettila di fare il bambino," lo rimproverò Yukine "tutto ciò che devi fare è dire la stessa cosa che dici di solito." 

"Ma..." 

"Questa è la volta buona. Fidati."

E quindi Yato era qui, al suo appuntamento, e dopo quattro ore ancora non gliel'aveva chiesto. Stava esaurendo il tempo. Yukine l'aveva fatto sembrare facile, e una volta, lo era. Adesso, Yato era incredibilmente nervoso. Era diventato sempre più difficile chiederglielo anno dopo anno, nonostante si fossero avvicinati. 

Perché la risposta conta adesso. 

Sedeva lì, guardando Hiyori ripiegare la carta di una caramella per creare un Tohno di origami in miniatura, e cercando di convincersi per la centesima volta che farle la proposta – di nuovo – non era così difficile. 

Dillo e basta. Muoviti. Diglielo. Diglielo. 

"Ehi, Yato," disse Hiyori. 

"Hm," rispose Yato, non ascoltando realmente. 

Con un sospiro, Hiyori lasciò la carta e si avvicinò a lui. Poi gli prese il viso con entrambe le mani. Quello attirò la sua attenzione. Yato arrossì. 

"Ehm, shi?" era difficile parlare con le guance schiacciate così. Apparentemente soddisfatta del fatto che adesso Yato la stesse guardando, Hiyori lo lasciò e appoggiò la schiena. 

"Mi vuoi sposare?" 

Lui la guardava a bocca aperta e basta, quindi fu più chiara. 

"Voglio stare con te per sempre." 

2020

Yato crollò sul divano vicino ad Hiyori per un ben meritato riposo, avendo finalmente sistemato la loro figlia – dormiente – nella culla. Aveva fatto i capricci per tutta la giornata, e adesso era quasi mezzanotte. Yato gemette e buttò la testa all'indietro, intenzionato a diventare tutt'uno con il morbido cuscino. 

"Credi che abbia finito per stasera, stavolta?" chiese un Hiyori altrettanto esausta. 

"Dio, lo spero," le rispose, "La amo tantissimo, ma se si sveglia di nuovo, mi metto io a piangere." Prese Hiyori tra le sue braccia, sdraiando entrambi sul divano. 

"Non ti azzardare. Uno basta e avanza." disse accoccolata contro la sua maglietta. 

Restarono così per un po', beandosi del silenzio. 

"... Hiyori, ti stai addormentando?" 

"Mm? No," sbadigliò lei. Non mentiva: si stava completamente addormentando. 

"Hiyori?" 

"Hm?" 

"Vuoi sposarmi?" 

Hiyori si sistemò meglio solo per vederlo in faccia, e gli rispose come al solito. 

"Yato, siamo già sposati." 

"Volevo solo essere sicuro che ne te ricordassi." 

Le baciò la fronte, e nel giro di pochi minuti, entrambi si erano addormentati.
 
   
 
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