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Autore: EleWar    20/08/2020    16 recensioni
Ancora ansante, nella penombra della stanza, lentamente mise a fuoco la sua situazione. Era legata mani e piedi ed assicurata alla testiera in ferro battuto di un letto. Indossava ancora il vestito da sposa.
Non c'è mai pace per i nostri due sweeper tanto amati, cosa succederà in questa mia nuova fic? ;-)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Pronte per il gran finale?
Perdonate la brevità del capitolo, ma alla fine è venuto così e poi… era già stato detto tutto prima ^_^
Buona lettura
Ele





Cap. 12 Non è ancora finita
 
Ryo, infastidito da un raggio di sole che gli illuminava in pieno il viso, e dal persistente cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra, si ridestò muovendosi a fatica; provò subito un vago senso di vuoto.
Non sentiva più il caldo consolante del corpo della sua donna, e ad occhi chiusi allungò un braccio a cercarla.
Compì un ampio gesto a sfiorare il materasso, ma quando non la trovò, spalancò gli occhi.
 
La stanza era invasa dalla luce e non gli fu difficile abbracciarla interamente con lo sguardo; controllò tutto intorno, ma di Kaori non c’era traccia, ed escluse subito che potesse trovarsi nel bagno attiguo poiché non sentiva rumori di sorta, né in nessun’altra parte della villa, perché non ne percepiva l’aura.
Non ebbe più dubbi quando notò subito che il vestito da sposa non era più appeso alla gruccia.
Saltò giù dal letto, ancora nudo, e corse alla consolle: le chiavi della moto erano sparite.
 
Si precipitò di sotto, nella speranza di essersi sbagliato, ma quando non trovò la Yamaha dove l’aveva lasciata, seppe con certezza che Kaori era partita con quella, e che era andata al suo matrimonio.
 
Maledizione, maledizione!” si ripeteva come un forsennato.
Aveva fallito miseramente, non era stato capace nemmeno di dimostrarle quanto l’amasse!
Possibile che quella notte non avesse significato niente per lei?
Allora era vero: convinta di non poter avere il suo amore, Kaori aveva voluto provare come sarebbe stato passare una notte con lui.
Si era tolta la soddisfazione.
 
Una notte per dirsi addio.
 
Avrebbe tanto voluto odiarla, con tutto il cuore, ma non ci riusciva; continuava ad amarla come mai prima d’ora, e frustrato, al colmo del dolore, proruppe in un alto grido che lacerò la calma idilliaca della campagna circostante:
 
“Kaoriiiiiiiiiiiiiiii!!!!”
 
Quando si spense anche l’ultima eco di quell’anima ferita, tornarono a cinguettare gli uccellini, ignari della sofferenza dell’uomo, che si sentiva ora sconfitto e finito.
 
“Kaori… perché mi hai abbandonato?” mormorò infine.
 
Poi, fulminea, un’idea gli attraversò il cervello.
Forse non era ancora tutto perduto: lei gli aveva comunque lasciato il telefono satellitare.
Si sarebbe fatto venir a prendere, e magari sarebbe arrivato in tempo alla chiesa per impedirle di sposarsi… e stavolta avrebbe dato fiato a tutte quelle parole che non era mai riuscito a dirle, e che premevano per uscire.
 
Tornò correndo dentro la villa, salendo a due a due gli scalini, poi afferrò il telefono e, forsennatamente, compose un numero; aspettò appena che l’altra persona alzasse la cornetta, per poi abbaiare:
 
“Saeko, manda qualcuno a prendermi. È questione di vita o di morte!”
 
E rivestitosi velocemente, lasciò la villa a piedi, correndo.
 
 
 
 
***
 
 
 
Ryo scese al volo dalla Porsche rossa della bella poliziotta, che si era fermata sul sagrato della chiesa fra uno stridore di freni, e si precipitò verso l’edificio sacro; non fece nemmeno caso al fatto che sembrava tutto molto calmo e silenzioso.
Eppure si aspettava uno stuolo di macchine di grossa cilindrata parcheggiate, invitati rimasti fuori a bighellonare, palloncini, fiori, addobbi.
Quando arrivò alla bassa scalinata, però, rallentò il passo, scorgendo un ometto spazzare lo spiazzo, invaso dal riso e dai petali.
 
Saeko era scesa a sua volta e, appoggiata allo sportello aperto, osservava il suo amico che con aria smarrita si guardava intorno.
Lui, attonito, non si capacitava di quella strana atmosfera, e quando la sua attenzione si concentrò sul sagrestano, lo interrogò con lo sguardo.
Quello gli disse:
 
“Eh, ragazzo mio, sei arrivato tardi! Il matrimonio è finito da un bel pezzo… e a me tocca pulire!”
 
Ma Ryo continuava a fissarlo senza capire, mentre l’ispettrice, cogliendo al volo il significato di quelle parole, si sentì stringere il cuore.
Di lì a poco, quando anche Ryo avrebbe compreso di aver perso l’occasione più grande della sua vita, sarebbe finito in mille pezzi, e lei, che sapeva benissimo cosa volesse dire veder sfumare la felicità che si aveva a portata di mano, per essere giunti troppo tardi, era già pronta a consolarlo.
 
“Sai, la sposa era molto elegante, una vera bellezza, e anche lo sposo… proprio un bel matrimonio… e a me tocca pulire!” aggiunse ingenuamente l’ometto.
 
Solo allora Ryo parve capire, e lasciandosi cadere pesantemente sui gradini del sagrato, si prese la testa fra le mani e abbassò il capo in preda alla disperazione.
 
Saeko non osò raggiungerlo, valutando che, per l’orgoglio del grande sweeper, farsi vedere in quello stato sarebbe stato troppo.
Avrebbe aspettato un po’ prima di avvicinarsi; ma mentre era lì in attesa, qualcosa le fece cambiare idea e, risalendo in macchina, riprese la via del ritorno.
 
Ryo sedeva ancora distrutto, e in un tale stato di abbandono, che in quel momento qualsiasi criminale da strapazzo avrebbe avuto ragione di lui; era così indifeso che non gli sarebbe importato nemmeno di morire.
Per questo non si accorse dei passi alle sue spalle, e di una voce chiaramente femminile che canticchiava a bocca chiusa Kiss me again; e quando una mano si posò sulla sua spalla, trasalì.
 
Si voltò di scatto verso il nuovo arrivato, e il sole che lo illuminava da dietro le spalle, gli fece dolere e lacrimare gli occhi – o stava piangendo? - e non capì subito di chi si trattasse.
Ma spostandosi leggermente, poté vedere che la persona che era lì con lui era una donna.
Era Kaori.
 
Lei gli regalò un sorriso disarmante e quasi si strinse nelle spalle.
 
“Tu-tu…” prese a balbettare il socio sgranando gli occhi “Tu che ci fai qui?” e in quel momento si avvide che la ragazza era vestita con lo stesso completino indossato al matrimonio di Falcon e Miki.
Lei però ancora non rispondeva, allora l’uomo si schiarì la voce, cercando di fare ordine nella sua testa, e le ripeté:
 
“Che ci fai qui? Non dovresti essere al banchetto? Perché sei vestita così?”
 
A quel punto Kaori, chinandosi verso di lui, rispose, leggermente divertita:
 
“Perché non mi sono sposata. Non è il mio matrimonio quello che oggi si è celebrato.”
 
“E allora… perché sei scappata via…? Il vestito… perché…?”
 
Lei era quasi intenerita dallo smarrimento dell’uomo, e vederlo così affranto e disperato le procurava  uno strano piacere, una gioia indicibile, e non perché fosse un bello spettacolo vederlo sofferente ma, al contrario, perché lui le dimostrava quanto tenesse a lei, tanto da ridursi in quello stato.
Kaori decise di dargli delle spiegazioni:
 
“Perdonami se stamattina sono andava via senza dirti niente, ma avevo urgenza di tornare in città per parlare con Akira. Gli ho spiegato che non potevo sposarmi con lui, perché non lo amo, e non sarebbe stato giusto. E poi non mi andava di mettermi in mezzo a due innamorati…” fece una pausa, e Ryo decise di alzarsi in piedi, sotto lo sguardo penetrante della socia che non si era mai staccato da lui.
 
“Che vuol dire?” riuscì a chiedere lui.
 
“Significa che sono libera…”
 
“Allora tornerà tutto come prima?” domandò Ryo, speranzoso.
 
“No, Ryo, mi dispiace. Non posso. Quest’avventura mi ha profondamente cambiata, e ho capito che ho bisogno di starmene da sola, di non voler cercare per forza la presenza di un uomo nella mia vita…”
 
“Ma allora, io?” l’interruppe lui.
 
“Tu cosa?” chiese; e poi: “Ryo, non posso pretendere che tu mi ami per forza, che mi tenga con te contro la tua volontà. Direi che ti ho imposto la mia presenza per troppo tempo, ormai. Se lo hai fatto per mio fratello, be’… ti sciolgo dalla tua promessa. Ora sono in grado di cavarmela da sola.”
 
“E la notte che abbiamo appena trascorso, non vuole dire niente?”
 
“Dimenticala, Ryo. Tanto per te è stato solo sesso, e per me… diciamo che mi sono presa una piccola soddisfazione” e gli sorrise amaramente.
 
A quelle parole, però, l’uomo la prese per le spalle, con vigore, e profondamente ferito, guardandola intensamente, le disse, scandendolo bene:
 
“Per me non è stato solo sesso! Mi sono dato a te completamente, ho cercato di farti capire quanto ti amassi, quanto fossi importante per me e tu non puoi aver equivocato!”
La ragazza spalancò gli occhioni a guardarlo incredula, così lui proseguì:
 
“Kaori, ma davvero hai creduto questo di me? Cos’altro vuoi che faccia, per farti capire che non posso vivere senza di te, che se te ne andassi, io ne morirei?”
 
“Non devi fare niente. Bastava che mi dicessi ciò che mi hai appena detto, tanto tempo fa. O anche solo stanotte” gli rispose lei di rimando.
 
E sentendo la presa dell’uomo allentarsi sulle spalle, la ragazza alzò una mano, a sfiorare la guancia del suo compagno e, guardandolo con amore, gli domandò:
 
“Com’era la canzone? Onegai, kiss me again[1]” e mettendogli le braccia al collo: “Devo ripetertelo ancora?” e lo contemplò con occhi scintillanti; lui si sentì rimescolare dentro e rispose:
 
“Direi di no” e stava già per baciarla, quando si fermò come a ricordarsi di una cosa, e infatti aggiunse:
 
“Però dopo anche io voglio autografarti il sedere, come ha fatto Naoko!” e le strizzò l’occhio con aria malandrina. Lei arrossì come una peonia, e abbassò lo sguardo imbarazzata. Allora le prese il mento con le dita e, risollevandole il viso, le sussurrò sulle labbra:
 
“Stavo scherzando” e finalmente la baciò, again.
 
 
 
- FINE -
 
 
 
RIPENSAMENTI:
 
 
“Sugar, ma allora oggi chi è che s’è sposato, qui?”
 
“Semplice! Akira e Naoko.”
 
“Ah, ho capito! Be’, era ora!”
 
“Senti chi parla!”
 
“Eh eh eh eh eh eh! Hai ragione. Ma… dove eravamo rimasti…?”
 
 
 
 
[1] Onegai = in giapponese, per favore. Kiss me again = in inglese, baciami ancora.



Ed eccoci giunti alla fine di questo tormento ^_^ che nonostante tutto vi ha tenute incollate ai vari capitoli e vi ha fatto penare e stare in ansia :D
Va be’ chi mi conosce lo sa che il lieto fine con me è scontatissimo, però direi che la storia è stata combattuta, no?
Ancora una volta sono qui a RINGRAZIARVI per l’affetto e la stima che mi avete riservato capitolo dopo capitolo, con le vostre rec tutte bellissime, per questo vorrei ringraziarvi anche una ad una, sperando di non tralasciare nessuna:
Briz65, Stekao, Fanny Jumping Sparrow, Kaory06081987, Kyoko_09, Stellafanel87, maisonikkoku78, Saori Chan, MaryFangirl, Marzia86, luciadom, Valeria78, lei89, Alice21 e Klau86.
Un grazie speciale anche a chi ha letto in silenzioso, a chi ha messo la mia storia fra le seguite/preferite/ricordate.
Per me scrivere, e scrivere di questi due innamorati stupendi, è un grandissimo piacere, oltre che fonte di divertimento, e mi piace condividere con voi i miei deliri, e se alla fine gradite… be’… sono feliceeeeeeeee <3
Ciao ciao alla prossima
Eleonora

 
   
 
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